Gonzalo Borondo. Tempo Perso
Dal 01 Dicembre 2023 al 01 Marzo 2024
Milano
Luogo: Tempesta Gallery
Indirizzo: Foro Buonaparte 68
Orari: 11.00-13.00 / 14.30-18.30
Telefono per informazioni: +39 3349909824
E-Mail info: info@tempestagallery.com
Sito ufficiale: http://ww.tempestagallery.com
Tempesta Gallery è lieta di presentare il prossimo progetto di arte contemporanea "Tempo Perso", un percorso installativo unico e site specific a cura dell'artista Gonzalo Borondo che stravolge lo spazio di Foro Buonaparte 68 e altera la prospettiva dei visitatori.
La mostra esplora il concetto polisemico di "tempo perso", invitandoci a riflettere sullo svago, sulla contemplazione del tempo libero e soprattutto sulla liberazione dal passato. Borondo affronta il tema della damnatio memoriae e dell'iconoclastia, mostrando la bellezza feroce che può emergere dalla distruzione. Le opere esposte invitano il pubblico a riflettere su motivi politici e religiosi, e a immaginare un diverso rapporto con la tradizione e l'avvenire.
"Tempo Perso" non è solo un'esposizione artistica, ma un progetto pensato e progettato per Tempesta Gallery che si propone di trasformare lo spazio espositivo in un'anima nuova, coinvolgendo gli ospiti a esplorare nuove prospettive sul passato, presente e futuro.
“Attraverso il corpus di opere che ho scelto per l’esposizione “Tempo Perso”, cerco di sfidare il concetto tradizionale di monumento e di esplorare le contraddizioni e le sfide dell'iconoclastia contemporanea. La demolizione di statue e monumenti rappresenta una narrazione storica in evoluzione, una riflessione sulla mutevolezza dei valori e dei modelli nella società moderna. La mostra invita gli spettatori a interrogarsi sul significato dei monumenti, sulla loro validità e sulla necessità di riconsiderare il passato in un contesto più ampio. Attraverso la ri-significazione e la reinterpretazione dei materiali e dei concetti artistici, cerco di aprire un dialogo critico sulla storia, sulla memoria e sul rapporto con il nostro tempo, esplorando nuovi modi di vivere insieme e costruire identità collettive”. Gonzalo Borondo
Il complesso rapporto tra arte e memoria, ovvero tra opere e il loro valore simbolico, si confronta con la Storia dalla quale scaturisce una riflessione sulla natura conflittuale del tempo e, contemporaneamente, sulla fatua aspirazione all’eternità. Definita una critica etico-politica del presente stesso, Borondo abbatte i monumenti, condannati a perire, e assiste alla scalata di chi sta per occupare il vuoto temporaneo, un piedistallo che sarà presto nuovamente abitato.
Questi eventi sono rappresentati in una memoria collettiva, che bisogna ricostruire e l'artista per farlo utilizza la sovrapposizione di strati, una serie di reti, come risorsa formale per mettere in scena la profondità degli avvenimenti. Il culmine di questa pratica si concretizza nella monumentale installazione al centro dello spazio progettata con materiali leggeri per permettere a riflessi e ombre di disegnare un ambiente etereo che coinvolge gli spettatori in un'esperienza sensoriale unica.
Ogni area favorisce il potere e la presenza dell’immagine come via per raggiungere una realtà trascendentale. Si cancella allora il tempo, sostituito per un limbo atemporale di immagini, dove gli eventi appartengono a un discorso al di là dei racconti creati in una logica di cause ed effetti. Si tratta appunto di un “Tempo Perso” che ci invita alla contemplazione e soprattutto a superare il passato. Il monumento non era altro che un pretesto per parlare non solo della persistenza del passato nel presente ma anche della poesia che può esserci tra il marasma di panorami che rimangono all’interno della rete di strati sovrapposti.
