Alberto Garutti. Didascalia/ Caption
Dal 17 Novembre 2012 al 03 Febbraio 2013
Milano
Luogo: PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Indirizzo: via Palestro 14
Orari: lunedì 14.30-19.30; da martedì a domenica 9.30-19.30; giovedì fino alle 22.30
Curatori: Paola Nicolin, Hans Ulrich Obrist
Enti promotori:
- Comune di Milano | Cultura
- Moda
- Design
- PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 88446359
E-Mail info: info@studiopesci.it
Sito ufficiale: http://www.comune.milano.it/pac
Il PAC, Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano presenta dal 17 novembre 2012 al 3 febbraio 2013 la mostra “ALBERTO GARUTTI. Didascalia”, la prima retrospettiva dell’artista italiano tra i più rilevanti della scena artistica contemporanea.
La mostra, curata da Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist, è un arcipelago di oltre 30 opere di differente natura: una serie di lavori storici, una nuova produzione concepita appositamente per il PAC, alcune riattivazioni di opere recenti e i modelli di progetti mai realizzati, sono raccolti in uno spazio istituzionale al fine di ricostruire il lavoro di Garutti attraverso le sue opere più significative.
L’esposizione è attraversata da una molteplicità di linguaggi che vanno dalla fotografia alla scultura, dalla scrittura all’installazione, dal disegno al suono, dal video alla pittura, dalla conversazione all’insegnamento. Il percorso espositivo traccia così, per la prima volta, l’evoluzione spesso sorprendente della ricerca dell’artista dagli anni Settanta ad oggi.
I lavori di Garutti sono opere in grado di innescare meccanismi di partecipazione e dialogare a più livelli con differenti tipologie di pubblico, così come con le istituzioni politiche ed economiche della città. Quella al PAC è dunque una mostra-paesaggio nella quale lo spettatore è invitato a costruire nuove relazioni e percorsi tra le opere, gli oggetti, le immagini e i frammenti in esposizione.
L’artista ha presentato il progetto alla Serpentine Gallery di Londra domenica 14 ottobre, partecipando alla “Memory Marathon”: una sequenza di conferenze, performance e testimonianze curate da Hans Ulrich Obrist per l’istituzione inglese. L’incontro ha anticipato, in forma poetica e allusiva, alcuni temi e progetti della mostra, introdotti dal curatore all’interno del padiglione disegnato da Herzog & de Meuron e Ai Weiwei.
“Con questa mostra il PAC conferma il proprio ruolo di sede espositiva di grande prestigio e di livello internazionale – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Stefano Boeri – La selezione accurata della produzione di un grande artista come Alberto Garutti, infatti, unita ad una curatela di alto profilo, realizza una proposta culturale di eccellenza nel panorama non solo milanese, ma internazionale”.
Dalla seconda metà degli anni Settanta in poi Alberto Garutti ha esplorato la dimensione narrativa e immateriale dell’opera d’arte. Nel corso di più di trenta anni di carriera, il suo lavoro testimonia un’attenzione crescente per la relazione tra la produzione di oggetti e il loro relazionarsi nello spazio sociale. Autore di alcuni tra i più efficaci progetti di arte pubblica in Italia e in Europa, Garutti è interprete di un momento ancora poco noto della ricerca artistica italiana, che a partire dalla fine degli anni Settanta in poi rielabora in forma autonoma e laterale la matrice concettuale e figurativa della generazione precedente. Sotto questo profilo, Garutti ha saputo mettere in relazione queste istanze con le atmosfere dei decenni successivi, segnate dall’impatto delle forme di lavoro relazionale, multiautoriale e auto generativo.
Alberto Garutti (Galbiate, Como, 1948) ha esplorato temi strutturanti la pratica stessa dell’arte.
