What is it like? Disegni di Hans Knapp
Dal 12 Aprile 2014 al 18 Maggio 2014
Merano | Bolzano
Luogo: Merano Arte
Indirizzo: Portici 163
Orari: tutti i giorni 10-18
Curatori: Valerio Dehò
Telefono per informazioni: +39 0473 212643
E-Mail info: martinelli@kunstmeranoarte.org
Sito ufficiale: http://www.kunstmeranoarte.org
La mostra personale di Hans Knapp What is it like? a Merano Arte presenta la straordinaria produzione di disegni, bozzetti e collage realizzati dall'artista nel corso di tutta una vita. Un'altra parte dell'esposizione ha luogo alla Hofburg di Bressanone (11 Aprile - 1 Giugno 2014), dove viene presentata una selezione di lavori fotografici, oggetti e installazioni dell'artista.
La cifra caratteristica del lavoro di Knapp risiede nella pratica quotidiana, continua e ossessiva del disegno e dei collage. Per Knapp, disegnare significa liberare la psiche da antiche e nuove paure, ricordi, desideri. Dopo aver riempito pagine e pagine di fitti disegni in cui appaiono forme ricorrenti, segni che si succedono e figure umane, l'artista le assembla in un unico grande foglio secondo una logica particolare che non simula mai una storia vera e propria, ma tanti racconti possibili.
Hans Knapp mette in scena il possibile, conferendo al significante una logica assolutamente non referenziale. I significati ci sono, ma liberi, non strutturati in un senso comune. Nei disegni giocano un ruolo rilevante le architetture, spazi costruiti per una funzione X che è solo possibile ipotizzare, ma anche i ricordi e le sensazioni che l’artista porta con sé sin dall’infanzia, poiché la sua arte è in effetti una sorta di diario inconscio scritto giorno per giorno. Le non storie di Knapp possiedono un forte imprinting visivo, sono un vero e proprio pattern formato dall’assemblaggio di diverse unità.
I disegni, montati su grandi fogli bianchi in forma di collage, mostrano nella loro organizzazione anche aspetti interessanti che rimandano al vuoto, al silenzio. L’alternarsi di vuoto/pieno dà la possibilità allo spettatore di immaginare, di riempire il vuoto con un’attesa, con qualcosa che appartiene a lui e non all’artista. La dimensione inconscia, non strettamente onirica, sta proprio in questa alternanza tra bianco e nero e colore. Non sappiamo se i sogni siano o meno colorati, spesso non li ricordiamo per quello che effettivamente sono stati e rimangono in noi come frammenti discontinui. Le stesse parole o frasi che Knapp inserisce mai sistematicamente nei suoi grandi disegni, sono flash, illuminazioni o considerazioni.
I collage assumono un valore e un'importanza particolare nel lavoro dell’artista, ciò per il fatto che sono realizzati non con stampe o immagini trovate, come avviene solitamente, bensì con soggetti tratti da disegni da egli stesso precedentemente realizzati. Tecnica profondamente legata a una prassi meticolosa e riflessiva, il collage permette una forma di dislocazione artistica nel tempo e nello spazio. Più che alla versione fotografica del collage, quella detta del cut-up, l’orientamento creativo di Knapp è soprattutto riconducibile alla versione dei papiers collés di Picasso e Braque. Nonostante la denominazione della tecnica (letteralmente “carte incollate”), nell’opera dei due artisti cubisti, ad esser ritagliata e incollata non era solamente la carta, i collage venivano realizzati anche con frammenti, oggetti e anche scarti appartenenti al mondo del quotidiano e della cultura popolare. La tecnica artistica del collage s’inscrive nella storia dell’arte come espressione intrisa di vissuto, che racconta una versione alternativa del mondo reale e si esprime attraverso la libera associazione di immagini già esistenti.
Diversamente, i collage di Hans Knapp non raccontano nulla della realtà, non criticano e non si appellano ad alcunché di esterno, la loro funzione è rinnovata perché rimane pressoché privata, tutta legata al momento espressivo intimo e immaginifico del disegno. Le opere sono intrise di un vissuto visionario che appartiene solo e soltanto all’interiorità dell’artista, alla sua ossessione. Ad innestarsi è un dialogo interno, una riflessione sul fare artistico e sul disegno visto come espressione primaria che accompagna l’artista da tutta una vita. Knapp agisce come a liberare i soggetti dal loro ruolo e rimetterli in gioco, ne rinnova la funzione e la stessa visione, cerca di fissare qualcosa di sempre sfuggente. In alcuni casi compare un elemento erotico, contati tra un uomo e una donna, un rapporto che si sviluppa in modo evidente ma che non è perfettamente ricostruibile. Il disegno diventa allora una finestra, uno sguardo sull’intimità, un'operazione voyeristica come nella grande tradizione avviata da Marcel Duchamp. L’osservazione in questo caso diventa sguardo, la realtà compare come immaginazione assumendo al contempo i contorni del desiderio.
