Pittori toscani dell'800. In mostra una prestigiosa collezione privata
Dal 23 Ottobre 2021 al 09 Gennaio 2022
Livorno
Luogo: Museo civico “G.Fattori” - Villa Mimbelli
Indirizzo: Via San Jacopo in Acquaviva 65
Prolungata: fino al 9 gennaio 2022
Costo del biglietto: Intero: € 6,00. Ridotto: € 4,00 (anche gruppi e scolaresche, min. 15 persone e su prenotazione). Supplemento per visite guidate (su prenotazione): € 2,00 a persona. Ingresso gratuito ai bambini fino a 6 anni, ai minori di 18 anni residenti nel Comune di Livorno e agli invalidi 100% compreso l’accompagnatore. Giornalisti con tesserino di iscrizione all’Ordine. PER ACCEDERE AL MUSEO E' OBBLIGATORIO IL GREEN PASS
Telefono per informazioni: +39 0586 808001/ 824607
E-Mail info: infomuseofattori@comune.livorno.it
Sito ufficiale: http://www.museofattori.livorno.it/
Allestita al primo piano del museo, e integrata nel suo percorso permanente, la rassegna vedrà esposti oltre 60 dipinti di Macchiaioli e Post Macchiaioli, con nomi come Giovanni Fattori, Signorini, Corcos, Benvenuti...
In mostra anche un curioso campanaccio decorato dal maestro Giovanni Fattori (già (esposto in passato al Museo “G.Fattori”). Del caposcuola dei Macchiaioli saranno esposte inoltre numerose incisioni.
La raccolta appartiene al collezionista Ettore Ermanno Morelli, che recentemente ha donato al Museo civico “G.Fattori” e alla città di Livorno, tre importanti opere: due dell’artista Michele Gordigiani, Autoritratto e Le sorelle Sartori e miss Leight; la terza, invece, è un Autoritratto di Nino Costa.
Come spiega l'assessore alla Cultura del Comune di Livorno Simone Lenzi, “vi è un duplice pregio in questa mostra che si ospita al Museo “G.Fattori”. Il primo, e più ovvio, è quello insito nelle opere esposte, testimonianze pregevoli di un secolo d'oro della pittura toscana. Il secondo consiste nella raccolta stessa: la collezione testimonia l'esattezza del gusto del collezionista, la lunga passione che ne guida l'occhio per decenni, a caccia di quadri che ogni volta espandano e delimitino a un tempo un gusto che si definisce nella scelta.
Una volta appesi al muro, i quadri di questa collezione privata raccontano una storia coerente della pittura toscana dell'800 che è un privilegio offrire all'occhio del pubblico”.
La collezione di Ettore Ermanno Morelli
Come scrive nel catalogo il critico d'arte e gallerista Antonio Parronchi: “ Studiando i dipinti di questa collezione, ho voluto scegliere alcune “perle” che la rendono particolarmente interessante cercando di mettere per iscritto le sensazioni che mi hanno suscitato.
Il primo che mi mi riempie gli occhi di gioia è “La Raccolta delle rose”, splendida tela di Giuseppe Abbati (Napoli 1836 - Firenze 1868). Dipinto in pieno periodo Macchiaiolo intorno al 1860-1865, vi si evidenzia la caratteristica pittura a macchia: pennellate di colore e senza alcuna sfumatura di memoria accademica, si giustappongono con grande attenzione alla luce che illumina la scena. L’opera incarna tutte le regole e lo stile dei Macchiaioli e ne è un bellissimo esempio.
Alcuni anni più tardi,quando la tecnica macchiaiola si fa più morbida,tendendo ad addolcirsi nei contrasti di chiaroscuro, Odoardo Borrani (Pisa 1833 - Firenze 1905) dipinge questa tavoletta “Case lungo il Mugnone”. La luce del sole pomeridiano avvolge tutta la scena riflettendosi sulle case e scandendo così i vari effetti prospettici con i primi piani in ombra e l’azzurro del cielo sul fondo. Borrani nel 1870 dipinse diverse tavolette con questo stesso soggetto ripreso da varie prospettive. Questo bellissimo scorcio è inedito.