Se l’intreccio di mercato e committenza è al centro di lavori comeCampionario - una serie di stampe digitali su fondo monocromo, iniziate nel 2007, sulle quali una sottile linea nera ricama distanze e relazioni tra luoghi della città cari al potenziale collezionista - è in Orizzonti - dipinti su vetro in bianco e nero, realizzati a partire dal 1987, di diverse dimensioni e misure, ognuno dei quali porta il nome del suo committente - che Garutti testimonia l’interesse per la sfera di relazioni sentimentali e professionali che formano “l’orizzonte vero della mia vita”. A partire dalla metà degli anni ’90 in poi, l’artista affianca al tema della relazione tra opera e committente l’interesse per la definizione di una metodologia critica nella produzione dell’opera d’arte in uno spazio pubblico. Il ruolo dell’artista nella città diventa così un nodo cruciale della sua pratica. Attraverso la realizzazione di lavori-manifesto come quello realizzato a Peccioli tra il 1994 e il 1997 – dove l’intervento dell’artista è consistito nel restaurare la facciata del teatro del borgo vicino a Pistoia e nell’installare una didascalia in pietra che recita Dedicato ai ragazzi e alle ragazze che in questo piccolo teatro si innamorarono – o come Ai Nati Oggi – realizzato in varie città dal 1998 al 2005, dove alcuni lampioni presenti in aree pubbliche sono stati collegati ai reparti di maternità cittadini in modo tale che la nascita di un bambino coincidesse con l’intensificarsi della luce dei lampioni della piazza, che aumentava per poi decrescere lentamente – l’artista lavora come un antropologo, capace di restituire il manufatto architettonico alla comunità e di interrogare se stesso attraverso lo studio degli altri. Garutti riattiva la memoria storica ed emotiva del luogo e insieme costringe lo spettatore a ragionare sulla relazione tra arte, politica e società civile.
Tutta la mostra è attraversata da uno degli elementi caratterizzanti il lavoro dell’artista, l’uso multiforme della didascalia come modalità di diffusione delle opere al pubblico e come meccanismo attivatore di relazioni tra lo spettatore e i contenuti dell’opera.
L’esposizione entra in stretta relazione con “Fuoriclasse. 20 anni di arte italiana nei corsi di Alberto Garutti”, la collettiva a cura di Luca Cerizza allestita fino al 9 dicembre 2012 alla GAM di Milano, a pochi passi dal Padiglione d’Arte Contemporanea. L’unicità dell’approccio didattico sviluppato da Garutti in decenni di insegnamento presso le Accademie di Brera, di Bologna e all’Università IUAV di Venezia è parte integrante del suo lavoro e si configura soprattutto come esperienza viva e in evoluzione, raccontata alla GAM attraverso una selezione di lavori di 60 artisti che hanno frequentato i suoi corsi. Le due mostre risultano così complementari e concorrono a restituire una visione il più possibile completa della metodologia dell’artista.
Interessato al fare come esperienza conoscitiva e all’arte come esca capace di attivare delle reazioni, Garutti guarda a sua volta al PAC come spazio delle relazioni, dove artista e spettatore sono complici del farsi dell’opera.
In occasione della mostra verrà realizzato con il contributo della banca BSI un libro edito da Mousse Publishing e Walther Koenig Verlag, ideato in stretta collaborazione con l’artista, che raccoglie un’ antologia di saggi, le interviste e le conversazioni tra l’artista e Hans Ulrich Obrist e un primo regesto delle opere dal 1974 a oggi.
La mostra è realizzata con il sostegno di TOD’S, sponsor dell’ attività espositiva annuale del PAC.
Come di consueto il PAC ha in programma attività didattiche gratuite per avvicinare il suo pubblico alle opere dell’artista: sono previste anche per la mostra di Alberto Garutti visite guidate per adulti e laboratori per bambini e ragazzi, ideati e organizzati da MARTE e realizzate con il contributo del Gruppo COOP Lombardia.
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Alberto Garutti, artista e docente, insegna all’Accademia di Brera di Milano e presso lo IUAV di Venezia, Facoltà di Design e Arti. Invitato a grandi manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia nel 1990 o la Biennale di Istanbul del 2001, è spesso chiamato a realizzare opere pubbliche per città e musei: a Gent in Belgio per il Museo S.M.A.K. in occasione della mostra “Over the Edges” (2000), a Herford per il Marta Museum (2003), nel 2002 a Kanazawa, in Giappone, in collaborazione con il 21st Century Museum of Contemporary Art e a Mosca nel 2011 per il Moscow Museum of Modern Art nel contesto della mostra “Impossible Community”.
