Giuseppe Uncini. Le maquette e i disegni dal 1958 al 2006

Giuseppe Uncini. Le maquette e i disegni dal 1958 al 2006, MUSMA, Matera
Dal 14 July 2013 al 5 October 2013
Matera
Luogo: MUSMA
Indirizzo: via San Giacomo
Orari: dal martedì alla domenica 10-14/ 16-20
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3.50
Telefono per informazioni: +39 0835 330582
E-Mail info: info@musma.it
Sito ufficiale: http://www.musma.it
Sabato 13 luglio 2013, alle ore 19.00, il MUSMA. Museo della Scultura Contemporanea. Matera inaugura la mostra dell’estate: “Giuseppe Uncini. Le maquette e i disegni dal 1958 al 2006”.
Tra i fondatori del "Gruppo 1”, negli anni scorsi analizzato dal MUSMA attraverso le antologiche dedicate a Nicola Carrino, Nato Frascà e Pasquale Santoro, Giuseppe Uncini (Fabriano, AN 1929 – Trevi, PG 2008) è stato uno dei più originali innovatori dell’arte contemporanea italiana.
In un clima artistico come quello del dopoguerra, caratterizzato da un lato dall’imponente presenza del Realismo socialista, dall’altro dalla progressiva affermazione dell’Informale, Uncini trova una propria “grammatica compositiva”, distaccandosi dall’una e dall’altra tendenza: utilizza i più svariati materiali, (tempera, tufo, sabbia, ferro, cemento) per creare opere consistenti eppure lievi, tanto evidente è la forma assunta nello spazio e la costante necessità di chiarezza e di armonia.
La formazione di Uncini inizia dalle industrie grafiche di Fabriano, dove apprende le arti della carta e del segno. Quando poi la famiglia si trasferisce a Cerreto d’Esi (AN) viene a contatto con le botteghe artigiane del luogo, sviluppando così una preziosa abilità manuale che unita al suo brillante ingegno lo porterà alle originali soluzioni costruttive della maturità artistica. Determinante per la sua maturità sarà anche il costante contatto con la nobile tradizione artistica dell’Italia centrale, con le misure, le proporzioni e i rapporti aurei tra le architetture, gli interni e il paesaggio. “ Fare arte è ragionare sul disegno italiano, sulla materia che ritrova il proprio senso profondo: pensare tutti i giorni, mentre sono in studio, che discendo da Giotto e che Laurana ha lavorato nelle mie Marche. Far nascere una forma è distillare l’idea e trovare una sintesi lucida, capirne la sintassi e le proporzioni”.
Trasferitosi a Roma nei primi anni Cinquanta, la sua ricerca espressiva prende avvio dalle Terre: “quadri” realizzati con i materiali più disparati: cartone, compensato, masonite, cellotex sui quali comporre paesaggi con sabbie, catrame, cemento, pozzolana ecc.
Proseguirà poi con i Cementarmati, le Ombre, gli Spazicemento, le Dimore, tutte, in qualche misura, strutture architettoniche con le quali “costruire” lo spazio, realizzare “costruzioni di un sogno con le fondamenta”, dare concretezza all’arte. “Mi piace pensare alla mia scultura – scrive Uncini - come qualcosa che possiede due vite; l’una quella che io riesco a darle con i miei “criteri” di estetica, di spazio e di poesia, l’altra, quella dovuta all’uso quotidiano, vero, concreto della cosa. Naturalmente ciò che mi interessa è caricare questi vuoti di umori, di momenti poetici, insomma di farne delle cavità dense di avventure esistenziali”. Scrive Bruno Corà, nel catalogo generale edito da Silvana editoriale: “Queste opere di Uncini smettono di evocare per essere e non significano altro da ciò che sono”.
Le maquette esposte al MUSMA, modelli dei Ferrocemento, delle Ombre, delle Dimore, delle Strutturespazio rendono lo spettatore partecipe dell’opera d’arte, sono progetti, “pensati con le mani”, da cui potrebbe partire una collaborazione di gruppo, come in un cantiere di architettura o in un laboratorio di scenografia, quindi non chiusi e definitivi ma pronti a scatenare l’immaginazione e la creatività di chi li osserva, “geometrie per cogliere e costruire idee”, immaginate nelle loro dimensioni reali e collocate in spazi aperti.
