Massimo Listri. A perfect day / Davide Rivalta. My land
Dal 29 Giugno 2019 al 20 Ottobre 2019
Firenze
Luogo: Forte del Belvedere
Indirizzo: via di S. Leonardo 1
Orari: 11-20. Ultimo ingresso ore 19. Chiuso il lunedì
Enti promotori:
- Comune di Firenze
Costo del biglietto: € 3,00 Intero. € 2,00 Ridotto (18-25 anni). € 2,00 Forte di Belvedere Card (riservata ai residenti della Città Metropolitana di Firenze. Dopo il primo acquisto dà diritto all'accesso illimitato al Forte fino al 20 ottobre 2019). Gratuito - Minori di 18 anni, possessori della Forte di Belvedere Card, Firenze Card
Dal 2013 il Forte di Belvedere ha accolto oltre 700.000 visitatori per le mostre di Zhang Huan, Giuseppe Penone, Antony Gormley, Jan Fabre, YTALIA ed Eliseo Mattiacci, affermandosi come uno dei più importanti centri espositivi a livello internazionale sotto la direzione artistica di Sergio Risaliti. Quest’anno il Forte riapre, il 29 giugno, con grandi novità, a cominciare dalla fusione scientifica e culturale tra Forte di Belvedere e Museo Novecento, come annunciato dal Sindaco Dario Nardella. Saranno inoltre inaugurate due nuove sale espositive all’interno del Forte, in aggiunta a quelle della Palazzina.
Il cuore del programma estivo è ancora una volta la grande arte contemporanea. Sino al 20 ottobre, il Forte Belvedere ospita due importanti artisti italiani: Massimo Listri, con la mostra A perfect day, e Davide Rivalta, con My land, in un progetto ideato da Sergio Risaliti, promosso dal Comune di Firenze e organizzato da Mus.e.
“Con gioia torniamo ad aprire le porte del Forte di Belvedere - afferma Tommaso Sacchi, assessore alla cultura - uno dei ‘luoghi dell’anima’ di Firenze, molto amato dai cittadini, con questa nuova mostra che ne esalta le qualità intrinseche di sede privilegiata di esposizioni legate alla contemporaneità. Solo da pochi mesi il Forte di Belvedere è tornato definitivamente nella piena proprietà della città grazie alla firma di un accordo di valorizzazione con il Demanio e la Sovrintendenza e adesso il Comune intende investirvi ulteriormente per farlo diventare un polo di arte e cultura, un contenitore multidisciplinare della contemporaneità e un centro di produzione, di ricerca e di sperimentazione. Ma non solo: è nostra intenzione lavorare per mantenere il Forte aperto tutto l’anno con nuove iniziative che ne aumentino la fruibilità da parte del pubblico”.
Massimo Listri, conosciuto in tutto il mondo per la qualità concettuale e poetica delle sue immagini, dopo gli esordi da ritrattista, è oggi considerato maestro riconosciuto della fotografia di architettura e di ambiente. Nella palazzina del Forte saranno esposte 25 sue fotografie di grande formato. Una galleria di vedute fiorentine, tutti interni, luoghi di conclamata bellezza e notorietà, assieme ad altri spazi storici e industriali in città e nelle aree limitrofe, di cui Listri sa cogliere la qualità formale, omologandoli teatralmente alla sua grammatica visiva che nulla concede all’idealizzazione e alla nostalgia. Infatti, appropriandosene con un linguaggio fotografico modernista, Listri toglie sia al glorioso passato della città rinascimentale sia alla Firenze otto-novecentesca quella vernice romantica, antiquariale, schiava dal gusto più accademico e neoclassicheggiante, che dalla seconda metà dell’Ottocento ha messo in cornice la culla del Rinascimento. Quell’immagine ‘musealizzata’ o ‘cartolinizzata’ di Firenze, scaduta nella versione più feticistica e commerciale del godimento turistico di massa, cui proprio Listri si oppone traducendo in un fuori tempo astratto i segni del passato. Accade, dunque, che nelle sue opere l’assoluto e la magnificenza siano vivi e irraggiungibili come linguaggio, come codice, piuttosto che fossilizzati nell’illusione di uno stile.