Ha realizzato opere pubbliche permanenti in grado innescare relazioni e connessioni tra istituzioni pubbliche, private e il tessuto sociale della città. Esemplari in questo senso i casi di Bergamo e Bolzano (in collaborazione con Museion), così come Trivero con l’opera pensate per la Fondazione Zegna (2009) e Cagliari per la sede Tiscali nel 2004.
Protagonista di varie personali in spazi privati, Garutti ha esposto in molte gallerie in Italia e all’estero tra le quali Galleria Paul Maenz a Colonia, Galleria Minini a Brescia, Studio Guenzani e Galleria Marconi a Milano, Magazzino d’Arte Moderna a Roma. Numerose le collettive negli spazi pubblici nelle quali Alberto Garutti ha esplorato la relazione tra arte, città e paesaggio: significativi in questo senso i casi di “Arte all’Arte” edizioni 2000 e 2005 e “Luna Park” a Villa Manin, Codroipo (2005).
Nel 2008 partecipa alla mostra “ITALICS, Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968-2008” a Palazzo Grassi a Venezia e in seguito a Chicago, presso il Museum of Contemporary Art. Nel 2009 la sua opera “Temporali” è presentata al Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo a Roma parte del ciclo espositivo “MAXXI - Dialoghi con la città” e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. E’ stato membro della commissione giudicatrice del premio Furla per l’Arte e presidente della giuria italiana per l’ultima edizione dell’Italian Studio Program al Museo MOMA/P.S.1 Contemporary Art Center di New York. Nel 2009 vince il premio Terna 02 e il premio per la Cultura della città di Gent in Belgio; l’anno dopo, nel 2010, un’opera di Garutti è installata negli spazi dell’aeroporto di Malpensa e dalla stazione Cadorna di Milano.
Il lavoro per la Corale Vincenzo Bellini (2000) è selezionato nel 2011 da Creative Time, New York tra i 100 progetti pubblici della mostra “Living as Form: Socially Engaged Art from 1991-2011”. Un suo nuovo progetto pubblico per la città di Milano sarà installato in una delle torri progettate dall’architetto Cesar Pelli nel quartiere di Porta Nuova, commissionato da Hines Italia.
La mostra, curata da Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist, è un arcipelago di oltre 30 opere di differente natura: una serie di lavori storici, una nuova produzione concepita appositamente per il PAC, alcune riattivazioni di opere recenti e i modelli di progetti mai realizzati, sono raccolti in uno spazio istituzionale al fine di ricostruire il lavoro di Garutti attraverso le sue opere più significative.
L’esposizione è attraversata da una molteplicità di linguaggi che vanno dalla fotografia alla scultura, dalla scrittura all’installazione, dal disegno al suono, dal video alla pittura, dalla conversazione all’insegnamento. Il percorso espositivo traccia così, per la prima volta, l’evoluzione spesso sorprendente della ricerca dell’artista dagli anni Settanta ad oggi.
I lavori di Garutti sono opere in grado di innescare meccanismi di partecipazione e dialogare a più livelli con differenti tipologie di pubblico, così come con le istituzioni politiche ed economiche della città. Quella al PAC è dunque una mostra-paesaggio nella quale lo spettatore è invitato a costruire nuove relazioni e percorsi tra le opere, gli oggetti, le immagini e i frammenti in esposizione.
L’artista ha presentato il progetto alla Serpentine Gallery di Londra domenica 14 ottobre, partecipando alla “Memory Marathon”: una sequenza di conferenze, performance e testimonianze curate da Hans Ulrich Obrist per l’istituzione inglese. L’incontro ha anticipato, in forma poetica e allusiva, alcuni temi e progetti della mostra, introdotti dal curatore all’interno del padiglione disegnato da Herzog & de Meuron e Ai Weiwei.
