Giovanni Paganin. Il grido della scultura
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Giovanni Paganin. Il grido della scultura, Fondazione Corrente, Milano
Dal 05 Dicembre 2014 al 30 Gennaio 2015
Milano
Luogo: Fondazione Corrente
Indirizzo: via Carlo Porta 5
Orari: da martedì a giovedì 9-12.30 / 15-18.30; venerdì 15-18.30
Curatori: Giorgio Seveso
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 6572627
E-Mail info: info@fondazionecorrente.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionecorrente.org
La Fondazione Corrente promuove la mostra "Giovanni Paganin. Il grido della scultura", a cura di Giorgio Seveso in collaborazione con Patrizio Paganin. Attraverso le opere selezionate si vuole ricostruire il percorso artistico di Giovanni Paganin (1913-1997) che nato ad Asiago giunge a Milano, appena venticinquenne, nel 1938. Qui entra in contatto con Ernesto Treccani e il gruppo di Corrente, e, presentato da Duilio Morosini, esporrà per la prima volta nel gennaio del 1941, proprio presso la Bottega di Corrente.
Come sottolineato da Giorgio Seveso nel testo in catalogo "le opere di Paganin rimarranno per sempre nel corpo vivo della scultura figurale italiana come uno tra i più alti momenti di drammaticità plastica, là dove l’urgenza dell’espressione si fa quasi brutale, e intaglia, lacera, ferisce e deforma, intacca e prosciuga il pieno e il vuoto della forma umana, alla ricerca della sua essenziale verità emozionale".
Profondamente impressionato dalle sculture di Wiligelmo viste nel Duomo di Modena, dove era sfollato con la famiglia durante la guerra, fin da ragazzo sente il bisogno di esprimere nelle forme plastiche i propri sentimenti: nonostante le ristrettezze economiche, si dedica alla scultura, dapprima utilizzando gessi e legni e solo successivamente il bronzo, una lega più costosa e ottiene importanti riconoscimenti di critica.
La mostra vuole ricostruire il percorso dell’artista attraverso una accurata selezione di sculture in bronzo e gessi, disegni su carta e cartoncino e dipinti, realizzati tra la metà degli anni quaranta e gli anni ottanta. Si tratta di circa 40 opere raramente esposte e per la maggior parte inedite, provenienti dalla collezione della famiglia dell’artista e da collezioni private. A corollario delle opere, una selezione di materiali d’archivio (cataloghi, lettere, fotografie), che ricostruiscono le relazioni di Paganin con l’ambiente artistico milanese e italiano.
Come sottolineato da Giorgio Seveso nel testo in catalogo "le opere di Paganin rimarranno per sempre nel corpo vivo della scultura figurale italiana come uno tra i più alti momenti di drammaticità plastica, là dove l’urgenza dell’espressione si fa quasi brutale, e intaglia, lacera, ferisce e deforma, intacca e prosciuga il pieno e il vuoto della forma umana, alla ricerca della sua essenziale verità emozionale".
Profondamente impressionato dalle sculture di Wiligelmo viste nel Duomo di Modena, dove era sfollato con la famiglia durante la guerra, fin da ragazzo sente il bisogno di esprimere nelle forme plastiche i propri sentimenti: nonostante le ristrettezze economiche, si dedica alla scultura, dapprima utilizzando gessi e legni e solo successivamente il bronzo, una lega più costosa e ottiene importanti riconoscimenti di critica.
La mostra vuole ricostruire il percorso dell’artista attraverso una accurata selezione di sculture in bronzo e gessi, disegni su carta e cartoncino e dipinti, realizzati tra la metà degli anni quaranta e gli anni ottanta. Si tratta di circa 40 opere raramente esposte e per la maggior parte inedite, provenienti dalla collezione della famiglia dell’artista e da collezioni private. A corollario delle opere, una selezione di materiali d’archivio (cataloghi, lettere, fotografie), che ricostruiscono le relazioni di Paganin con l’ambiente artistico milanese e italiano.
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