L’esposizione è arricchita da un nutrito gruppo di disegni, dal 1958 al 2006, Terre, Cementi, Acquarelli, Collage, destinati ad essere poi realizzati come sculture ma anche a rimanere opere d’arte autonome.
Questi passaggi sono scanditi da immagini e documenti, raccolti nella Biblioteca Scheiwiller, utili per mettere in luce il lungo percorso di Uncini, i suoi maestri, i suoi compagni di strada, le sue amicizie.
Tra i fondatori del "Gruppo 1”, negli anni scorsi analizzato dal MUSMA attraverso le antologiche dedicate a Nicola Carrino, Nato Frascà e Pasquale Santoro, Giuseppe Uncini (Fabriano, AN 1929 – Trevi, PG 2008) è stato uno dei più originali innovatori dell’arte contemporanea italiana.
In un clima artistico come quello del dopoguerra, caratterizzato da un lato dall’imponente presenza del Realismo socialista, dall’altro dalla progressiva affermazione dell’Informale, Uncini trova una propria “grammatica compositiva”, distaccandosi dall’una e dall’altra tendenza: utilizza i più svariati materiali, (tempera, tufo, sabbia, ferro, cemento) per creare opere consistenti eppure lievi, tanto evidente è la forma assunta nello spazio e la costante necessità di chiarezza e di armonia.
La formazione di Uncini inizia dalle industrie grafiche di Fabriano, dove apprende le arti della carta e del segno. Quando poi la famiglia si trasferisce a Cerreto d’Esi (AN) viene a contatto con le botteghe artigiane del luogo, sviluppando così una preziosa abilità manuale che unita al suo brillante ingegno lo porterà alle originali soluzioni costruttive della maturità artistica. Determinante per la sua maturità sarà anche il costante contatto con la nobile tradizione artistica dell’Italia centrale, con le misure, le proporzioni e i rapporti aurei tra le architetture, gli interni e il paesaggio. “ Fare arte è ragionare sul disegno italiano, sulla materia che ritrova il proprio senso profondo: pensare tutti i giorni, mentre sono in studio, che discendo da Giotto e che Laurana ha lavorato nelle mie Marche. Far nascere una forma è distillare l’idea e trovare una sintesi lucida, capirne la sintassi e le proporzioni”.
Trasferitosi a Roma nei primi anni Cinquanta, la sua ricerca espressiva prende avvio dalle Terre: “quadri” realizzati con i materiali più disparati: cartone, compensato, masonite, cellotex sui quali comporre paesaggi con sabbie, catrame, cemento, pozzolana ecc.
Proseguirà poi con i Cementarmati, le Ombre, gli Spazicemento, le Dimore, tutte, in qualche misura, strutture architettoniche con le quali “costruire” lo spazio, realizzare “costruzioni di un sogno con le fondamenta”, dare concretezza all’arte. “Mi piace pensare alla mia scultura – scrive Uncini - come qualcosa che possiede due vite; l’una quella che io riesco a darle con i miei “criteri” di estetica, di spazio e di poesia, l’altra, quella dovuta all’uso quotidiano, vero, concreto della cosa. Naturalmente ciò che mi interessa è caricare questi vuoti di umori, di momenti poetici, insomma di farne delle cavità dense di avventure esistenziali”. Scrive Bruno Corà, nel catalogo generale edito da Silvana editoriale: “Queste opere di Uncini smettono di evocare per essere e non significano altro da ciò che sono”.
Le maquette esposte al MUSMA, modelli dei Ferrocemento, delle Ombre, delle Dimore, delle Strutturespazio rendono lo spettatore partecipe dell’opera d’arte, sono progetti, “pensati con le mani”, da cui potrebbe partire una collaborazione di gruppo, come in un cantiere di architettura o in un laboratorio di scenografia, quindi non chiusi e definitivi ma pronti a scatenare l’immaginazione e la creatività di chi li osserva, “geometrie per cogliere e costruire idee”, immaginate nelle loro dimensioni reali e collocate in spazi aperti.
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Questi passaggi sono scanditi da immagini e documenti, raccolti nella Biblioteca Scheiwiller, utili per mettere in luce il lungo percorso di Uncini, i suoi maestri, i suoi compagni di strada, le sue amicizie.
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