Il Corpo e l'Idea: la Testa anatomica di Filippo Balbi
Dal 05 Agosto 2023 al 29 Ottobre 2023
Collepardo | Frosinone
Luogo: Certosa di Trisulti
Indirizzo: Via Trisulti 8
Curatori: Mario Ritarossi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.mostregottifredo.it
Una Mostra che è già un evento, con un protagonista unico e assoluto, la “Testa anatomica di Filippo Balbi”, una tavola a olio che ebbe il suo battesimo, che le assicurò subito celebrità internazionale, nell'Esposizione internazionale di Parigi del 1855.
La Mostra verrà inaugurata il 5 agosto nel prestigioso sito della Certosa di Trisulti e resterà aperta fino al 29 ottobre.
Il quadro, una vera e propria icona della categoria degli “scorticati” - nei casi più celebrati, immagini allo stesso tempo opere d'arte ma anche strumenti di studio per gli studenti di anatomia – rappresenta un cranio in cui ossa e muscoli della testa sono raffigurati con corpi avvinghiati l'uno all'altro, in un incastro che suggerisce tensione e compostezza formale: come se, nella visione del pittore, la testa appunto dovesse alludere alla necessità di un luogo entro cui gli impulsi dei sentimenti e gli istinti si acquietano nella difficile dialettica di un sempre precario ma indispensabile equilibrio.
La “Testa anatomica” fu dipinta da Filippo Balbi, il “pictor egregius” delle cronache: nato a Napoli nel 1806, si trasferì dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti, a Roma, dove firmò importanti tele in numerose chiese della città, e poi a Trisulti, ospite dei padri certosini della locale Abbazia, e alla vicina Alatri, dove morì nel 1890.
La Mostra è organizzata dall'Associazione Gottifredo, associazione di promozione sociale con personalità giuridica, in accordo con la Direzione regionale dei Musei e in collaborazione con il Museo di storia della medicina dell'Università La Sapienza, l'istituto che conserva il quadro.
L'Associazione Gottifredo ha provveduto a promuovere il restauro della “tavola”, che si mostra così per la prima volta nei colori originali e pulita dalle imperfezioni depositate su di essa dal tempo. La Mostra, che ha il patrocinio del ministero della cultura e di numerosi enti pubblici e privati, è curata dallo storico dell'arte Mario Ritarossi e si avvale di un comitato scientifico composto dalla professoressa Maria Conforti, direttrice del Museo di storia della medicina della Sapienza, dal professor Marco Bussagli, storico dell'arte e docente di anatomia artistica all'Accademia di Belle Arti di Roma, dal dottor Alessandro Aruta, curatore del Museo si storia della Medicina della Sapienza.
Significativa la sede scelta, la Certosa di Trisulti. Non solo perché il pittore napoletano in essa visse per alcuni anni, decorando con pitture murali molti suoi ambienti, Ma anche perché offre l'occasione di celebrare degnamente, con uno straordinario progetto culturale, il pieno ritorno dell'Abbazia alla sua missione di luogo di contemplazione e di studio, dopo le note vicissitudini giudiziarie degli ultimi anni.
Chi era Filippo Balbi?
L'anno di nascita si conosceva, il 1806. La città natale anche, Napoli. Ma il giorno in cui il Maestro della Testa anatomica aprì gli occhi al mondo – il 12 dicembre - e dove fosse ubicata la casa dei suoi primi vagiti (la stessa nella quale è vissuto fino a 22 anni) viene svelato per la prima volta in questa Mostra.
Lo ha scoperto, infatti, Mario Ritarossi, il curatore della Mostra “Il corpo e l’idea”, che ha ritrovato e sfogliato un polveroso e dimenticato fascicolo personale del pittore, custodito negli archivi diocesani di Napoli.
Queste due notizie non sono mere curiosità. Specialmente la seconda, l'ubicazione della casa dell'infanzia e dell'adolescenza di Balbi, che abbiamo individuato in vico dei Zuroli 24. Il dettaglio interessante è che la casa di famiglia del Pittore si trova a pochi passi dal Pio Monte della Misericordia, dove possiamo ammirare, oggi come ieri al tempo del Balbi adolescente, le “Sette opere della Misericordia” di Caravaggio e alcune delle tele più belle del grande barocco napoletano. E dove sicuramente Balbi si nutrì delle suggestioni artistiche di eccelsi maestri.