Il disegno è la tecnica attraverso cui Knapp informa un pensiero sempre volto alla riflessione filosofica e tramite cui affronta le grandi tematiche dell'esistenza umana. È la maniera attraverso cui esprime un approccio creativo essenzialmente intellettuale.
Il titolo generale della mostra, "What is it like?" richiama in senso significativo il titolo di un articolo del filosofo americano Thomas Nagel pubblicato nel 1974 sulla rivista "Philosophical Review": "What Is it Like to Be a Bat?" (Cosa si prova ad essere un pipistrello?). In questo testo, uno dei più influenti scritti di filosofia della mente degli anni Settanta, Nagel sostiene l'irriducibilità della coscienza all'attività cerebrale. S'interroga rispetto al fatto se l'esperienza cosciente (“quel che si prova a essere un pipistrello”) coincida effettivamente con la coscienza (“quel che si prova a essere una coscienza che sente, che prova qualcosa”).
(Valerio Dehò)
Hans Knapp nasce nel 1945 a Bressanone. Studia presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e di Vienna. Per molto tempo insegna presso varie realtà scolastiche in Alto Adige. Nel corso degli anni si dedica al disegno e alla riflessione filosofica, disegna moltissimo, producendo bozzetti per immagini, oggetti e installazioni. Un archivio che cresce tutt'oggi e più rapidamente dei progetti effettivamente eseguiti. Tra le principali mostre personali si ricordano quelle alla Galleria museo ar/ge Kunst Bolzano (1993), alla Galleria Prisma di Bolzano (2005), al Kunstforum Unterland di Egna (2007) e alla Galleria Civica di Bressanone (2011). Il lavoro di Knapp è stato presentato anche in occasione di varie mostre collettive: al Museo Diocesano di Bressanone con la mostra del Südtiroler Künstlerbund “Kunst und Sakralraum” (2006), in occasione della mostra provinciale Labyrinth::Freiheit (2009), e della mostra tenutasi a Regensburg nel contesto del gemellaggio Bressanone - Regensburg (2011). Vive e lavora a Bressanone.
La cifra caratteristica del lavoro di Knapp risiede nella pratica quotidiana, continua e ossessiva del disegno e dei collage. Per Knapp, disegnare significa liberare la psiche da antiche e nuove paure, ricordi, desideri. Dopo aver riempito pagine e pagine di fitti disegni in cui appaiono forme ricorrenti, segni che si succedono e figure umane, l'artista le assembla in un unico grande foglio secondo una logica particolare che non simula mai una storia vera e propria, ma tanti racconti possibili.
Hans Knapp mette in scena il possibile, conferendo al significante una logica assolutamente non referenziale. I significati ci sono, ma liberi, non strutturati in un senso comune. Nei disegni giocano un ruolo rilevante le architetture, spazi costruiti per una funzione X che è solo possibile ipotizzare, ma anche i ricordi e le sensazioni che l’artista porta con sé sin dall’infanzia, poiché la sua arte è in effetti una sorta di diario inconscio scritto giorno per giorno. Le non storie di Knapp possiedono un forte imprinting visivo, sono un vero e proprio pattern formato dall’assemblaggio di diverse unità.
I disegni, montati su grandi fogli bianchi in forma di collage, mostrano nella loro organizzazione anche aspetti interessanti che rimandano al vuoto, al silenzio. L’alternarsi di vuoto/pieno dà la possibilità allo spettatore di immaginare, di riempire il vuoto con un’attesa, con qualcosa che appartiene a lui e non all’artista. La dimensione inconscia, non strettamente onirica, sta proprio in questa alternanza tra bianco e nero e colore. Non sappiamo se i sogni siano o meno colorati, spesso non li ricordiamo per quello che effettivamente sono stati e rimangono in noi come frammenti discontinui. Le stesse parole o frasi che Knapp inserisce mai sistematicamente nei suoi grandi disegni, sono flash, illuminazioni o considerazioni.