Le grandi reti sono l’elemento che attira inizialmente l’attenzione del visitatore, sebbene solo dopo appaiono altre immagini, le vere icone, dove i piedistalli diventano altari a quello che potrebbe un domani diventare la nostra “storia”. Questa disposizione stratificata rende inefficace uno sguardo frontale e statico, soltanto nel movimento, e concluso ogni percorso, le opere passano dalla confusione alla lucidità, superando la violenza e il disagio che si impone in un primo momento.
Fondamentali per l'atmosfera della mostra sono anche l'illuminazione e il sound design creato appositamente da Francesco Venturino per ciascuno degli spazi espositivi. Queste corrispondenze accompagnano il percorso dello spettatore, creando due effetti principali: il primo, un forte contrasto cromatico tra il bianco e nero, che predominano nel lavoro pittorico, e le luci calde che bagnano le stanze; il secondo, la gradazione di intensità della luce che si affievolisce finendo nel buio, un effetto rinforzato dalla colonna sonora cangiante di stanza in stanza che contribuisce a creare un ambiente suggestivo e coinvolgente.
"Il concetto polisemico di "tempo perso" che Borondo esplora ci invita a riflettere non solo sulla natura effimera del tempo, ma anche sulla nostra relazione con il passato e il futuro. La mostra offre una profonda esperienza sensoriale, unendo pittura e scultura con musica ed illuminazione in modo immersivo. In un momento in cui l'arte può fungere da ponte tra culture e persone, siamo orgogliosi di sostenere ed esporre progetti come "Tempo Perso", che incoraggiano la riflessione, la comprensione e l'innovazione.
La galleria rimarrà sempre un luogo aperto all'espressione creativa e alle idee innovative, siamo quindi lieti di condividere questa esperienza con il pubblico milanese e internazionale." Enrico Angelino ed Elisa Bonzano, Tempesta Gallery.
"Tempo Perso" è un grido che emerge dalle macerie della storia e la circolarità di una fama vana. Borondo sfida il concetto di monumento tradizionale, creando un'opera soggetta ad attivazioni e disattivazioni del suo significato, un antidoto illusorio contro l'oblio.
Gonzalo Borondo (Valladolid, ES, 1989) è un artista multimediale che vive e lavora tra Spagna e Italia. La sua ricerca si sviluppa intorno al valore della memoria e della tradizione, al senso dei luoghi e del patrimonio artistico e immateriale. Borondo guarda alle iconografie tradizionali e alla cultura visiva del passato come simboli da attualizzare, concependo la Storia come un continuum entro il quale elaborare altre visioni della contemporaneità. Agendo in un’ottica site-specific, l’artista si confronta con le radici del contesto in cui opera, facendo dell’immaginario comune, del “sacro” e del “popolare” degli elementi di riconoscibilità per entrare in contatto diretto con il fruitore. Le installazioni a grande scala di Borondo creano così degli ambienti fisici ed esperienziali per una nuova percezione dell’eredità collettiva.
Dal 2010, l’artista realizza interventi pittorici nello spazio pubblico, lavorando nell’ambito di committenze internazionali e festival di arte urbana (dall’Inghilterra, Italia e Spagna, all’Australia, India, Ucraina, USA). Da segnalare entro un consistente corpus, la serie di 32 billboard dal titolo Insurrecta (Segovia, ES, 2019).
Negli ultimi anni, la produzione di Borondo si rivolge a ulteriori tipologie di luoghi, unendo tecniche antiche (quali incisione, serigrafia, emulsione fotografica) a nuovi media e materiali. Si ricordano, ad esempio, le installazioni Cenere (Cappella cimiteriale, Selci, IT, 2017, vincitrice di Arte Laguna Prize 2018), così come Hierarchie (Urban Nation Museum, Berlino, DE, 2017) e N̶o̶n Plus Ultra (MACRO, Roma, IT, 2018), elaborate entro contesti museali. In relazione agli edifici di culto, si menzionano infine le opere ambientali Merci (Temple de Chartrons, Bordeaux, FR, 2019, ora nella collezione del CAPC – Musée d’art contemporain de Bordeaux) e Settimo giorno (Ex chiesa di San Mattia, Bologna, IT, 2023).
