Ezio Gribaudo. Viaggi della memoria. Miró, Savinio, De Chirico, Fontana, la Biennale di Venezia del 1966
Ezio Gribaudo. Viaggi della memoria - Lucca
Dal 11 Giugno 2011 al 28 Agosto 2011
Lucca
Luogo: Lu.C.C.A
Indirizzo: Via della Fratta 36
Orari: Da martedì a domenica dalle 10 alle 19. Lunedì chiuso
Costo del biglietto: Intero 7 euro; ridotto 5 euro
Telefono per informazioni: +39 0583 571712
E-Mail info: guido.spaini@spaini.it
Sito ufficiale: http://www.luccamuseum.com
Dall'11 giugno al 28 agosto 2011 il Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art ospiterà la mostra “Ezio Gribaudo. Viaggi della memoria. Miró, Savinio, De Chirico, Fontana, la Biennale di Venezia del 1966 e i Teatri senza tempo”, a cura di Stefano Cecchetto e Maurizio Vanni.
L'esposizione vuole riscoprire l'artista Ezio Gribaudo, personaggio eclettico e poliedrico, ripercorrendo le tappe più importanti della sua carriera a cavallo tra la Biennale di Venezia del 1966 e quella del 2011. Una sorta di viaggio alla scoperta dell'uomo artista, editore e creatore di eventi che racconta il suo personale percorso artistico – dai Flani al Diario di New York passando per i Logogrifi fino ad arrivare aiTeatri della memoria, ancora in progress, e alle Gabbie –, ma anche gli incontri con importanti artisti internazionali con i quali ha realizzato libri e che ha amato e collezionato. “Sono stato protagonista – scrive Gribaudo –, curioso e attento alla mia vita e a quella delle persone che ho frequentato. Ho amato tutte le cose che ho fatto e ho creduto completamente nelle persone che ho incontrato e con le quali ho collaborato”.
Ezio Gribaudo è stato artista, editore, collezionista, operatore culturale, collega e amico degli artisti. Una figura anomala nel panorama artistico del Novecento italiano che è riuscito ad intravedere, laddove alcuni vedevano solo scarti tipografici, degli stimoli per poter creare, attraverso una proposta seriale, delle opere uniche e originali. L'inizio del suo viaggio è datato 1959, anno in cui accetterà la direzione delle Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo e che segnerà il suo percorso artistico e umano. Gribaudo idea una collana d'arte nella quale riesce a far convergere i nomi più all’avanguardia dell’arte e della critica di quel tempo. Da qui cominciano gli incontri e le frequentazioni con artisti come Henry Moore, Lucio Fontana, Giorgio de Chirico, Hans Hartung, Antoni Tápies, Jean Dubuffet, Renato Guttuso, Pierre Alechinsky, Joan Miró, Asger Jorn, Francis Bacon, per citarne alcuni.
Dal suo estro creativo, nascono nei primi anni sessanta i Flani, attraverso il riutilizzo di stampi di cartone resistenti al calore utilizzati nella stampa tipografica, su cui veniva colato piombo fuso per ottenere una forma da applicare alle rotative. Seguirono poi le tecniche miste del Diario di New York che volevano essere un omaggio agli artisti incontrati nei suoi viaggi in giro per il mondo e nel 1965 i Logogrifi, divertenti e imprevedibili sperimentazioni che indagano le potenzialità del bianco per mezzo di sollecitazioni tattili sulla carta che creano dei giochi ottici. “Il rapporto del bianco su bianco – sottolinea Maurizio Vanni – gli permette di ricostruire, per mezzo di enigmatiche intrusioni sulla pagina, una nuova poetica basata sulla ricerca dell’essenziale. Gribaudo propone di mettere a nudo l’opera d’arte, di spogliarla da ogni sovrastruttura e dai valori simbolici forzati per ridare valore al materiale, a quella carta in grado di respirare e di vivere nella consapevolezza di essere portatrice sana di segni”. Proprio queste opere lo consacrarono alla Biennale di Venezia del 1966, dove vinse il Premio per la grafica, e fecero decollare definitivamente la sua carriera artistica.
Si arriva così ai Teatri della memoria che costituiscono la serie più rilevante degli ultimi anni: una sorta di consapevole summa del proprio operato che, partendo dai Logogrifi che vengono ricreati e ricollocati alla stregua di un collage sopra un nuovo palinsesto, propongono il viaggio dei viaggi, quello legato alla propria esistenza, alle esperienze professionali più disparate, ma soprattutto ai racconti della propria vita. Da ultimo le Gabbie dove Gribaudo fa alloggiare brontosauri e gli animali più disparati: uno spazio da lui percepito non come una prigione, ma come un involucro protettivo, un guscio primordiale che serve a proteggerli dal mondo esterno.
“L’imprevedibile trama dei suoi racconti – scrive Stefano Cecchetto –, nella disgregazione dei differenti linguaggi e delle affascinanti metafore, conferma l’abilità artigiana di una formazione ottenuta lavorando sul campo, sempre vicino alle maestranze, per apprendere, per assorbire e confermare il rigore di una professionalità antica. In ogni sua esperienza: dalla pittura alla scultura, dall’incisione all’editoria, permane in Gribaudo quel senso di onestà intellettuale che gli permette di scandagliare l’arte in tutti i suoi più recessi nascondigli”.
