Giannetto Fieschi. L’esperienza della pittura
Dal 17 Dicembre 2021 al 16 Gennaio 2022
Genova
Luogo: Palazzo Ducale
Indirizzo: Piazza G. Matteotti 9
Orari: dal martedì alla domenica ore 15.00 – 19.00. Chiuso lunedì e 25 dicembre
Curatori: Andrea B. Del Guercio
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 010 8171600
Sito ufficiale: http://www.palazzoducale.genova.it/
La mostra “Giannetto Fieschi. L’esperienza della pittura” ospitata
presso il Palazzo Ducale di Genova dal 18 dicembre 2021 al 16 gennaio
2022, costituisce la seconda tappa del grande progetto espositivo
“Giannetto Fieschi. Un’Esposizione Antologica”. Nel centenario della
nascita dell’illustre pittore ed incisore nato a Zogno nel 1921 e morto
a Genova nel 2010, la mostra, promossa dal Comune di Genova e
dall’Archivio Giannetto Fieschi, è a cura di Andrea B. Del Guercio e
sarà inaugurata venerdì 17 dicembre alle ore 18.00.
Quattro le grandi opere polimateriche esposte, pesanti come pale
d'altare, che si installano nel Palazzo dopo essere uscite da un
processo di reazione frutto di un'alchimia, di una sperimentazione
sofferta, in cui i dubbi sovrastano le certezze e si impongono fino a
‘raccontare’ verità nascoste sotto la scorza effimera del buon gusto:
“Questo avalla la dimensione da parete affrescata - e qui - trovo la mia
natura, quella che ho nel sangue: e storia e sesso, religione, mitologia
continuano ad essere i temi del mio operare, che è messianico.” (G.
Fieschi).
La mostra
Le grandi dimensioni della pittura contrassegnano l’opera di Giannetto
Fieschi lungo tutta la sua storia espressiva ed è a questo orientamento
che la sezione espositiva dedica la sua composizione; come sottolinea il
curatore Andrea B. Del Guercio, “si è scelto di intervenire sullo spazio
di Palazzo Ducale con un numero limitato di opere in grado di esasperare
attraverso il coinvolgimento percettivo la lettura ed una fruizione che
si determina anche attraverso un impatto fisico.” L’installazione
avviene infatti all'interno di una sede le cui dimensioni spaziali
permettono e suggeriscono uno ‘scontro’ che potremmo definire rafforzato
tra arte e architettura, secondo un principio che nella Biennale di
Venezia del 1964 lo stesso Fieschi sostiene e cerca: “Unico perché
grandissimo: si avvicina ai diciotto metri quadrati. E grandissimo
perché diventa, illusoriamente, una parte affrescata. E parete
affrescata perché ciò che è murale è morale.”
L’estensione delle superfici induce a parlare di ‘esperienza della
pittura’ in quanto nel processo sono coinvolte la creatività e la
fruizione, la volontà di narrare per immagini e lo sforzo di leggere e
comprendere in base alla propria sensibilità. Rimandando alla pittura
murale Fieschi sollecita il mantenimento di quell’impegno morale che la
storia ha tracciato lungo il suo sviluppo, tra le tante tappe del fare
artistico, dai cicli di affreschi medievali alle decorazioni barocche;
un processo che non induce alla citazione del passato ma che sollecita
quei nuovi sviluppi linguistici che interpretano e che danno voce alla
sensibilità contemporanea.
Saranno esposte il Corpus spirituale e Il Tedio o La Funzione è una
favola, entrambi del 1951, La Strage degli Innocui del 1954, il
Minotauro del 1980. In questi lavori di grandi dimensioni la sostanza
pittorica trova la sua forma più alta perchè “le veemenze reiterate di
linee e le trasparenze, i grumi di materia, le oggettualità come
contrappunto a altre forme o contrappasso d’altri sensi altrove
nell’opera, o come atto di passione per un feticcio, i volumi di forme e
quelli di spazio, e le deliquescenze stemperate e le fibre aride di
tutti gli spigoli, i toni rosei e i picei, ordinati sulla superficie in
alternanze di conflitti ottici, animano la tela delle opere mie di una
vita che non si può attribuire al soggetto apparente. Questo fattore
costituisce il significato pur essendo il significante.” (G. Fieschi).
