Francesco Capella
Dal 04 Luglio 2013 al 22 Settembre 2013
Milano
Luogo: Pinacoteca di Brera
Indirizzo: via Brera 28
Orari: da martedì a domenica 8.30-19.15
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 7, gruppi € 2, scuole € 10 a classe
Telefono per informazioni: +39 02 72263266/ 02 72263257
E-Mail info: sbsae-mi.brera@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.brera.beniculturali.it
Grazie al generoso sostegno di Intesa Sanpaolo, si rinnova l’appuntamento con Brera mai vista, un ciclo di esposizioni da anni organizzate da questa Soprintendenza su opere conservate nei depositi della Pinacoteca di Brera. La presente edizione, la ventinovesima, mostra al pubblico per la prima volta due nuove acquisizioni: l’Annunciazione e la Fuga in Egitto di Francesco Capella (1711-1784), acquistate per la Pinacoteca di Brera dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 2011, su segnalazione dell’Ufficio Esportazione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze. Si tratta dei modelli preparatori di due grandi tele che si conservano nel santuario della Beata Vergine del Miracolo a Desenzano al Serio (Bg), commentati nel catalogo-dossier a cura di Amalia Pacia, edito da Skira.
Veneziano di nascita, bergamasco d’adozione, Francesco Capella, pur essendo il più dotato allievo di Gian Battista Piazzetta, raggiunse il successo solo dopo i 40 anni, con il trasferimento a Bergamo, divenendo uno dei protagonisti della scena artistica locale. La prima importante commissione in città risale al 1749 e dal 1757 lo spostamento è definitivo su invito del conte Giacomo Carrara e di monsignor Albani per la realizzazione della decorazione del palazzo di Giovanni Antonio Teodoro Albani. Da allora e per oltre vent’anni, Capella sarà l’artista più richiesto dalla committenza ecclesiastica per l’esecuzione di pale d’altare e di dipinti di soggetto sacro, che, con il tempo, non saranno esenti da una certa ripetitività, pur con una tenuta pittorica sempre accurata.
Il linguaggio di Capella si aggiorna sull’esempio di Sebastiano Ricci, delle opere del conterraneo Francesco Polazzo, pure molto presente in territorio bergamasco, e del veronese Giambettino Cignaroli, affrancandosi dall’iniziale maniera piazzettesca per una visione più sentimentale e un’esecuzione a tratti morbida e trasparente, in un nostalgico e impossibile ritorno alla grande pittura veneziana di primo Settecento. Come avviene nei quadri in piccolo qui esposti, che si possono ritenere prove da esibire ai committenti del santuario, secondo una pratica di lavoro non infrequente nel Capella. Nei deboli rimandi a prototipi di Piazzetta e di Giandomenico Tiepolo, l’Annunciazione e la Fuga in Egitto esibiscono una pittura più crepitante, che si manifesta in particolare nei panneggi, sollevati in creste sottili di materia, e nelle nubi increspate in fini ma corposi tratteggi. Incantevole poi, nella Fuga in Egitto, il paesaggio di case basse all’orizzonte, reso con un’unica striatura di rosa intenso e con sintetici tocchi bruni, interpretato nei toni di una pacata favola elegiaca.
Veneziano di nascita, bergamasco d’adozione, Francesco Capella, pur essendo il più dotato allievo di Gian Battista Piazzetta, raggiunse il successo solo dopo i 40 anni, con il trasferimento a Bergamo, divenendo uno dei protagonisti della scena artistica locale. La prima importante commissione in città risale al 1749 e dal 1757 lo spostamento è definitivo su invito del conte Giacomo Carrara e di monsignor Albani per la realizzazione della decorazione del palazzo di Giovanni Antonio Teodoro Albani. Da allora e per oltre vent’anni, Capella sarà l’artista più richiesto dalla committenza ecclesiastica per l’esecuzione di pale d’altare e di dipinti di soggetto sacro, che, con il tempo, non saranno esenti da una certa ripetitività, pur con una tenuta pittorica sempre accurata.
Il linguaggio di Capella si aggiorna sull’esempio di Sebastiano Ricci, delle opere del conterraneo Francesco Polazzo, pure molto presente in territorio bergamasco, e del veronese Giambettino Cignaroli, affrancandosi dall’iniziale maniera piazzettesca per una visione più sentimentale e un’esecuzione a tratti morbida e trasparente, in un nostalgico e impossibile ritorno alla grande pittura veneziana di primo Settecento. Come avviene nei quadri in piccolo qui esposti, che si possono ritenere prove da esibire ai committenti del santuario, secondo una pratica di lavoro non infrequente nel Capella. Nei deboli rimandi a prototipi di Piazzetta e di Giandomenico Tiepolo, l’Annunciazione e la Fuga in Egitto esibiscono una pittura più crepitante, che si manifesta in particolare nei panneggi, sollevati in creste sottili di materia, e nelle nubi increspate in fini ma corposi tratteggi. Incantevole poi, nella Fuga in Egitto, il paesaggio di case basse all’orizzonte, reso con un’unica striatura di rosa intenso e con sintetici tocchi bruni, interpretato nei toni di una pacata favola elegiaca.
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