Luce - L'immaginario italiano

Luce - L'immaginario italiano, Palazzo della Cultura, Catania

 

Dal 25 Ottobre 2016 al 19 Febbraio 2017

Catania

Luogo: Palazzo della Cultura

Indirizzo: via Vittorio Emanuele 121

Orari: da lunedì a sabato 9-19; domenica e festivi 9-13. Ultimo ingresso 45 minuti prima della chiusura

Enti promotori:

  • Istituto Luce-Cinecittà
  • Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
  • Con il patrocinio di Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo
  • Regione Lazio
  • Roma Capitale

Costo del biglietto: intero € 4, ridotto € 3 over 65 e under 26 e gruppi oltre 10 persone, studenti € 2. Ingresso gratuito: Bambini fino 6 anni Disabili (con un accompagnatore) Giornalisti con tesserino di iscrizione albo Professori accompagnatori di gruppi di studenti

Telefono per informazioni: +39 095 7428008



Dopo il successo di pubblico e media a Roma, Buenos Aires e Mantova la grande mostra LUCE - L’immaginario italiano arriva a Catania, ospitata al Palazzo della Cultura , sarà inaugurata il 24 ottobre alle ore 18.
L’esposizione  racconta i primi 90 anni dell’Istituto Luce, dalla fondazione nel 1924 a oggi: una delle più grandi imprese culturali del Paese, un luogo di elezione della sua conoscenza storica, e il deposito materiale di memorie, segreti, sogni dell’Italia nel XX secolo e oltre.

L’esposizione è ideata e realizzata da Istituto Luce-Cinecittà, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e della Regione Lazio, e in collaborazione con Roma Capitale. È curata da Gabriele D’Autilia e da Roland Sejko. L’organizzazione generale è di C.O.R. Creare Organizzare Realizzare Srl

Nel racconto di questo autoritratto della nazione, LUCE – L’immaginario italiano è concepita con un approccio espositivo non statico, ma come un flusso continuo di immagini. Il percorso parte dal concetto e dalla forma di ‘strip’: grandi pannelli organizzati secondo un ordine tematico-cronologico, su cui in più di 20 schermi sono proiettate speciali videoinstallazioni, montaggi realizzati ad hoc di centinaia di filmati dell’Archivio storico Luce. Accanto alle immagini in movimento, più di 500 splendide fotografie dell’Archivio fermano dettagli e momenti significativi, mentre pannelli di testo approfondiscono l’analisi storica e linguistica dei video. Un percorso visivo e uditivo di notevole impatto, che fa sì che ogni visitatore si confronti con un’immagine differente, e in cui ciascun video dialoga con quelli vicini per analogie e differenze. Una serie di parole-chiave lega l’itinerario. Si va così dagli anni ’20 di città/campagna, ai ’30 di autarchia, uomo nuovo, architettura, censura e propaganda. Si arriva a Guerra e rinascita, Cassino (icona della brutalità distruttiva delle guerre), vincitori e vinti (con sequenze poco conosciute e straordinarie, anche a colori, dell’ingresso degli alleati non solo a Roma, ma anche nelle profondità del Paese) modernità/arretratezza (un parallelo significativo di immagini dell’Italia anni ‘60), giovani, economia, corpi politici, neotelevisione, e tante altre.  
Alcune sezioni mostrano aspetti specifici e suggestivi. La camera delle meraviglie è un omaggio ai viaggi per il mondo compiuti dagli operatori Luce; la ‘camera del Duce’ disegna un’imperdibile antologia delle retoriche e dei silenzi di Mussolini, ed è contrapposta alla stanza del Paese reale, un commovente viaggio nei volti degli italiani negli anni ’30.

Una grande sezione finale è dedicata al ritratto di Catania. realizzato nel corso dei decenni dall’Istituto Luce  ed è costituito da un insieme di immagini spesso di grande bellezza e piuttosto eterogenee, se si tiene conto che la città siciliana è parte di quel Mezzogiorno che per la cinematografia di Stato, almeno negli anni del fascismo, è ancora una terra incognita. Ci sono però delle differenze tra i diversi mezzi di rappresentazione: difficilmente il cinegiornale Luce - a differenza del documentario e della fotografia - si concentra sulla descrizione delle città italiane e dei loro splendori artistici e architettonici, sia per motivi di spazio che per via di una vocazione giornalistica che lo lega alla notizia di cronaca. Numerosi sono i servizi delle testate cinegiornalistiche dedicati a Catania, in gran parte concentrati su eventi politici cittadini (del fascismo e del dopoguerra), culturali (dedicati soprattutto a Vincenzo Bellini), religiosi (la festa di sant’Agata) o sportivi. Ma anche le fotografie che qui presentiamo, più che da un’attenzione alle fantasie architettoniche della Catania settecentesca e ai loro giochi di luce, nascono da una routine documentaria che però può diventare anche occasione di esercizi estetici (nella fotografia con il duce e la folla) non consueti nei reporter del Luce. Ma, come spesso avviene anche nelle immagini più ufficiali, è il paese reale a rivendicare un protagonismo incontrollabile, nei volti antichi e poveri delle ragazze in costume per una filata davanti al principe ereditario nel 1930, o nell’impegno tenace dei giovani dell’Ospizio di beneficienza nel 1951.C’è però un soggetto che unisce davvero tutte le immagini del Luce, l’Etna. Catania è, nelle immagini e nell’immaginario degli spettatori, il suo vulcano. Le riprese dal vivo delle sue numerose eruzioni affascinano e atterriscono fin dagli anni Venti un pubblico che ha conosciuto la furia distruttrice della Grande guerra (spesso paragonata, per renderla conprensibile, proprio a terremoti ed eruzioni), ma anche le scene spettacolari dei kolossal della grande stagione, appena conclusa, del cinema muto italiano, i cui linguaggi si riflettono anche negli aggettivi usati dal Luce: l’Etna è descritto come “infernale” e “colossale”, mentre la popolazione che assiste alla sua furia è “trasognata” mentre invoca l’aiuto divino con “preghiere ferventi”. Ogni eruzione ha il suo contesto storico, che tuttavia non cambia significativamente rituali consolidati: nel 1947 il vulcano si sveglia di nuovo e sottopone i villaggi catanesi a una nuova prova quando quella della guerra non è ancora stata superata; commenta drammaticamente lo speaker della Settimana Incom: “Se abbiamo commesso errori, quando cesseremo di espiarli?”

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