Arte Africana
Dal 12 Settembre 2020 al 26 Settembre 2020
Genova
Luogo: Satura Palazzo Stella
Indirizzo: piazza Stella 5/1
Orari: dal martedì al venerdì 9:30–13:00 / 15:00–19:00; sabato 15:00–19:00
Curatori: Mario Napoli
Telefono per informazioni: +39 010 246 8284
E-Mail info: info@satura.it
Sito ufficiale: http://www.satura.it
S’inaugura sabato 12 settembre 2020 dalle ore 16:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Arte Africana” a cura di Mario Napoli.
L’apertura si svolgerà in accordo con tutte le normative vigenti per garantire la massima sicurezza dei visitatori, con ingressi contingentati e uso di mascherine, e verrà, anche, istituito un servizio di prenotazione per visitare la mostra.
È doveroso fare una premessa nell’approcciarsi a parlare di arte africana: essa non può essere pensata con i canoni occidentali, poiché in Africa l’arte non costituisce un ambito concettualmente ed istituzionalmente separato. L’opera d’arte, per come la concepiamo noi, non esiste, essa assolve a valenze funzionali, veicolando, attraverso un elevato grado di elaborazione formale ed estetica, un surplus di forza che un oggetto comune non possiede.
L’arte africana è caratterizzata da una qualità eminentemente plastica; la sua tradizione si basa, infatti, soprattutto sulla scultura lignea. L’oggetto scultoreo non è il duplicato della realtà: eleva la figura a simbolo, è strumento di evocazione oppure permette l’apparizione di esseri che sono privi di forma (spiriti, dei, antenati). La necessità è quella di rappresentare concretamente elementi essenziali al culto, senza perseguire alcun tipo di aspirazione mimetica, contribuendo altresì ad articolare e migliorare la realtà mediante l’instaurazione di un rapporto con forze superiori. La maschera è la più importante espressione dell’arte africana proprio perché permette all’uomo di ottenere una forza vitale superiore ai suoi limiti terreni e di identificarsi con il soprannaturale. Inoltre, come in tutta la statuaria, è nel capo che risiede l’energia vitale.
Nella realizzazione della figura umana, lo scultore mette in rilevo alcuni elementi anatomici particolari, espressamente accentuati senza alcuna preoccupazione per le effettive proporzioni naturali, mentre la struttura verticalizzata ricorda la sagoma del tronco dell’albero da cui sono ricavate le sculture. All’interno di una concezione ciclica del tempo, in cui tutto ritorna, il transitorio e l’esperienza individuale appaiono trascurabili, mentre l’attenzione si concentra su temi e motivi ricorrenti, di valore universale in grado di assurgere ad elementi iconografici fondanti generici. Da qui derivano l’astrazione, l’apparente rigidità e la schematizzazione delle forme, che non devono essere fraintese con una rappresentazione concettuale, ma attribuite al significato simbolico dell’opera. L’arte si configura come essenziale nella definizione d’identità relazionali nella vita del singolo e in quella della comunità e l’elemento plastico-grafico si presenta come strumento d’iscrizione e trasmissione del sapere. (Testo critico a cura di Flavia Motolese)
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