Carlo Zoli. L’infinito volgere del tempo
Dal 09 Maggio 2024 al 15 Giugno 2024
Milano
Luogo: HUB/ART
Indirizzo: Via Nerino 2
Orari: Lunedì 15-20, da martedì a sabato 10-20, domenica 10-19
Curatori: Greta Zuccali
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Carlo Zoli è protagonista a Milano con la personale “L’infinito volgere del tempo”, in programma dal 9 maggio al 15 giugno 2024 nello spin-off di HUB/ART in via Nerino 2, con la cura di Greta Zuccali e un testo critico di Luca Nannipieri.
Dopo la partecipazione alla quinta edizione di YouNique – Fine Craft Art & Design di Lugano e dopo la mostra personale conclusa ad aprile a Firenze, nella sede della regione Toscana, l’artista faentino, già vincitore della categoria ceramica alla XIV Florence Biennale, presenta al pubblico milanese le opere della nuova serie “L’infinito volgere del tempo”; una selezione di ventotto pezzi unici e irripetibili, realizzati negli ultimi anni, che parlano di mito e passioni umane per rappresentare il mondo e le sue infinite danze. Sculture forgiate con la maestria propria di un demiurgo contemporaneo che dona la vita “a immagine e somiglianza delle idee” alla materia umile della terra, l’argilla, poi terracotta policroma, rifinita con patine, smalti, resine, metalli preziosi.“
Possiamo affermare che Zoli - spiega Zuccali - modellando la materia viva dell’argilla, provi a dare anima e forma a un paesaggio popolato da figure, talvolta enigmatiche e fantastiche, altre volte ancorate al mito classico, alla letteratura cavalleresca o alle tradizioni cristiane, immaginando un mondo parallelo a quello reale.”
Da sempre Zoli indaga i due volti di quella medaglia tanto preziosa quanto effimera che chiamiamo “esistenza”, tra “Quiete”, creature eteree e armoniche, e “Tempesta”, soggetti viscerali e battaglieri, e da ultimo ha trovato una sintesi nella serie al centro di questa esposizione.
Sono opere plastiche in cui l’elemento del cerchio diventa primario a sottolineare la presa di distanza dalla concezione lineare del tempo, per cui ogni cosa ha un inizio e una fine, un senso e uno scopo, e affermando piuttosto il concetto di ciclicità. I personaggi inseriti nelle loro orbite richiamano citazioni che da Pitagora a Eraclito arrivano fino a Nietzsche e a uno dei capisaldi della sua filosofia: “l’eterno ritorno dell’uguale”. Zoli segue il Kairos dei greci, opposto a Kronos, ovvero l’idea di ripetizione costante degli eventi secondo una personalissima visione della vita che talvolta diviene inferno senza speranza, altre volte si innalza verso le armonie celesti più pure. Sono Titani, angeli, eroi, divinità dell’Olimpo, spesso associati al cavallo, tema da sempre prediletto da Carlo, in quanto simbolo di forza e potenza vitali; ognuno di essi è l’espressione di un attimo inteso come eterno ripetersi, immortale ed eterno, nel bene e nel male, e che come tale merita di essere vissuto intensamente per sé stesso.
Così Luca Nannipieri: “Si prova un senso di gratitudine vedendo le opere di Carlo Zoli. Di fronte a esse, la prima parola che è uscita ed esce di bocca è "grazie". Di fronte, ad esempio, a opere come Gli Immortali, Titani, o L'altra metà di me, nasce in chi osserva un genuino movimento di riconoscenza. (...) davanti a certe migliori opere di Zoli, si è provato emozione, in special modo, quella particolare e singolare emozione che ha il nome strano di ricchezza.” L’Angelo ribelle (2021), ad esempio, diviene emblema di tracotanza, la stessa che Dante cita immerso nella palude Stige accompagnato da Virgilio: “Questa lor tracotanza non è nova.” Un angelo, inscritto in un cerchio, viene colto in un urlo strozzato, privo della capacità di volare perché le sue ali si sono spezzate nel tentativo di avvicinarsi al sole. La fiamma del desiderio di ciò che è proibito lo ha spinto incautamente a travalicare le regole, mettendo in discussione l’ordine prestabilito, e lo ha portato quindi a cadere. Il manifestarsi dell’esistenza è invece rappresentato ne Il sangue vitale (2023) dove la protagonista, forse una maga o forse una sciamana, emerge dal profondo blu dell’universo e porta in dono la linfa vitale, quel seme che proviene dalle stelle, genitrici degli elementi primari da cui ha avuto origine il tutto, i pianeti, la nostra terra, la natura, gli esseri umani, e che continuamente e incessantemente si rigenera.