La mostra ripercorre dunque le tappe più importanti del suo percorso artistico – i suoi luoghi della memoria – attraverso più di 50 lavori, comprese alcune sculture, a cui si aggiungono circa 25 opere della sua collezione: da Joan Miró a Alberto Savinio, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Pierre Alechinsky, Karl Appel, Asger Jorn, Jean Dubuffet, Hans Hartung, Henry Moore, Antoni Tapies. Insieme alle opere di questi artisti sono visibili testimonianze fotografiche che ne documentano il rapporto con Gribaudo, e le famose monografie ad essi dedicate in veste di editore d’arte, prima direttore delle Edizioni d’Arte della Fratelli Pozzo a Torino, poi delle collezioni d’arte della Fratelli Fabbri Editori.
L'esposizione vuole riscoprire l'artista Ezio Gribaudo, personaggio eclettico e poliedrico, ripercorrendo le tappe più importanti della sua carriera a cavallo tra la Biennale di Venezia del 1966 e quella del 2011. Una sorta di viaggio alla scoperta dell'uomo artista, editore e creatore di eventi che racconta il suo personale percorso artistico – dai Flani al Diario di New York passando per i Logogrifi fino ad arrivare aiTeatri della memoria, ancora in progress, e alle Gabbie –, ma anche gli incontri con importanti artisti internazionali con i quali ha realizzato libri e che ha amato e collezionato. “Sono stato protagonista – scrive Gribaudo –, curioso e attento alla mia vita e a quella delle persone che ho frequentato. Ho amato tutte le cose che ho fatto e ho creduto completamente nelle persone che ho incontrato e con le quali ho collaborato”.
Ezio Gribaudo è stato artista, editore, collezionista, operatore culturale, collega e amico degli artisti. Una figura anomala nel panorama artistico del Novecento italiano che è riuscito ad intravedere, laddove alcuni vedevano solo scarti tipografici, degli stimoli per poter creare, attraverso una proposta seriale, delle opere uniche e originali. L'inizio del suo viaggio è datato 1959, anno in cui accetterà la direzione delle Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo e che segnerà il suo percorso artistico e umano. Gribaudo idea una collana d'arte nella quale riesce a far convergere i nomi più all’avanguardia dell’arte e della critica di quel tempo. Da qui cominciano gli incontri e le frequentazioni con artisti come Henry Moore, Lucio Fontana, Giorgio de Chirico, Hans Hartung, Antoni Tápies, Jean Dubuffet, Renato Guttuso, Pierre Alechinsky, Joan Miró, Asger Jorn, Francis Bacon, per citarne alcuni.
Dal suo estro creativo, nascono nei primi anni sessanta i Flani, attraverso il riutilizzo di stampi di cartone resistenti al calore utilizzati nella stampa tipografica, su cui veniva colato piombo fuso per ottenere una forma da applicare alle rotative. Seguirono poi le tecniche miste del Diario di New York che volevano essere un omaggio agli artisti incontrati nei suoi viaggi in giro per il mondo e nel 1965 i Logogrifi, divertenti e imprevedibili sperimentazioni che indagano le potenzialità del bianco per mezzo di sollecitazioni tattili sulla carta che creano dei giochi ottici. “Il rapporto del bianco su bianco – sottolinea Maurizio Vanni – gli permette di ricostruire, per mezzo di enigmatiche intrusioni sulla pagina, una nuova poetica basata sulla ricerca dell’essenziale. Gribaudo propone di mettere a nudo l’opera d’arte, di spogliarla da ogni sovrastruttura e dai valori simbolici forzati per ridare valore al materiale, a quella carta in grado di respirare e di vivere nella consapevolezza di essere portatrice sana di segni”. Proprio queste opere lo consacrarono alla Biennale di Venezia del 1966, dove vinse il Premio per la grafica, e fecero decollare definitivamente la sua carriera artistica.
Si arriva così ai Teatri della memoria che costituiscono la serie più rilevante degli ultimi anni: una sorta di consapevole summa del proprio operato che, partendo dai Logogrifi che vengono ricreati e ricollocati alla stregua di un collage sopra un nuovo palinsesto, propongono il viaggio dei viaggi, quello legato alla propria esistenza, alle esperienze professionali più disparate, ma soprattutto ai racconti della propria vita. Da ultimo le Gabbie dove Gribaudo fa alloggiare brontosauri e gli animali più disparati: uno spazio da lui percepito non come una prigione, ma come un involucro protettivo, un guscio primordiale che serve a proteggerli dal mondo esterno.
“L’imprevedibile trama dei suoi racconti – scrive Stefano Cecchetto –, nella disgregazione dei differenti linguaggi e delle affascinanti metafore, conferma l’abilità artigiana di una formazione ottenuta lavorando sul campo, sempre vicino alle maestranze, per apprendere, per assorbire e confermare il rigore di una professionalità antica. In ogni sua esperienza: dalla pittura alla scultura, dall’incisione all’editoria, permane in Gribaudo quel senso di onestà intellettuale che gli permette di scandagliare l’arte in tutti i suoi più recessi nascondigli”.
La mostra ripercorre dunque le tappe più importanti del suo percorso artistico – i suoi luoghi della memoria – attraverso più di 50 lavori, comprese alcune sculture, a cui si aggiungono circa 25 opere della sua collezione: da Joan Miró a Alberto Savinio, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Pierre Alechinsky, Karl Appel, Asger Jorn, Jean Dubuffet, Hans Hartung, Henry Moore, Antoni Tapies. Insieme alle opere di questi artisti sono visibili testimonianze fotografiche che ne documentano il rapporto con Gribaudo, e le famose monografie ad essi dedicate in veste di editore d’arte, prima direttore delle Edizioni d’Arte della Fratelli Pozzo a Torino, poi delle collezioni d’arte della Fratelli Fabbri Editori.
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