Natalino Tondo. Spazio n-dimensionale
Dal 10 Maggio 2014 al 25 Maggio 2014
Lecce
Luogo: Ex conservatorio di Sant’Anna
Indirizzo: corso Vittorio Emanuele II 16
Curatori: Lorenzo Madaro
Enti promotori:
- Accademia di Belle Arti di Lecce
- Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici della Puglia
Telefono per informazioni: +39 338 6338627
E-Mail info: lorenzomad@hotmail.it
Sito ufficiale: http://www.accademiabelleartilecce.com
Nell’ambito delle attività del Settore Cultura del Comune di Lecce si comunica l’inaugurazione della mostra personale di Natalino Tondo, allestita nell’ex conservatorio di Sant’Anna di via Libertini, fissata per le ore 19.00 del 10 maggio 2014.
La mostra, realizzata in collaborazione con l’associazione culturale StartArt, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Lecce e d’intesa con la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici della Puglia, sarà visitabile tutti i giorni fino al 25 maggio 2014.
Giorni e orari d’apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30. Il sabato e la domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 20.30.
Questo appuntamento espositivo, che vede Natalino Tondo protagonista di un’indagine relativa a uno specifico momento della sua ricerca, quello sullo “spazio” risalente agli anni Ottanta, è il punto di partenza di un’analisi più ampia e articolata sull’intero corpus delle sue opere e sugli sguardi critici che le hanno indagate. Questo primissimo step non poteva partire da un percorso antologico, quello sarà evidentemente l’ultimo passo, quello conclusivo, frutto di un percorso ravvicinato, di una passeggiata tra decenni e concetti, tra cronologia, stili e visioni sfaccettate di uno stesso percorso. Tondo è un artista che ha operato nel suo tempo, non solo come uomo ma anche come pensatore e homo faber, decisamente trascurato, salvo alcune eccezioni, negli ultimi vent’anni in quei contesti che hanno inteso ricostruire le vicende dell’arte meridionale. Ha vissuto una lateralità in quest’ultimo ventennio, e da questo punto di partenza s’inscrive il progetto curatoriale che lo vede protagonista di questa e di altre mostre in programma. Il punto di partenza non poteva non essere Lecce, la città in cui ha studiato – non lontano dall’ex conservatorio di Sant’Anna, luogo dove in cui sarà allestita la mostra, ovvero all’Accademia di Belle Arti, all’epoca agli esordi del suo lungo percorso –, la città da cui è partito e in cui poi è sempre approdato e dove continua a vivere e operare.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo (Edizioni Esperidi) con un’introduzione di Marta Ragozzino, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, e contributi di Antonio Basile, Docente di antropologia culturale dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, Simona Caramia, curatrice e critica d’arte, e Lorenzo Madaro, curatore della mostra. All’interno fotografie di Samuel Mele e una sezione dedicata ai regesti biografici, bibliografici ed espositivi sull’artista.
Natalino Tondo (Salice Salentino, 27 maggio 1938. Vive e lavora a Lecce).
Da una indagine segnico-gestuale (1962-1963) avviata durante gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce (dove, non a caso si diploma con una tesi dedicata a Pollock), Tondo approda a problematiche e linguaggi di estrema contemporaneità per l’epoca, operando attraverso una destrutturazione della tela, tra riflessioni sulla luce e analisi dello spazio, che propone in realtà espositive prestigiose come la galleria Fiamma Vigo di Roma (nel 1967, con una mostra personale). Queste opere stimolano interessi critici notevoli, come per esempio quello di Franco Sossi, che non manca di inserirlo nel suo volume Luce, Spazio Strutture edito nel 1967. La sua ricerca prosegue sul fronte dell’analisi del rapporto tra l’opera d’arte – oggetto – e lo spazio espositivo, come si evince anche dalle opere proposte in seguito in diverse rassegne, tra cui R4. Una teoria dell’oggetto, una mostra collettiva ospitata negli spazi della galleria Carolina di Portici (1969), dove le sue opere vengono esposte accanto a quelle di Renato Barisani, Franco Gelli, Mario Persico e di altri nomi basilari della scena artistica meridionale di quegli anni. La mostra è accompagnata da un contributo di Elio Mercuri, che anticipa ampi riscontri critici successivi per Tondo, come ad esempio quello di Lea Vergine (intitolato Le ipotesi di spazi di Natalino Tondo) per la Rai, Cronache del Mezzogiorno (1969). I primi anni Settanta proseguono con partecipazioni a mostre di ampio respiro, come Ricognizione ’71. Rassegna giovane arte meridionale, presentata da Filiberto Menna, mentre gli anni Ottanta si inaugurano con la collettiva Ab Origine ordinata nel 1982 presso la Pinacoteca Provinciale di Bari su progetto dello Studio Carrieri di Martina Franca, all’epoca in contatto con rilevanti realtà internazionali, ma soprattutto seguirà un’incessante ricerca sui significati dell’arte e sulla lettura iconografica mediata attraverso nuove pratiche, come testimonia il lungo lavoro su Piero Della Francesca e, successivamente sulla consistenza dello spazio e della dimensione criptica di realtà “altre” impregnate di letture filosofiche. Ci riferiamo in particolare a Criptico, una fase del lavoro di Tondo che si è concretizzata anche con la pubblicazione di un volume omonimo. Tra gli anni Ottanta e Novanta su grandi tele riflette sulla dimensioni e la frantumazione dello spazio reale e concettuale, mentre in anni recenti prosegue la pratica artistica adoperando carte e collage per riflettere sulla luce e, ancora una volta, sulla dimensione concettuale dello spazio. Si sono occupati del suo lavoro numerosi critici, tra cui Antonio Basile, Toti Carpentieri, Lucio Galante, Arcangelo Izzo, Ilderosa Laudisa, Franco Sossi e Lea Vergine.
