Giulio Galgani. Stop dinamici
Dal 07 Settembre 2013 al 29 Settembre 2013
Firenze
Luogo: Palazzo Medici Riccardi
Indirizzo: via Cavour 3
Orari: 9-18; chiuso mercoledì
Curatori: Daniela Pronestì
Costo del biglietto: € 7
Telefono per informazioni: +39 055 2760340
E-Mail info: apt@firenzeturismo.it
Sito ufficiale: http://www.palazzo-medici.it
S’inaugura sabato 7 settembre alle ore 11.00 nelle Sale Fabiani di Palazzo Medici Riccardi la mostra Stop dinamici, opere pittoriche, sculture e installazioni di Giulio Galgani, artista di origine ligure che da anni ormai vive e lavora in provincia di Arezzo. Si tratta di un evento espositivo che racchiude gli episodi salienti della sua produzione artistica dal 2000 ad oggi, offrendo un ampio spaccato sui repertori espressivi e sulle tecniche messe a punto in questi anni. Si va dai Fresati, pittosculture che nascono dalla combinazione di materiali poveri e residui della società consumistica - pneumatici soprattutto - creando una dialettica tra progresso e tradizione, agli Oggetti ritrovati, attrezzi agricoli (vanghe e falci) che l’intervento artistico trasforma in emblemi di un vissuto millenario che giace nascosto nelle trame più profonde della storia e che il tempo lentamente condanna all’oblio. Il percorso prosegue con le Geopitture, opere polimateriche (fresato di pneumatico, bronzo, acrilici, legno, paglia, conchiglie, etc) che raccontano in maniera insolita le caratteristiche geografiche, artistiche e culturali delle regioni italiane aprendo ad una riflessione sul concetto di glocalità, ovvero sulla necessità di “pensare in modo globale”, favorendo il dialogo e lo scambio costruttivo tra le diverse entità territoriali, e “agire a livello locale”, valorizzando le peculiarità delle singole regioni. Nei Paesaggi evasi, le bellezze naturalistiche del paesaggio toscano prendono forma nel bronzo arricchito con interventi pittorici e materici, un modo originale di risvegliare il sentimento di appartenenza ai luoghi in cui affondano le radici della nostra civiltà.
Meno materiche e più incentrate sulla poetica del segno le sue Tele libere, un formicolare di presenze che si agitano in una giostra senza fine, divorando lo spazio, altre volte dilatandolo, scontrandosi o semplicemente sovrapponendosi in un impeto dinamico privo però di disordine. Artista irriverente nei confronti di qualunque cristallizzazione ideologica o definizione rivolta ad ingabbiare il suo slancio creativo - scrive Daniela Pronestì, curatrice della mostra - Galgani rinuncia agli aspetti rassicuranti della rappresentazione pittorica per correre i “rischi” di una dimensione spaziale conclusa ma dinamica, più incline all'instabilità che all'equilibrio, rispetto alla quale anche l'occhio è portato a muoversi freneticamente da un punto all'altro, alternando momenti di breve pausa a improvvise ripartenze. Uno “stop dinamico” quindi, un turbinio ininterrotto di creature antropomorfe - il Golem di lontana tradizione ebraica - trascinate dai ritmi frenetici di una danza tribale o dalla gestualità convulsa di un rito propiziatorio; un moltiplicarsi di forme - la falce, lo spillone, il formigone - nate dalla fantasia dell’artista o da una stilizzazione di simboli preesistenti. Questa coralità dei fattori espressivi che convivono sinergicamente sul breve spazio del supporto mantenendo ciascuno la propria ricchezza semantica - prosegue la curatrice - richiama il concetto di “villaggio globale”, ovvero una realtà che, se pur circoscritta, è luogo di continui contatti, influenze e confronti tra gli elementi che ne fanno parte e che sono legati l'uno all'altro da un rapporto di intima connessione.
