Claudia Nicchio. Tra Storia, Musica e Arte Sacra
Dal 22 Maggio 2021 al 31 Maggio 2021
Genova
Luogo: Complesso Monumentale del Convento di Sant’Anna
Indirizzo: Piazza Sant’Anna 8
Orari: da lunedì a sabato dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19
Curatori: Daniele Grosso Ferrando
Enti promotori:
- Patrocinio di
- Regione Liguria
- Regione del Veneto
- Città Metropolitana di Genova
- Comune di Genova
- Camera di Commercio di Genova
- Arcidiocesi di Genova
Costo del biglietto: ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
Telefono per informazioni: +39 3481563966
E-Mail info: eventidamare@libero.it
Una mostra di un’artista poliedrica, inaugurata in presenza in un complesso che comprende la più antica bottega storica di Genova. Alle 15 di sabato 22 maggio si alza il sipario su “Tra Storia, Musica e Arte Sacra”, personale di Claudia Nicchio allestita al Complesso Monumentale del Convento di Sant’Anna fino a domenica 31 maggio e curata da Daniele Grosso Ferrando. Organizzata da EventidAmare e dall’Antica Farmacia Sant’Anna, la mostra ha il patrocinio di Regione Liguria, Regione del Veneto, Città Metropolitana di Genova, Comune di Genova, Camera di Commercio di Genova e Arcidiocesi di Genova, ed è realizzata in collaborazione con Banca Carige ed Erga edizioni.
“Tra Storia, Musica e Arte Sacra” è allestita nel complesso monumentale di Sant’Anna tra il loggiato, la chiesa, il roseto e la farmacia, la più antica bottega storica genovese e l’ultima farmacia monastica in Italia ancora gestita direttamente da religiosi. «Riprendere le attività in presenza con una personale di Claudia Nicchio in un luogo senza tempo come questo – racconta Pietro Bellantone, presidente dell’Associazione Culturale EventidAmare – è un modo suggestivo per dare importanza all’arte in un periodo che speriamo sia di rinascita per tutti». Durante l’inaugurazione di sabato 22 maggio, i virtuosismi paganiniani del Maestro Eliano Calamaro, che suonerà in Chiesa e nel Roseto il violino “Marino Capicchioni” del 1938, si sposano con l’espressività delle opere sacre dell’artista padovana. «Claudia Nicchio – aggiunge Daniele Grosso Ferrando, curatore della mostra – è un’artista poliedrica in grado di spaziare dalla realtà visionaria delle sue opere surrealiste alla profondità mistica dei dipinti religiosi. Le sue opere si muovono su un doppio binario: alcune sono rivisitazioni di grandi capolavori (come l’Annunciazione di Beato Angelico o l’icona di San Giorgio e il drago della Scuola di Novgorod), altre sono immagini originali dipinte come un artista del passato».
Un progetto artistico interdisciplinare e di impatto, volto anche a valorizzare un tesoro genovese come il complesso monumentale di Sant’Anna. «L’attenzione prestata ai suoi diversi aspetti storici, musicali e artistici – aggiunge Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria – ha come logica conseguenza un arricchimento di confronti, rapporti e contaminazioni che tendono, in tal modo, a una proficua dialettica culturale attenta alle tradizioni, alla storia e ad eccellenze». Le 14 opere di Claudia Nicchio esposte in “Tra Storia, Musica e Arte” sono ammirabili gratuitamente con prenotazione obbligatoria da sabato 22 a domenica 31 maggio. «Questa mostra – osserva Marco Bucci, sindaco di Genova – permette di scoprire, conoscere e approfondire la storia del complesso di Sant’Anna. Una storia orgogliosamente e fieramente genovese, nella quale sacro e profano, arte e musica, religione e medicina si fondono in una miscela che ha il profumo e il sapore di Genova». Ilaria Cavo, assessore regionale alla Cultura, evidenzia anche come la manifestazione, organizzata con un grosso lavoro, «contribuisca a divulgare la cultura genovese». Conclude Barbara Grosso, assessore comunale alle Politiche culturali, che questa iniziativa di EventidAmare «va ad arricchire, ampliare e migliorare l’offerta culturale, ma anche turistica, cittadina e regionale». Da rilevare infine che la Regione del Veneto, nella persona del Presidente Luca Zaia su proposta dell’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari, in considerazione del livello delle opere che saranno esposte dall’artista padovana Claudia Nicchio, ha voluto concedere il patrocinio alla manifestazione.
