Succisa Virescit. La forza della rinascita. Installazioni di Franca Pisani
Dal 06 Aprile 2019 al 27 Ottobre 2019
Cassino | Frosinone
Luogo: Museo dell’Abbazia di Montecassino
Indirizzo: via Montecassino
Orari: tutti i giorni dalle 8.45 alle 19
Curatori: Roberto Capitanio
Costo del biglietto: Ingresso al museo e alla mostra: 5 euro (previste riduzioni gruppi/famiglie)
Telefono per informazioni: +39 077.6311529
E-Mail info: info@abbaziamontecassino.org
Sito ufficiale: http://www.abbaziamontecassino.org
Il giardino di pietra | 06.04.2019 | 27.10.2019
Trasparenze | 06.04.2019 | 19.05.2019
Dopo 75 anni di oblio, stanno per tornare alla luce circa 50 reperti dell’antica Abbazia di Montecassino, distrutta dai bombardamenti degli Alleati nell’inverno del 1944. Durante tutti questi anni alcuni materiali lapidei non riutilizzati – testimonianze della vecchia Abbazia ricostruita a metà del XIV secolo dopo un disastroso terremoto e impreziosita da applicazioni e pitture barocche – se pur frantumati sono stati custoditi in un deposito.
Adesso la svolta: una parte dei reperti, valutati e scelti con cura, divengono i protagonisti di “Succisa Virescit – La forza della rinascita”, mostra d’arte contemporanea dell’artista toscana Franca Pisani, promossa dalla stessa Abbazia di Montecassino, che sarà inaugurata sabato 6 aprile alle ore 17 nello spazio espositivo del Museo Abbaziale.
In realtà l’evento espositivo sarà triplo: infatti alcuni reperti originali dell’antica Abbazia, recuperati durante le fasi della ricostruzione, saranno utilizzati per realizzare una prima installazione - Il giardino di pietra - che sarà possibile ammirare fino al 27 ottobre 2019; a questa si aggiungerà una seconda installazione - Trasparenze - ottenuta con una serie di dipinti su “seta di Lione” la cui particolare trasparenza e luminosità permetterà di sovrapporre i segni archeologici tipici dell’artista alle gigantografie in bianco e nero esposte nel museo raffiguranti il bombardamento, la distruzione e la ricostruzione del monastero; in questo caso l’esposizione si concluderà il 19 maggio 2019. A queste due installazioni si aggiungerà Pietra splendente, l’esposizione di un’opera composta da una tronco d’albero di frassino e da un cilindro marmoreo lavorato.
Per l’occasione sarà anche realizzato un catalogo edito da Archeofuturo con un saggio di Antonio Natali, già Direttore della Galleria degli Uffizi di Firenze.
Le installazioni La mostra di Franca Pisani, curata da Roberto Capitanio, come scritto si sviluppa in tre parti.
La prima si intitola "Il giardino di pietra" ed è un’istallazione che trasforma e crea reperti dei bombardamenti avvenuti durante la seconda guerra mondiale dagli alleati e conservati in questi 75 anni nei sotterranei dall'Abbazia. Questi frammenti di arte, manufatti secolari, diventano contemporanei, quasi un ritorno dalle viscere dell'Abbazia a nuova luce per un pubblico che deve passare in mezzo a questi reperti, per dialogare con il passato-presente sfiorando “la resurrezione dei materiali”. Nel 1944 circa 250 aeroplani bombardarono e distrussero la magnifica Abbazia, ma il motto di Franca Pisani è "L'arte vince sempre". Così i frammenti del passato amati, sorvegliati, conservati con cura in questo luogo sacro, riemergono dalla cripta interna per denunciare la violenza e testimoniare la possibilità di leggere nella drammatica distruzione un senso di appartenenza universale al mondo dell'arte che, simboleggiando pace e bellezza, entra nelle nostre menti come ripudio della guerra e dell'odio tra i popoli. Nel “giardino di pietra” si formano composizioni di frammenti di affreschi medievali, testine di santi e di angeli, colonne doriche, mani, braccia spezzate, mosaici bizantini, panneggi di santi, ma anche elmetti e bombe inesplose. Oltre i secoli dei secoli, questi brandelli di storia continuano il cammino dell'umanità e concretizzano i demoni del passato contro la presenza di angelica delicatezza nel delirio dell'umanità. Da segnalare anche il rinnovato legame dell’artista col marmo: nel 2017 Franca Pisani sfruttò dei marmi di risulta della Henraux di Querceta (Forte dei Marmi, LU), commissionati per restaurare o costruire famose moschee e minareti, chiese e biblioteche; con quei frammenti realizzò un’installazione al Macro di Roma, nella sua mostra personale “Codice archeologico – Il recupero della bellezza”. Adesso il marmo è di nuovo protagonista, così come la Henraux, poiché dopo la distruzione dei bombardamenti del 1944 fu proprio l’azienda versiliese a fornire i marmi della cava dell’Altissimo, utilizzata anche da Michelangelo Buonarroti, per ricostruire l’Abbazia di Montecassino. La seconda installazione, dal titolo “Trasparenze” circonda la prima. Il pensiero va ai bombardamenti durati giorni e si concretizza nelle gigantografie in bianco e nero che costruiscono un percorso di ricordi e di ferite all'interno del Museo dell'Abbazia di Montecassino. Appese davanti alle gigantografie ci saranno 25 “sete di Lione” (dieci di 140x70 cm, dieci di 120x60 cm e cinque di 100x50 cm). In questo caso si tratta di un progetto artistico nato all'interno della recente mostra personale di Franca Pisani allestita nel 2017 nel Museo d'Arte Contemporanea Macro Testaccio di Roma. La “seta di Lione” nasce per restaurare manufatti, opere d'arte antiche, ed è per sua natura trasparente, leggera, quasi impalpabile. Grazie a queste caratteristiche la seta dipinta dall’artista e posta in sospensione grazie a dei telai rigidi (teleri), diventa una sorta di lente d’ingrandimento attraverso la quale si vedono le gigantografie della distruzione dell’Abbazia durante la seconda guerra mondiale. Ma ogni opera riflette il pensiero di rinascita dato dai colori e dal tratto, dal segno archeologico, cifra stilistica dell'installazione. Il terzo atto installativo nell'ultima sala del Museo Nazionale dell'Abbazia di Montecassino è l'opera in legno e marmo Pietra splendente, che in greco antico è il nome del marmo. Il concetto di scultura contemporanea è qui rivelato da un equilibrio complesso; per esprimere un linguaggio universale Franca Pisani ha dato forma ad un albero di frassino inanellato dal cilindro di candido marmo proveniente dalle cave del Monte Altissimo, quello di Michelangelo, che in bassorilievo ha i segni antropologici , il Domus dell'anima. Il creato il cui simbolo è l'albero di frassino, abbraccia la creatività umana nell'opera marmorea che lo avvolge. Quindi la Rinascita cui tutte e tre le installazioni tendono è l'ultimo atto della mostra di Montecassino. Il messaggio che l’artista affida alle sue realizzazioni concettuali è che le sete appese come petali segnici colorati e contemporanei, nonostante la loro intrinseca fragilità, con il soffio dell'arte schiacciano l'odio raffigurato nelle gigantografie. Rivive così il segno primordiale che dalle caverne, dalle grotte di Lescaux in cui l'umanità sconfiggeva le paure con disegni e pitture rupestri, è arrivato a noi e lo ritroviamo nel nostro DNA.
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