E la Testa anatomica?
C'è la firma del pittore, c'è il suo tratto inconfondibile, confermato da numerosi esperti, c'è un segno ben preciso sulla tavola che ritroviamo in tutte le successive copie fotografiche, eppure a qualcuno è venuto il dubbio che non si tratti dell'originale.
Il pasticcio, in realtà, è in due schede presenti nell'inventario del Museo, nelle quali si parla, nella prima, di una “riproduzione e, nella seconda, di un originale di mano dell'artista. Perché questa incertezza? La spiegazione più plausibile la ipotizza Alessandro Aruta, l'attuale curatore del Museo. E ci riporta alla figura di colui che il Museo ha fortemente voluto e fondato nel 1938, Adalberto Pazzini, storico della medicina, appassionato d'arte e figlio di un pittore di scuola macchiaiola di metà Ottocento.
Pazzini vede il quadro, tra gli oggetti della sezione dell'arte medica della vastissima collezione del tenore Evan Gorga, requisita dallo Stato e finita nei sotterranei prima di Valle Giulia e poi della Sapienza. Si rende conto della sua importanza artistica e chiede che venga data al nascente museo. Ma si rende conto anche che musei più titolati potrebbero rivendicarla e perciò “trucca le carte”, declassando l'opera a “riproduzione”.
Insomma, ricorre a un marchingegno archivistico per sottrarla alla concupiscenza di altri.
Una bugia bianca: a fin di bene.
Da dove proviene la Testa anatomica?
La “Testa anatomica” faceva parte della vastissima e variegata collezione dei più disparati oggetti d'arte di Evan Gorga, un tenore che, a cavallo tra l'ottocento e il novecento dello scorso secolo, ebbe momenti di grande notorietà. Era nato ai confini meridionali della futura provincia di Frosinone, nel piccolo comune di Broccostella, e la sua arte lo avrebbe portato a essere il Rodolfo della “prima” della Bohème, quella, per intenderci, diretta dal ventinovenne Arturo Toscanini in scena al Regio di Torino il primo febbraio del 1896. Ma la carriera di Evan Gorga, avviatasi con auspici tanto promettenti, si conclude inspiegabilmente appena cinque anni dopo. Molti ipotizzano che l'abbandono dei teatri lirici coincida con l'esplodere della sua passione di collezionista, quando egli comincia a raccogliere forsennatamente strumenti musicali, opere d'arte, oggetti di valore d'ogni tipo. Nel 1929, completamente spiantato e temendo che tutta la sua ormai vastissima collezione (non bastano 11 appartamenti a contenerla) vada dispersa per le pretese dei creditori, invoca la tutela dello Stato che pone il suo vincolo su tutto il patrimonio e, qualche tempo dopo, lo acquisisce ripromettendosi di affidarlo, a pezzi, ai musei appropriati. Gli strumenti musicali diventano così il primo nucleo del Museo degli strumenti musicali di Santa Croce in Gerusalemme, i quadri prendono, invece, direzioni diverse: confuso tra di essi c'è la Testa anatomica, comprata da Gorga chissà dove. È a questo punto che entra in scena Adalberto Pazzini, il medico che – lo abbiamo visto- - si è messo in testa, e alla fine ci sta riuscendo, di realizzare un museo di storia della medicina annesso all'università di cui è docente, La Sapienza di Roma. E per entrare in possesso del quadro ricorre, anche questo lo abbiamo raccontato, a un piccolo “trucco”. É così che il capolavoro di Balbi finisce al Museo nel quale è restato dal 1954 a oggi.
Il restauro
Il restauro, promosso dall’Associazione Gottifredo di Alatri nell’ambito del progetto Coworking sostenuto dalla Fondazione Terzo Pilastro-internazionale, ha avuto un esito che gli esperti e responsabili del Museo definiscono “eccezionale” perché – nota il curatore dell’Istituto Alessandro Aruta - «ha permesso di restituire al quadro, un olio su tavola di cm. 59,5 x 47,8 l’originaria luminosità e tutte le sfumature della complessa esecuzione», Il restauro è stato eseguito da Natalia Gurgone della cooperativa Koinè, Un laboratorio dell'Università della Tuscia ha effettuato le indagini diagnostiche riscoprendo il disegno preparatorio sottostante e la “tavolozza” utilizzata dall'artista.