Borondo collabora con istituzioni, festival, musei, gallerie e spazi no profit al livello globale, prendendo parte a numerosi progetti ed esposizioni collettive. Tra le mostre personali, si cita in particolare Hereditas, a cura di Jose Maria Parreño (Museo de Arte Contemporáneo Esteban Vicente, Segovia, ES, 2021). Dal 2023, è membro ufficiale dell’Accademia di Storia e Arte di San Quirce.
La mostra esplora il concetto polisemico di "tempo perso", invitandoci a riflettere sullo svago, sulla contemplazione del tempo libero e soprattutto sulla liberazione dal passato. Borondo affronta il tema della damnatio memoriae e dell'iconoclastia, mostrando la bellezza feroce che può emergere dalla distruzione. Le opere esposte invitano il pubblico a riflettere su motivi politici e religiosi, e a immaginare un diverso rapporto con la tradizione e l'avvenire.
"Tempo Perso" non è solo un'esposizione artistica, ma un progetto pensato e progettato per Tempesta Gallery che si propone di trasformare lo spazio espositivo in un'anima nuova, coinvolgendo gli ospiti a esplorare nuove prospettive sul passato, presente e futuro.
“Attraverso il corpus di opere che ho scelto per l’esposizione “Tempo Perso”, cerco di sfidare il concetto tradizionale di monumento e di esplorare le contraddizioni e le sfide dell'iconoclastia contemporanea. La demolizione di statue e monumenti rappresenta una narrazione storica in evoluzione, una riflessione sulla mutevolezza dei valori e dei modelli nella società moderna. La mostra invita gli spettatori a interrogarsi sul significato dei monumenti, sulla loro validità e sulla necessità di riconsiderare il passato in un contesto più ampio. Attraverso la ri-significazione e la reinterpretazione dei materiali e dei concetti artistici, cerco di aprire un dialogo critico sulla storia, sulla memoria e sul rapporto con il nostro tempo, esplorando nuovi modi di vivere insieme e costruire identità collettive”. Gonzalo Borondo
Il complesso rapporto tra arte e memoria, ovvero tra opere e il loro valore simbolico, si confronta con la Storia dalla quale scaturisce una riflessione sulla natura conflittuale del tempo e, contemporaneamente, sulla fatua aspirazione all’eternità. Definita una critica etico-politica del presente stesso, Borondo abbatte i monumenti, condannati a perire, e assiste alla scalata di chi sta per occupare il vuoto temporaneo, un piedistallo che sarà presto nuovamente abitato.
Questi eventi sono rappresentati in una memoria collettiva, che bisogna ricostruire e l'artista per farlo utilizza la sovrapposizione di strati, una serie di reti, come risorsa formale per mettere in scena la profondità degli avvenimenti. Il culmine di questa pratica si concretizza nella monumentale installazione al centro dello spazio progettata con materiali leggeri per permettere a riflessi e ombre di disegnare un ambiente etereo che coinvolge gli spettatori in un'esperienza sensoriale unica.
Ogni area favorisce il potere e la presenza dell’immagine come via per raggiungere una realtà trascendentale. Si cancella allora il tempo, sostituito per un limbo atemporale di immagini, dove gli eventi appartengono a un discorso al di là dei racconti creati in una logica di cause ed effetti. Si tratta appunto di un “Tempo Perso” che ci invita alla contemplazione e soprattutto a superare il passato. Il monumento non era altro che un pretesto per parlare non solo della persistenza del passato nel presente ma anche della poesia che può esserci tra il marasma di panorami che rimangono all’interno della rete di strati sovrapposti.
Le grandi reti sono l’elemento che attira inizialmente l’attenzione del visitatore, sebbene solo dopo appaiono altre immagini, le vere icone, dove i piedistalli diventano altari a quello che potrebbe un domani diventare la nostra “storia”. Questa disposizione stratificata rende inefficace uno sguardo frontale e statico, soltanto nel movimento, e concluso ogni percorso, le opere passano dalla confusione alla lucidità, superando la violenza e il disagio che si impone in un primo momento.