I collage assumono un valore e un'importanza particolare nel lavoro dell’artista, ciò per il fatto che sono realizzati non con stampe o immagini trovate, come avviene solitamente, bensì con soggetti tratti da disegni da egli stesso precedentemente realizzati. Tecnica profondamente legata a una prassi meticolosa e riflessiva, il collage permette una forma di dislocazione artistica nel tempo e nello spazio. Più che alla versione fotografica del collage, quella detta del cut-up, l’orientamento creativo di Knapp è soprattutto riconducibile alla versione dei papiers collés di Picasso e Braque. Nonostante la denominazione della tecnica (letteralmente “carte incollate”), nell’opera dei due artisti cubisti, ad esser ritagliata e incollata non era solamente la carta, i collage venivano realizzati anche con frammenti, oggetti e anche scarti appartenenti al mondo del quotidiano e della cultura popolare. La tecnica artistica del collage s’inscrive nella storia dell’arte come espressione intrisa di vissuto, che racconta una versione alternativa del mondo reale e si esprime attraverso la libera associazione di immagini già esistenti.
Diversamente, i collage di Hans Knapp non raccontano nulla della realtà, non criticano e non si appellano ad alcunché di esterno, la loro funzione è rinnovata perché rimane pressoché privata, tutta legata al momento espressivo intimo e immaginifico del disegno. Le opere sono intrise di un vissuto visionario che appartiene solo e soltanto all’interiorità dell’artista, alla sua ossessione. Ad innestarsi è un dialogo interno, una riflessione sul fare artistico e sul disegno visto come espressione primaria che accompagna l’artista da tutta una vita. Knapp agisce come a liberare i soggetti dal loro ruolo e rimetterli in gioco, ne rinnova la funzione e la stessa visione, cerca di fissare qualcosa di sempre sfuggente. In alcuni casi compare un elemento erotico, contati tra un uomo e una donna, un rapporto che si sviluppa in modo evidente ma che non è perfettamente ricostruibile. Il disegno diventa allora una finestra, uno sguardo sull’intimità, un'operazione voyeristica come nella grande tradizione avviata da Marcel Duchamp. L’osservazione in questo caso diventa sguardo, la realtà compare come immaginazione assumendo al contempo i contorni del desiderio.
Il disegno è la tecnica attraverso cui Knapp informa un pensiero sempre volto alla riflessione filosofica e tramite cui affronta le grandi tematiche dell'esistenza umana. È la maniera attraverso cui esprime un approccio creativo essenzialmente intellettuale.
Il titolo generale della mostra, "What is it like?" richiama in senso significativo il titolo di un articolo del filosofo americano Thomas Nagel pubblicato nel 1974 sulla rivista "Philosophical Review": "What Is it Like to Be a Bat?" (Cosa si prova ad essere un pipistrello?). In questo testo, uno dei più influenti scritti di filosofia della mente degli anni Settanta, Nagel sostiene l'irriducibilità della coscienza all'attività cerebrale. S'interroga rispetto al fatto se l'esperienza cosciente (“quel che si prova a essere un pipistrello”) coincida effettivamente con la coscienza (“quel che si prova a essere una coscienza che sente, che prova qualcosa”).
(Valerio Dehò)
Hans Knapp nasce nel 1945 a Bressanone. Studia presso l’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera e di Vienna. Per molto tempo insegna presso varie realtà scolastiche in Alto Adige. Nel corso degli anni si dedica al disegno e alla riflessione filosofica, disegna moltissimo, producendo bozzetti per immagini, oggetti e installazioni. Un archivio che cresce tutt'oggi e più rapidamente dei progetti effettivamente eseguiti. Tra le principali mostre personali si ricordano quelle alla Galleria museo ar/ge Kunst Bolzano (1993), alla Galleria Prisma di Bolzano (2005), al Kunstforum Unterland di Egna (2007) e alla Galleria Civica di Bressanone (2011). Il lavoro di Knapp è stato presentato anche in occasione di varie mostre collettive: al Museo Diocesano di Bressanone con la mostra del Südtiroler Künstlerbund “Kunst und Sakralraum” (2006), in occasione della mostra provinciale Labyrinth::Freiheit (2009), e della mostra tenutasi a Regensburg nel contesto del gemellaggio Bressanone - Regensburg (2011). Vive e lavora a Bressanone.
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