“Con questa mostra il PAC conferma il proprio ruolo di sede espositiva di grande prestigio e di livello internazionale – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Stefano Boeri – La selezione accurata della produzione di un grande artista come Alberto Garutti, infatti, unita ad una curatela di alto profilo, realizza una proposta culturale di eccellenza nel panorama non solo milanese, ma internazionale”.
Dalla seconda metà degli anni Settanta in poi Alberto Garutti ha esplorato la dimensione narrativa e immateriale dell’opera d’arte. Nel corso di più di trenta anni di carriera, il suo lavoro testimonia un’attenzione crescente per la relazione tra la produzione di oggetti e il loro relazionarsi nello spazio sociale. Autore di alcuni tra i più efficaci progetti di arte pubblica in Italia e in Europa, Garutti è interprete di un momento ancora poco noto della ricerca artistica italiana, che a partire dalla fine degli anni Settanta in poi rielabora in forma autonoma e laterale la matrice concettuale e figurativa della generazione precedente. Sotto questo profilo, Garutti ha saputo mettere in relazione queste istanze con le atmosfere dei decenni successivi, segnate dall’impatto delle forme di lavoro relazionale, multiautoriale e auto generativo.
Alberto Garutti (Galbiate, Como, 1948) ha esplorato temi strutturanti la pratica stessa dell’arte.
Se l’intreccio di mercato e committenza è al centro di lavori comeCampionario - una serie di stampe digitali su fondo monocromo, iniziate nel 2007, sulle quali una sottile linea nera ricama distanze e relazioni tra luoghi della città cari al potenziale collezionista - è in Orizzonti - dipinti su vetro in bianco e nero, realizzati a partire dal 1987, di diverse dimensioni e misure, ognuno dei quali porta il nome del suo committente - che Garutti testimonia l’interesse per la sfera di relazioni sentimentali e professionali che formano “l’orizzonte vero della mia vita”. A partire dalla metà degli anni ’90 in poi, l’artista affianca al tema della relazione tra opera e committente l’interesse per la definizione di una metodologia critica nella produzione dell’opera d’arte in uno spazio pubblico. Il ruolo dell’artista nella città diventa così un nodo cruciale della sua pratica. Attraverso la realizzazione di lavori-manifesto come quello realizzato a Peccioli tra il 1994 e il 1997 – dove l’intervento dell’artista è consistito nel restaurare la facciata del teatro del borgo vicino a Pistoia e nell’installare una didascalia in pietra che recita Dedicato ai ragazzi e alle ragazze che in questo piccolo teatro si innamorarono – o come Ai Nati Oggi – realizzato in varie città dal 1998 al 2005, dove alcuni lampioni presenti in aree pubbliche sono stati collegati ai reparti di maternità cittadini in modo tale che la nascita di un bambino coincidesse con l’intensificarsi della luce dei lampioni della piazza, che aumentava per poi decrescere lentamente – l’artista lavora come un antropologo, capace di restituire il manufatto architettonico alla comunità e di interrogare se stesso attraverso lo studio degli altri. Garutti riattiva la memoria storica ed emotiva del luogo e insieme costringe lo spettatore a ragionare sulla relazione tra arte, politica e società civile.
Tutta la mostra è attraversata da uno degli elementi caratterizzanti il lavoro dell’artista, l’uso multiforme della didascalia come modalità di diffusione delle opere al pubblico e come meccanismo attivatore di relazioni tra lo spettatore e i contenuti dell’opera.
L’esposizione entra in stretta relazione con “Fuoriclasse. 20 anni di arte italiana nei corsi di Alberto Garutti”, la collettiva a cura di Luca Cerizza allestita fino al 9 dicembre 2012 alla GAM di Milano, a pochi passi dal Padiglione d’Arte Contemporanea. L’unicità dell’approccio didattico sviluppato da Garutti in decenni di insegnamento presso le Accademie di Brera, di Bologna e all’Università IUAV di Venezia è parte integrante del suo lavoro e si configura soprattutto come esperienza viva e in evoluzione, raccontata alla GAM attraverso una selezione di lavori di 60 artisti che hanno frequentato i suoi corsi. Le due mostre risultano così complementari e concorrono a restituire una visione il più possibile completa della metodologia dell’artista.