Le Tele libere sono lo specchio della nostra epoca, che aspira alla totalità, alla coesione, all'azzeramento delle distanze fisiche, culturali e linguistiche per ricondurle entro una rinnovata idea di comunità. Esposte per la prima volta in quest’occasione le tele realizzate dopo un recente viaggio dell’artista in Oriente: tra i segni di memoria capogrossiana e i “miti” che da sempre abitano i suoi dipinti, s’intravedono alcuni caratteri della scrittura cinese, presenze che assumono un aspetto familiare in una grammatica visiva agile e mutevole come i sistemi comunicativi del nostro tempo. Una mostra che conferma la sua natura di “sperimentatore compulsivo” e di osservatore attento della realtà che ci circonda a partire, anzitutto, dalla situazione italiana che Galgani sceglie di raccontare con una suggestiva installazione in cui le bellezze regionali, anziché essere esaltate come nelle Geopitture, scompaiono sotto una nera coltre di catrame: una soluzione di grande impatto visivo da cui emerge con forza la condizione di un paese dalle mille contraddizioni che troppo spesso dimentica ciò che di alto e nobile ha espresso la sua storia per avviarsi verso una lenta e inesorabile deriva. L’evento, realizzato con la collaborazione dell’Associazione Il Salotto Promoter di Fiesole, si protrarrà fino al 29 settembre e sarà visitabile tutti i giorni, escluso il mercoledì, tra le ore 9.00 e le 18.00.
Parallelamente alla mostra di Palazzo Medici, le opere di Giulio Galgani saranno esposte nella sede dell’Art Gallery Il Cesello in via Maggio 71r, con inaugurazione il 12 settembre alle ore 18.00.
Giulio Galgani nasce a Genova nel 1958, ma vive in Toscana da molti anni, immerso nel verde della Val Di Chiana, terra dove trae ispirazione per molti dei suoi lavori. Dopo un iniziale percorso figurativo-realista nei primi anni ’80, si indirizza verso una dimensione enigmatica e metafisica dell’arte d’ispirazione prevalentemente dechirichiana, a cui segue, dal 2000 in poi, una nuova dimensione intellettuale e umana, che lo vede spingersi alla ricerca di altre forme e opportunità di riflessione sul mondo che lo circonda utilizzando materiali di scarto (pneumatici, chiodi arrugginiti) quale insolita e inedita materia per la creazione artistica. Ha iniziato ad esporre nei primi anni ’90, presentando le sue opere in numerose mostre personali e collettive. Nel 2011 è protagonista della mostra itinerante Viaggio In Italia, curata dal noto critico d’arte Martina Corgnati, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità italiana. Nel 2012 espone una significativa selezione di lavori in una personale di intitolata L’arte Nostra, allestita a Roma nella prestigiosa cornice del Chiostro del Bramante e curata dal critico d’arte Giovanni Faccenda. Ha realizzato il premio per il Driming Art - Festival Internazionale del Cinema Città di Cortona (2009) e il Premio Toscana Mia per il concorso internazionale Ippico Toscana Tour (2008). Nel 2009 è stato insignito del premio Arti, Culture, Futuro nella Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo. Molte sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private sia italiane che straniere, tra cui la collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani, la pinacoteca civica di Città di Castello, la collezione RAI di Roma, il Musicom Museum di Amberg e l’Assembly House di Norvik.
Meno materiche e più incentrate sulla poetica del segno le sue Tele libere, un formicolare di presenze che si agitano in una giostra senza fine, divorando lo spazio, altre volte dilatandolo, scontrandosi o semplicemente sovrapponendosi in un impeto dinamico privo però di disordine. Artista irriverente nei confronti di qualunque cristallizzazione ideologica o definizione rivolta ad ingabbiare il suo slancio creativo - scrive Daniela Pronestì, curatrice della mostra - Galgani rinuncia agli aspetti rassicuranti della rappresentazione pittorica per correre i “rischi” di una dimensione spaziale conclusa ma dinamica, più incline all'instabilità che all'equilibrio, rispetto alla quale anche l'occhio è portato a muoversi freneticamente da un punto all'altro, alternando momenti di breve pausa a improvvise ripartenze. Uno “stop dinamico” quindi, un turbinio ininterrotto di creature antropomorfe - il Golem di lontana tradizione ebraica - trascinate dai ritmi frenetici di una danza tribale o dalla gestualità convulsa di un rito propiziatorio; un moltiplicarsi di forme - la falce, lo spillone, il formigone - nate dalla fantasia dell’artista o da una stilizzazione di simboli preesistenti. Questa coralità dei fattori espressivi che convivono sinergicamente sul breve spazio del supporto mantenendo ciascuno la propria ricchezza semantica - prosegue la curatrice - richiama il concetto di “villaggio globale”, ovvero una realtà che, se pur circoscritta, è luogo di continui contatti, influenze e confronti tra gli elementi che ne fanno parte e che sono legati l'uno all'altro da un rapporto di intima connessione.
