Séléne de Condat. L’HÔPITAL DES POUPÉES
Dal 18 Febbraio 2022 al 26 Marzo 2022
Firenze
Luogo: Crumb Gallery
Indirizzo: Via San Gallo 191 rosso
Orari: giovedì, venerdì e sabato: dalle 16.00 alle 19.00 e su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 347 3681894
E-Mail info: crumbgalleryfi@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.crumbgallery.com
Dal 18 febbraio al 26 marzo 2002, Crumb Gallery, a Firenze, ospita il progetto fotografico di Séléne de Condat, L’HÔPITAL DES POUPÉES.
Al centro del lavoro dell’artista francese ci sono luoghi, personaggi, oggetti, frammenti di vita; c’è la ricerca del tempo che trasforma ogni cosa. Così come in altre esposizioni, al Museo delle Fogne di Parigi (2013), dove ha presentato gli ultimi fognaioli della capitale francese, oppure al Comune di Parigi (2016) con le immagini dei éboueurs, gli spazzini, della Municipalité, Sélène de Condat penetra nel vissuto delle città, dei luoghi, attraverso il racconto di mestieri antichi, umili e di chi li pratica.
Nell’Hôpital des poupées la fotografa ci narra la storia dell’Ospedale delle Bambole, una piccola bottega artigiana nel cuore di Roma, in via di Ripetta, vicino a Piazza del Popolo, che esiste dal 1939. Qui Federico Squatriti, erede dell’attività di famiglia, con il sapiente aiuto della madre Gelsomina, ultraottantenne, rimette in sesto bambole di qualsiasi epoca: antiche, di legno o di carta pesta, di pannolenci o di porcellana, soldatini di piombo e marionette. Un mestiere, anche questo, che si va perdendo e che, con un taglio dal gusto cinematografico, Sélène immortala per sempre.
I clienti dell’Ospedale sono collezionisti che provengono da tutte le parti del mondo per restaurare e riportare a nuova vita questi fascinosi oggetti e, come ogni paziente di un vero ospedale, ogni bambola viene dimessa con un referto diagnostico che indica le riparazioni subite e i consigli su come trattarla. Per chi lo desidera, si può assistere, su appuntamento, a sedute di lavoro dimostrative.
A Roma è conosciuto anche come “il negozio del terrore” per l’atmosfera un po’ inquietante della vetrina dove si affastellano teste, occhi, braccia e gambe di bambole ed è su questi particolari che si sofferma l’obbiettivo della de Condat, quasi le bambole fossero esseri umani. “Queste bambole sorprese dalla macchina fotografica - scrive Marcelle Padovani nell’introduzione al catalogo - hanno avuto una loro vita, una loro parte, una loro storia, e i loro desideri, ed eccole adesso handicappate, azzoppate, invecchiate, sciancate, e brutalmente confrontate all’idea della propria disgregazione, che non è altro che la morte. Come noi. Esattamente come noi.”
L’artista ci sottopone, come sotto una lente d’ingrandimento, la polvere del tempo che si stratifica sulla superficie delle poupées, negli angoli della bottega che emana un ché di magico e sinistro allo stesso tempo e di cui non puoi che subirne il fascino.
Alla Crumb Gallery saranno esposte 25 opere fotografiche, di diverso formato, e la mostra sarà accompagnata da un catalogo, Collana NoLines, con testi di Rory Cappelli e della giornalista francese Marcelle Padovani, attiva dagli anni Settanta, che ha collaborato con Giovanni Falcone alla stesura del libro Cose di Cosa Nostra, pubblicato nel 1991 da Rizzoli.
Sélène de Condat è nata a Parigi e vive tra la capitale francese, Roma e Palermo. Si consacra alla produzione di teatro, di musica e di balletto classico in Europa e negli Stati Uniti, dove vive qualche anno. La sua collaborazione con alcuni dei più importanti nomi della storia della danza, tra cui spicca la figura enigmatica di Maurice Béjart, arricchisce la sua visione delle Arti.
Viaggiatrice curiosa ed instancabile, Sélène de Condat attraversa il mondo. Dagli altopiani dell’Acongacua, al Messico, passando dalla Papua Nuova Guinea dove incontra alcuni dei più antichi popoli tribali della Terra, dall’affascinante road trip negli Usa alle grandi capitali europee, la fotografa coglie ogni attimo, ogni colore, ogni sensazione di cui le fotografie traducono con maestria e stile ogni dettaglio.
Il lavoro fotografico di Sélène de Condat oppone ombre e luci, sfumature e dettaglio, movimento e frammento dell’istante. Esteticamente, si iscrive nella percezione dell’attimo, tema caro al filosofo Gaston Bachelard: lo sguardo del fotografo rende eterno ciò che è destinato a divenire. Luoghi, personaggi, oggetti delle fotografie di Sélène de Condat sono immagini iconiche di frammenti di vita, di spazio e di tempo in cui sono frammischiati esperienza individuale e fondamenti dell’Umanità.
Ogni fotografia è intesa come un frammento della storia di uomini e di donne eternizzato dall’Ars fotografica.
La scelta del bianco e nero, del dettaglio, della sfumatura traducono il bisogno estetico di costruire plasticamente i corpi, i monumenti, i luoghi, gli oggetti e gli istanti per conservarne la dimensione in divenire.
Questa ricerca del tempo che trasforma ogni cosa si scorge mutatis mutandis pienamente nella scelta del chiaroscuro: linguaggio universale del tempo eterno, esso permette di rendere universali le emozioni, il lavoro, gli istanti della vita quotidiana e le tappe dell’esistenza.
