Augusto Daolio. Il respiro della natura
Augusto Daolio, Senza titolo, 1990. Olio su cartone telato, cm. 40x60
Dal 18 June 2022 al 11 September 2022
Ferrara
Luogo: Palazzina Marfisa d’Este
Indirizzo: Corso della Giovecca 170
Orari: 9.30-13 / 15-18 | Chiuso il lunedì
Curatori: Pietro Di Natale
Enti promotori:
- Comune di Ferrara – Servizio Musei d’Arte
- Fondazione Ferrara
Costo del biglietto: intero € 4, ridotto € 2
Telefono per informazioni: +39 0532 244949
E-Mail info: diamanti@comune.fe.it
Sito ufficiale: http://prenotazionemusei.comune.fe.it
«La musica la coltivo come mezzo sociale per comunicare con gli altri:
ansie, rabbia, amore, idee e progetti.
La pittura per scavare dentro me, per interrogarmi,
per lo stupore, la meraviglia e il segreto»
Augusto Daolio
Fondatore e voce dei Nomadi, Augusto Daolio (Novellara 1947 – 1992) è stato anche un eccellente pittore e disegnatore di radice surrealista. A trent’anni dalla sua scomparsa, Ferrara gli dedica l’antologica intitolata Augusto Daolio. Il respiro della natura, alla Palazzina Marfisa d’Este, dal 18 giugno all’11 settembre 2022.
Curata da Pietro Di Natale, la mostra è organizzata dal Comune di Ferrara-Servizio Musei d’Arte e dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con l’Associazione “Augusto per la vita” e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
«Ho sempre ascoltato molto – diceva Daolio – guardato, osservato, e mi sono sempre lasciato sedurre dalla natura, sentendomi parte di essa. Fisicamente, voglio dire. Ho provato stordimenti e capacità visionarie. Mi sono abbandonato agli odori della terra, dell’erba, della corteccia degli alberi. La mia piccola natura sente tutto lo sconvolgimento di un temporale di primavera».
L’urgenza di raccontare questa “condizione” e l’interesse, emerso in tenera età, per il disegno lo hanno portato a concepire, nella sua breve ma luminosa vita, le opere esposte a Ferrara, una significativa selezione di 56 lavori, tra olii e chine colorate, realizzati tra il 1973 e il 1992.
La principale fonte d’indagine e d’ispirazione è la natura, intesa come insieme di tutte le cose che nascono, vivono e si trasformano, uomo compreso, «non sempre visibile» nei suoi «spaesati» paesaggi, «ma che», sottolineava, «sa mescolarsi alle cose, scambia i ruoli, diventa cavallo e albero».
Daolio illustra un mondo onirico, magico, fortemente evocativo e simbolico, nel quale si coglie una personale riflessione sul rapporto e la continuità tra uomo e natura, sulle connessioni e le affinità tra gli esseri viventi e inanimati, e sulla stupefacente, travolgente, e ineffabile, bellezza del creato. Realtà e fantasia si fondono in immagini accuratamente delineate con le quali l’artista di Novellara indaga ciò che chiamava «il piccolo grande mistero delle cose, degli oggetti e dei sentimenti [...] del tempo di sempre».
ansie, rabbia, amore, idee e progetti.
La pittura per scavare dentro me, per interrogarmi,
per lo stupore, la meraviglia e il segreto»
Augusto Daolio
Fondatore e voce dei Nomadi, Augusto Daolio (Novellara 1947 – 1992) è stato anche un eccellente pittore e disegnatore di radice surrealista. A trent’anni dalla sua scomparsa, Ferrara gli dedica l’antologica intitolata Augusto Daolio. Il respiro della natura, alla Palazzina Marfisa d’Este, dal 18 giugno all’11 settembre 2022.
Curata da Pietro Di Natale, la mostra è organizzata dal Comune di Ferrara-Servizio Musei d’Arte e dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con l’Associazione “Augusto per la vita” e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
«Ho sempre ascoltato molto – diceva Daolio – guardato, osservato, e mi sono sempre lasciato sedurre dalla natura, sentendomi parte di essa. Fisicamente, voglio dire. Ho provato stordimenti e capacità visionarie. Mi sono abbandonato agli odori della terra, dell’erba, della corteccia degli alberi. La mia piccola natura sente tutto lo sconvolgimento di un temporale di primavera».
L’urgenza di raccontare questa “condizione” e l’interesse, emerso in tenera età, per il disegno lo hanno portato a concepire, nella sua breve ma luminosa vita, le opere esposte a Ferrara, una significativa selezione di 56 lavori, tra olii e chine colorate, realizzati tra il 1973 e il 1992.
La principale fonte d’indagine e d’ispirazione è la natura, intesa come insieme di tutte le cose che nascono, vivono e si trasformano, uomo compreso, «non sempre visibile» nei suoi «spaesati» paesaggi, «ma che», sottolineava, «sa mescolarsi alle cose, scambia i ruoli, diventa cavallo e albero».
Daolio illustra un mondo onirico, magico, fortemente evocativo e simbolico, nel quale si coglie una personale riflessione sul rapporto e la continuità tra uomo e natura, sulle connessioni e le affinità tra gli esseri viventi e inanimati, e sulla stupefacente, travolgente, e ineffabile, bellezza del creato. Realtà e fantasia si fondono in immagini accuratamente delineate con le quali l’artista di Novellara indaga ciò che chiamava «il piccolo grande mistero delle cose, degli oggetti e dei sentimenti [...] del tempo di sempre».
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