Altra opera inedita è questo “Interno di chiesa” di Cristiano Banti (Santa Croce sull’Arno 1824 - Montemurlo 1904). È l’interno della Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma dove è conservato il Cristo Risorto di Michelangiolo. Alcuni monaci scendono le scale sotto la statua del Cristo per recarsi ad una Funzione Religiosa. Il dipinto è di qualità straordinaria: la pittura di Macchia del Banti si esalta attraverso la perfetta armonia dei toni e nel dosaggio della luce che rende quasi tridimensionali i monaci che pare ci vengano incontro.
Ho sempre amato moltissimo “Le Lavandaie” dipinto da Vincenzo Cabianca (Verona 1827 - Roma 1902) a Sestri Levante nel 1881. La costa Tosco Ligure veniva frequentata con assiduità da moltissimi pittori dell’epoca: Signorini, Borrani, Gelati e Cabianca stesso. In quella terra di scogli e povere case studiavano gli effetti della luce sul mare e sulle pietre delle vecchie chiese. In quest’opera l’artista ha sfruttato la luce dipingendo di bianco le pietre ed i panni appena lavati inondandoli di magico splendore. È un dipinto straordinario nel quale Cabianca con la sua pennellata ferma e squisita nobilita queste umili lavandaie creando una scena ricca di bellezza e incanto.
Un altro dipinto che stupisce per l’azzardo pittorico e per la sua modernità di esecuzione che anticipa di molti anni il 900, è “Spiaggia della Versilia” di Eugenio Cecconi (Livorno 1842 - Firenze 1903). L’uomo seduto che l’artista ha posto in fondo a sinistra nel dipinto è il suo caro amico e compagno di caccia e di bevute Renato Fucini, intento a leggere o prendere appunti. Si nota nel dipinto l’influenza dell’Abbati sul giovane pittore, conosciuto e frequentato a Castiglioncello a casa di Diego Martelli. La pennellata sobria e magra esprime una straordinaria sintesi nei toni e nei volumi, creando uno spazio sterminato di spiaggia illuminata dal sole in modo tale che che la figura del Fucini non disturbi con la sua presenza l’attento osservatore.
“All’ombra del capanno” è un’opera del pittore, gallese di nascita ma italianissimo per cultura, Llewelin Lloyd (Livorno 1879 - Firenze 1949). Amante della luce e dei contrasti cromatici ha dipinto marine e paesaggi nei quali la natura è intatta, selvaggia quasi, ma plasmabile da questo maestro della sintesi cromatica.
Memorabili le sue coste dell’Elba e del litorale livornese. Proprio vicino a Castiglioncello ha dipinto con eccezionale senso cromatico questo capanno che si trovava nella proprietà di Michele Gordigiani, che a sua volta ha trattato lo stesso soggetto.
Ludovico Tommasi (Livorno 1866 - 1941) è l’autore di questo suggestivo “Tramonto ai Bagni” eseguito intorno al 1920. Raffigura con vigore espressivo uno scorcio dell’Ardenza a Livorno, con bagnanti che lasciano la spiaggia: il cielo e lo sfondo, bassi sull’orizzonte sono perfettamente intonati alle luci del tramonto attraversato da nubi che rafforzano la realtà di una stupenda e nostalgica visione.
“Le Cascine” del 1899 sono dipinte da Ulvi Liegi (Livorno 1859-1939). È uno scorcio dell’argine dell’Arno di fronte al parco delle Cascine di Firenze con figure che animano la scena. È una felice sintesi di paesaggio di gusto ancora Macchiaiolo, contaminato da quell’espressionismo che negli anni successivi diventerà la sua caratteristica pittorica.
Nella raccolta emerge splendido questo inedito “Cavalli al pascolo” di Mario Puccini (Livorno 1869 - Firenze 1920), eseguito intorno al 1918. È una bella scena campestre animata da cavalli al pascolo e contadina immersi nella vegetazione incolta con lo sfondo di pinete e colline contro un cielo acceso dall’azzurro tipico dell’autore. Il quadro è dipinto dal vero, probabilemte a Campolecciano, semplice ma ricercato delle forme essenziali e dei vari piani che sfumano all’orizzonte: i colori smaltati verdi e gialli creano una straordinaria fantasmagoria cromatica.
