Patrick Tuttofuoco. It’s always been about time
Dal 23 Giugno 2021 al 03 Settembre 2021
Firenze
Luogo: Base / Progetti per l'arte
Indirizzo: Via San Niccolo 18r
Orari: mar-ven 18-20 | come vetrina 20-24 e su appuntamento
Enti promotori:
- Comune di Firenze
- Estate Fiorentina 2021
Telefono per informazioni: +39 3286927 778 / +39 3292298 348 / +39 347 7210222
Sito ufficiale: http://www.baseitaly.org
La visita alla mostra è contingentata per rispettare le norme di sicurezza anti Covid-19. L'artista e il collettivo di Base saranno a disposizione durante l'orario dell'opening.
Base / Progetti per l'arte presenta mercoledì 23 giugno 2021, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, la mostra che l'artista Patrick Tuttofuoco ha ideato specificatamente per il luogo, fondato nel 1998, e in dialogo con il suo collettivo di artisti.
Il titolo It’s always been about time che Patrick Tuttofuoco ha ideato per la sua mostra nello spazio non profit di Firenze evoca immediatamente la centralità che ha per lui la riflessione sulla natura del tempo. Riflessione che prende le mosse dalle teorie scientifiche più recenti per arrivare ad abbracciare la dimensione umana in un modo inedito e ontologico. Tale progetto arriva dopo una gestazione di molti anni che lo ha portato più volte a ideare differenti possibilità di opere e interventi fino a trovare la sua forma ideale a partire da un dialogo recente con Remo Salvadori.
La mostra nasce dalla consapevolezza che l'incontro con la dimensione temporale è possibile solo e soltanto attraverso l’esperienza umana del corpo. La prima opera che il visitatore incontra nello spazio è una scultura che propone il ritratto di una donna dormiente che sembra emergere, solo parzialmente, da un blocco di metacrilato. La condizione del sonno, ultimamente, rientra spesso nel lavoro di Tuttofuoco proprio perché racconta un momento in cui la percezione della realtà è alterata nel suo rapporto con lo spazio e il tempo, tempo che così si dilata e si trasforma. Lo spazio di Base è poi caratterizzato dall'intervento con il neon dal titolo Space Time (Honolulu) con cui il fulmine non viene rappresentato nella sua intrinseca fugacità, ma è come catturato. È la rappresentazione dell'energia pura. È un istante dilatato all'infinito. Tale dialogo tra spazio, tempo e l'io è poi approfondito per mezzo della presenza dell'opera di Remo Salvadori Continuo Infinito Presente, che suggerisce invece l’idea di una ciclicità dell’esistenza, di un continuum, non solo temporale, ma fra tutti gli elementi presenti in un dato momento e in un dato spazio, ovvero nell’immanenza.
Le opere in mostra, pur nella loro autonomia, definiscono una dimensione unica, organica e altra. Dimensione che è il frutto di uno studio, ma anche di una nuova consapevolezza più fluida e non meccanicistica dell’idea di tempo. A questo proposito Tuttofuoco fa notare che “negli ultimi anni, gli scienziati, in particolare nell’ambito della fisica quantistica, stanno teorizzando che il tempo, nella sua dimensione fisica - la variabile t nelle equazioni - non esiste più, è distrutto. O meglio, è talmente diviso, caotico, parcellizzato anche nelle sue funzioni che sembra non avere più alcun senso. Ma se da un lato il tempo fisico è come imploso, rimane invece, insieme allo spazio, il riferimento principale della condizione umana, del nostro esistere nel mondo. L’uomo diventa così una sorta di macchina del tempo, lo genera nel suo susseguirsi di istanti, azioni ed eventi, e in questo modo ne determina l’esistenza, attraverso il ricordo e la memoria". L’immagine del tempo attraverso l’uomo ha generato, nel lavoro di Tuttofuoco, delle forme in cui entra in gioco, in parte, la figura, ma che allo stesso tempo raccontano la percezione di un’entità temporale autonoma. La mostra si chiude su un disegno della serie Like They Were Eternal che sono scatti fotografici con cui, attraverso il corpo e la gestualità, ha ricostruito delle forme circolari che sono come degli Uroboro. Tuttofuoco stesso li definisce in quanto “forme che incarnano l'idea di ciclicità del tempo, l’assunto per cui l’uomo con il suo esistere diventa il tempo stesso”.
Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974; vive e lavora a Milano) dai primi anni 2000 ha incentrato la sua pratica all'insegna del dialogo tra gli individui e sulla loro capacità di trasformare l'ambiente che abitano. Luci, superfici specchianti, laser e neon colorati, sono gli elementi che permettono in quel periodo all'artista di riflettere da una parte sulla radice dinamica e corale della sua ricerca artistica, mentre dall'altra sul trovare una terza via tra l'opposizione classica tra ideologia modernista e quella Pop. Negli ultimi anni si è trovato sempre più ad indagare la scultura e la figura umana spingendo la figurazione nell'astrazione e utilizzando l'uomo come matrice e unità di misura della realtà. Processo che lo porta a generare forme capaci di animare una nuova idea di arte pubblica in dialogo sia con la società che con la necessaria interiorizzazione della conoscenza delle cose. Tra le molte mostre internazionali a cui ha partecipato sono da citare: 50a Biennale di Venezia (2003); Manifesta 5 (2004); 6a Biennale di Shanghai (2006); 10a Biennale dell'Avana (2009); 2a Biennale Internazionale d'Arte dello Xinjiang, Xinjiang, Cina (2014). Le sue opere sono state esposte in diverse istituzioni come Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2006); Künstlerhaus Bethanien, Berlino (2008); MAMbo, Bologna, Italia (2013); HangarBicocca, Milano, Italia (2015) e Casa Italia, Pyeongchang (2018). Nel 2017 è stato selezionato dal bando del Consiglio d'Italia con il progetto ZERO presentato a Rimini, Berlino e Bologna (2018).
Base / Progetti per l'arte presenta mercoledì 23 giugno 2021, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, la mostra che l'artista Patrick Tuttofuoco ha ideato specificatamente per il luogo, fondato nel 1998, e in dialogo con il suo collettivo di artisti.
Il titolo It’s always been about time che Patrick Tuttofuoco ha ideato per la sua mostra nello spazio non profit di Firenze evoca immediatamente la centralità che ha per lui la riflessione sulla natura del tempo. Riflessione che prende le mosse dalle teorie scientifiche più recenti per arrivare ad abbracciare la dimensione umana in un modo inedito e ontologico. Tale progetto arriva dopo una gestazione di molti anni che lo ha portato più volte a ideare differenti possibilità di opere e interventi fino a trovare la sua forma ideale a partire da un dialogo recente con Remo Salvadori.
La mostra nasce dalla consapevolezza che l'incontro con la dimensione temporale è possibile solo e soltanto attraverso l’esperienza umana del corpo. La prima opera che il visitatore incontra nello spazio è una scultura che propone il ritratto di una donna dormiente che sembra emergere, solo parzialmente, da un blocco di metacrilato. La condizione del sonno, ultimamente, rientra spesso nel lavoro di Tuttofuoco proprio perché racconta un momento in cui la percezione della realtà è alterata nel suo rapporto con lo spazio e il tempo, tempo che così si dilata e si trasforma. Lo spazio di Base è poi caratterizzato dall'intervento con il neon dal titolo Space Time (Honolulu) con cui il fulmine non viene rappresentato nella sua intrinseca fugacità, ma è come catturato. È la rappresentazione dell'energia pura. È un istante dilatato all'infinito. Tale dialogo tra spazio, tempo e l'io è poi approfondito per mezzo della presenza dell'opera di Remo Salvadori Continuo Infinito Presente, che suggerisce invece l’idea di una ciclicità dell’esistenza, di un continuum, non solo temporale, ma fra tutti gli elementi presenti in un dato momento e in un dato spazio, ovvero nell’immanenza.
Le opere in mostra, pur nella loro autonomia, definiscono una dimensione unica, organica e altra. Dimensione che è il frutto di uno studio, ma anche di una nuova consapevolezza più fluida e non meccanicistica dell’idea di tempo. A questo proposito Tuttofuoco fa notare che “negli ultimi anni, gli scienziati, in particolare nell’ambito della fisica quantistica, stanno teorizzando che il tempo, nella sua dimensione fisica - la variabile t nelle equazioni - non esiste più, è distrutto. O meglio, è talmente diviso, caotico, parcellizzato anche nelle sue funzioni che sembra non avere più alcun senso. Ma se da un lato il tempo fisico è come imploso, rimane invece, insieme allo spazio, il riferimento principale della condizione umana, del nostro esistere nel mondo. L’uomo diventa così una sorta di macchina del tempo, lo genera nel suo susseguirsi di istanti, azioni ed eventi, e in questo modo ne determina l’esistenza, attraverso il ricordo e la memoria". L’immagine del tempo attraverso l’uomo ha generato, nel lavoro di Tuttofuoco, delle forme in cui entra in gioco, in parte, la figura, ma che allo stesso tempo raccontano la percezione di un’entità temporale autonoma. La mostra si chiude su un disegno della serie Like They Were Eternal che sono scatti fotografici con cui, attraverso il corpo e la gestualità, ha ricostruito delle forme circolari che sono come degli Uroboro. Tuttofuoco stesso li definisce in quanto “forme che incarnano l'idea di ciclicità del tempo, l’assunto per cui l’uomo con il suo esistere diventa il tempo stesso”.
Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974; vive e lavora a Milano) dai primi anni 2000 ha incentrato la sua pratica all'insegna del dialogo tra gli individui e sulla loro capacità di trasformare l'ambiente che abitano. Luci, superfici specchianti, laser e neon colorati, sono gli elementi che permettono in quel periodo all'artista di riflettere da una parte sulla radice dinamica e corale della sua ricerca artistica, mentre dall'altra sul trovare una terza via tra l'opposizione classica tra ideologia modernista e quella Pop. Negli ultimi anni si è trovato sempre più ad indagare la scultura e la figura umana spingendo la figurazione nell'astrazione e utilizzando l'uomo come matrice e unità di misura della realtà. Processo che lo porta a generare forme capaci di animare una nuova idea di arte pubblica in dialogo sia con la società che con la necessaria interiorizzazione della conoscenza delle cose. Tra le molte mostre internazionali a cui ha partecipato sono da citare: 50a Biennale di Venezia (2003); Manifesta 5 (2004); 6a Biennale di Shanghai (2006); 10a Biennale dell'Avana (2009); 2a Biennale Internazionale d'Arte dello Xinjiang, Xinjiang, Cina (2014). Le sue opere sono state esposte in diverse istituzioni come Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2006); Künstlerhaus Bethanien, Berlino (2008); MAMbo, Bologna, Italia (2013); HangarBicocca, Milano, Italia (2015) e Casa Italia, Pyeongchang (2018). Nel 2017 è stato selezionato dal bando del Consiglio d'Italia con il progetto ZERO presentato a Rimini, Berlino e Bologna (2018).
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