Il progetto espositivo che ha la curatela del professor Mario Ritarossi, pittore e docente di storia dell’arte, e il coordinamento scientifico della professoressa Maria Conforti, direttrice del Museo universitario, permetterà di entrare all’interno di un’opera, dal significato per tanti versi ancora misterioso e tutto da studiare. Nel comitato scientifico compare un autorevole storico dell’arte, Marco Bussagli docente di anatomia artistica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Tra gli enti patrocinanti – di cui sarà presto reso noto l’elenco completo – il Ministero della Cultura, l’Università di Roma “La Sapienza”, l’Università di Cassino e del Lazio meridionale, le Accademie di Belle Arti di Frosinone, Roma, Napoli, le città legate alle diverse fasi della vita del Pittore.
“Il corpo e l’idea. La testa anatomica di Balbi” - spiegano i responsabili dell’Associazione Gottifredo – si snoderà lungo un percorso tracciato da una serie di pannelli sui quali verranno stampate gigantografie che metteranno in risalto, quadrante per quadrante, tutti i particolari della Testa, quelli che a occhio nudo non riescono a essere percepiti dall’osservatore e che, invece, anche grazie alle splendide foto realizzate nei laboratori del “DigiLab” dell’Università La Sapienza e alle approfondite indagini diagnostiche sul quadro effettuate dai laboratori dell’Università della Tuscia, diventano visibili e ispezionabili fin nei minimi dettagli.
Il quadro sarà scoperto nella sua interezza, quasi con sorpresa, dal visitatore alla fine del percorso, lungo il quale sarà presente una sua traduzione tattile per l’esplorazione dei non vedenti, curata dalla tiflologa Alba Lisa Mazzocchia. Non mancheranno arricchimenti audio video e un ambiente immersivo, realizzati da docenti e studenti della classe di intermedialità del Conservatorio di Frosinone, tenuta dal maestro Valerio Murat, e da alcuni giovani professionisti – il gruppo Keiron - impegnati in progetti artistico-formativi di realtà virtuale, che più che a puri effetti spettacolari punta a costituire una nuova creazione artistica e un contributo critico autonomo per nuove letture dell’opera. Originali sono anche le musiche della “trama sonora” scelte e composte dal Maestro Luca Salvadori, docente di composizione del Conservatorio di musica Licinio Refice di Frosinone.
«Una particolarità del progetto che ne costituisce un ulteriore elemento di novità – dice il professor Tarcisio Tarquini, presidente dell’Associazione – è la partecipazione alla realizzazione della Mostra degli studenti di alcune scuole superiori e del Conservatorio di musica “Licinio Refice”». L’allestimento è curato da due giovani architette Maria Combusti e Sara Sarandrea dello studio “Trinomio”, che hanno voluto riproporre nel progetto le misure nascoste (anche questa, una scoperta della Mostra) che Balbi ha impresso nel suo dipinto.
Il Catalogo della Mostra, curato da Mario Ritarossi, ospita contributi scientifici di assoluta qualità e originalità. Dopo il saggio di apertura di Mario Ritarossi, cè un doppio contributo di Marco Bussagli che analizza i precedenti, non solo italiani e europei, della Testa anatomica e disseziona la testa dimostrando la grande perizia scientifica della rappresentazione balbiana. Lo storico dell'arte Michele Campisi ricostruisce la presenza della Testa anatomica all'Esposizione parigina del 1855, il poliartista e performer Giovanni Fontana e lo psichiatra Ettore Del Greco trattano le implicazioni filosofiche e psicoanalitiche del quadro, la restauratrice Natalia Gurgone illustra le fasi e le scoperte del restauro, il curatore del Museo di storia della medicina Alessandro Aruta ripercorre le vicende della Tavola dopo la morte del pittore. Un accurato “excursus” biografico firmato dal curatore e un apparato costituito da una nota bibliografica approntata dalla storica dell'arte Eugenia Salvadori e da schede sull'allestimento, la traduzione tattile, la realtà virtuale e la trama sonora concludono il volume ricco di immagini inedite e con una ampia galleria fotografica realizzata per la Mostra e il Catalogo (Gottifredo Edizioni, 168 pagine, euro 35).
