Amori Sbarrati. Fotografie di Francesca Ripamonti

Amori Sbarrati. Fotografie di Francesca Ripamonti, MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone

 

Dal 13 Febbraio 2014 al 16 Febbraio 2014

Lissone | Milano

Luogo: MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone

Indirizzo: viale Padania 6

Orari: venerdì 15-19; sabato e domenica 10-12/ 15-19

Enti promotori:

  • Comune di Lissone

Telefono per informazioni: +39 039 2145174

E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it

Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it


Il coinvolgimento e la passione di coloro che hanno portato avanti con grande sensibilità questo progetto, ha favorito la costruzione di un percorso volto al recupero dell’ uomo, di ciascun uomo a se stesso e alla vita civile. Un’esperienza di integrazione, di inclusione e di educazione alla libertà. Dal carcere un grido universale. I detenuti scrivono con le parole semplici che ognuno può capire, le parole quotidiane che ogni uomo comune usa in un giorno comune mentre guarda il cielo o semplicemente vive. Le donne sono come bachi da seta, lavorano fili, creano legami, partoriscono sogni e incubi. Cantano l’amore e la vita e lo fanno con la poesia che diventa anche un pianto nella notte... e tutto intorno è scuro/quando ognuno di noi va a dormire mi sdraio e penso/ognuno, ogni cosa è ancora sveglia./Posso sentirti piangere un pianto nella notte /un pianto per un aiuto/ un pianto scuro/quando ognuno di noi va a dormire mi sdraio e penso/ognuno, ogni cosa è ancora sveglia./Posso sentirti piangere un pianto nella notte /un pianto per un aiuto/ un pianto per liberare il dolore/ e sentendolo mi si spezza il cuore... (LieneNikitenkova)
La libertà non si costruisce attraverso una specie di autonomia o di isolamento individuale, ma creando legami, con atti di solidarietà e generosi aneliti verso le sofferenze altrui: sono questi che ci rendono liberi e responsabili.
Le fotografie di Francesca Ripamonti raccontano una bellezza nuova. Una bellezza nascosta e spesso dimenticata che emerge dal profondo dell’anima delle donne recluse di Sanquirico. Le immagini hanno la capacità di andare oltre il silenzio e la solitudine. Sono volti che narrano di un unico valore: quello dell’umanità. Il progetto ha come scopo quello di ritrovare la bellezza di queste donne, di andare oltre lo stereotipo della tristezza del carcere, di ascoltare la loro anima nelle poesie che nel tempo hanno composto e di sovrapporla, quasi proiettandola al loro corpo, celato, nascosto, quasi impolverato da tempo dietro le sbarre. Un corpo che diventi vera espressione dell’anima: questa è stata la nostra scommessa. Grazie a Monica Coppola e allo staff Aldo Coppola, e Marco Frigerio che hanno trovato oltre le sbarre, oltre i confini il senso profondo dell’essere umano in una scelta di bellezza non convenzionale.
La poesia ha permesso di avvicinare mondi e anime altrimenti lontani attraverso la capacità evocativa della parola. Ha aiutato uomini e donne, ma anche noi stessi che le abbiamo lette e che ci siamo commossi, a ritrovare la parola che comunica; a cercare al di là del silenzio un senso più profondo; a fermare il tempo e a ritrovare la speranza. In questi ultimi anni i detenuti hanno partecipato al concorso Isabella Morra, il mio mal superbo, alla sua IV ediz. promosso dalla casa della Poesia di Monza. Il Teatro ha rappresentato un’attività emozionale ed espressiva, il ritorno ad una comunicazione profonda. L’esperienza teatrale ha stabilito un ponte tra la società esterna ed il microcosmo chiuso del carcere. E’ stato coordinato dalla regista milanese Luisa Gay e destinato alle donne di Sanquirico. Il laboratorio teatrale, durato 5 mesi, ha portato in scena Le donne che hanno perso la guerra. Non credo che il pubblico dimenticherà l'ipnotica presenza di Giorgeta, lo slancio di Mercy, la dolce forza di Eléna, l'autentico talento teatrale di Vanessa, il magico carisma di Tatiana. E quest'anno si riparte con l’Orestea di Eschilo!
Amori Sbarrati è anche un progetto editoriale a cura di Antonetta Carrabs e Maria Alberta Mezzadri edito da LietoColle. Ringraziamo l’editore Michelangelo Camilliti.

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