ISOLE: un festival “segreto”
Dal 14 Agosto 2020 al 10 Settembre 2020
Ferrandina | Matera
Luogo: Sedi varie
Indirizzo: sedi varie
Curatori: Fabio Vito Lacertosa, Raffaele Pecora
“Se verrai con me nelle mie avventure, ti regalerò un’isola”
disse Don Chisciotte a Sancho Panza
Il Majatica Jazz Festival 2020 pocket edition ospita il progetto d’arte ISOLE: un festival “segreto”, eseguito senza spettatori e ripreso totalmente in esterna, con protagonisti un gruppo di improvvisatori contemporanei e una troupe di videomaker che vivono e operano tra Basilicata e Puglia. Il lavoro si è coordinato in dieci intensi giorni tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2020. Le tracce non stop di quei momenti performativi sono state montate radicalmente e svelate ora in forma di mostra diffusa, nei territori di Ferrandina (MT) dal 14 agosto al 10 settembre. Ciascuno spettatore potrà fruire delle azioni segniche e muoversi lungo gli spazi espositivi in totale indipendenza, munendosi semplicemente di smartphone e cuffie e puntando il proprio dispositivo sui pannelli delle varie stazioni-isole. Valorizzare i luoghi (più o meno segreti) di un paese, come metafora di un’Italia “minore” sorprendente, teatro stratificato e secolare di pulsioni contemporanee. Attraverso una combinazione di musica, fotografia, video e tecnologia portatile, gli spettatori si renderanno autonomi nella fruizione “temporale” dello spettacolo (il quando), ma vincolati nella fruizione “spaziale” (il dove). La Pocket Edition è dunque una risposta tascabile all’esigenza di far convivere distanziamento sociale e turismo. Un turismo di scoperta, pazienza e sorpresa. Una sorta di treasure hunt, di caccia al tesoro a piedi, in bici o in auto, alla ricerca autonoma di queste Isole ideali.
Roccaforti intoccabili, dove ogni artista è libero e insindacabile. Dove lo spettatore può raccogliersi in un intimità di ascolto “difficile” o può rigettarla in totale autonomia. Isole sono gli artisti, rappresentati in forma di naufraghi (o di eremiti), che lavorano sulle distanze siderali. E i loro appelli sono suoni. Isole siamo noi stessi nel momento in cui ci predisponiamo a fruire il materiale con le cuffie. Quante volte al giorno questa condizione si ripete, ma inconsapevolmente?
Sebbene, tra video makers e sonorizzatori, si sia riunita una troupe complessiva di 20 elementi (Vincenzo Sidonio, Paolo Clemente, Tonio Cirigliano, Tommaso Mastromattei, Domenico Martoccia, Pino Melfi, Angelo Manicone, Domenico Saccente, Vitantonio Gasparro, Enzo Di Stefano, Raffaele Pecora, Donato Pitoia, Paolo Padula, Giuseppe Pignatelli, Michele Cantarella, Francesco D’Alessandro, Fabio Vito Lacertosa, Rocco Mastrangelo), Isole è un progetto che ragiona sulla potenza del vuoto, dell’autonomia, della libertà di esprimersi o eclissarsi.
Nasce sostanzialmente da due esperienze progettuali differenti che si uniscono. La prima è quella di una residenza artistica permanente tra performance e improvvisazione contemporanea e la seconda è l’esigenza di interpretare i luoghi attraverso la loro sonorizzazione con un approccio sinestetico. I suoni come metafore della visione all’interno di un arco temporale, si mettono a confronto con i codici dell’arte e con la potenza della natura (ad esempio l’incontro live con una tromba d’aria). L’uso dei QR Code legato ai luoghi non è certo una nostra esclusiva, specie in questo periodo. Personalmente è una rielaborazione di Nessundove, una mostra collettiva del 2016 curata da Davide Gambaretto. La cito perché è un esempio interessante di come un’esperienza estetica finisca per diventare un modello e una risposta pratica per risolvere un problema reale. Dicevamo. Gli artisti erano naufraghi ed eremiti.
Ecco, nel periodo che passerà alla storia come quello del distanziamento sociale, è finalmente giunto il momento che i naufraghi e gli eremiti si parlino e invertano la rotta delle loro solitudini per offrirle a chi voglia di ascoltare. Tutto si muove, anche le cose in apparenza più immobili, più radicate. I luoghi comuni ballano tra le cuffiette. La natura e la cultura si sfiorano. Un’isola sembrerà pure segnata da confini naturali, ma basterà un minuto per rendersi conto che ogni cosa (ogni cosa!) è frutto di convenzione. Cosa distingue uno scoglio da un’isola e un’isola da un continente? Quale grado di definizione nell’osservare il disegno di una costa?
E il punto preciso di demarcazione tra le parole? (FVL)
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