La Mostra verrà inaugurata il 5 agosto nel prestigioso sito della Certosa di Trisulti e resterà aperta fino al 29 ottobre.
Il quadro, una vera e propria icona della categoria degli “scorticati” - nei casi più celebrati, immagini allo stesso tempo opere d'arte ma anche strumenti di studio per gli studenti di anatomia – rappresenta un cranio in cui ossa e muscoli della testa sono raffigurati con corpi avvinghiati l'uno all'altro, in un incastro che suggerisce tensione e compostezza formale: come se, nella visione del pittore, la testa appunto dovesse alludere alla necessità di un luogo entro cui gli impulsi dei sentimenti e gli istinti si acquietano nella difficile dialettica di un sempre precario ma indispensabile equilibrio.
La “Testa anatomica” fu dipinta da Filippo Balbi, il “pictor egregius” delle cronache: nato a Napoli nel 1806, si trasferì dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti, a Roma, dove firmò importanti tele in numerose chiese della città, e poi a Trisulti, ospite dei padri certosini della locale Abbazia, e alla vicina Alatri, dove morì nel 1890.
La Mostra è organizzata dall'Associazione Gottifredo, associazione di promozione sociale con personalità giuridica, in accordo con la Direzione regionale dei Musei e in collaborazione con il Museo di storia della medicina dell'Università La Sapienza, l'istituto che conserva il quadro.
L'Associazione Gottifredo ha provveduto a promuovere il restauro della “tavola”, che si mostra così per la prima volta nei colori originali e pulita dalle imperfezioni depositate su di essa dal tempo. La Mostra, che ha il patrocinio del ministero della cultura e di numerosi enti pubblici e privati, è curata dallo storico dell'arte Mario Ritarossi e si avvale di un comitato scientifico composto dalla professoressa Maria Conforti, direttrice del Museo di storia della medicina della Sapienza, dal professor Marco Bussagli, storico dell'arte e docente di anatomia artistica all'Accademia di Belle Arti di Roma, dal dottor Alessandro Aruta, curatore del Museo si storia della Medicina della Sapienza.
Significativa la sede scelta, la Certosa di Trisulti. Non solo perché il pittore napoletano in essa visse per alcuni anni, decorando con pitture murali molti suoi ambienti, Ma anche perché offre l'occasione di celebrare degnamente, con uno straordinario progetto culturale, il pieno ritorno dell'Abbazia alla sua missione di luogo di contemplazione e di studio, dopo le note vicissitudini giudiziarie degli ultimi anni.
Chi era Filippo Balbi?
L'anno di nascita si conosceva, il 1806. La città natale anche, Napoli. Ma il giorno in cui il Maestro della Testa anatomica aprì gli occhi al mondo – il 12 dicembre - e dove fosse ubicata la casa dei suoi primi vagiti (la stessa nella quale è vissuto fino a 22 anni) viene svelato per la prima volta in questa Mostra.
Lo ha scoperto, infatti, Mario Ritarossi, il curatore della Mostra “Il corpo e l’idea”, che ha ritrovato e sfogliato un polveroso e dimenticato fascicolo personale del pittore, custodito negli archivi diocesani di Napoli.
Queste due notizie non sono mere curiosità. Specialmente la seconda, l'ubicazione della casa dell'infanzia e dell'adolescenza di Balbi, che abbiamo individuato in vico dei Zuroli 24. Il dettaglio interessante è che la casa di famiglia del Pittore si trova a pochi passi dal Pio Monte della Misericordia, dove possiamo ammirare, oggi come ieri al tempo del Balbi adolescente, le “Sette opere della Misericordia” di Caravaggio e alcune delle tele più belle del grande barocco napoletano. E dove sicuramente Balbi si nutrì delle suggestioni artistiche di eccelsi maestri.
E la Testa anatomica?