Davide Rivalta è un artista capace di sovvertire la riproduzione figurativa del mondo animale, suo genere d’elezione, con sculture in bronzo in cui l’alterità del soggetto, più che apparire riprodotta secondo argomenti tradizionali e imitativi, sembra essere diversamente presente e reale. Sui bastioni e all’interno del Forte saranno esposte dodici sculture di grandi dimensioni in metallo, oltre a un wall painting, anzi wall drawing, che trasformerà le quattro sale del seminterrato in una grotta di Lascaux. Rivalta riesce a rendere presente e distante a un tempo, l’animale, una bufala, un rinoceronte o un lupo, che riproduce maestosamente alieno per via di un processo formativo scultoreo, che incorpora in un linguaggio informe la dimensione altra dell’animale nel suo essere non umanizzato, con tutta la sua energia indomita. Gli animali di Rivalta, come dichiara lo stesso artista, “non sono icone perfette e spersonalizzate, ma … animali veri, ritratti ciascuno nella propria unicità”. L’artista scarta, fin dall'inizio del progetto, la mimesi senza mai rinunciare alla riconoscibilità. Nella modellazione approda al punto di equilibrio tra figurazione e defigurazione anche con colpi violenti, aggredendo con strumenti e con le mani la superficie del modello che poi sarà fuso nel metallo. Cerca di riproporre, citando sempre le sue parole, “quel dualismo dello sguardo tra la specie uomo e gli occhi degli altri viventi che è andato completamente perduto nel momento in cui l’uomo si è sentito signore e padrone della natura”. L’intento è quello di “trasmettere la vibrazione del miracolo della natura, di fermare la vita senza toglierla, riuscendo nella verosimiglianza naturalistica così come nell’infinita sospensione di un istante”. Un lavoro sulla riproduzione dell’animale che, nel suo caso, parte da una ampia documentazione fotografica, necessaria all'artista per la migliore comprensione della postura e dell'espressione dell’animale. Empatia che raggiunge il suo massimo grazie a un attento lavoro sul posizionamento della scultura nello spazio pubblico, sia all’aperto dei bastioni che all’interno dell’edificio storico.
Con una nuova combinazione di linguaggi e interessi, lo spazio del Forte di Belvedere si presta quest’anno ad essere fruito in un doppio registro, ospitando più codici figurativi: dal disegno alla scultura alla fotografia, in una distinta convivenza di talenti. Gli spalti esterni, tra terrazze e aree verdi, saranno popolati dagli animali di Davide Rivalta con il progetto My Landa cura di Saretto Cincinelli e Sergio Risaliti: dieci bufale, un’aquila, un rinoceronte e due lupi. Presenze indomite, quasi senza tempo, in un’invasione ‘barbara’, ‘selvaggia’ degli spazi trasformati da giardino in spazio libero. Anche le sale al piano interrato del Forte, che si arricchiranno quest’anno di nuovi ambienti espositivi, ospiteranno i disegni site-specific di Rivalta. Le grandi figure di volatili abbozzate sui muri illustreranno e integreranno il processo creativo dello scultore che anche nel tratto grafico esprime la forza della sua arte. Le quattro sale saranno occupate da decine di uccelli in volo, in un vortice che sarà come accompagnato dal fragoroso librarsi dei corpi e delle ali. Al centro di una sala la possente figura di un rinoceronte che, nella sua inviolabilità, sembra voltarsi verso la luce della porta di accesso un poco sorpreso dalla presenza di noi visitatori. Gli uccelli in volo e il rinoceronte sono anche un sotteso omaggio a due grandi artisti del Rinascimento, evocati qui in una sorta di incontro impossibile: Leonardo da Vinci, di cui ricorre quest’anno l’anniversario per il 500esimo della morte, e Albrecht Dürer, pittore, incisore e trattatista tedesco arrivato alla fine del Quattrocento a Venezia per carpire i segreti della ‘bellezza’ dall’arte italiana. Se del primo si ricordano i molti disegni di uccelli, osservati dal geniale artista e scienziato per i suoi studi sul volo, del secondo è nota una bellissima stampa del 1515 in cui è raffigurato il rinoceronte Ulisse, così battezzato dai marinai del veliero Nossa Senhora de Ajuda che trasportava il pachiderma verso il Portogallo quale dono al re Manuel I. Va pure ricordato che il successo di questa incisione e la fama dell’animale in Europa fu tale da indurre il duca Alessandro de’ Medici a utilizzare la figura del rinoceronte come simbolo nella sua personale impresa, accompagnando l'immagine con il motto “Non Vuelvo Sin Vencer”, ossia “Non assalgo senza vincere”. A far da richiamo alle opere del Forte, gli animali di Rivalta invaderanno anche altri luoghi della città: un suo secondo rinoceronte sarà visibile nello spazio esterno della Cavea del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, mentre un orso occuperà prossimamente il loggiato del Museo Novecento.
