Riccardo Monachesi. ELEMENTA
Dal 28 Giugno 2024 al 28 Settembre 2024
Collepardo | Frosinone
Luogo: Certosa di Trisulti
Indirizzo: Via Trisulti 8
Orari: Tutti i giorni 10:00 - 13:30, 14:30 - 18:00
Curatori: Simona Ciofetta
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0775 47024
E-Mail info: prenotazionicertosatrisulti@laziocrea.it
Sito ufficiale: http://https://direzioneregionalemuseilazio.cultura.gov.it/luoghi/certosa-di-trisulti
La Direzione regionale Musei nazionali Lazio dedica a Riccardo Monachesi, artista che usa la ceramica come suo principale mezzo espressivo, la mostra Elementa, a cura di Simona Ciofetta, negli spazi della Certosa di Trisulti: l’intero percorso dell’artista è tracciato da 26 installazioni, composte da oltre 400 pezzi realizzati dal 1990 ad oggi, create per questa occasione in dialogo con la Certosa: un allestimento in ambienti carichi di storia e di memorie, alcuni dei quali aperti per la prima volta al pubblico.
L’esposizione si inserisce nel programma di arte contemporanea della Direzione, che promuove la relazione tra i suoi siti e gli artisti, chiamati a interpretare lo spirito dei luoghi con installazioni che ricomprendono alcune opere appositamente ideate.
Una mostra antologica della produzione di Monachesi, promossa dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio per la Certosa di Trisulti, che trova, in una pacifica invasione dei suoi percorsi, un rapporto preciso con la sede monumentale, la sua storia e la sua memoria.
L’opera di Riccardo Monachesi dialoga naturalmente con lo spazio architettonico: interno o esterno, nudo o arredato, purché sia capace di rispettare la natura delicata e la cromia iridata delle sue ceramiche. Un incontro fortunato, quello tra gli spazi diffusi della Certosa di Trisulti e lo scultore, sollecitato dagli stalli silenziosi del coro della chiesa, dai giardini e dagli orti, dalla farmacia ricca dei vasi e delle vetrine settecentesche, introdotta dal fantastico salottino in cui la sapienza farmaceutica si unisce al puro divertimento nelle decorazioni, dai lunghi corridoi in penombra, dall’ampiezza meditativa del grande chiostro, dalla serie di bianche celle silenziose ormai vuote, pronte ad accogliere nuova vita grazie alle ceramiche di Monachesi.
Elementa è il titolo che nasce pensando all’essenza delle opere di Monachesi spesso composte di più pezzi, in un modo che l’autore stesso varia come componesse con caratteri tipografici una pagina stampata, con elementi dotati ciascuno di autonomia espressiva ma capaci di richiamare i propri simili in composizioni multiple cariche di significato, che possiamo leggere in successioni organizzate o del tutto libere, come i Cubi o i Titoli.
L’arte ceramica è portata da Riccardo Monachesi a un altissimo livello di ricerca tecnica che coinvolge nel processo creativo quella casualità legata all’essenza stessa della creta: sostanza cedevole e reattiva che quasi mai l’artista costringe del tutto in rigide formature o in cromie prefissate, in un processo che diviene costante contesa tra l’azione dell’uomo e la risposta della materia.
In una successione annunciata dal risuonare leggero delle Conchiglie mosse dal vento, per fare solo alcuni esempi, si passa dagli Pneumi, forme organiche che includono l’esigenza del respiro a Dona di memoria morandiana, dalle Ali, pensiero di libertà, alle Semilune, segno architettonico in contraddizione con l’architettura reale che si trasforma in corpo celeste, fino a soggetti propriamente religiosi quali una Via Crucis di personale interpretazione e il San Sebastiano, identificato con la colonna, simbolo architettonico per eccellenza e simbolo al contempo del martirio: di nuovo una scultura unica ma scomponibile, dal cui stesso processo creativo hanno origine anche le Carte, opere pittoriche, che ne recano le tracce quali altrettanti sudari.
Il catalogo della mostra è edito dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio e contiene la prefazione di Elisabetta Scungio, dirigente della Direzione, l’introduzione di Ursula Piccone, direttrice della Certosa di Trisulti, il saggio critico della curatrice Simona Ciofetta con le schede di tutte le opere esposte, un dialogo tra curatrice e artista e gli apparati bio-bibliografici.
L’Artista
Riccardo Monachesi, romano, dal 1977 usa la creta come medium per fare arte. Dopo un apprendistato con Nino Caruso, nel 1980 si laurea in Architettura, comprendendo che per sé la sola possibilità interessante di progettazione è quella di ‘progettare l’emozione’ e con questa poetica imposta il suo lavoro d’artista.