C'è la firma del pittore, c'è il suo tratto inconfondibile, confermato da numerosi esperti, c'è un segno ben preciso sulla tavola che ritroviamo in tutte le successive copie fotografiche, eppure a qualcuno è venuto il dubbio che non si tratti dell'originale.
Il pasticcio, in realtà, è in due schede presenti nell'inventario del Museo, nelle quali si parla, nella prima, di una “riproduzione e, nella seconda, di un originale di mano dell'artista. Perché questa incertezza? La spiegazione più plausibile la ipotizza Alessandro Aruta, l'attuale curatore del Museo. E ci riporta alla figura di colui che il Museo ha fortemente voluto e fondato nel 1938, Adalberto Pazzini, storico della medicina, appassionato d'arte e figlio di un pittore di scuola macchiaiola di metà Ottocento.
Pazzini vede il quadro, tra gli oggetti della sezione dell'arte medica della vastissima collezione del tenore Evan Gorga, requisita dallo Stato e finita nei sotterranei prima di Valle Giulia e poi della Sapienza. Si rende conto della sua importanza artistica e chiede che venga data al nascente museo. Ma si rende conto anche che musei più titolati potrebbero rivendicarla e perciò “trucca le carte”, declassando l'opera a “riproduzione”.
Insomma, ricorre a un marchingegno archivistico per sottrarla alla concupiscenza di altri.
Una bugia bianca: a fin di bene.
Da dove proviene la Testa anatomica?
La “Testa anatomica” faceva parte della vastissima e variegata collezione dei più disparati oggetti d'arte di Evan Gorga, un tenore che, a cavallo tra l'ottocento e il novecento dello scorso secolo, ebbe momenti di grande notorietà. Era nato ai confini meridionali della futura provincia di Frosinone, nel piccolo comune di Broccostella, e la sua arte lo avrebbe portato a essere il Rodolfo della “prima” della Bohème, quella, per intenderci, diretta dal ventinovenne Arturo Toscanini in scena al Regio di Torino il primo febbraio del 1896. Ma la carriera di Evan Gorga, avviatasi con auspici tanto promettenti, si conclude inspiegabilmente appena cinque anni dopo. Molti ipotizzano che l'abbandono dei teatri lirici coincida con l'esplodere della sua passione di collezionista, quando egli comincia a raccogliere forsennatamente strumenti musicali, opere d'arte, oggetti di valore d'ogni tipo. Nel 1929, completamente spiantato e temendo che tutta la sua ormai vastissima collezione (non bastano 11 appartamenti a contenerla) vada dispersa per le pretese dei creditori, invoca la tutela dello Stato che pone il suo vincolo su tutto il patrimonio e, qualche tempo dopo, lo acquisisce ripromettendosi di affidarlo, a pezzi, ai musei appropriati. Gli strumenti musicali diventano così il primo nucleo del Museo degli strumenti musicali di Santa Croce in Gerusalemme, i quadri prendono, invece, direzioni diverse: confuso tra di essi c'è la Testa anatomica, comprata da Gorga chissà dove. È a questo punto che entra in scena Adalberto Pazzini, il medico che – lo abbiamo visto- - si è messo in testa, e alla fine ci sta riuscendo, di realizzare un museo di storia della medicina annesso all'università di cui è docente, La Sapienza di Roma. E per entrare in possesso del quadro ricorre, anche questo lo abbiamo raccontato, a un piccolo “trucco”. É così che il capolavoro di Balbi finisce al Museo nel quale è restato dal 1954 a oggi.
Il restauro
Il restauro, promosso dall’Associazione Gottifredo di Alatri nell’ambito del progetto Coworking sostenuto dalla Fondazione Terzo Pilastro-internazionale, ha avuto un esito che gli esperti e responsabili del Museo definiscono “eccezionale” perché – nota il curatore dell’Istituto Alessandro Aruta - «ha permesso di restituire al quadro, un olio su tavola di cm. 59,5 x 47,8 l’originaria luminosità e tutte le sfumature della complessa esecuzione», Il restauro è stato eseguito da Natalia Gurgone della cooperativa Koinè, Un laboratorio dell'Università della Tuscia ha effettuato le indagini diagnostiche riscoprendo il disegno preparatorio sottostante e la “tavolozza” utilizzata dall'artista.