Fondamentali per l'atmosfera della mostra sono anche l'illuminazione e il sound design creato appositamente da Francesco Venturino per ciascuno degli spazi espositivi. Queste corrispondenze accompagnano il percorso dello spettatore, creando due effetti principali: il primo, un forte contrasto cromatico tra il bianco e nero, che predominano nel lavoro pittorico, e le luci calde che bagnano le stanze; il secondo, la gradazione di intensità della luce che si affievolisce finendo nel buio, un effetto rinforzato dalla colonna sonora cangiante di stanza in stanza che contribuisce a creare un ambiente suggestivo e coinvolgente.
"Il concetto polisemico di "tempo perso" che Borondo esplora ci invita a riflettere non solo sulla natura effimera del tempo, ma anche sulla nostra relazione con il passato e il futuro. La mostra offre una profonda esperienza sensoriale, unendo pittura e scultura con musica ed illuminazione in modo immersivo. In un momento in cui l'arte può fungere da ponte tra culture e persone, siamo orgogliosi di sostenere ed esporre progetti come "Tempo Perso", che incoraggiano la riflessione, la comprensione e l'innovazione.
La galleria rimarrà sempre un luogo aperto all'espressione creativa e alle idee innovative, siamo quindi lieti di condividere questa esperienza con il pubblico milanese e internazionale." Enrico Angelino ed Elisa Bonzano, Tempesta Gallery.
"Tempo Perso" è un grido che emerge dalle macerie della storia e la circolarità di una fama vana. Borondo sfida il concetto di monumento tradizionale, creando un'opera soggetta ad attivazioni e disattivazioni del suo significato, un antidoto illusorio contro l'oblio.
Gonzalo Borondo (Valladolid, ES, 1989) è un artista multimediale che vive e lavora tra Spagna e Italia. La sua ricerca si sviluppa intorno al valore della memoria e della tradizione, al senso dei luoghi e del patrimonio artistico e immateriale. Borondo guarda alle iconografie tradizionali e alla cultura visiva del passato come simboli da attualizzare, concependo la Storia come un continuum entro il quale elaborare altre visioni della contemporaneità. Agendo in un’ottica site-specific, l’artista si confronta con le radici del contesto in cui opera, facendo dell’immaginario comune, del “sacro” e del “popolare” degli elementi di riconoscibilità per entrare in contatto diretto con il fruitore. Le installazioni a grande scala di Borondo creano così degli ambienti fisici ed esperienziali per una nuova percezione dell’eredità collettiva.
Dal 2010, l’artista realizza interventi pittorici nello spazio pubblico, lavorando nell’ambito di committenze internazionali e festival di arte urbana (dall’Inghilterra, Italia e Spagna, all’Australia, India, Ucraina, USA). Da segnalare entro un consistente corpus, la serie di 32 billboard dal titolo Insurrecta (Segovia, ES, 2019).
Negli ultimi anni, la produzione di Borondo si rivolge a ulteriori tipologie di luoghi, unendo tecniche antiche (quali incisione, serigrafia, emulsione fotografica) a nuovi media e materiali. Si ricordano, ad esempio, le installazioni Cenere (Cappella cimiteriale, Selci, IT, 2017, vincitrice di Arte Laguna Prize 2018), così come Hierarchie (Urban Nation Museum, Berlino, DE, 2017) e N̶o̶n Plus Ultra (MACRO, Roma, IT, 2018), elaborate entro contesti museali. In relazione agli edifici di culto, si menzionano infine le opere ambientali Merci (Temple de Chartrons, Bordeaux, FR, 2019, ora nella collezione del CAPC – Musée d’art contemporain de Bordeaux) e Settimo giorno (Ex chiesa di San Mattia, Bologna, IT, 2023).
Borondo collabora con istituzioni, festival, musei, gallerie e spazi no profit al livello globale, prendendo parte a numerosi progetti ed esposizioni collettive. Tra le mostre personali, si cita in particolare Hereditas, a cura di Jose Maria Parreño (Museo de Arte Contemporáneo Esteban Vicente, Segovia, ES, 2021). Dal 2023, è membro ufficiale dell’Accademia di Storia e Arte di San Quirce.
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