Apokalips
Dal 13 Giugno 2012 al 27 Luglio 2012
Milano
Luogo: Grattacielo Pirelli
Indirizzo: via Fabio Filzi 22
Orari: da lunedì a venerdì 15-19
Curatori: Giacomo Maria Prati
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 45487400
E-Mail info: spazi_palazzopirelli@regione.lombardia.it
Sito ufficiale: http://www.regione.lombardia.it
2012, quindi, Apocalisse. Non tanto come catastrofe e dramma ma più profondamente quale manifestazione di verità, quale radice della comunicazione, origine della visione, glorificazione della figurazione. Apocalisse sociale ed ambientale, economica, esistenziale, solitaria. Rivelazione metaforica e corporale, simbolica, ironica, buffa. Quindi ritorno alla pittura narrativa ricca di idee, e alla performazione plastica, carica di simboli e significati. Come i Libri Bianchi di Lorenzo Perrone, la ceroplastica di Paola Nizzoli e le porte di Stefania Pennacchio. Un indagine artistica con 36 artisti e più di 40 opere inedite, la maggior parte delle quali recenti o recentissime, pensate ad hoc per Apokalips, di vario formato e differente tecnica e stile, ripartendo da una nuova traduzione dal greco del Libro di Giovanni, sintesi di tutte le Sacre Scritture e densissimo di immagini e immaginari. La mostra è arricchita con l’esposizione, grazie alla collaborazione con Temple M. Franciosi e Aldo Ramazzotti, della preziosa copia anastatica di Cosimo Panini della Bibbia di Borso d’Este (1461) salvata e venerata da Treccani, capolavoro assoluto che oggi sembra una irresistibile graphic novel nelle sue essenziali ma eloquenti miniature. All’ingresso dello spazio espositivo, un video realizzato da Hall 9000 Haltadefinizione dedicato al Cenacolo di Leonardo mette in evidenza dettagli del capolavoro in dialogo con citazioni del libro dell’Apocalisse di Giovanni. Il catalogo si arricchisce di approfondimenti culturali con gli interventi scritti di Franco Baldini, psicanalista, Davide Liccione, psicologo e psicoterapeuta, Aldo Pioli, critico e iconosofo, e Andrea Aromatico, giornalista, scrittore e studioso di saperi esoterici.
Dal testo del curatore: “L’apocalisse quale categoria del tempo e dell’essere non è l’elogio della dissoluzione ma il canto della ricostruzione e del riscatto. L’apocalitticità della percezione emerge quindi in un senso vibrante di attesa, nella visione di un processo vitale, di una dialettica vincente, che, se non riusciamo a cogliere nella sua intera potenza, la intuiamo però già in atto fra noi. Il verbo greco teleo ci conferma: l’apocalisse inizia con la nostra nascita e tende ad una conclusione, quindi alla perfezione, al raggiungimento di una meta ideale, significante. Teleo significa infatti: compiere, finire, pagare, terminare, e molti altri mondi. Come il latino facio, per cui l’opera perfetta è quella conclusa pienamente. Non a caso secondo il racconto delle Dionisiache di Nonno di Panopoli il misterico Dioniso si unisce alla ninfa Nicea, e ne ha una figlia: Telete, la cui raffigurazione compare negli affreschi della Villa dei Misteri di Pompei. Per questo non è una fine, non è la fine del mondo ma il fine del mondo che interessa. ”
La Bibbia di Borso d'Este:
Ci sono cose che suscitano in noi emozioni a prima vista e il loro fascino ci spinge a condividere queste sensazioni con gli altri. Ci sono cose che hanno un valore che attraversa secoli di storia e di vicissitudini umane arrivando fino a noi intatte. Il progetto che curiamo relativo alla valorizzazione della Bibbia di Borso d’Este punta proprio su queste due semplici considerazioni per offrire un esperienza unica: conoscere un gioiello dell’arte rinascimentale italiana. La Bibbia, voluta dal Duca Borso d’Este per esaltare la magnificenza della Casa d’Este, e realizzata tra il 1455 e il 1461 da Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, con la collaborazione di altri miniaturisti ferraresi, consta di 606 fogli miniati raccolti in due preziosi volumi. Utilizza per quei tempi un linguaggio moderno, superando gli stilemi tardo-gotici e facendo proprie le novità del Rinascimento toscano e della pittura fiamminga. I preziosi fregi e le innumerevoli miniature di raffinata eleganza, accompagnate da imprese ed emblemi degli Estensi, ne fanno un capolavoro senza precedenti. La Bibbia di Borso giunge a Modena nel 1598 allorchè la corte estense vi si trasferì da Ferrara, a seguito della devoluzione di quest’ultima al Papato. Essa rimase patrimonio di Casa d’Este fino a quando l’ultima proprietaria, la principessa Zita d’Asburgo, la mise in vendita presso un antiquario parigino. Il prezioso codice fu acquistato nel 1923 da Giovanni Treccani e da lui donato allo Stato italiano. La “Bibla bèla” ritornò così a Modena dove attualmente è custodita presso la Biblioteca Estense Universitaria, Istituto del Ministero Beni Culturali. Abbiamo accolto con gioia l’invito a partecipare ad Apokalips proprio per testimoniare la radice antica del rapporto fra il Libro dell’Apocalisse e l’arte italiana, e per ricordare l’importanza delle miniature quale racconto prezioso che sembra unire gli opposti: storico e senza tempo, sociale e aristocratico, estetizzante e popolare nella sua sintesi didascalica.