Il progetto espositivo che ha la curatela del professor Mario Ritarossi, pittore e docente di storia dell’arte, e il coordinamento scientifico della professoressa Maria Conforti, direttrice del Museo universitario, permetterà di entrare all’interno di un’opera, dal significato per tanti versi ancora misterioso e tutto da studiare. Nel comitato scientifico compare un autorevole storico dell’arte, Marco Bussagli docente di anatomia artistica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Tra gli enti patrocinanti – di cui sarà presto reso noto l’elenco completo – il Ministero della Cultura, l’Università di Roma “La Sapienza”, l’Università di Cassino e del Lazio meridionale, le Accademie di Belle Arti di Frosinone, Roma, Napoli, le città legate alle diverse fasi della vita del Pittore.
“Il corpo e l’idea. La testa anatomica di Balbi” - spiegano i responsabili dell’Associazione Gottifredo – si snoderà lungo un percorso tracciato da una serie di pannelli sui quali verranno stampate gigantografie che metteranno in risalto, quadrante per quadrante, tutti i particolari della Testa, quelli che a occhio nudo non riescono a essere percepiti dall’osservatore e che, invece, anche grazie alle splendide foto realizzate nei laboratori del “DigiLab” dell’Università La Sapienza e alle approfondite indagini diagnostiche sul quadro effettuate dai laboratori dell’Università della Tuscia, diventano visibili e ispezionabili fin nei minimi dettagli.
Il quadro sarà scoperto nella sua interezza, quasi con sorpresa, dal visitatore alla fine del percorso, lungo il quale sarà presente una sua traduzione tattile per l’esplorazione dei non vedenti, curata dalla tiflologa Alba Lisa Mazzocchia. Non mancheranno arricchimenti audio video e un ambiente immersivo, realizzati da docenti e studenti della classe di intermedialità del Conservatorio di Frosinone, tenuta dal maestro Valerio Murat, e da alcuni giovani professionisti – il gruppo Keiron - impegnati in progetti artistico-formativi di realtà virtuale, che più che a puri effetti spettacolari punta a costituire una nuova creazione artistica e un contributo critico autonomo per nuove letture dell’opera. Originali sono anche le musiche della “trama sonora” scelte e composte dal Maestro Luca Salvadori, docente di composizione del Conservatorio di musica Licinio Refice di Frosinone.
«Una particolarità del progetto che ne costituisce un ulteriore elemento di novità – dice il professor Tarcisio Tarquini, presidente dell’Associazione – è la partecipazione alla realizzazione della Mostra degli studenti di alcune scuole superiori e del Conservatorio di musica “Licinio Refice”». L’allestimento è curato da due giovani architette Maria Combusti e Sara Sarandrea dello studio “Trinomio”, che hanno voluto riproporre nel progetto le misure nascoste (anche questa, una scoperta della Mostra) che Balbi ha impresso nel suo dipinto.
Il Catalogo della Mostra, curato da Mario Ritarossi, ospita contributi scientifici di assoluta qualità e originalità. Dopo il saggio di apertura di Mario Ritarossi, cè un doppio contributo di Marco Bussagli che analizza i precedenti, non solo italiani e europei, della Testa anatomica e disseziona la testa dimostrando la grande perizia scientifica della rappresentazione balbiana. Lo storico dell'arte Michele Campisi ricostruisce la presenza della Testa anatomica all'Esposizione parigina del 1855, il poliartista e performer Giovanni Fontana e lo psichiatra Ettore Del Greco trattano le implicazioni filosofiche e psicoanalitiche del quadro, la restauratrice Natalia Gurgone illustra le fasi e le scoperte del restauro, il curatore del Museo di storia della medicina Alessandro Aruta ripercorre le vicende della Tavola dopo la morte del pittore. Un accurato “excursus” biografico firmato dal curatore e un apparato costituito da una nota bibliografica approntata dalla storica dell'arte Eugenia Salvadori e da schede sull'allestimento, la traduzione tattile, la realtà virtuale e la trama sonora concludono il volume ricco di immagini inedite e con una ampia galleria fotografica realizzata per la Mostra e il Catalogo (Gottifredo Edizioni, 168 pagine, euro 35).
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