Inizia l’attività espositiva nel 1981 con una mostra sul Barocco a Calcata, presentata da Paolo Portoghesi. A seguire, numerose esposizioni nelle quali impone la ceramica – tecnica usuale dell’artigiano ma nel contempo suo principale linguaggio espressivo – quale materia eminentemente artistica.
Alla mostra romana del 1994 presso lo Studio Bocchi, presentata da Walter Veltroni, seguono nel 2009 una personale presso l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna; nel 2014 la personale “Terraemota” presso il Museo delle Mura per il Comune di Roma, presentata da Maurizio Calvesi; nel 2017 il Museo della Ceramica di Viterbo ed il Museo della Ceramica di Civita Castellana gli hanno dedicato la personale “Addendi” curata da Francesco Paolo del Re. Nel 2019, in una personale presso lo Studio Canova di Roma dove Antonio Canova realizzò il modello in creta di “Amore e Psiche”, propone un'opera site specific che riprende l'emozione dell'importante scultura; nel 2020 la personale Pietra Plasmata presso il Palazzo delle Pietre a Roma. Nel 2011 la Galleria Nazionale di Arte Moderna ha acquisito e collocato presso il Museo Boncompagni Ludovisi 20 ceramiche realizzate a quattro mani con Elisa Montessori; nel 2015 ha realizzato un’opera site specific per il Museo Archeologico a Lipari ed altri due lavori site-specific nell’Ambasciata Italiana di Santiago del Cile, come risultato di una residenza d’artista.
Partecipa a diverse collettive: nel 2015 a Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna; nel 2019 a Roma, Chiostro di Sant'Alessio all'Aventino con un lavoro realizzato appositamente sull'esperienza mistica del Santo e a Napoli, Museo della Ceramica Duca di Camastra; nel 2020 espone nuovamente al Chiostro di Sant'Alessio; nel 2021 partecipa alle collettive Libri d'Artista presso il Museo Boncompagni-Ludovisi, Visioni Contemporanee a Castel Sant'Angelo e Io e Me presso la Biblioteca Nazionale di Roma; nel 2022 partecipa alla collettiva Ethos Keramikos nel Museo di Palazzo Doebbing a Sutri curata da Vittorio Sgarbi; presenta alcuni lavori nello Spazio Field a Palazzo Brancaccio di Roma, per la cura di Claudio Libero Pisano, e un lavoro al M.A.R.T. Di Rovereto per la cura di Rolando Giovannini; espone diverse opere alla Design Week 2022 di Milano. Nel 2023 partecipa alla 3° edizione della Biennale d'Arte Sacra a Mentone (Francia) presentando la Via Crucis.
La Curatrice
Simona Ciofetta, storica dell’arte, collabora da molti anni con il Ministero della cultura con attività di ricerca e di valorizzazione, di progettazione e coordinamento nell’ambito del digitale e degli archivi documentari e gestionali, di progetti conservativi ed espositivi. Si è occupata di storia e gestione di collezioni. Ha curato o collaborato all’organizzazione di mostre di arte moderna e contemporanea. Ha collaborato a lungo con l’Istituto della Enciclopedia Italiana. Svolge attività di ricerca scientifica e pubblicazione nell’ambito dell’arte veneta del sec. XVI, di arte e architettura romana dei secc. XVI-XVIII, di rapporto tra scultura moderna e arte antica, di arte e collezionismo nell’età moderna e contemporanea.
La Certosa di Trisulti
La Certosa di Trisulti è dal 2014 patrimonio del Ministero della cultura e dal 2019 è gestita dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio, per la quale è diretta dal 2022 dall’arch. Ursula Piccone.
Il nome deriva dal latino “tres saltibus” cioè “tre salti”, perché è situata tra tre valichi verso l’Abruzzo, Roma e l’area meridionale dello Stato della Chiesa.
Il monastero fu edificato agli inizi del 1200 nella secolare Selva d’Ecio, nei pressi di Collepardo, e assegnato ai Certosini da papa Innocenzo III. Della fase medievale restano il leone proveniente dall’arredo dell'antica chiesa abbaziale – più volte rimaneggiata sino all’impianto decorativo barocco ancora visibile oggi – e gli ambienti medievali del cosiddetto palazzo di Innocenzo III che ospitano la Biblioteca nazionale della Certosa con circa 36.000 volumi pregiati.
