Robert Doisneau. A l’imparfait de l’objectif
Dal 08 Luglio 2017 al 12 Novembre 2017
Lucca
Luogo: Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art
Indirizzo: via della Fratta 36
Curatori: Maurizio Vanni
Enti promotori:
- Con il patrocinio di Regione Toscana
- Comune di Lucca
- Opera delle Mura
- Camera di Commercio di Lucca
- Confindustria Toscana Nord
- Confcommercio Province di Lucca e Massa Carrara
- Confesercenti Toscana Nord
- Confartigianato Imprese Lucca
Costo del biglietto: intero 9 €, ridotto 7 €
Telefono per informazioni: +39 0583 492180
E-Mail info: info@luccamuseum.com
Sito ufficiale: http://www.luccamuseum.com/
Il “fotografo di strada” che getta lo sguardo sulle periferie parigine, lontane dai lustrini, ma piene di grande umanità. È alla piccola gente, che vive un’esistenza normale o spesso ai margini, che Robert Doisneau rivolge la sua attenzione, ai bambini che giocano e alle coppie che si baciano incuranti dei passanti. È a questo “pescatore di immagini” quotidiane che il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art dedica la mostra “A l’imparfait de l’objectif”, curata da Maurizio Vanni e organizzata in collaborazione con l’Atelier Robert Doisneau e MVIVA, con un percorso che si sviluppa attraverso 80 immagini in bianco e nero. Una selezione tra i suoi scatti più celebri, tra cui Le Baiser de l'Hôtel de ville del 1950, sarà esposta nel museo lucchese dall’8 luglio al 12 novembre 2017.
“Scene di folle e straordinaria normalità – spiega il curatore Maurizio Vanni –: figure riprese durante ciò che potrebbero aver fatto centinaia di volte, ritratte quando si accingono a fare qualcosa di apparentemente insolito o mentre lo stanno facendo. Tutto risulta dinamico e lento, passato e presente, triste e ironico, evocativo e commuovente, evocativo e premonitore, luminoso e offuscato, perfetto nella sua imperfezione. Robert Doisneau racconta la storia vera di Parigi, quella dei sobborghi e delle periferie, quella dei personaggi più umili e veri, e quella dei baci rubati o estorti con dolcezza. Nelle sue foto il luogo non è mai una semplice ambientazione, ma dialoga sempre con le figure, anche quando non è a fuoco: la città si manifesta in tutto il suo splendore anche quando prende consistenza attraverso il contrasto tra luci e ombre”.
“Io fotografavo”. Tutta la carriera di Doisneau potrebbe essere riassunta da un tempo verbale che è, al tempo stesso, aggettivo connotativo. Qualcosa che ha a che fare con un passato progressivo e dinamico, impreciso e nostalgico. La sua non è una ricerca a ritroso nel tempo, ma il desiderio di immortalare scene che potrebbero non avere tempo nel loro svilupparsi in uno spazio certo. Perché rincorrere il mondo, quando il mondo era già parte della sua città? Parigi diventa il proscenio della sua Comédie humaine: persone modeste che vengono ritratte nel loro essere attraverso il... non fare quotidiano. Bambini pieni di vita e di energia saltano, fanno acrobazie, ballano, ma anche monelli che copiano i compiti dal compagno di banco o che fuggono dopo aver compiuto qualche marachella. Doisneau cerca di immortalare l'istante scomposto, fortuito e imperfetto dei bambini perché più spontaneo, vero e profondo. Solo l'essenza di un momento partecipato emotivamente può diventare eterno.
Il fotografo francese cerca di pescare l'immagine giusta – ama utilizzare il verbo pescare in luogo di cacciare perché ritiene che la pazienza sia un valore fondamentale –, si muove con la consapevolezza che l'atipico può essere ovunque, che l'imperfetto si può nascondere anche dietro un vecchio portone. Fondamentale è percepirlo, presagirlo e aspettarlo. Le persone anziane diventano un non luogo da indagare, una memoria da registrare, un contesto – come quello dei bistrot o delle rive della Senna – che può offrire in qualunque momento l'atipico fortuito catapultandoci in una dimensione stranamente familiare e comune: quella delle persone normali, meravigliosamente imperfette. “Ci sono personaggi e luoghi urbani – conclude Vanni – che pur non rispondendo a particolari canoni estetici risultano maieutici e attrattivi. Il loro fascino unico sta, probabilmente, nell'essere imperfetti. Noi ammiriamo il bello, ma ci affezioniamo a qualcosa che ci stordisce per vigore e forza espressiva. Il perfetto si sublima nell'imperfetto perché la nostra attenzione si focalizza sulle emozioni e sulle gestualità. Doisneau ha scoperto il segreto della vita rincorrendo la verità umana nelle sue bellissime difformità e imperfezioni”.
Orario mostra: da martedì a domenica ore 10-19
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