L’inaugurazione di sabato 22 maggio comincia alle 15 all’interno della Chiesa, con la presentazione dell’evento a cura del Presidente dell’Associazione Culturale EventidAmare Pietro Bellantone e i saluti del Priore del Convento Sant’Anna Padre Michele Goegan e di Laura Repetto, Consigliere della Città Metropolitana di Genova. Seguono gli interventi della Responsabile della Comunicazione dell’Antica Farmacia Sant’Anna Silvia Piacentini e dell’erborista della farmacia Frate Ezio, a cui segue la performance del violinista Eliano Calamaro, che esegue tre brani di Niccolò Paganini. Alle 16.10 il curatore Daniele Grosso Ferrando presenta la mostra di Claudia Nicchio, che sarà inaugurata poco dopo nel loggiato. Alle 17, nel roseto, si conclude la giornata con una degustazione di prodotti di eccellenza locali curata da Virgilio Pronzati e con le note del violino di Eliano Calamaro, che esegue brani “a sorpresa”.
APPROFONDIMENTO SU “TRA STORIA, MUSICA E ARTE” DI DANIELE GROSSO FERRANDO
Segno sacro: icone del nostro tempo Opere di Claudia Nicchio
La rinascita dell’arte sacra, dopo le manifestazioni figurative del Barocco e del Rococò, si può far risalire agli anni della Restaurazione quando i valori etici, richiesti anche all’ambito delle arti, contribuirono a integrare il tema religioso nelle categorie del bello, della perfezione e della grazia. Partendo da tali premesse, l’arte di soggetto sacro, grazie alle opere dei Nazareni, dei Preraffaelliti e dei Simbolisti, subì una profonda umanizzazione e si arricchì di un nuovo fascino misterioso. In seguito, fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, il rapporto degli artisti con il sacro si espresse in molteplici direzioni stilistiche, dal rifiuto violento e iconoclastico delle Avanguardie storiche al recupero dei valori della fede e della religione negli anni ’20 e ’30. Nonostante ciò, l’arte sacra rimase sempre in secondo piano rispetto ad altre espressioni artistiche, perché il mondo moderno è una “terra desolata” (Eliot) dove “Dio è morto” (Nietzsche) e gli angeli hanno abbandonato l’uomo al suo tragico destino. Per tutti questi motivi, la mostra Segno sacro: icone del nostro tempo - Opere di Claudia Nicchio, organizzata con sapiente acribia critica da Pietro Bellantone, assume grande valore sia per la qualità delle opere esposte sia per il tema trattato, esclusivamente di ambito religioso. Claudia Nicchio è un’artista poliedrica in grado di spaziare dalla realtà visionaria delle sue opere surrealiste alla profondità mistica dei dipinti religiosi. Nel primo caso, i suoi lavori esplorano il mondo dell’inconscio, rendendo visibile ciò che è invisibile e trasformando l’ordinario in straordinario. Nel secondo caso, i soggetti sacri sono interpretati da Claudia con profondo rispetto della tradizione, non solo nei soggetti, ma anche nella tecnica, che riprende metodi antichi, come la tempera all’uovo o l’affresco. Le opere religiose si muovono su un doppio binario: alcune sono rivisitazioni di grandi capolavori (come l’Annunciazione di Beato Angelico o l’icona di San Giorgio e il drago della Scuola di Novgorod), altre sono immagini originali dipinte come un artista del passato.
La prima opera che incontriamo in mostra è una copia dell’ANNUNCIAZIONE di Beato Angelico, il cui originale è conservato al Museo Diocesano di Cortona. Claudia è riuscita a far rivivere la dolcezza dei gesti, la delicatezza dei volti, la grazia virginale di Maria, timorosa di fronte all’improvvisa apparizione dell’angelo, dalla cui bocca si dipartono tre frasi scritte in oro con l’Annuncio della venuta di Cristo. Non è da meno la resa cromatica che ripropone la straordinaria luminosità dell’Angelico, dalla trasparenza delle vesti dell’angelo al blu lapislazzulo del mantello di Maria, orlato da una ricca fascia dorata. Rispetto all’originale, dove compare anche la scena della Cacciata dei Progenitori dal Paradiso Terrestre, Nicchio si concentra solo sull’Annunciazione, ambientata in un loggiato prospettico, secondo la nuova concezione spaziale del Rinascimento.
L’ICONA DI SAN GIORGIO è una copia della celebre icona bizantina risalente all’inizio del XV secolo e conservata al Museo Russo di San Pietroburgo. Il dipinto della Nicchio, realizzato con l’antica tecnica della tempera all’uovo su foglia d’oro, mostra una straordinaria finezza pittorica e una preziosità cromatica degne dell’originale. L’immagine del cavaliere cristiano che uccide il drago rappresenta l’eterna lotta del bene contro il male, la luce che sconfigge le tenebre, il sole che ritorna dopo il buio della notte. Il gruppo equestre, caratterizzato da un impetuoso slancio dinamico, sovrasta il drago/serpente che, emerso da una cavità oscura, viene definitivamente schiacciato dallo zoccolo del cavallo. L’ICONA DEL BUON PASTORE è un’originale rivisitazione delle icone bizantine e russe e riprende un passo del Vangelo di San Giovanni, in cui Cristo è descritto come il buon pastore, pronto a donare la vita per salvare il suo gregge. La composizione trova la sua armonia nel perfetto equilibrio delle linee curve e nel lieve inclinarsi della testa di Gesù, sottolineato dall’aureola crociata. La profonda mestizia dello sguardo viene evidenziata dalla brillantezza cromatica, in cui il rosso squillante della tunica simboleggia il sangue versato da Cristo per la salvezza dell’umanità, mentre il blu della croce e della stola richiama il colore del cielo e racconta la divinità di Gesù. In tal modo, Nicchio riesce a far convivere, in un’immagine d’intensa spiritualità, la doppia natura, umana e divina, del Redentore. Nicchio si confronta anche con Giotto, che, fra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, “rimutò l’arte di greco in latino, e la ridusse al moderno” (Cennino Cennini). La sua pittura rivoluzionaria e innovatrice si lascia, infatti, alle spalle il Medioevo bizantino per il nuovo senso dello spazio, del volume e del colore. Claudia esegue la copia del volto di Gesù nel GIUDIZIO UNIVERSALE della Cappella degli Scrovegni a Padova dove Giotto sostituisce alle astratte figure bizantine personaggi “vivi” tratti dalla realtà, vestiti secondo la moda del tempo e con volti fortemente espressivi. Il viso di Cristo, dallo sguardo potente e severo, è realizzato con una straordinaria sapienza pittorica, a velature dal rosa al bianco per rendere la luminosità divina, accentuata dalla sfolgorante aureola dorata. Il SAN FRANCESCO D’ASSISI è una libera interpretazione di alcune analoghe figure dipinte da Giotto nel ciclo di affreschi che decorano la Basilica superiore di San Francesco ad Assisi. Nicchio è stata molto brava a ricreare l’aura mistica che emana dal volto del Santo, il cui sguardo ispirato e luminoso è rivolto verso il cielo a sottolineare l’elevazione spirituale di Francesco e il suo distacco dal mondo terreno. La testa, dipinta con grande naturalismo tanto da sembrare un ritratto, emerge dal saio francescano, risolto in un gioco di pieghe che suggeriscono il volume della figura. Nicchio si sofferma sul particolare del volto di Maria presente nella MADONNA DELLA PACE di Pinturicchio, un autentico capolavoro del pittore che è stato uno dei grandi maestri della scuola umbra del Rinascimento insieme a Pietro Perugino e al giovane Raffaello. La testa di Maria, leggermente inclinata, ha, infatti, la tipica grazia raffaellesca, mentre lo sguardo malinconico indica la conoscenza del tragico destino del figlio. I colori (il rosa della veste, il blu oltremare del mantello) sono vividi e sgargianti e brillano grazie all’impiego di finimenti dorati eseguiti in punta di pennello. Pietro Cavallini è stato un pittore romano contemporaneo di Giotto e come lui protagonista del rinnovamento della pittura italiana alla fine del XIII secolo. Il suo capolavoro è il GIUDIZIO UNIVERSALE della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere dove Cristo giudice è circondato dagli Angeli e dagli Apostoli. Claudia si concentra su uno degli Angeli, caratterizzato dai sottili passaggi chiaroscurali e dai morbidi effetti della luce sul volto che si uniscono a un misurato equilibrio e a salda volumetria delle forme. La sensibilità cromatica di Cavallini rivive nelle ali, tutte giocate su sottili gradazioni di tono di un medesimo colore. LA PRINCIPESSA ESTER appartiene al ciclo di affreschi con Uomini e Donne illustri che Andrea del Castagno eseguì intorno al 1450 nella villa Carducci a Legnaia, attualmente esposto alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Nicchio si è calata perfettamente nel linguaggio del pittore toscano come dimostra la potente evidenza plastica della figura che sembra acquisire una “reale” fisicità. Ester si stacca vigorosamente dallo sfondo rosso grazie alla forza del chiaroscuro e dello scorcio, mentre le vesti accentuano la monumentalità della regina che assomiglia a una statua in posizione eroica. LA MADONNA RITROVATA è un’immagine che trae ispirazione dalla grazia e dalla dolcezza delle Madonne rinascimentali. Il volto umanissimo, velato di malinconia, è incorniciato dal velo trasparente e dal mantello, le cui pieghe formano un gioco di linee sinuose che conferiscono armonia ed equilibrio alla figura. La stessa eleganza ritorna nella GIOVANE MADONNA impostata sul ritmo flessuoso dei contorni che si sviluppano dal gesto di umile devozione di Maria con le mani incrociate sul petto. Il volto esprime un’infinita mestizia attenuata dallo splendore cromatico che esplode nell’originalissima aureola a punte. I colori degli abiti hanno un preciso significato: il rosso simboleggia la carità, il blu, trapuntato di stelle, la spiritualità. Il volto di SANT’ORSOLA, principessa bretone che subisce il martirio per la sua fede cristiana, occupa quasi tutto lo spazio della tela con un primo piano ravvicinatissimo che determina un emozionante impatto visivo. Il profilo esalta la profondità dello sguardo di Orsola che sembra fissare il suo destino, affrontato con stoica fermezza. La ricchezza dei dettagli preziosi, descritti con precisione fiamminga, indica la regalità della Santa, pensierosa e determinata. Nel CRISTO CORONATO DI SPINE Claudia Nicchio è riuscita nella difficile impresa di evocare la rara e tragica potenza espressiva dell’originale di Beato Angelico, accentuandone anzi i segni della sofferenza. L’assoluta frontalità corrisponde esattamente all’antica tradizione del Mandylium, un telo impresso con l’immagine acheropita del volto di Gesù. Un fascio di luce radente staglia il viso accendendo di colore la stoffa e l’oro del nimbo: è il volto di un uomo torturato e sofferente, colpito da pugni e flagelli, rigato dal sangue che scorre, triste negli occhi iniettati di sangue ma consapevole della necessità del proprio sacrificio. Le parole sul bordo della tunica “Re dei Re e Signore dei Signori” creano un amarissimo contrasto con la beffarda e atroce corona di spine. SANTA CATERINA DA SIENA, eseguita con una tecnica molto particolare mischiando pastelli e acrilico, riprende l’iconografia tradizionale con il giglio della purezza, la croce e la corona di spine che indicano la totale appartenenza della Santa a Cristo. Lo sguardo volitivo e determinato riflette il suo carattere che unisce il misticismo delle visioni estatiche a una decisa azione politica volta a richiamare il clero a un forte impegno pastorale per arginare la dispersione dei fedeli e a riportare il Pontefice nella sua sede legittima dopo gli anni trascorsi ad Avignone. Il bianco e il nero dell’abito domenicano si colorano dei riflessi rossi della croce ottenendo così una sapiente fusione cromatica. L’affresco con l’ANNUNCIAZIONE si trova nel convento fiorentino di San Marco ed è un capolavoro di Beato Angelico, di cui Claudia Nicchio ha realizzato una splendida copia. La scena, ambientata in un loggiato prospettico, è molto sobria e mira esclusivamente all’elevazione spirituale di chi lo osserva. Per questo motivo le figure dell’arcangelo e della Vergine appaiono eteree, puri simboli svuotati di corporeità. La luce, modulando le ombre sul bianco delle pareti e della volta, crea i volumi allungati e lievi dell’angelo e della Vergine rappresentata seduta su uno sgabello. Maria è un’adolescente che s’incurva leggermente verso l’arcangelo Gabriele che, con le braccia incrociate, attende la risposta dopo avere dato l’Annuncio.
“Tra Storia, Musica e Arte Sacra” è allestita nel complesso monumentale di Sant’Anna tra il loggiato, la chiesa, il roseto e la farmacia, la più antica bottega storica genovese e l’ultima farmacia monastica in Italia ancora gestita direttamente da religiosi. «Riprendere le attività in presenza con una personale di Claudia Nicchio in un luogo senza tempo come questo – racconta Pietro Bellantone, presidente dell’Associazione Culturale EventidAmare – è un modo suggestivo per dare importanza all’arte in un periodo che speriamo sia di rinascita per tutti». Durante l’inaugurazione di sabato 22 maggio, i virtuosismi paganiniani del Maestro Eliano Calamaro, che suonerà in Chiesa e nel Roseto il violino “Marino Capicchioni” del 1938, si sposano con l’espressività delle opere sacre dell’artista padovana. «Claudia Nicchio – aggiunge Daniele Grosso Ferrando, curatore della mostra – è un’artista poliedrica in grado di spaziare dalla realtà visionaria delle sue opere surrealiste alla profondità mistica dei dipinti religiosi. Le sue opere si muovono su un doppio binario: alcune sono rivisitazioni di grandi capolavori (come l’Annunciazione di Beato Angelico o l’icona di San Giorgio e il drago della Scuola di Novgorod), altre sono immagini originali dipinte come un artista del passato».
Un progetto artistico interdisciplinare e di impatto, volto anche a valorizzare un tesoro genovese come il complesso monumentale di Sant’Anna. «L’attenzione prestata ai suoi diversi aspetti storici, musicali e artistici – aggiunge Giovanni Toti, presidente di Regione Liguria – ha come logica conseguenza un arricchimento di confronti, rapporti e contaminazioni che tendono, in tal modo, a una proficua dialettica culturale attenta alle tradizioni, alla storia e ad eccellenze». Le 14 opere di Claudia Nicchio esposte in “Tra Storia, Musica e Arte” sono ammirabili gratuitamente con prenotazione obbligatoria da sabato 22 a domenica 31 maggio. «Questa mostra – osserva Marco Bucci, sindaco di Genova – permette di scoprire, conoscere e approfondire la storia del complesso di Sant’Anna. Una storia orgogliosamente e fieramente genovese, nella quale sacro e profano, arte e musica, religione e medicina si fondono in una miscela che ha il profumo e il sapore di Genova». Ilaria Cavo, assessore regionale alla Cultura, evidenzia anche come la manifestazione, organizzata con un grosso lavoro, «contribuisca a divulgare la cultura genovese». Conclude Barbara Grosso, assessore comunale alle Politiche culturali, che questa iniziativa di EventidAmare «va ad arricchire, ampliare e migliorare l’offerta culturale, ma anche turistica, cittadina e regionale». Da rilevare infine che la Regione del Veneto, nella persona del Presidente Luca Zaia su proposta dell’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari, in considerazione del livello delle opere che saranno esposte dall’artista padovana Claudia Nicchio, ha voluto concedere il patrocinio alla manifestazione.
L’inaugurazione di sabato 22 maggio comincia alle 15 all’interno della Chiesa, con la presentazione dell’evento a cura del Presidente dell’Associazione Culturale EventidAmare Pietro Bellantone e i saluti del Priore del Convento Sant’Anna Padre Michele Goegan e di Laura Repetto, Consigliere della Città Metropolitana di Genova. Seguono gli interventi della Responsabile della Comunicazione dell’Antica Farmacia Sant’Anna Silvia Piacentini e dell’erborista della farmacia Frate Ezio, a cui segue la performance del violinista Eliano Calamaro, che esegue tre brani di Niccolò Paganini. Alle 16.10 il curatore Daniele Grosso Ferrando presenta la mostra di Claudia Nicchio, che sarà inaugurata poco dopo nel loggiato. Alle 17, nel roseto, si conclude la giornata con una degustazione di prodotti di eccellenza locali curata da Virgilio Pronzati e con le note del violino di Eliano Calamaro, che esegue brani “a sorpresa”.
APPROFONDIMENTO SU “TRA STORIA, MUSICA E ARTE” DI DANIELE GROSSO FERRANDO
Segno sacro: icone del nostro tempo Opere di Claudia Nicchio
La rinascita dell’arte sacra, dopo le manifestazioni figurative del Barocco e del Rococò, si può far risalire agli anni della Restaurazione quando i valori etici, richiesti anche all’ambito delle arti, contribuirono a integrare il tema religioso nelle categorie del bello, della perfezione e della grazia. Partendo da tali premesse, l’arte di soggetto sacro, grazie alle opere dei Nazareni, dei Preraffaelliti e dei Simbolisti, subì una profonda umanizzazione e si arricchì di un nuovo fascino misterioso. In seguito, fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, il rapporto degli artisti con il sacro si espresse in molteplici direzioni stilistiche, dal rifiuto violento e iconoclastico delle Avanguardie storiche al recupero dei valori della fede e della religione negli anni ’20 e ’30. Nonostante ciò, l’arte sacra rimase sempre in secondo piano rispetto ad altre espressioni artistiche, perché il mondo moderno è una “terra desolata” (Eliot) dove “Dio è morto” (Nietzsche) e gli angeli hanno abbandonato l’uomo al suo tragico destino. Per tutti questi motivi, la mostra Segno sacro: icone del nostro tempo - Opere di Claudia Nicchio, organizzata con sapiente acribia critica da Pietro Bellantone, assume grande valore sia per la qualità delle opere esposte sia per il tema trattato, esclusivamente di ambito religioso. Claudia Nicchio è un’artista poliedrica in grado di spaziare dalla realtà visionaria delle sue opere surrealiste alla profondità mistica dei dipinti religiosi. Nel primo caso, i suoi lavori esplorano il mondo dell’inconscio, rendendo visibile ciò che è invisibile e trasformando l’ordinario in straordinario. Nel secondo caso, i soggetti sacri sono interpretati da Claudia con profondo rispetto della tradizione, non solo nei soggetti, ma anche nella tecnica, che riprende metodi antichi, come la tempera all’uovo o l’affresco. Le opere religiose si muovono su un doppio binario: alcune sono rivisitazioni di grandi capolavori (come l’Annunciazione di Beato Angelico o l’icona di San Giorgio e il drago della Scuola di Novgorod), altre sono immagini originali dipinte come un artista del passato.
La prima opera che incontriamo in mostra è una copia dell’ANNUNCIAZIONE di Beato Angelico, il cui originale è conservato al Museo Diocesano di Cortona. Claudia è riuscita a far rivivere la dolcezza dei gesti, la delicatezza dei volti, la grazia virginale di Maria, timorosa di fronte all’improvvisa apparizione dell’angelo, dalla cui bocca si dipartono tre frasi scritte in oro con l’Annuncio della venuta di Cristo. Non è da meno la resa cromatica che ripropone la straordinaria luminosità dell’Angelico, dalla trasparenza delle vesti dell’angelo al blu lapislazzulo del mantello di Maria, orlato da una ricca fascia dorata. Rispetto all’originale, dove compare anche la scena della Cacciata dei Progenitori dal Paradiso Terrestre, Nicchio si concentra solo sull’Annunciazione, ambientata in un loggiato prospettico, secondo la nuova concezione spaziale del Rinascimento.
L’ICONA DI SAN GIORGIO è una copia della celebre icona bizantina risalente all’inizio del XV secolo e conservata al Museo Russo di San Pietroburgo. Il dipinto della Nicchio, realizzato con l’antica tecnica della tempera all’uovo su foglia d’oro, mostra una straordinaria finezza pittorica e una preziosità cromatica degne dell’originale. L’immagine del cavaliere cristiano che uccide il drago rappresenta l’eterna lotta del bene contro il male, la luce che sconfigge le tenebre, il sole che ritorna dopo il buio della notte. Il gruppo equestre, caratterizzato da un impetuoso slancio dinamico, sovrasta il drago/serpente che, emerso da una cavità oscura, viene definitivamente schiacciato dallo zoccolo del cavallo. L’ICONA DEL BUON PASTORE è un’originale rivisitazione delle icone bizantine e russe e riprende un passo del Vangelo di San Giovanni, in cui Cristo è descritto come il buon pastore, pronto a donare la vita per salvare il suo gregge. La composizione trova la sua armonia nel perfetto equilibrio delle linee curve e nel lieve inclinarsi della testa di Gesù, sottolineato dall’aureola crociata. La profonda mestizia dello sguardo viene evidenziata dalla brillantezza cromatica, in cui il rosso squillante della tunica simboleggia il sangue versato da Cristo per la salvezza dell’umanità, mentre il blu della croce e della stola richiama il colore del cielo e racconta la divinità di Gesù. In tal modo, Nicchio riesce a far convivere, in un’immagine d’intensa spiritualità, la doppia natura, umana e divina, del Redentore. Nicchio si confronta anche con Giotto, che, fra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, “rimutò l’arte di greco in latino, e la ridusse al moderno” (Cennino Cennini). La sua pittura rivoluzionaria e innovatrice si lascia, infatti, alle spalle il Medioevo bizantino per il nuovo senso dello spazio, del volume e del colore. Claudia esegue la copia del volto di Gesù nel GIUDIZIO UNIVERSALE della Cappella degli Scrovegni a Padova dove Giotto sostituisce alle astratte figure bizantine personaggi “vivi” tratti dalla realtà, vestiti secondo la moda del tempo e con volti fortemente espressivi. Il viso di Cristo, dallo sguardo potente e severo, è realizzato con una straordinaria sapienza pittorica, a velature dal rosa al bianco per rendere la luminosità divina, accentuata dalla sfolgorante aureola dorata. Il SAN FRANCESCO D’ASSISI è una libera interpretazione di alcune analoghe figure dipinte da Giotto nel ciclo di affreschi che decorano la Basilica superiore di San Francesco ad Assisi. Nicchio è stata molto brava a ricreare l’aura mistica che emana dal volto del Santo, il cui sguardo ispirato e luminoso è rivolto verso il cielo a sottolineare l’elevazione spirituale di Francesco e il suo distacco dal mondo terreno. La testa, dipinta con grande naturalismo tanto da sembrare un ritratto, emerge dal saio francescano, risolto in un gioco di pieghe che suggeriscono il volume della figura. Nicchio si sofferma sul particolare del volto di Maria presente nella MADONNA DELLA PACE di Pinturicchio, un autentico capolavoro del pittore che è stato uno dei grandi maestri della scuola umbra del Rinascimento insieme a Pietro Perugino e al giovane Raffaello. La testa di Maria, leggermente inclinata, ha, infatti, la tipica grazia raffaellesca, mentre lo sguardo malinconico indica la conoscenza del tragico destino del figlio. I colori (il rosa della veste, il blu oltremare del mantello) sono vividi e sgargianti e brillano grazie all’impiego di finimenti dorati eseguiti in punta di pennello. Pietro Cavallini è stato un pittore romano contemporaneo di Giotto e come lui protagonista del rinnovamento della pittura italiana alla fine del XIII secolo. Il suo capolavoro è il GIUDIZIO UNIVERSALE della Basilica romana di Santa Maria in Trastevere dove Cristo giudice è circondato dagli Angeli e dagli Apostoli. Claudia si concentra su uno degli Angeli, caratterizzato dai sottili passaggi chiaroscurali e dai morbidi effetti della luce sul volto che si uniscono a un misurato equilibrio e a salda volumetria delle forme. La sensibilità cromatica di Cavallini rivive nelle ali, tutte giocate su sottili gradazioni di tono di un medesimo colore. LA PRINCIPESSA ESTER appartiene al ciclo di affreschi con Uomini e Donne illustri che Andrea del Castagno eseguì intorno al 1450 nella villa Carducci a Legnaia, attualmente esposto alla Galleria degli Uffizi a Firenze. Nicchio si è calata perfettamente nel linguaggio del pittore toscano come dimostra la potente evidenza plastica della figura che sembra acquisire una “reale” fisicità. Ester si stacca vigorosamente dallo sfondo rosso grazie alla forza del chiaroscuro e dello scorcio, mentre le vesti accentuano la monumentalità della regina che assomiglia a una statua in posizione eroica. LA MADONNA RITROVATA è un’immagine che trae ispirazione dalla grazia e dalla dolcezza delle Madonne rinascimentali. Il volto umanissimo, velato di malinconia, è incorniciato dal velo trasparente e dal mantello, le cui pieghe formano un gioco di linee sinuose che conferiscono armonia ed equilibrio alla figura. La stessa eleganza ritorna nella GIOVANE MADONNA impostata sul ritmo flessuoso dei contorni che si sviluppano dal gesto di umile devozione di Maria con le mani incrociate sul petto. Il volto esprime un’infinita mestizia attenuata dallo splendore cromatico che esplode nell’originalissima aureola a punte. I colori degli abiti hanno un preciso significato: il rosso simboleggia la carità, il blu, trapuntato di stelle, la spiritualità. Il volto di SANT’ORSOLA, principessa bretone che subisce il martirio per la sua fede cristiana, occupa quasi tutto lo spazio della tela con un primo piano ravvicinatissimo che determina un emozionante impatto visivo. Il profilo esalta la profondità dello sguardo di Orsola che sembra fissare il suo destino, affrontato con stoica fermezza. La ricchezza dei dettagli preziosi, descritti con precisione fiamminga, indica la regalità della Santa, pensierosa e determinata. Nel CRISTO CORONATO DI SPINE Claudia Nicchio è riuscita nella difficile impresa di evocare la rara e tragica potenza espressiva dell’originale di Beato Angelico, accentuandone anzi i segni della sofferenza. L’assoluta frontalità corrisponde esattamente all’antica tradizione del Mandylium, un telo impresso con l’immagine acheropita del volto di Gesù. Un fascio di luce radente staglia il viso accendendo di colore la stoffa e l’oro del nimbo: è il volto di un uomo torturato e sofferente, colpito da pugni e flagelli, rigato dal sangue che scorre, triste negli occhi iniettati di sangue ma consapevole della necessità del proprio sacrificio. Le parole sul bordo della tunica “Re dei Re e Signore dei Signori” creano un amarissimo contrasto con la beffarda e atroce corona di spine. SANTA CATERINA DA SIENA, eseguita con una tecnica molto particolare mischiando pastelli e acrilico, riprende l’iconografia tradizionale con il giglio della purezza, la croce e la corona di spine che indicano la totale appartenenza della Santa a Cristo. Lo sguardo volitivo e determinato riflette il suo carattere che unisce il misticismo delle visioni estatiche a una decisa azione politica volta a richiamare il clero a un forte impegno pastorale per arginare la dispersione dei fedeli e a riportare il Pontefice nella sua sede legittima dopo gli anni trascorsi ad Avignone. Il bianco e il nero dell’abito domenicano si colorano dei riflessi rossi della croce ottenendo così una sapiente fusione cromatica. L’affresco con l’ANNUNCIAZIONE si trova nel convento fiorentino di San Marco ed è un capolavoro di Beato Angelico, di cui Claudia Nicchio ha realizzato una splendida copia. La scena, ambientata in un loggiato prospettico, è molto sobria e mira esclusivamente all’elevazione spirituale di chi lo osserva. Per questo motivo le figure dell’arcangelo e della Vergine appaiono eteree, puri simboli svuotati di corporeità. La luce, modulando le ombre sul bianco delle pareti e della volta, crea i volumi allungati e lievi dell’angelo e della Vergine rappresentata seduta su uno sgabello. Maria è un’adolescente che s’incurva leggermente verso l’arcangelo Gabriele che, con le braccia incrociate, attende la risposta dopo avere dato l’Annuncio.
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