Dadamaino (1930 - 2004)
![Dadamaino, False prospettive, 1967-68, tempera su carta, cm 22x37 Dadamaino, False prospettive, 1967-68, tempera su carta, cm 22x37](http://www.arte.it/foto/600x450/4b/14866-maino_517m.jpg)
Dadamaino, False prospettive, 1967-68, tempera su carta, cm 22x37
Dal 31 Maggio 2013 al 29 Giugno 2013
Milano
Luogo: Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Indirizzo: corso Magenta 59
Orari: da martedì a venerdì 15-19; sabato 10-18
Enti promotori:
- Fondazione Gruppo Credito Valtellinese
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 48008015
E-Mail info: info@studioesseci.net
Sito ufficiale: http://www.creval.it
Si inaugura il 30 maggio la prima ampia mostra retrospettiva che la città di Milano, e in particolare la Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, dedica a Dadamaino dopo la sua scomparsa.
La Galleria Gruppo Credito Valtellinese, spazio milanese dell’omonima Fondazione, propone dal 31 maggio al 29 giugno un'importante retrospettiva che raccoglie le opere più significative prodotte dal 1958 al 1998.
Cresciuta nel vivace ambiente milanese degli anni ’50, in cui la giovane generazione tenta vie diverse rispetto all’informale, Dadamaino è da subito nell’avventura di Azimut con Piero Manzoni ed Enrico Castellani, e guarda a Lucio Fontana come al proprio maestro.
Le serie dei Volumi e dei Volumi a moduli sfasati, con i quali prende parte alle maggiori mostre europee del tempo, la afferma come una figura primaria dell’arte nuova.
Vengono in seguito l’adesione a Nouvelle Tendance, opere di più chiara ispirazione ottico - cinetica e neocostruttiva, e una lunga stagione di fervida militanza politica.
Alla metà degli anni ’70 Dadamaino avvia la sua stagione di straordinaria maturità, con serie come Alfabeto della mente e I fatti della vita, che espone in una sala memorabile alla Biennale di Venezia del 1980.
Inizia qui il suo lungo viaggio nel segno insignificante e nel tempo della scrittura, che ne fa per certi versi una figura affine ad artisti come Roman Opalka e Hanne Darboven.
Nascono dagli anni ’80 serie come Il movimento delle cose, che presenta alla Biennale di Venezia nel 1990, Passo dopo passo, Sein und Zeit, che la consacrano come una delle figure di maggior spessore poetico della ricerca contemporanea.
Tra le grandi personali che si tengono in quegli anni, fanno spicco quella al Padiglione d’arte contemporanea di Milano nel 1983, alla Casa del Mantegna di Mantova e alla Stiftung für Konkrete Kunst di Reutlingen nel 1993, al Museo di Bochum nel 2000.
La mostra presenta un ampio repertorio di opere che documentano tutte le stagioni di Dadamaino, in cui figurano tra l’altro realizzazioni imponenti come una versione de Il movimento delle cose, inedita, che si sviluppa su una lunghezza di trenta metri.
La mostra, prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese in collaborazione con l’Archivio Dadamaino, è a cura di Flaminio Gualdoni con Stefano Cortina, coordinamento di Susanne Capolongo.
Per l’occasione viene edito un ampio catalogo con testi introduttivi dei curatori e di Elena Pontiggia.
La Galleria Gruppo Credito Valtellinese, spazio milanese dell’omonima Fondazione, propone dal 31 maggio al 29 giugno un'importante retrospettiva che raccoglie le opere più significative prodotte dal 1958 al 1998.
Cresciuta nel vivace ambiente milanese degli anni ’50, in cui la giovane generazione tenta vie diverse rispetto all’informale, Dadamaino è da subito nell’avventura di Azimut con Piero Manzoni ed Enrico Castellani, e guarda a Lucio Fontana come al proprio maestro.
Le serie dei Volumi e dei Volumi a moduli sfasati, con i quali prende parte alle maggiori mostre europee del tempo, la afferma come una figura primaria dell’arte nuova.
Vengono in seguito l’adesione a Nouvelle Tendance, opere di più chiara ispirazione ottico - cinetica e neocostruttiva, e una lunga stagione di fervida militanza politica.
Alla metà degli anni ’70 Dadamaino avvia la sua stagione di straordinaria maturità, con serie come Alfabeto della mente e I fatti della vita, che espone in una sala memorabile alla Biennale di Venezia del 1980.
Inizia qui il suo lungo viaggio nel segno insignificante e nel tempo della scrittura, che ne fa per certi versi una figura affine ad artisti come Roman Opalka e Hanne Darboven.
Nascono dagli anni ’80 serie come Il movimento delle cose, che presenta alla Biennale di Venezia nel 1990, Passo dopo passo, Sein und Zeit, che la consacrano come una delle figure di maggior spessore poetico della ricerca contemporanea.
Tra le grandi personali che si tengono in quegli anni, fanno spicco quella al Padiglione d’arte contemporanea di Milano nel 1983, alla Casa del Mantegna di Mantova e alla Stiftung für Konkrete Kunst di Reutlingen nel 1993, al Museo di Bochum nel 2000.
La mostra presenta un ampio repertorio di opere che documentano tutte le stagioni di Dadamaino, in cui figurano tra l’altro realizzazioni imponenti come una versione de Il movimento delle cose, inedita, che si sviluppa su una lunghezza di trenta metri.
La mostra, prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese in collaborazione con l’Archivio Dadamaino, è a cura di Flaminio Gualdoni con Stefano Cortina, coordinamento di Susanne Capolongo.
Per l’occasione viene edito un ampio catalogo con testi introduttivi dei curatori e di Elena Pontiggia.
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