Vincenzo Agnetti. Testimonianza
Dal 27 Marzo 2015 al 10 Maggio 2015
Firenze
Luogo: Galleria Il Ponte
Indirizzo: via di Mezzo 42
Curatori: Bruno Corà
Telefono per informazioni: +39 055 240617
E-Mail info: info@galleriailponte.com
Sito ufficiale: http://www.galleriailponte.com
La Galleria Il Ponte presenta, in collaborazione con lo Studio Visconti di Milano, un importante nucleo di opere di Vincenzo Agnetti, un artista che dalla prima personale tenuta nel 1967 alla morte prematura avvenuta nel 1981, si è dedicato all’attività artistica ed extra-artistica (di scrittore e teorico) con assoluta coerenza e lucidità di pensiero.
Dopo essersi diplomato all’Accademia di Brera e aver frequentato il Piccolo Teatro di Milano, dalla fine degli anni Cinquanta si avvicina alla pittura informale nonché alla poesia, per poi intraprendere una collaborazione con il gruppo milanese Azimuth, seguita dall’autonoma formulazione del rifiuto di dipingere attraverso il cosiddetto “liquidazionismo”o“arte no”.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta, mediante l’uso di diversi media (feltro, bachelite, fotografia, testi a stampa, registrazioni vocali e performances) Agnetti formula gli assiomi, in apparenza ossimorici, di un’analisi dell’atto stesso del fare artistico anticipatrice di alcune delle di poco successive ricerche internazionali.
Assioma (luce come ultimo punto dell’oscurità) (1971), Assioma 4. In principio era la negazione in attesa dello stupore (1971), Il sistema usa gli oggetti come veicolo e le idee come combustibile (1972), Dati due o più istanti lavoro vi sarà sempre una durata-lavoro contenente gli istanti dati (1973), sono soltanto alcune delle asserzioni postulate dall’artista per teorizzare una crisi del linguaggio (1972) dove Chi entra esce (1970/1971) e Chi esce entra (1970/1971); ovvero dove le consuete antinomie tra due elementi o concetti opposti trovano risoluzione in un’unità paradossale ma rigorosa, e soprattutto capace di evidenziare le estensioni così come le contraddizioni intrinseche all’espressione linguistica.
Dalla seconda metà degli anni Settanta, questo innescare una molteplicità interpretativa mediante associazioni apparentemente prive di senso, condurrà Agnetti ad intraprendere un procedimento analitico sulla fotografia, dove l’intervento grafico, la manipolazione combinatoria e l’aggiunta di un vissuto biografico-culturale trasformeranno gli scatti anonimi, costituenti la serie Dopo le grandi manovre, in veicoli di memorie personali, di pulsioni mentali e di afflati poetici.
La mostra si propone quindi di ripercorrere la ricca produzione di un artista che ha scelto il rigore analitico e la poeticità inquieta come complementari parole d’ordine di una ricerca tesa a sostituire l'oggetto con il linguaggio, la presenza con l'assenza, lo scorrere progressivo del tempo con il dimenticare a memoria.
Dopo essersi diplomato all’Accademia di Brera e aver frequentato il Piccolo Teatro di Milano, dalla fine degli anni Cinquanta si avvicina alla pittura informale nonché alla poesia, per poi intraprendere una collaborazione con il gruppo milanese Azimuth, seguita dall’autonoma formulazione del rifiuto di dipingere attraverso il cosiddetto “liquidazionismo”o“arte no”.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta, mediante l’uso di diversi media (feltro, bachelite, fotografia, testi a stampa, registrazioni vocali e performances) Agnetti formula gli assiomi, in apparenza ossimorici, di un’analisi dell’atto stesso del fare artistico anticipatrice di alcune delle di poco successive ricerche internazionali.
Assioma (luce come ultimo punto dell’oscurità) (1971), Assioma 4. In principio era la negazione in attesa dello stupore (1971), Il sistema usa gli oggetti come veicolo e le idee come combustibile (1972), Dati due o più istanti lavoro vi sarà sempre una durata-lavoro contenente gli istanti dati (1973), sono soltanto alcune delle asserzioni postulate dall’artista per teorizzare una crisi del linguaggio (1972) dove Chi entra esce (1970/1971) e Chi esce entra (1970/1971); ovvero dove le consuete antinomie tra due elementi o concetti opposti trovano risoluzione in un’unità paradossale ma rigorosa, e soprattutto capace di evidenziare le estensioni così come le contraddizioni intrinseche all’espressione linguistica.
Dalla seconda metà degli anni Settanta, questo innescare una molteplicità interpretativa mediante associazioni apparentemente prive di senso, condurrà Agnetti ad intraprendere un procedimento analitico sulla fotografia, dove l’intervento grafico, la manipolazione combinatoria e l’aggiunta di un vissuto biografico-culturale trasformeranno gli scatti anonimi, costituenti la serie Dopo le grandi manovre, in veicoli di memorie personali, di pulsioni mentali e di afflati poetici.
La mostra si propone quindi di ripercorrere la ricca produzione di un artista che ha scelto il rigore analitico e la poeticità inquieta come complementari parole d’ordine di una ricerca tesa a sostituire l'oggetto con il linguaggio, la presenza con l'assenza, lo scorrere progressivo del tempo con il dimenticare a memoria.
SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI
-
Dal 16 aprile 2024 al 15 settembre 2024
Venezia | Gallerie dell’Accademia
Willem de Kooning e l’Italia
-
Dal 17 aprile 2024 al 22 settembre 2024
Venezia | Ateneo Veneto
Walton Ford. Lion of God
-
Dal 17 aprile 2024 al 24 novembre 2024
Venezia | Procuratie Vecchie
Robert Indiana: The Sweet Mystery
-
Dal 17 aprile 2024 al 16 giugno 2024
Venezia | Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
The Golden Way. La Via dell’Oro. I capolavori dorati della Galleria Nazionale dell’Umbria incontrano l’Arte Contemporanea
-
Dal 13 aprile 2024 al 28 luglio 2024
Treviso | Museo Luigi Bailo
Moda e modernità tra ‘800 e ‘900. Boldini, Erler, Selvatico
-
Dal 13 aprile 2024 al 16 settembre 2024
Venezia | Collezione Peggy Guggenheim
Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere