Da Balilla a Mazzini, un percorso alla scoperta dei cibi e dei gusti alimentari dei protagonisti del Risorgimento

Banchetto offerto da Gio Francesco Brignole Sale, doge ai tempi dell’insurrezione antiaustriaca (1746). Archivio della Famiglia Brignole Sale
Dal 13 March 2015 al 6 March 2016
Genova
Luogo: Museo del Risorgimento
Indirizzo: via Lomellini 11
Sito ufficiale: http://www.mazziniano.museidigenova.it/
In occasione di Expo 2015 il Museo del Risorgimento propone un breve itinerario alla scoperta dei gusti alimentari dei principali protagonisti del Risorgimento.
All’interno del percorso espositivo del Museo, il visitatore incontra dipinti, stampe, documenti e cimeli, accompagnati da didascalie informative evidenziate con apposita segnaletica, attraverso i quali scoprire le abitudini alimentari dei genovesi ai tempi della rivolta contro gli Austriaci (1746) e dei principali protagonisti dell’unificazione nazionale, quali Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, i gusti dei quali rappresentano un compendio della dieta delle genti liguri.
Un esempio significativo è rappresentato dal banchetto offerto da Gio Francesco Brignole Sale, doge ai tempi dell’insurrezione antiaustriaca (1746), tratto dall’Archivio della Famiglia Brignole Sale, con gran profluvio di pesce, cacciagione e carne; in netto contrasto il pane confezionato con ingredienti vari (che le cronache dell’epoca dicevano composto di crusca, foglie, colla di pesce, paragonata a "tufo imbevuto d’olio"), in mancanza di farina di grano, al tempo del terribile e lungo assedio di Genova (1800) da parte delle truppe austriache, con la città bloccata anche per mare dalla flotta inglese.
I numerosi riferimenti al cibo nel ricchissimo epistolario di Giuseppe Mazzini forniscono un’ulteriore chiave di lettura della personalità dell’uomo e del suo profondo legame con la patria lontana.
Nelle lettere alla madre nei lunghi anni di esilio era solito scrivere di cibo, paragonando la tradizione genovese alle sue esperienze di vita in Svizzera e in Inghilterra.
Coerente con la sua austerità morale era parco e moderato, ma grande consumatore di caffè, che assumeva abitualmente accompagnandolo con l’immancabile sigaro, e non disdegnava i dolci, come la torta di mandorle che aveva gustato da esule in Svizzera, e la cui ricetta è contenuta in una lettera alla madre.
Giuseppe Garibaldi, spartano nei costumi, aveva gusti semplici e abitudini frugali anche in fatto di cibo; prediligeva i sapori della cucina genovese, in particolare la minestra col pesto, le zuppe con verdure e legumi, lo stoccafisso e il baccalà, ma gradiva anche la carne cotta alla brace, secondo l’uso tipicamente sudamericano, retaggio del periodo giovanile trascorso in Brasile.
Non beveva vino, ma acqua fresca o tè e l’infuso del "mate", latte, e d’estate si dissetava bevendo le ottime orzate, preparate con le mandorle di Caprera.
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