Le Tele libere sono lo specchio della nostra epoca, che aspira alla totalità, alla coesione, all'azzeramento delle distanze fisiche, culturali e linguistiche per ricondurle entro una rinnovata idea di comunità. Esposte per la prima volta in quest’occasione le tele realizzate dopo un recente viaggio dell’artista in Oriente: tra i segni di memoria capogrossiana e i “miti” che da sempre abitano i suoi dipinti, s’intravedono alcuni caratteri della scrittura cinese, presenze che assumono un aspetto familiare in una grammatica visiva agile e mutevole come i sistemi comunicativi del nostro tempo. Una mostra che conferma la sua natura di “sperimentatore compulsivo” e di osservatore attento della realtà che ci circonda a partire, anzitutto, dalla situazione italiana che Galgani sceglie di raccontare con una suggestiva installazione in cui le bellezze regionali, anziché essere esaltate come nelle Geopitture, scompaiono sotto una nera coltre di catrame: una soluzione di grande impatto visivo da cui emerge con forza la condizione di un paese dalle mille contraddizioni che troppo spesso dimentica ciò che di alto e nobile ha espresso la sua storia per avviarsi verso una lenta e inesorabile deriva. L’evento, realizzato con la collaborazione dell’Associazione Il Salotto Promoter di Fiesole, si protrarrà fino al 29 settembre e sarà visitabile tutti i giorni, escluso il mercoledì, tra le ore 9.00 e le 18.00.
Parallelamente alla mostra di Palazzo Medici, le opere di Giulio Galgani saranno esposte nella sede dell’Art Gallery Il Cesello in via Maggio 71r, con inaugurazione il 12 settembre alle ore 18.00.
Giulio Galgani nasce a Genova nel 1958, ma vive in Toscana da molti anni, immerso nel verde della Val Di Chiana, terra dove trae ispirazione per molti dei suoi lavori. Dopo un iniziale percorso figurativo-realista nei primi anni ’80, si indirizza verso una dimensione enigmatica e metafisica dell’arte d’ispirazione prevalentemente dechirichiana, a cui segue, dal 2000 in poi, una nuova dimensione intellettuale e umana, che lo vede spingersi alla ricerca di altre forme e opportunità di riflessione sul mondo che lo circonda utilizzando materiali di scarto (pneumatici, chiodi arrugginiti) quale insolita e inedita materia per la creazione artistica. Ha iniziato ad esporre nei primi anni ’90, presentando le sue opere in numerose mostre personali e collettive. Nel 2011 è protagonista della mostra itinerante Viaggio In Italia, curata dal noto critico d’arte Martina Corgnati, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità italiana. Nel 2012 espone una significativa selezione di lavori in una personale di intitolata L’arte Nostra, allestita a Roma nella prestigiosa cornice del Chiostro del Bramante e curata dal critico d’arte Giovanni Faccenda. Ha realizzato il premio per il Driming Art - Festival Internazionale del Cinema Città di Cortona (2009) e il Premio Toscana Mia per il concorso internazionale Ippico Toscana Tour (2008). Nel 2009 è stato insignito del premio Arti, Culture, Futuro nella Sala dei Grandi della Provincia di Arezzo. Molte sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private sia italiane che straniere, tra cui la collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani, la pinacoteca civica di Città di Castello, la collezione RAI di Roma, il Musicom Museum di Amberg e l’Assembly House di Norvik.
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