Pino Deodato. Abbiamo perso la testa

Pino Deodato, Santo bevitore, part.

 

Dal 30 Giugno 2018 al 09 Settembre 2018

Massa | Massa-Carrara

Luogo: Museo Diocesano

Indirizzo: via Alberica 26

Enti promotori:

  • Museo Diocesano
  • Associazione Quattro Coronati di Massa
  • Comune di Massa

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0585 499241

E-Mail info: museodiocesanomassa@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.comune.massa.ms.it



Il “piccolo” ma prestigioso Museo Diocesano di Massa (Ms), con al suo interno opere di Jacopo della Quercia, Bernini, Bernardino della Scala, solo per citare alcuni nomi, ospita la nuova mostra di Pino Deodato dal titolo significativo “Abbiamo perso la testa” – inaugurazione sabato 30 giugno ore 18.30 –, e che rimarrà aperta fino al 9 settembre 2018 organizzata dal Museo Diocesano, Associazione Quattro Coronati di Massa e Comune di Massa. Con un percorso espositivo di oltre 30 sculture e installazioni, Deodato (Vibo Valentia 1950), secondo il suo stile di una scultura aliena da preoccupazioni di avanguardia, ma allo stesso tempo semplice e imbevuta di una modernità primitiva e arcaica,  mette in evidenza il compito che secondo lui deve avere l’arte e cioè quello di  raccontare cose che ci sono, ma che non si vedono le opere devono suscitare emozioni tali da permettere la ricerca della verità.  Siamo bombardati continuamente da riflessioni, considerazioni, conclusioni di politici, filosofi, sociologi, giornalisti che sembra abbiano tutti ragione,  l’impressione vera, invece,  è quella che  essi  non essere padroni della verità, ma che stiano cercando di  inseguirla affannosamente. “Con “Abbiamo perso la testa” Deodato – spiega Mauro Daniele Lucchesi direttore artistico dell’Associazione Quattro Coronati-  si assume emblematicamente il senso che non ci sono parole per rispondere alle domande e ai bisogni di cui la società contemporanea ha bisogno, come dimostra la crisi ideologica e di ideali che pervade l’intera società globale.  Il lavoro di Pino Deodato  è un invito a ritagliarsi un po’ di silenzio, una scelta che ci aiuterebbe da una parte a vivere in armonia con il mondo delle cose, dall’altra a trovare una via d’uscita alle problematiche dell’uomo moderno”.

Da sempre Pino Deodato infatti,  intende l’arte come una missione nei confronti dell’uomo, quella di aiutare a vivere una vita migliore invitandolo ad una riflessione filtrata dai sentimenti con la consapevolezza che l’arte è una sovrastruttura della società ma che ha comunque la possibilità di aiutare a  riflettere e a considerare aspetti della vita a cui non siamo abituati a pensare; le opere di Pino Deodato nella loro apparente semplicità interagiscono con lo spettatore generando consapevolezza  e condivisione di stati emozionali innescando una piccola rivoluzione intima e privata sia che vengano affrontate grandi problematiche che piccole riflessioni umane.

La mostra è aperta giovedì, venerdì e sabato ore 21-24. 

Pino Deodato nasce a Nao (Vibo Valentia) il 18 dicembre 1950. Si iscrive alla scuola d’arte inferiore e, giovanissimo, fin dall’età di 11 anni, inizia a creare i primi dipinti e a lavorare la terracotta. Conseguito il diploma di maturità artistica, nel 1969 si trasferisce a Milano per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Brera. Nel capoluogo lombardo entra in contatto con i maggiori esponenti d’arte milanese, e durante gli studi sarà l’assistente dell’artista Giangiacomo Spadari per ben 5 anni. In questi anni si avvicina all’ambiente artistico francese e ad artisti come Edoardo Arrojo spagnolo ma trasferitosi a Parigi. Gli anni ’70 infatti sono fondamentali dal punto di vista politico e dell’impegno sociale, le opere riflettono questo periodo storico con una pittura critica, dove Deodato esprime la volontà di cambiamento realizzando dei murales. Espone al “Salon de la Jeune Peinture” presso il Musèe D’Art Moderne di Parigi e al Musèe du Luxemburg, oltre che alla galleria Alvarez di Lisbona e di Oporto. All’inizio degli anni ’80 inizia ad eseguire dei lavori legati al movimento della transavanguardia, con un ritorno alla pittura e un reinserimento delle sue opere nel sistema dell’arte, tra i primi soggetti realizzati ci sono: miti, eroi, personaggi storici e de “Le mille e una notte”. In questi anni espone in varie città italiane: da Milano presso le Gallerie: Il Milione, Cardi e Gastaldelli; a Lucca presso la Galleria di Claudio Poleschi e la Galleria Narciso di Torino. Vive e lavora a Milano.
 

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