Giannetto Fieschi nasce a Zogno, in Val Brembana, in provincia di
Bergamo, il 10 giugno 1921. Il padre è un eminente e innovatore
chirurgo; la madre è Gina Levi. Discendono dalla storica famiglia
genovese medievale dei Fieschi, Conti di Lavagna, che ha dato alla
storia della Chiesa Santa Caterina Fieschi, due beati, due pontefici,
numerosi cardinali, vescovi, ammiragli, ma anche patrioti, mecenati e
benefattori. Nel 1931 il padre si trasferisce a Genova portando con sé
la famiglia. Nel 1935 Fieschi frequenta il Ginnasio a Genova e quindi il
Liceo Classico ma dedicandosi già al disegno e all’incisione. Incontra
Paul Klee nel 1937 durante una villeggiatura estiva ad Aflenz, in
Stiria. Conseguita la maturità classica intraprende, sollecitato anche
dal padre, gli studi di medicina nell’Università di Genova. Nel 1941 è
richiamato sotto le armi e milita per oltre quattro anni come sergente;
nel 1945, rientrato a Genova, seguita a frequentare la Facoltà di
Medicina ma tralascia gli studi tra il 1951 e gli anni seguenti per
dedicarsi interamente al lavoro artistico. Partecipa nel 1946 alla
Mostra Nazionale di Arte sociale, in Palazzo Ducale a Genova. Giulio
Carlo Argan, che rappresenta per Fieschi per oltre un decennio un
sostegno, visita il suo studio. Nel 1948 espone per la prima volta nella
XXIV Biennale di Venezia e nuovamente nel 1950 richiamando l’attenzione
di Giorgio Morandi, Roberto Longhi e Francesco Arcangeli. Nel 1951 vince
una borsa di studio del governo francese per soggiornare a Parigi. Alla
Sorbona compie ricerche sulla semantica e la grafica medievali. L’anno
dopo, sempre con l’appoggio di Giulio Carlo Argan, vince una borsa di
studio del governo spagnolo per soggiornare in Spagna. A Barcellona
sviluppa buona parte del ciclo di dipinti della Via Crucis che espone a
Parigi nel 1953. In quello stesso anno una nuova borsa di studio lo
porta a New York, dove segue corsi di incisione e serigrafia. Rientrato
in Italia, insegna presso il Liceo Artistico a Genova. Nel 1958 si
sposa, a Genova, con Rosina De Battista; ne nasceranno due figli,
Limbania e Ibleto. Ritorna negli U.S.A. per dirigere il Department of
Fine Arts dell’University of the South nel Tennessee fino al 1961 quando
ritorna a Genova. Nella XXXII Biennale di Venezia del 1964, espone il
grandissimo dipinto Dall’alto del patibolo Antonio Lorenzo Lavoisier
dimostra e proclama l’indistruttibilità della materia che subisce la
censura del Patriarca di Venezia, oggi di proprietà dell'Archivio
Fieschi. Nel maggio del 1965 una importante personale a Roma, a La Nuova
Pesa, accresce il dibattito critico intorno al suo lavoro. Negli anni
Sessanta e Settanta la sua attività di mostre personali in Italia è
molto intensa. Del suo lavoro si interessano tra gli altri Francesco
Arcangeli, Antonio Del Guercio, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Renato
Barilli, Mario De Micheli, Francesco Vincitorio, Raffaele De Grada,
Renato Guttuso, Giuliano Briganti.
Nel 1972 prende parte alla X Quadriennale Nazionale d’Arte a Roma e a
Immagine per la città, in Palazzo Reale, a Genova, con i sei riquadri
pittorici gigantografici del Leviatano. Nel 1980 gli è assegnata la
cattedra di Tecniche dell’incisione all’Accademia Ligustica di Belle
Arti di Genova, che ricoprirà fino al 1995. Esposizione Antologica alla
Galleria Comunale d'Arte Moderna di Forte dei Marmi (Lu) nel 1981 a cura
di Andrea Del Guercio e nel 1983 Rossana Bossaglia lo invita alla mostra
Il Pop Art e l’Italia al Castello Visconteo di Pavia. Tre anni dopo una
grande antologica del suo lavoro è proposta a Genova, nel Museo di Villa
Croce e nel Museo di Sant’Agostino, e prende parte alla XI Quadriennale
Nazionale d’Arte, a Roma. Nel 1992 Enrico Crispolti ripropone la Via
Crucis nell’ambito della Quinta Biennale d’Arte Sacra. Beata Passio, a
San Gabriele (Teramo). Nel 1996 nasce il progetto di una consistente
donazione di dipinti per il Museo Civico di San Remo e nel 1999 nuova
grande donazione per la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di San
Gimignano. Muore a Genova il 15 marzo 2010.
