Dialoghi. Andrea Pinotti. Ricordati di dimenticare: il paradosso della memoria monumentale
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Dialoghi. Andrea Pinotti. Ricordati di dimenticare: il paradosso della memoria monumentale
Dal 19 Gennaio 2015 al 19 Gennaio 2015
Firenze
Luogo: Museo Marino Marini
Indirizzo: piazza San Pancrazio
Orari: h 18
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 055 219432
E-Mail info: info@museomarinomarini.it
Sito ufficiale: http://www.museomarinomarini.it/
Lunedì 19 gennaio, alle ore 18, al Museo Marino Marini, Andrea Pinotti parlerà di “Ricordati di dimenticare: il paradosso della memoria monumentale”. L’incontro è il quinto del ciclo Dialoghi, ideato da Alberto Salvadori e curato da Katia Mazzucco, che ospita studiosi, intellettuali e operatori della cultura, per discutere temi di ricerca e attualità della teoria e della storia dell’arte, a partire da parole e immagini dell’opera albertiana.
Andrea Pinotti è professore associato di Estetica all’Università degli Studi di Milano ed è stato Fellow di numerosi istituti di ricerca internazionali come l’Italian Academy at Columbia University in New York e il Zentrum für Literatur- und Kulturforschung Berlin. Si occupa di teorie dell’immagine, teoria dell’empatia ed è Directeur de Programme al Collège International de Philosophie di Parigi (2010-2016), dove coordina una ricerca sull’estetica dell’opera monumentale.
“Pur mancando a tutt’oggi un’estetica generale della monumentalità, sappiamo tutti che cosa è, grosso modo, un monumento: un artefatto imponente, costruito in materiali duraturi, massimamente visibile, eretto per ammonire (monumentum, da monere), per commemorare un evento o un personaggio del passato, per orientare una comunità verso il proprio futuro. Come segno materiale al quale viene affidato un significato, esso tuttavia patisce di quella peculiare affezione della memoria che già Platone aveva efficacemente descritto nel Fedro parlando della natura paradossale degli hypomnemata (ausilii mnestici), e in particolare della scrittura: nel momento in cui prendiamo nota di qualcosa, ci possiamo permettere di dimenticarla, perché il dispositivo (sia esso una tavoletta di cera, un post-it o una nota affidata al cloud) si fa carico di ricordarla per noi. Anche il monumento – forse soprattutto il monumento – soffre della medesima malattia: fatto per ricordare, finisce per farci dimenticare, macchina insieme di rammemorazione e di oblio. Per sfuggire a questo destino paradossale, la contemporaneità ha esplorato strategie anti-monumentali, audaci non meno che (a loro volta) paradossali. Questo intervento cercherà di descriverne i tipi fondamentali, per interrogare più in generale il controverso rapporto fra immagine e memoria”.
Dopo il restauro e la sua riapertura al pubblico nel febbraio del 2013, la Cappella Rucellai di Leon Battista Alberti, uno dei luoghi più rappresentativi della cultura umanistica del Quattrocento, entra in contatto, anzi in cortocircuito con l’opera Novecentesca di Marino Marini, ospitata da oltre trent’anni nell’ex chiesa di San Pancrazio, e con le multiformi attività di ricerca sul contemporaneo che qui hanno luogo. Da quest’unicum museografico nasce Dialoghi.
Dialoghi, prosegue con un ultimo appuntamento giovedì 29 gennaio 2015: Marzia Faietti e Il disegno “lineamentum” e il suo contrario. Tutti gli incontri iniziano alle ore 18.
Andrea Pinotti è professore associato di Estetica all’Università degli Studi di Milano ed è stato Fellow di numerosi istituti di ricerca internazionali come l’Italian Academy at Columbia University in New York e il Zentrum für Literatur- und Kulturforschung Berlin. Si occupa di teorie dell’immagine, teoria dell’empatia ed è Directeur de Programme al Collège International de Philosophie di Parigi (2010-2016), dove coordina una ricerca sull’estetica dell’opera monumentale.
“Pur mancando a tutt’oggi un’estetica generale della monumentalità, sappiamo tutti che cosa è, grosso modo, un monumento: un artefatto imponente, costruito in materiali duraturi, massimamente visibile, eretto per ammonire (monumentum, da monere), per commemorare un evento o un personaggio del passato, per orientare una comunità verso il proprio futuro. Come segno materiale al quale viene affidato un significato, esso tuttavia patisce di quella peculiare affezione della memoria che già Platone aveva efficacemente descritto nel Fedro parlando della natura paradossale degli hypomnemata (ausilii mnestici), e in particolare della scrittura: nel momento in cui prendiamo nota di qualcosa, ci possiamo permettere di dimenticarla, perché il dispositivo (sia esso una tavoletta di cera, un post-it o una nota affidata al cloud) si fa carico di ricordarla per noi. Anche il monumento – forse soprattutto il monumento – soffre della medesima malattia: fatto per ricordare, finisce per farci dimenticare, macchina insieme di rammemorazione e di oblio. Per sfuggire a questo destino paradossale, la contemporaneità ha esplorato strategie anti-monumentali, audaci non meno che (a loro volta) paradossali. Questo intervento cercherà di descriverne i tipi fondamentali, per interrogare più in generale il controverso rapporto fra immagine e memoria”.
Dopo il restauro e la sua riapertura al pubblico nel febbraio del 2013, la Cappella Rucellai di Leon Battista Alberti, uno dei luoghi più rappresentativi della cultura umanistica del Quattrocento, entra in contatto, anzi in cortocircuito con l’opera Novecentesca di Marino Marini, ospitata da oltre trent’anni nell’ex chiesa di San Pancrazio, e con le multiformi attività di ricerca sul contemporaneo che qui hanno luogo. Da quest’unicum museografico nasce Dialoghi.
Dialoghi, prosegue con un ultimo appuntamento giovedì 29 gennaio 2015: Marzia Faietti e Il disegno “lineamentum” e il suo contrario. Tutti gli incontri iniziano alle ore 18.
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