Tre le ultime esposizioni quella al Museo delle Fogne di Parigi (2013), dove ha presentato la storia degli ultimi fognaioli della capitale francese, quella al Museo in Trastevere a Roma (2015) e la mostra al Comune di Parigi (2016) con le immagini dei éboueurs, gli spazzini, della Municipalité.
Inaugurazione venerdì 18 febbraio, ore 18.00
Al centro del lavoro dell’artista francese ci sono luoghi, personaggi, oggetti, frammenti di vita; c’è la ricerca del tempo che trasforma ogni cosa. Così come in altre esposizioni, al Museo delle Fogne di Parigi (2013), dove ha presentato gli ultimi fognaioli della capitale francese, oppure al Comune di Parigi (2016) con le immagini dei éboueurs, gli spazzini, della Municipalité, Sélène de Condat penetra nel vissuto delle città, dei luoghi, attraverso il racconto di mestieri antichi, umili e di chi li pratica.
Nell’Hôpital des poupées la fotografa ci narra la storia dell’Ospedale delle Bambole, una piccola bottega artigiana nel cuore di Roma, in via di Ripetta, vicino a Piazza del Popolo, che esiste dal 1939. Qui Federico Squatriti, erede dell’attività di famiglia, con il sapiente aiuto della madre Gelsomina, ultraottantenne, rimette in sesto bambole di qualsiasi epoca: antiche, di legno o di carta pesta, di pannolenci o di porcellana, soldatini di piombo e marionette. Un mestiere, anche questo, che si va perdendo e che, con un taglio dal gusto cinematografico, Sélène immortala per sempre.
I clienti dell’Ospedale sono collezionisti che provengono da tutte le parti del mondo per restaurare e riportare a nuova vita questi fascinosi oggetti e, come ogni paziente di un vero ospedale, ogni bambola viene dimessa con un referto diagnostico che indica le riparazioni subite e i consigli su come trattarla. Per chi lo desidera, si può assistere, su appuntamento, a sedute di lavoro dimostrative.
A Roma è conosciuto anche come “il negozio del terrore” per l’atmosfera un po’ inquietante della vetrina dove si affastellano teste, occhi, braccia e gambe di bambole ed è su questi particolari che si sofferma l’obbiettivo della de Condat, quasi le bambole fossero esseri umani. “Queste bambole sorprese dalla macchina fotografica - scrive Marcelle Padovani nell’introduzione al catalogo - hanno avuto una loro vita, una loro parte, una loro storia, e i loro desideri, ed eccole adesso handicappate, azzoppate, invecchiate, sciancate, e brutalmente confrontate all’idea della propria disgregazione, che non è altro che la morte. Come noi. Esattamente come noi.”
L’artista ci sottopone, come sotto una lente d’ingrandimento, la polvere del tempo che si stratifica sulla superficie delle poupées, negli angoli della bottega che emana un ché di magico e sinistro allo stesso tempo e di cui non puoi che subirne il fascino.
Alla Crumb Gallery saranno esposte 25 opere fotografiche, di diverso formato, e la mostra sarà accompagnata da un catalogo, Collana NoLines, con testi di Rory Cappelli e della giornalista francese Marcelle Padovani, attiva dagli anni Settanta, che ha collaborato con Giovanni Falcone alla stesura del libro Cose di Cosa Nostra, pubblicato nel 1991 da Rizzoli.
Sélène de Condat è nata a Parigi e vive tra la capitale francese, Roma e Palermo. Si consacra alla produzione di teatro, di musica e di balletto classico in Europa e negli Stati Uniti, dove vive qualche anno. La sua collaborazione con alcuni dei più importanti nomi della storia della danza, tra cui spicca la figura enigmatica di Maurice Béjart, arricchisce la sua visione delle Arti.
Viaggiatrice curiosa ed instancabile, Sélène de Condat attraversa il mondo. Dagli altopiani dell’Acongacua, al Messico, passando dalla Papua Nuova Guinea dove incontra alcuni dei più antichi popoli tribali della Terra, dall’affascinante road trip negli Usa alle grandi capitali europee, la fotografa coglie ogni attimo, ogni colore, ogni sensazione di cui le fotografie traducono con maestria e stile ogni dettaglio.
Il lavoro fotografico di Sélène de Condat oppone ombre e luci, sfumature e dettaglio, movimento e frammento dell’istante. Esteticamente, si iscrive nella percezione dell’attimo, tema caro al filosofo Gaston Bachelard: lo sguardo del fotografo rende eterno ciò che è destinato a divenire. Luoghi, personaggi, oggetti delle fotografie di Sélène de Condat sono immagini iconiche di frammenti di vita, di spazio e di tempo in cui sono frammischiati esperienza individuale e fondamenti dell’Umanità.
Ogni fotografia è intesa come un frammento della storia di uomini e di donne eternizzato dall’Ars fotografica.
La scelta del bianco e nero, del dettaglio, della sfumatura traducono il bisogno estetico di costruire plasticamente i corpi, i monumenti, i luoghi, gli oggetti e gli istanti per conservarne la dimensione in divenire.
Questa ricerca del tempo che trasforma ogni cosa si scorge mutatis mutandis pienamente nella scelta del chiaroscuro: linguaggio universale del tempo eterno, esso permette di rendere universali le emozioni, il lavoro, gli istanti della vita quotidiana e le tappe dell’esistenza.
Tre le ultime esposizioni quella al Museo delle Fogne di Parigi (2013), dove ha presentato la storia degli ultimi fognaioli della capitale francese, quella al Museo in Trastevere a Roma (2015) e la mostra al Comune di Parigi (2016) con le immagini dei éboueurs, gli spazzini, della Municipalité.
Inaugurazione venerdì 18 febbraio, ore 18.00
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