Un registro differente verrà tenuto nelle sale al primo piano, sede della mostra A percfect day di Massimo Listri a cura di Sergio Risaliti. Le opere di Listri catturano lo sguardo del visitatore catapultandolo nel teatro dell’architettura, della scultura e della pittura. In occasione della mostra al Forte di Belvedere, Listri ha realizzato degli scatti inediti al Convento di San Marco, agli Uffizi, a Palazzo Vecchio e a San Lorenzo, immortalando le magnifiche architetture d’interno del Rinascimento fiorentino. Particolare interesse suscita la sala dedicata alla Sagrestia Nuova in San Lorenzo, indiscusso capolavoro di architettura e scultura di Michelangelo. L’artista propone una visione panottica dell’ambiente spartito in quattro inquadrature, che subiscono tutte insieme un’identica e sola interpretazione formale. Prospettiva e messa a fuoco omologante sono la prima cifra di riconoscimento di Listri, che rilegge il testo poetico del Buonarroti in termini concettualmente contemporanei. A queste immagini memorabili di luoghi immoti e incontaminati - nessuna presenza umana, infatti, ne viola la dimensione metafisica - si aggiungono degli ‘scorci’ di spazi industriali e storici che Listri inquadra individuando in essi codici visivi moderni, ora di linguaggio informe ora astratto, con attenzione ai valori formali e concettuali che dalle avanguardie in poi hanno condizionato il nostro modo di vedere e percepire, di selezionare e valorizzare spazi e ambienti nel mondo.
“Con la doppia personale di Massimo Listri e di Davide Rivalta - dichiara Risaliti, direttore artistico delle mostre al Forte di Belvedere e di Museo Novecento - viene aggiornata la tradizione del Forte di Belvedere, che dalla mai dimenticata personale di Henry Moore del 1972 è stato l’ambito traguardo di grandi maestri all’apice della loro carriera, un vero e proprio “altare” di consacrazione e storicizzazione. Quest’anno il Forte rinnova la propria vocazione alla contemporaneità per posizionarsi nel sistema dell’arte come palcoscenico interdisciplinare e per la valorizzazione delle nuove generazioni. In linea con quanto accade al Museo Novecento e in modo complementare a quanto proposto in città, il Forte di Belvedere si fa promotore di contemporaneità in Firenze, attore protagonista di un nuovo rinascimento avviato con le grandi esposizioni di questi ultimi anni da Jeff Koons e Urs Fischer in Piazza Signoria, a John Currin e Gleen Brown al Museo Bardini, fino ad Alighiero Boetti ed Emilio Isgrò in Salone dei Cinquecento. Adesso le mostre di Massimo Listri e Davide Rivalta ci appaiono diversamente complementari. A Listri riconosciamo quel tipo di magia nella fotografia che porta dall’esterno all’interno lo sguardo, per introdurlo alla metafisica del linguaggio visivo, quello degli spazi architettonici e della scultura come patrimonio di bellezza. Di Rivalta scopriamo una diversa magia, ancora più primordiale: quella di un artista che ancora vive e agogna all’aperto, che porta l’esterno all’interno. Rovesciando il rapporto dominante tra uomo e animale, Davide rivela poeticamente la presenza dell’origine dei tempi tra noi adesso. Con Listri facciamo l’esperienza della bellezza in arte e architettura come patrimonio inalienabile del linguaggio. Rivalta crea l’ultima possibilità di un incontro con la sovrana bellezza dell’animale, il più alieno tra noi di cui invidiamo e rimpiangiamo lo stare all’aperto. Due mostre che mettono in gioco lo stupore e la meraviglia, l’ineludibile diversità e distanza dell’altro, quella della magnificenza negli spazi storici e quella della regalità all’aperto, dominati dalla presenza della bellezza artistica in un caso e dello spirito animale nell’altro”.
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