Cathy Josefowitz. Blue blue and more

Cathy Josefowitz. Blue blue and more, Studio Orlando, Pietrasanta (LU)
Dal 06 Settembre 2014 al 18 Settembre 2014
Pietrasanta | Lucca
Luogo: Studio Orlando
Indirizzo: via Stagio Stagi 12
Orari: tutti i giorni 11-13 / 18-24
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0584 83163
E-Mail info: info@galleriasusannaorlando.it
Sito ufficiale: http://www.galleriasusannaorlando.it
Sabato 6 settembre 2014 abbiamo l’onore di ospitare nella galleria di Pietrasanta, un omaggio a Cathy Josefowitz, artista legata dal 1991 alla galleria e recentemente scomparsa. L’accurata selezione delle opere è stata fatta da Lei nel mese di Giugno, e riguarda i lavori eseguiti nel suo atelier di Ginevra al suo ritorno da un viaggio in Tunisia.
“Blue blue and more”, è il titolo nato da una sua frase riportata egregiamente dallo scrittore Beppe Sebaste nel testo che accompagna il catalogo: “E mentre ti guardo nuotare e volteggiare nell’azzurro, e vorrei toccarti ma non ci riesco, mi accorgo che le parole più belle le hai usate tu accompagnando una delle tue ultime tele: blue, blue and more.”
Otto grandi tele, che fanno parte dell’ultima produzione della pittrice, domineranno la mostra. Protagonisti i cieli sempre più tersi e immateriali che vagamente si confondono con le visioni del quotidiano, oggetti danzanti nella scenografia delle luci e delle ombre. Alle tele si accompagnano 50 disegni, veri e propri appunti di viaggio dove si incontrano le pose dei personaggi di C.J. sempre in movimento, a volte contorte a volte distese in un disarmante abbandono. Citava infatti Philippe Daverio, nella bella e penetrante introduzione della mostra “ Meditation In & Out” del 2012 a Palazzo Broggi di Milano: “Matisse settantenne rifiugiato in Costa Azzurra... continuerà ad applicare il credo di un’estetica pura guardando filtrare nell'aisance la luce mediterranea attraverso un boccale di pesci rossi, col coÍore...”
Da Matisse discende, forse inconsapevole, la visione di Cathty Josefowitz. Da trent’anni la vedo dipingere l'inquietudine della sua aisance adolescenziale. Col colore e con la forma. La ritrovo in un'esperienza ben più condensata oggi, stratificata. E' innegabile che la frequentazione mentale con Francis Bacon ha finito per fare da contrapposizione esistenziale a Matisse. Che cosa ci può essere di più lontano dalle atmosfere ovattate di Nizza se non i corpi contorti della sofferenza baconiana?
Dopo l’allestimento di Milano, questa di Pietrasanta, si colloca come naturale epilogo, testimonianza della vitalità e della complessità di un’artista che, come lei stessa amava ripetere ha “scelto la pittura per esprimere il mondo: un palco teatrale dove tutto può accadere”.
A proposito di palco-scenico, sempre dal ricordo della Tunisia, una laboriosa “ricostruzione scenografica“ di carte e collage di una piccola cittadina che appare agli occhi del visitatore come un teatrino. La mostra è allestita con un contributo di Lorenzo Piqueras, allestitore di importanti mostre del Louvre.
“Blue blue and more”, è il titolo nato da una sua frase riportata egregiamente dallo scrittore Beppe Sebaste nel testo che accompagna il catalogo: “E mentre ti guardo nuotare e volteggiare nell’azzurro, e vorrei toccarti ma non ci riesco, mi accorgo che le parole più belle le hai usate tu accompagnando una delle tue ultime tele: blue, blue and more.”
Otto grandi tele, che fanno parte dell’ultima produzione della pittrice, domineranno la mostra. Protagonisti i cieli sempre più tersi e immateriali che vagamente si confondono con le visioni del quotidiano, oggetti danzanti nella scenografia delle luci e delle ombre. Alle tele si accompagnano 50 disegni, veri e propri appunti di viaggio dove si incontrano le pose dei personaggi di C.J. sempre in movimento, a volte contorte a volte distese in un disarmante abbandono. Citava infatti Philippe Daverio, nella bella e penetrante introduzione della mostra “ Meditation In & Out” del 2012 a Palazzo Broggi di Milano: “Matisse settantenne rifiugiato in Costa Azzurra... continuerà ad applicare il credo di un’estetica pura guardando filtrare nell'aisance la luce mediterranea attraverso un boccale di pesci rossi, col coÍore...”
Da Matisse discende, forse inconsapevole, la visione di Cathty Josefowitz. Da trent’anni la vedo dipingere l'inquietudine della sua aisance adolescenziale. Col colore e con la forma. La ritrovo in un'esperienza ben più condensata oggi, stratificata. E' innegabile che la frequentazione mentale con Francis Bacon ha finito per fare da contrapposizione esistenziale a Matisse. Che cosa ci può essere di più lontano dalle atmosfere ovattate di Nizza se non i corpi contorti della sofferenza baconiana?
Dopo l’allestimento di Milano, questa di Pietrasanta, si colloca come naturale epilogo, testimonianza della vitalità e della complessità di un’artista che, come lei stessa amava ripetere ha “scelto la pittura per esprimere il mondo: un palco teatrale dove tutto può accadere”.
A proposito di palco-scenico, sempre dal ricordo della Tunisia, una laboriosa “ricostruzione scenografica“ di carte e collage di una piccola cittadina che appare agli occhi del visitatore come un teatrino. La mostra è allestita con un contributo di Lorenzo Piqueras, allestitore di importanti mostre del Louvre.
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