L’esposizione milanese è una nuova occasione per entrare in contatto con l’originalissima ricerca di Carlo Zoli che - conclude la curatrice - “testimonia in ogni istante la necessità dell’esplorare, dello scavare nel senso dell’umanità, e trasforma ognuno di noi in moderni argonauti alla ricerca di nuovi significati racchiusi in antiche forme.”
Carlo Zoli
Quarto discendente di una famiglia di ceramisti faentini, Zoli è nato a Bari nel 1959 e dal 1967 vive e lavora a Faenza. La tradizione familiare risale ai primi del novecento: il bisnonno Carlo era ceramista nel Borgo Durbecco di Faenza, dove il nonno Paolo, già pittore presso i fratelli Minardi, ha poi fondato la Bottega di maiolica artistica La Faience, insieme a Pietro Melandri, Dino Fabbri e Amerigo Masotti; ma è al padre Francesco, a sua volta pittore, oltre che scultore e docente di Decorazione artistica, che Carlo deve la sua formazione e la spinta a coltivare le sue qualità peculiari. Da allora Zoli predilige creare modellando l’argilla e sono ormai noti i suoi pezzi unici in terracotta policroma ispirati a mito, storia e leggenda, che dal 1985 al 2019 sono state esposte in mostre personali e collettive in gallerie, fiere d’arte, biennali di scultura, musei, in Italia e in tutto il mondo. Dopo una pausa di riflessione e ricerca, è tornato ad esporre nel 2022 alla sesta edizione di “FantastikA” alla Rocca Sforzesca di Dozza (Bologna); nel 2023 ha partecipato alla XIV Florence Biennale con tema “I am you”, presenziando al World Art Dubai, poi a Firenze, alla collettiva alla Fortezza da Basso e alla mostra dei premiati nelle diverse categorie all’Accademia delle arti del disegno; da ultimo ha esposto alla quinta edizione di YouNique – Fine Craft Art & Design di Lugano e tenuto la personale “L’infinito volgere del tempo” a Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati, Sede Regione Toscana che ha patrocinato l’evento.
Dopo la partecipazione alla quinta edizione di YouNique – Fine Craft Art & Design di Lugano e dopo la mostra personale conclusa ad aprile a Firenze, nella sede della regione Toscana, l’artista faentino, già vincitore della categoria ceramica alla XIV Florence Biennale, presenta al pubblico milanese le opere della nuova serie “L’infinito volgere del tempo”; una selezione di ventotto pezzi unici e irripetibili, realizzati negli ultimi anni, che parlano di mito e passioni umane per rappresentare il mondo e le sue infinite danze. Sculture forgiate con la maestria propria di un demiurgo contemporaneo che dona la vita “a immagine e somiglianza delle idee” alla materia umile della terra, l’argilla, poi terracotta policroma, rifinita con patine, smalti, resine, metalli preziosi.“
Possiamo affermare che Zoli - spiega Zuccali - modellando la materia viva dell’argilla, provi a dare anima e forma a un paesaggio popolato da figure, talvolta enigmatiche e fantastiche, altre volte ancorate al mito classico, alla letteratura cavalleresca o alle tradizioni cristiane, immaginando un mondo parallelo a quello reale.”
Da sempre Zoli indaga i due volti di quella medaglia tanto preziosa quanto effimera che chiamiamo “esistenza”, tra “Quiete”, creature eteree e armoniche, e “Tempesta”, soggetti viscerali e battaglieri, e da ultimo ha trovato una sintesi nella serie al centro di questa esposizione.