Nel corso dei secoli la Certosa diviene un poderoso complesso monumentale di circa 80.000 metri quadrati nei quali si trovano, oltre alla sala capitolare, alle celle, al refettorio e al cimitero dei monaci, anche la peschiera, il chiostro, il giardino, gli orti e la splendida farmacia settecentesca, che testimonia l’attività dei monaci, proseguita fino in epoca moderna, della produzione di medicamenti e liquori. L’interno conserva l’arredo settecentesco, le vetrine con i vasi da farmacia e gli armadi in cui sono riposte le scatole per le erbe. Nell’ingresso e nel salotto di attesa risalta la raffinata decorazione del pittore napoletano dell’800 Filippo Balbi.
L’esposizione si inserisce nel programma di arte contemporanea della Direzione, che promuove la relazione tra i suoi siti e gli artisti, chiamati a interpretare lo spirito dei luoghi con installazioni che ricomprendono alcune opere appositamente ideate.
Una mostra antologica della produzione di Monachesi, promossa dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio per la Certosa di Trisulti, che trova, in una pacifica invasione dei suoi percorsi, un rapporto preciso con la sede monumentale, la sua storia e la sua memoria.
L’opera di Riccardo Monachesi dialoga naturalmente con lo spazio architettonico: interno o esterno, nudo o arredato, purché sia capace di rispettare la natura delicata e la cromia iridata delle sue ceramiche. Un incontro fortunato, quello tra gli spazi diffusi della Certosa di Trisulti e lo scultore, sollecitato dagli stalli silenziosi del coro della chiesa, dai giardini e dagli orti, dalla farmacia ricca dei vasi e delle vetrine settecentesche, introdotta dal fantastico salottino in cui la sapienza farmaceutica si unisce al puro divertimento nelle decorazioni, dai lunghi corridoi in penombra, dall’ampiezza meditativa del grande chiostro, dalla serie di bianche celle silenziose ormai vuote, pronte ad accogliere nuova vita grazie alle ceramiche di Monachesi.
Elementa è il titolo che nasce pensando all’essenza delle opere di Monachesi spesso composte di più pezzi, in un modo che l’autore stesso varia come componesse con caratteri tipografici una pagina stampata, con elementi dotati ciascuno di autonomia espressiva ma capaci di richiamare i propri simili in composizioni multiple cariche di significato, che possiamo leggere in successioni organizzate o del tutto libere, come i Cubi o i Titoli.
L’arte ceramica è portata da Riccardo Monachesi a un altissimo livello di ricerca tecnica che coinvolge nel processo creativo quella casualità legata all’essenza stessa della creta: sostanza cedevole e reattiva che quasi mai l’artista costringe del tutto in rigide formature o in cromie prefissate, in un processo che diviene costante contesa tra l’azione dell’uomo e la risposta della materia.
In una successione annunciata dal risuonare leggero delle Conchiglie mosse dal vento, per fare solo alcuni esempi, si passa dagli Pneumi, forme organiche che includono l’esigenza del respiro a Dona di memoria morandiana, dalle Ali, pensiero di libertà, alle Semilune, segno architettonico in contraddizione con l’architettura reale che si trasforma in corpo celeste, fino a soggetti propriamente religiosi quali una Via Crucis di personale interpretazione e il San Sebastiano, identificato con la colonna, simbolo architettonico per eccellenza e simbolo al contempo del martirio: di nuovo una scultura unica ma scomponibile, dal cui stesso processo creativo hanno origine anche le Carte, opere pittoriche, che ne recano le tracce quali altrettanti sudari.
Il catalogo della mostra è edito dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio e contiene la prefazione di Elisabetta Scungio, dirigente della Direzione, l’introduzione di Ursula Piccone, direttrice della Certosa di Trisulti, il saggio critico della curatrice Simona Ciofetta con le schede di tutte le opere esposte, un dialogo tra curatrice e artista e gli apparati bio-bibliografici.
L’Artista
Riccardo Monachesi, romano, dal 1977 usa la creta come medium per fare arte. Dopo un apprendistato con Nino Caruso, nel 1980 si laurea in Architettura, comprendendo che per sé la sola possibilità interessante di progettazione è quella di ‘progettare l’emozione’ e con questa poetica imposta il suo lavoro d’artista.
Inizia l’attività espositiva nel 1981 con una mostra sul Barocco a Calcata, presentata da Paolo Portoghesi. A seguire, numerose esposizioni nelle quali impone la ceramica – tecnica usuale dell’artigiano ma nel contempo suo principale linguaggio espressivo – quale materia eminentemente artistica.