Interessato al fare come esperienza conoscitiva e all’arte come esca capace di attivare delle reazioni, Garutti guarda a sua volta al PAC come spazio delle relazioni, dove artista e spettatore sono complici del farsi dell’opera.
In occasione della mostra verrà realizzato con il contributo della banca BSI un libro edito da Mousse Publishing e Walther Koenig Verlag, ideato in stretta collaborazione con l’artista, che raccoglie un’ antologia di saggi, le interviste e le conversazioni tra l’artista e Hans Ulrich Obrist e un primo regesto delle opere dal 1974 a oggi.
La mostra è realizzata con il sostegno di TOD’S, sponsor dell’ attività espositiva annuale del PAC.
Come di consueto il PAC ha in programma attività didattiche gratuite per avvicinare il suo pubblico alle opere dell’artista: sono previste anche per la mostra di Alberto Garutti visite guidate per adulti e laboratori per bambini e ragazzi, ideati e organizzati da MARTE e realizzate con il contributo del Gruppo COOP Lombardia.
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Alberto Garutti, artista e docente, insegna all’Accademia di Brera di Milano e presso lo IUAV di Venezia, Facoltà di Design e Arti. Invitato a grandi manifestazioni internazionali, come la Biennale di Venezia nel 1990 o la Biennale di Istanbul del 2001, è spesso chiamato a realizzare opere pubbliche per città e musei: a Gent in Belgio per il Museo S.M.A.K. in occasione della mostra “Over the Edges” (2000), a Herford per il Marta Museum (2003), nel 2002 a Kanazawa, in Giappone, in collaborazione con il 21st Century Museum of Contemporary Art e a Mosca nel 2011 per il Moscow Museum of Modern Art nel contesto della mostra “Impossible Community”.
Ha realizzato opere pubbliche permanenti in grado innescare relazioni e connessioni tra istituzioni pubbliche, private e il tessuto sociale della città. Esemplari in questo senso i casi di Bergamo e Bolzano (in collaborazione con Museion), così come Trivero con l’opera pensate per la Fondazione Zegna (2009) e Cagliari per la sede Tiscali nel 2004.
Protagonista di varie personali in spazi privati, Garutti ha esposto in molte gallerie in Italia e all’estero tra le quali Galleria Paul Maenz a Colonia, Galleria Minini a Brescia, Studio Guenzani e Galleria Marconi a Milano, Magazzino d’Arte Moderna a Roma. Numerose le collettive negli spazi pubblici nelle quali Alberto Garutti ha esplorato la relazione tra arte, città e paesaggio: significativi in questo senso i casi di “Arte all’Arte” edizioni 2000 e 2005 e “Luna Park” a Villa Manin, Codroipo (2005).
Nel 2008 partecipa alla mostra “ITALICS, Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968-2008” a Palazzo Grassi a Venezia e in seguito a Chicago, presso il Museum of Contemporary Art. Nel 2009 la sua opera “Temporali” è presentata al Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo a Roma parte del ciclo espositivo “MAXXI - Dialoghi con la città” e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. E’ stato membro della commissione giudicatrice del premio Furla per l’Arte e presidente della giuria italiana per l’ultima edizione dell’Italian Studio Program al Museo MOMA/P.S.1 Contemporary Art Center di New York. Nel 2009 vince il premio Terna 02 e il premio per la Cultura della città di Gent in Belgio; l’anno dopo, nel 2010, un’opera di Garutti è installata negli spazi dell’aeroporto di Malpensa e dalla stazione Cadorna di Milano.
Il lavoro per la Corale Vincenzo Bellini (2000) è selezionato nel 2011 da Creative Time, New York tra i 100 progetti pubblici della mostra “Living as Form: Socially Engaged Art from 1991-2011”. Un suo nuovo progetto pubblico per la città di Milano sarà installato in una delle torri progettate dall’architetto Cesar Pelli nel quartiere di Porta Nuova, commissionato da Hines Italia.
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