9 New York. Pittura postmoderna in America

9 New York. Pittura postmoderna in America, MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone

 

Dal 22 Marzo 2014 al 27 Aprile 2014

Lissone | Milano

Luogo: MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone

Indirizzo: viale Padania 6

Orari: Martedì - Mercoledì - Venerdì 15-19, Giovedì 15-23 e Sabato - Domenica 10-12 e 15-19

Curatori: Alan Jones, Alberto Zanchetta

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 039 7397368 - 039 2145174

E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it

Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it


Gli artisti di cui si dà testimonianza in questa  mostra appartengono alla generazione postmoderna, quella del "Ritorno alla pittura", che aveva non poche tangenze tra le due sponde dell'oceano Atlantico. In America la decade dell'Ottanta è stata un periodo di prosperità economica e di grande bolla speculativa, ma anche di moralismo bigotto. Fu un decennio adrenalinico, iperbolico e ipertrofico, come fosse stato pompato con gli steroidi. Di quell'epoca reaganiana la mostra intende presentare le opere di alcuni "pesi massimi" attivi a New York City: Donald Baechler [Hartford, Connecticut, 1956], Ross Bleckner [Hewlett, Long Island, 1949], David Bowes [Boston, Massachusetts, 1957], James Brown [Los Angeles, California, 1951], Ronnie Cutrone [New York City, 1948-2013], David Salle [Norman, Oklahoma, 1952], Peter Schuyff [Baarn, Olanda, 1958], Philip Taaffe [Elizabeth, New Jersey, 1955] e Terry Winters [Brooklyn, New York, 1949].                      Dopo anni di minimalismo e "proibizionismo" concettuale, nella Grande Mela si avverte una certa nostalgia per la pittura, che improvvisamente irrompe sulla scena con vigorosa audacia ed è vissuta dagli artisti come una epica moderna-quotidiana (ogni intellettualismo viene bandito, il quadro non vuole più essere opera ma "tela e colore", intriso soltanto di piacere). Nel tipico pastiche postmoderno, particolare importanza aveva la pratica manichea che connetteva astrattismo e figurazione, polarità solo in apparenza antitetiche.
Senza via di scampo, ci si trovava di fronte a una pittura ibrida, incline alla contaminazione degli stili e al rimescolamento delle tecniche. Ancor più che disinvolta, la pittura viene percepita come "disturbante"; guardata con sospetto e diffidenza, spesso e volentieri denigrata aspramente a causa della grossolanità della stesura pittorica, la manualità pedestre e trasandata del Neo-espressionismo americano viene di fatto apostrofata come Bad painting.                                                                                                                In una decade audace, esuberante, persino sfrontata, presuntuosa e narcisista, la pittura  degli anni Ottanta impose la prospettiva delirante di una scena emergente che attiene alle cronache dell'arte americana. A quel fermento spontaneo ed estemporaneo devono molto gli artisti di questa mostra, "colpevoli" di aver portato la pittura figurativa alla ribalta internazionale. Ma come dice Alan Jones: «Il bello della pittura è che va sempre fuori moda non appena torna ad essere popolare. E questa è la sua salvezza».      Un libro, a cura di Alberto Zanchetta, raccoglie i testi editi ed inediti di Alan Jones. Newyorkese, scrittore, critico e curatore di mostre d'arte, Jones è sbarcato in Italia per studiare Ezra Pound, intrattenendo contatti tra la letteratura e le arti visive. Approfittando della sua condizione di emigrante in terra straniera, Jones ha continuato a coltivare i suoi rapporti con gli artisti americani, che come lui avevano vissuto i ruggenti anni di SoHo e dell'East Village.    

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