Alla mostra romana del 1994 presso lo Studio Bocchi, presentata da Walter Veltroni, seguono nel 2009 una personale presso l’Istituto Italiano di Cultura a Vienna; nel 2014 la personale “Terraemota” presso il Museo delle Mura per il Comune di Roma, presentata da Maurizio Calvesi; nel 2017 il Museo della Ceramica di Viterbo ed il Museo della Ceramica di Civita Castellana gli hanno dedicato la personale “Addendi” curata da Francesco Paolo del Re. Nel 2019, in una personale presso lo Studio Canova di Roma dove Antonio Canova realizzò il modello in creta di “Amore e Psiche”, propone un'opera site specific che riprende l'emozione dell'importante scultura; nel 2020 la personale Pietra Plasmata presso il Palazzo delle Pietre a Roma. Nel 2011 la Galleria Nazionale di Arte Moderna ha acquisito e collocato presso il Museo Boncompagni Ludovisi 20 ceramiche realizzate a quattro mani con Elisa Montessori; nel 2015 ha realizzato un’opera site specific per il Museo Archeologico a Lipari ed altri due lavori site-specific nell’Ambasciata Italiana di Santiago del Cile, come risultato di una residenza d’artista.
Partecipa a diverse collettive: nel 2015 a Roma, Galleria Nazionale di Arte Moderna; nel 2019 a Roma, Chiostro di Sant'Alessio all'Aventino con un lavoro realizzato appositamente sull'esperienza mistica del Santo e a Napoli, Museo della Ceramica Duca di Camastra; nel 2020 espone nuovamente al Chiostro di Sant'Alessio; nel 2021 partecipa alle collettive Libri d'Artista presso il Museo Boncompagni-Ludovisi, Visioni Contemporanee a Castel Sant'Angelo e Io e Me presso la Biblioteca Nazionale di Roma; nel 2022 partecipa alla collettiva Ethos Keramikos nel Museo di Palazzo Doebbing a Sutri curata da Vittorio Sgarbi; presenta alcuni lavori nello Spazio Field a Palazzo Brancaccio di Roma, per la cura di Claudio Libero Pisano, e un lavoro al M.A.R.T. Di Rovereto per la cura di Rolando Giovannini; espone diverse opere alla Design Week 2022 di Milano. Nel 2023 partecipa alla 3° edizione della Biennale d'Arte Sacra a Mentone (Francia) presentando la Via Crucis.
La Curatrice
Simona Ciofetta, storica dell’arte, collabora da molti anni con il Ministero della cultura con attività di ricerca e di valorizzazione, di progettazione e coordinamento nell’ambito del digitale e degli archivi documentari e gestionali, di progetti conservativi ed espositivi. Si è occupata di storia e gestione di collezioni. Ha curato o collaborato all’organizzazione di mostre di arte moderna e contemporanea. Ha collaborato a lungo con l’Istituto della Enciclopedia Italiana. Svolge attività di ricerca scientifica e pubblicazione nell’ambito dell’arte veneta del sec. XVI, di arte e architettura romana dei secc. XVI-XVIII, di rapporto tra scultura moderna e arte antica, di arte e collezionismo nell’età moderna e contemporanea.
La Certosa di Trisulti
La Certosa di Trisulti è dal 2014 patrimonio del Ministero della cultura e dal 2019 è gestita dalla Direzione regionale Musei nazionali Lazio, per la quale è diretta dal 2022 dall’arch. Ursula Piccone.
Il nome deriva dal latino “tres saltibus” cioè “tre salti”, perché è situata tra tre valichi verso l’Abruzzo, Roma e l’area meridionale dello Stato della Chiesa.
Il monastero fu edificato agli inizi del 1200 nella secolare Selva d’Ecio, nei pressi di Collepardo, e assegnato ai Certosini da papa Innocenzo III. Della fase medievale restano il leone proveniente dall’arredo dell'antica chiesa abbaziale – più volte rimaneggiata sino all’impianto decorativo barocco ancora visibile oggi – e gli ambienti medievali del cosiddetto palazzo di Innocenzo III che ospitano la Biblioteca nazionale della Certosa con circa 36.000 volumi pregiati.
Nel corso dei secoli la Certosa diviene un poderoso complesso monumentale di circa 80.000 metri quadrati nei quali si trovano, oltre alla sala capitolare, alle celle, al refettorio e al cimitero dei monaci, anche la peschiera, il chiostro, il giardino, gli orti e la splendida farmacia settecentesca, che testimonia l’attività dei monaci, proseguita fino in epoca moderna, della produzione di medicamenti e liquori. L’interno conserva l’arredo settecentesco, le vetrine con i vasi da farmacia e gli armadi in cui sono riposte le scatole per le erbe. Nell’ingresso e nel salotto di attesa risalta la raffinata decorazione del pittore napoletano dell’800 Filippo Balbi.
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