La mostra, realizzata in collaborazione con l’associazione culturale StartArt, con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Lecce e d’intesa con la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici della Puglia, sarà visitabile tutti i giorni fino al 25 maggio 2014.
Giorni e orari d’apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19.30. Il sabato e la domenica dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 20.30.
Questo appuntamento espositivo, che vede Natalino Tondo protagonista di un’indagine relativa a uno specifico momento della sua ricerca, quello sullo “spazio” risalente agli anni Ottanta, è il punto di partenza di un’analisi più ampia e articolata sull’intero corpus delle sue opere e sugli sguardi critici che le hanno indagate. Questo primissimo step non poteva partire da un percorso antologico, quello sarà evidentemente l’ultimo passo, quello conclusivo, frutto di un percorso ravvicinato, di una passeggiata tra decenni e concetti, tra cronologia, stili e visioni sfaccettate di uno stesso percorso. Tondo è un artista che ha operato nel suo tempo, non solo come uomo ma anche come pensatore e homo faber, decisamente trascurato, salvo alcune eccezioni, negli ultimi vent’anni in quei contesti che hanno inteso ricostruire le vicende dell’arte meridionale. Ha vissuto una lateralità in quest’ultimo ventennio, e da questo punto di partenza s’inscrive il progetto curatoriale che lo vede protagonista di questa e di altre mostre in programma. Il punto di partenza non poteva non essere Lecce, la città in cui ha studiato – non lontano dall’ex conservatorio di Sant’Anna, luogo dove in cui sarà allestita la mostra, ovvero all’Accademia di Belle Arti, all’epoca agli esordi del suo lungo percorso –, la città da cui è partito e in cui poi è sempre approdato e dove continua a vivere e operare.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo (Edizioni Esperidi) con un’introduzione di Marta Ragozzino, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, e contributi di Antonio Basile, Docente di antropologia culturale dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, Simona Caramia, curatrice e critica d’arte, e Lorenzo Madaro, curatore della mostra. All’interno fotografie di Samuel Mele e una sezione dedicata ai regesti biografici, bibliografici ed espositivi sull’artista.
Natalino Tondo (Salice Salentino, 27 maggio 1938. Vive e lavora a Lecce).
Da una indagine segnico-gestuale (1962-1963) avviata durante gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce (dove, non a caso si diploma con una tesi dedicata a Pollock), Tondo approda a problematiche e linguaggi di estrema contemporaneità per l’epoca, operando attraverso una destrutturazione della tela, tra riflessioni sulla luce e analisi dello spazio, che propone in realtà espositive prestigiose come la galleria Fiamma Vigo di Roma (nel 1967, con una mostra personale). Queste opere stimolano interessi critici notevoli, come per esempio quello di Franco Sossi, che non manca di inserirlo nel suo volume Luce, Spazio Strutture edito nel 1967. La sua ricerca prosegue sul fronte dell’analisi del rapporto tra l’opera d’arte – oggetto – e lo spazio espositivo, come si evince anche dalle opere proposte in seguito in diverse rassegne, tra cui R4. Una teoria dell’oggetto, una mostra collettiva ospitata negli spazi della galleria Carolina di Portici (1969), dove le sue opere vengono esposte accanto a quelle di Renato Barisani, Franco Gelli, Mario Persico e di altri nomi basilari della scena artistica meridionale di quegli anni. La mostra è accompagnata da un contributo di Elio Mercuri, che anticipa ampi riscontri critici successivi per Tondo, come ad esempio quello di Lea Vergine (intitolato Le ipotesi di spazi di Natalino Tondo) per la Rai, Cronache del Mezzogiorno (1969). I primi anni Settanta proseguono con partecipazioni a mostre di ampio respiro, come Ricognizione ’71. Rassegna giovane arte meridionale, presentata da Filiberto Menna, mentre gli anni Ottanta si inaugurano con la collettiva Ab Origine ordinata nel 1982 presso la Pinacoteca Provinciale di Bari su progetto dello Studio Carrieri di Martina Franca, all’epoca in contatto con rilevanti realtà internazionali, ma soprattutto seguirà un’incessante ricerca sui significati dell’arte e sulla lettura iconografica mediata attraverso nuove pratiche, come testimonia il lungo lavoro su Piero Della Francesca e, successivamente sulla consistenza dello spazio e della dimensione criptica di realtà “altre” impregnate di letture filosofiche. Ci riferiamo in particolare a Criptico, una fase del lavoro di Tondo che si è concretizzata anche con la pubblicazione di un volume omonimo. Tra gli anni Ottanta e Novanta su grandi tele riflette sulla dimensioni e la frantumazione dello spazio reale e concettuale, mentre in anni recenti prosegue la pratica artistica adoperando carte e collage per riflettere sulla luce e, ancora una volta, sulla dimensione concettuale dello spazio. Si sono occupati del suo lavoro numerosi critici, tra cui Antonio Basile, Toti Carpentieri, Lucio Galante, Arcangelo Izzo, Ilderosa Laudisa, Franco Sossi e Lea Vergine.
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