Dal testo del curatore: “L’apocalisse quale categoria del tempo e dell’essere non è l’elogio della dissoluzione ma il canto della ricostruzione e del riscatto. L’apocalitticità della percezione emerge quindi in un senso vibrante di attesa, nella visione di un processo vitale, di una dialettica vincente, che, se non riusciamo a cogliere nella sua intera potenza, la intuiamo però già in atto fra noi. Il verbo greco teleo ci conferma: l’apocalisse inizia con la nostra nascita e tende ad una conclusione, quindi alla perfezione, al raggiungimento di una meta ideale, significante. Teleo significa infatti: compiere, finire, pagare, terminare, e molti altri mondi. Come il latino facio, per cui l’opera perfetta è quella conclusa pienamente. Non a caso secondo il racconto delle Dionisiache di Nonno di Panopoli il misterico Dioniso si unisce alla ninfa Nicea, e ne ha una figlia: Telete, la cui raffigurazione compare negli affreschi della Villa dei Misteri di Pompei. Per questo non è una fine, non è la fine del mondo ma il fine del mondo che interessa. ”
La Bibbia di Borso d'Este:
Ci sono cose che suscitano in noi emozioni a prima vista e il loro fascino ci spinge a condividere queste sensazioni con gli altri. Ci sono cose che hanno un valore che attraversa secoli di storia e di vicissitudini umane arrivando fino a noi intatte. Il progetto che curiamo relativo alla valorizzazione della Bibbia di Borso d’Este punta proprio su queste due semplici considerazioni per offrire un esperienza unica: conoscere un gioiello dell’arte rinascimentale italiana. La Bibbia, voluta dal Duca Borso d’Este per esaltare la magnificenza della Casa d’Este, e realizzata tra il 1455 e il 1461 da Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, con la collaborazione di altri miniaturisti ferraresi, consta di 606 fogli miniati raccolti in due preziosi volumi. Utilizza per quei tempi un linguaggio moderno, superando gli stilemi tardo-gotici e facendo proprie le novità del Rinascimento toscano e della pittura fiamminga. I preziosi fregi e le innumerevoli miniature di raffinata eleganza, accompagnate da imprese ed emblemi degli Estensi, ne fanno un capolavoro senza precedenti. La Bibbia di Borso giunge a Modena nel 1598 allorchè la corte estense vi si trasferì da Ferrara, a seguito della devoluzione di quest’ultima al Papato. Essa rimase patrimonio di Casa d’Este fino a quando l’ultima proprietaria, la principessa Zita d’Asburgo, la mise in vendita presso un antiquario parigino. Il prezioso codice fu acquistato nel 1923 da Giovanni Treccani e da lui donato allo Stato italiano. La “Bibla bèla” ritornò così a Modena dove attualmente è custodita presso la Biblioteca Estense Universitaria, Istituto del Ministero Beni Culturali. Abbiamo accolto con gioia l’invito a partecipare ad Apokalips proprio per testimoniare la radice antica del rapporto fra il Libro dell’Apocalisse e l’arte italiana, e per ricordare l’importanza delle miniature quale racconto prezioso che sembra unire gli opposti: storico e senza tempo, sociale e aristocratico, estetizzante e popolare nella sua sintesi didascalica.
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