Prossime sedi espositive a Genova - a Villa Croce 10.2.2022 - alla GAM Nervi 12.2.2022
presso il Palazzo Ducale di Genova dal 18 dicembre 2021 al 16 gennaio
2022, costituisce la seconda tappa del grande progetto espositivo
“Giannetto Fieschi. Un’Esposizione Antologica”. Nel centenario della
nascita dell’illustre pittore ed incisore nato a Zogno nel 1921 e morto
a Genova nel 2010, la mostra, promossa dal Comune di Genova e
dall’Archivio Giannetto Fieschi, è a cura di Andrea B. Del Guercio e
sarà inaugurata venerdì 17 dicembre alle ore 18.00.
Quattro le grandi opere polimateriche esposte, pesanti come pale
d'altare, che si installano nel Palazzo dopo essere uscite da un
processo di reazione frutto di un'alchimia, di una sperimentazione
sofferta, in cui i dubbi sovrastano le certezze e si impongono fino a
‘raccontare’ verità nascoste sotto la scorza effimera del buon gusto:
“Questo avalla la dimensione da parete affrescata - e qui - trovo la mia
natura, quella che ho nel sangue: e storia e sesso, religione, mitologia
continuano ad essere i temi del mio operare, che è messianico.” (G.
Fieschi).
La mostra
Le grandi dimensioni della pittura contrassegnano l’opera di Giannetto
Fieschi lungo tutta la sua storia espressiva ed è a questo orientamento
che la sezione espositiva dedica la sua composizione; come sottolinea il
curatore Andrea B. Del Guercio, “si è scelto di intervenire sullo spazio
di Palazzo Ducale con un numero limitato di opere in grado di esasperare
attraverso il coinvolgimento percettivo la lettura ed una fruizione che
si determina anche attraverso un impatto fisico.” L’installazione
avviene infatti all'interno di una sede le cui dimensioni spaziali
permettono e suggeriscono uno ‘scontro’ che potremmo definire rafforzato
tra arte e architettura, secondo un principio che nella Biennale di
Venezia del 1964 lo stesso Fieschi sostiene e cerca: “Unico perché
grandissimo: si avvicina ai diciotto metri quadrati. E grandissimo
perché diventa, illusoriamente, una parte affrescata. E parete
affrescata perché ciò che è murale è morale.”
L’estensione delle superfici induce a parlare di ‘esperienza della
pittura’ in quanto nel processo sono coinvolte la creatività e la
fruizione, la volontà di narrare per immagini e lo sforzo di leggere e
comprendere in base alla propria sensibilità. Rimandando alla pittura
murale Fieschi sollecita il mantenimento di quell’impegno morale che la
storia ha tracciato lungo il suo sviluppo, tra le tante tappe del fare
artistico, dai cicli di affreschi medievali alle decorazioni barocche;
un processo che non induce alla citazione del passato ma che sollecita
quei nuovi sviluppi linguistici che interpretano e che danno voce alla
sensibilità contemporanea.
Saranno esposte il Corpus spirituale e Il Tedio o La Funzione è una
favola, entrambi del 1951, La Strage degli Innocui del 1954, il
Minotauro del 1980. In questi lavori di grandi dimensioni la sostanza
pittorica trova la sua forma più alta perchè “le veemenze reiterate di
linee e le trasparenze, i grumi di materia, le oggettualità come
contrappunto a altre forme o contrappasso d’altri sensi altrove
nell’opera, o come atto di passione per un feticcio, i volumi di forme e
quelli di spazio, e le deliquescenze stemperate e le fibre aride di
tutti gli spigoli, i toni rosei e i picei, ordinati sulla superficie in
alternanze di conflitti ottici, animano la tela delle opere mie di una
vita che non si può attribuire al soggetto apparente. Questo fattore
costituisce il significato pur essendo il significante.” (G. Fieschi).