Sono opere plastiche in cui l’elemento del cerchio diventa primario a sottolineare la presa di distanza dalla concezione lineare del tempo, per cui ogni cosa ha un inizio e una fine, un senso e uno scopo, e affermando piuttosto il concetto di ciclicità. I personaggi inseriti nelle loro orbite richiamano citazioni che da Pitagora a Eraclito arrivano fino a Nietzsche e a uno dei capisaldi della sua filosofia: “l’eterno ritorno dell’uguale”. Zoli segue il Kairos dei greci, opposto a Kronos, ovvero l’idea di ripetizione costante degli eventi secondo una personalissima visione della vita che talvolta diviene inferno senza speranza, altre volte si innalza verso le armonie celesti più pure. Sono Titani, angeli, eroi, divinità dell’Olimpo, spesso associati al cavallo, tema da sempre prediletto da Carlo, in quanto simbolo di forza e potenza vitali; ognuno di essi è l’espressione di un attimo inteso come eterno ripetersi, immortale ed eterno, nel bene e nel male, e che come tale merita di essere vissuto intensamente per sé stesso.
Così Luca Nannipieri: “Si prova un senso di gratitudine vedendo le opere di Carlo Zoli. Di fronte a esse, la prima parola che è uscita ed esce di bocca è "grazie". Di fronte, ad esempio, a opere come Gli Immortali, Titani, o L'altra metà di me, nasce in chi osserva un genuino movimento di riconoscenza. (...) davanti a certe migliori opere di Zoli, si è provato emozione, in special modo, quella particolare e singolare emozione che ha il nome strano di ricchezza.” L’Angelo ribelle (2021), ad esempio, diviene emblema di tracotanza, la stessa che Dante cita immerso nella palude Stige accompagnato da Virgilio: “Questa lor tracotanza non è nova.” Un angelo, inscritto in un cerchio, viene colto in un urlo strozzato, privo della capacità di volare perché le sue ali si sono spezzate nel tentativo di avvicinarsi al sole. La fiamma del desiderio di ciò che è proibito lo ha spinto incautamente a travalicare le regole, mettendo in discussione l’ordine prestabilito, e lo ha portato quindi a cadere. Il manifestarsi dell’esistenza è invece rappresentato ne Il sangue vitale (2023) dove la protagonista, forse una maga o forse una sciamana, emerge dal profondo blu dell’universo e porta in dono la linfa vitale, quel seme che proviene dalle stelle, genitrici degli elementi primari da cui ha avuto origine il tutto, i pianeti, la nostra terra, la natura, gli esseri umani, e che continuamente e incessantemente si rigenera.
L’esposizione milanese è una nuova occasione per entrare in contatto con l’originalissima ricerca di Carlo Zoli che - conclude la curatrice - “testimonia in ogni istante la necessità dell’esplorare, dello scavare nel senso dell’umanità, e trasforma ognuno di noi in moderni argonauti alla ricerca di nuovi significati racchiusi in antiche forme.”
Carlo Zoli
Quarto discendente di una famiglia di ceramisti faentini, Zoli è nato a Bari nel 1959 e dal 1967 vive e lavora a Faenza. La tradizione familiare risale ai primi del novecento: il bisnonno Carlo era ceramista nel Borgo Durbecco di Faenza, dove il nonno Paolo, già pittore presso i fratelli Minardi, ha poi fondato la Bottega di maiolica artistica La Faience, insieme a Pietro Melandri, Dino Fabbri e Amerigo Masotti; ma è al padre Francesco, a sua volta pittore, oltre che scultore e docente di Decorazione artistica, che Carlo deve la sua formazione e la spinta a coltivare le sue qualità peculiari. Da allora Zoli predilige creare modellando l’argilla e sono ormai noti i suoi pezzi unici in terracotta policroma ispirati a mito, storia e leggenda, che dal 1985 al 2019 sono state esposte in mostre personali e collettive in gallerie, fiere d’arte, biennali di scultura, musei, in Italia e in tutto il mondo. Dopo una pausa di riflessione e ricerca, è tornato ad esporre nel 2022 alla sesta edizione di “FantastikA” alla Rocca Sforzesca di Dozza (Bologna); nel 2023 ha partecipato alla XIV Florence Biennale con tema “I am you”, presenziando al World Art Dubai, poi a Firenze, alla collettiva alla Fortezza da Basso e alla mostra dei premiati nelle diverse categorie all’Accademia delle arti del disegno; da ultimo ha esposto alla quinta edizione di YouNique – Fine Craft Art & Design di Lugano e tenuto la personale “L’infinito volgere del tempo” a Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati, Sede Regione Toscana che ha patrocinato l’evento.
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