“Mercato a San Frediano” è un’interessante dipinto di Cesare Ciani (Firenze 1854-1925). I soggetti preferiti dall’autore, popolane, bambini, mercanti affollano questa scena.
Donne fanno la spesa sulle bancarelle piene di ortaggi, bambini giocano a rincorrersi, vecchi assistono in disparte aspettando la sera ed il ritorno alla tranquillità della loro strada. A Ciani interessa una rappresentazione sociale della cittadinanza e la dipinge distaccandosi dalla lezione macchiaiola, per raggiungere un colorismo accentuato. La sua è una maturazione espressionistica più moderna che, con tonalità vibranti e luminose, risolve con efficacia l’uso della luce e la giustapposizione delle figure con uno stile maturo ed espressivo.
Un eccellente piccolo dipinto di Francesco Vinea (Forli 1845 - Firenze 1902), “Ritratto di Silvestro Lega” colpisce ed intriga per la sua perfetta esecuzione.
Eseguito nel 1868, quando seguiva i suoi amici-maestri Macchiaioli, è di qualità straordinaria e rivela le sue non comuni qualità pittoriche. Purtoppo le sue scelte successive furono altre perdendosi nel dipingere scenette di genere, con moschettieri, servette ed interni di taverna secondo il gusto dei mercanti e collezionisti anglosassoni e francesi.
Bella e curiosa dal punto di vista storico è questa minuscola tavoletta di Giovanni Lessi (Firenze 1852-1922) che rappresenta “Lo studio del maestro Vito D’Ancona” dipinto nel 1876. Già proprietà di Mario Galli, mecenate e collezionista dei Macchiaioli, il piccolo dipinto rappresenta D’Ancona nel suo studio mentre dipinge uno dei suoi nudi più belli. Tale nudo andò a far parte della prestigiosa collezione Rosselli.
Serafino De Tivoli (Livorno 1826 - Firenze 1892) dopo la lunga esperienza di Macchia a Firenze, dipinse in Francia questa struggente opera crepuscolare: “Il porto di Rouen” nella quale si fonde con quella macchiaiola anche l’esperienza della scuola di Barbison che frequentò per alcuni anni. È noto un altro dipinto del medesimo porto ma eseguito da un altro punto di vista.
Questa raccolta prettamente “Toscana” comprende però altre piccole meraviglie fra le quali ho scelto due che mi sono care e che ritengo particolarmente belle e significative.
“Pastorelli” di Giuseppe Palizzi (Lanciano 1812 - Francia 1888). L’autore dopo aver studiato a Napoli si trasferì in Francia con il fratello Filippo e qui, nello stile di Corot e Courbet realizzò dipinti attinenti alla scuola di Fontainebleu ma con un suo personale naturalismo. Quest’opera è il risultato del suo periodo più felice. La scena campestre dominata dai due pastorelli immersi in una luminosissima natura rappresenta l’apice del suo realismo pittorico.
Nella collezione è presente anche il piemontese Carlo Pittara (Torino 1835 - 1891) con questo ottimo dipinto “Studio di mucche e portico” appartenente al secondo periodo della sua pittura, successivo alla parentesi di studio in Francia. Il suo rientro a Torino corrisponde ad una evoluzione verso un verismo più spinto rivolto alla natura ed ai suoi aspetti più contadini.
Questa bella scena con le mucche che rientrano alla stalla immerse nella splendida luce del tramonto ricorda la pittura macchiaiola filtrata però da un realismo elegante più vicino a De Nittis.
Lascio per ultimo il vero e sorprendente gioiello della raccolta: l’album di disegni di Raffaello Sernesi. Misura 22,5x30 e contiene 47 pagine di scritti e disegni che risalgono all’inizio della sua straordinaria se pur breve storia artistica. Decine di figure, anatomie, volti “in rilievo” che verrenno utilizzati per il conio di alcun monete, si susseguono in queste pagine di rara bellezza e perfezione.
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