Giannetto Fieschi nasce a Zogno, in Val Brembana, in provincia di
Bergamo, il 10 giugno 1921. Il padre è un eminente e innovatore
chirurgo; la madre è Gina Levi. Discendono dalla storica famiglia
genovese medievale dei Fieschi, Conti di Lavagna, che ha dato alla
storia della Chiesa Santa Caterina Fieschi, due beati, due pontefici,
numerosi cardinali, vescovi, ammiragli, ma anche patrioti, mecenati e
benefattori. Nel 1931 il padre si trasferisce a Genova portando con sé
la famiglia. Nel 1935 Fieschi frequenta il Ginnasio a Genova e quindi il
Liceo Classico ma dedicandosi già al disegno e all’incisione. Incontra
Paul Klee nel 1937 durante una villeggiatura estiva ad Aflenz, in
Stiria. Conseguita la maturità classica intraprende, sollecitato anche
dal padre, gli studi di medicina nell’Università di Genova. Nel 1941 è
richiamato sotto le armi e milita per oltre quattro anni come sergente;
nel 1945, rientrato a Genova, seguita a frequentare la Facoltà di
Medicina ma tralascia gli studi tra il 1951 e gli anni seguenti per
dedicarsi interamente al lavoro artistico. Partecipa nel 1946 alla
Mostra Nazionale di Arte sociale, in Palazzo Ducale a Genova. Giulio
Carlo Argan, che rappresenta per Fieschi per oltre un decennio un
sostegno, visita il suo studio. Nel 1948 espone per la prima volta nella
XXIV Biennale di Venezia e nuovamente nel 1950 richiamando l’attenzione
di Giorgio Morandi, Roberto Longhi e Francesco Arcangeli. Nel 1951 vince
una borsa di studio del governo francese per soggiornare a Parigi. Alla
Sorbona compie ricerche sulla semantica e la grafica medievali. L’anno
dopo, sempre con l’appoggio di Giulio Carlo Argan, vince una borsa di
studio del governo spagnolo per soggiornare in Spagna. A Barcellona
sviluppa buona parte del ciclo di dipinti della Via Crucis che espone a
Parigi nel 1953. In quello stesso anno una nuova borsa di studio lo
porta a New York, dove segue corsi di incisione e serigrafia. Rientrato
in Italia, insegna presso il Liceo Artistico a Genova. Nel 1958 si
sposa, a Genova, con Rosina De Battista; ne nasceranno due figli,
Limbania e Ibleto. Ritorna negli U.S.A. per dirigere il Department of
Fine Arts dell’University of the South nel Tennessee fino al 1961 quando
ritorna a Genova. Nella XXXII Biennale di Venezia del 1964, espone il
grandissimo dipinto Dall’alto del patibolo Antonio Lorenzo Lavoisier
dimostra e proclama l’indistruttibilità della materia che subisce la
censura del Patriarca di Venezia, oggi di proprietà dell'Archivio
Fieschi. Nel maggio del 1965 una importante personale a Roma, a La Nuova
Pesa, accresce il dibattito critico intorno al suo lavoro. Negli anni
Sessanta e Settanta la sua attività di mostre personali in Italia è
molto intensa. Del suo lavoro si interessano tra gli altri Francesco
Arcangeli, Antonio Del Guercio, Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Renato
Barilli, Mario De Micheli, Francesco Vincitorio, Raffaele De Grada,
Renato Guttuso, Giuliano Briganti.
Nel 1972 prende parte alla X Quadriennale Nazionale d’Arte a Roma e a
Immagine per la città, in Palazzo Reale, a Genova, con i sei riquadri
pittorici gigantografici del Leviatano. Nel 1980 gli è assegnata la
cattedra di Tecniche dell’incisione all’Accademia Ligustica di Belle
Arti di Genova, che ricoprirà fino al 1995. Esposizione Antologica alla
Galleria Comunale d'Arte Moderna di Forte dei Marmi (Lu) nel 1981 a cura
di Andrea Del Guercio e nel 1983 Rossana Bossaglia lo invita alla mostra
Il Pop Art e l’Italia al Castello Visconteo di Pavia. Tre anni dopo una
grande antologica del suo lavoro è proposta a Genova, nel Museo di Villa
Croce e nel Museo di Sant’Agostino, e prende parte alla XI Quadriennale
Nazionale d’Arte, a Roma. Nel 1992 Enrico Crispolti ripropone la Via
Crucis nell’ambito della Quinta Biennale d’Arte Sacra. Beata Passio, a
San Gabriele (Teramo). Nel 1996 nasce il progetto di una consistente
donazione di dipinti per il Museo Civico di San Remo e nel 1999 nuova
grande donazione per la Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di San
Gimignano. Muore a Genova il 15 marzo 2010.
Prossime sedi espositive a Genova - a Villa Croce 10.2.2022 - alla GAM Nervi 12.2.2022
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