Graham Wilson. I Clocked Out When I Punched In
Dal 23 Settembre 2015 al 07 Novembre 2015
Milano
Luogo: Brand New Gallery
Indirizzo: via Farini 32
Orari: da martedì a sabato 11-13 / 14.30-19
Telefono per informazioni: +39.02.89.05.30.8
E-Mail info: info@brandnew-gallery.com
Sito ufficiale: http://www.brandnew-gallery.com
La personale I Clocked Out When I Punched In di Graham Wilson, presenta una nuova serie di lavori che riguardano la vita nell’atelier e la valorizzazione del lavoro dell’artista.
Nella sala principale della galleria, Wilson allestisce diversi strumenti di misurazione e demarcazione che si collocano alla base della sua pratica artisti- ca. “Natural Motion” è un’installazione dove il numero cinque continua a ripetersi: cinque dipinti verticali e sottili sono appesi alla stessa distanza l’uno dall’altro. Ogni pannello rappresenta uno dei cinque elementi (terra, acqua, vento, fuoco e aria). Ognuno dei cinque elementi a sua volta comprende un dipinto “Alpha” ed un dipinto “Omega” che vengono esposti insieme. I dipinti “Alpha” sono caratterizzati da schizzi di vernice, mentre i dipinti “Omega” sono il risultato dell’accumulo di pezzi di colore provenienti da altre tele precedentemente dipinte. Queste opere esaminano temi quali l’intenzionalità, la produzione accidentale, le possibilità e il controllo. Mostrano l’interesse di Wilson riguardo le potenzialità offerte dai materiali e il loro riutilizzo.
Con l’opera “sic sic (th’u’s th’us’)”, l’artista riflette invece sul processo che porta alla creazione di un’opera e al concetto di “presenza”. In quest’installazi- one, un cero pasquale viene acceso all’inizio della mostra e si consuma progressivamente fino a consumarsi totalmente. Questa rappresentazione della “luce più brillante” viene messa in relazione ad un’altra opera “One Reason Why Five Is Important” un piccolo mucchio di sporcizia da cui germogliano dei fiori. I fiori che cresceranno da un lato e la candela che si consumerà dall’altro pongono il suolo come linea di demarcazione e punto di riferimento. A fare da eco ad entrambi I lavori, “Where ‘I’ Draw the Line” una spessa linea che, all’altezza degli occhi, attraversa tutto il muro della galleria.
Sempre nella sala principale, troviamo un orologio che l’artista ha utilizzato per tener traccia del tempo trascorso nel suo studio nell’ultimo anno e mezzo e, ammucchiati sotto l’orologio, i cartellini di presenza dove sono state segnate le ore di lavoro. L’orologio, oggi rotto, è uno strumento inutile che Wilson chiama “Institutionalized” per riferirsi alla pratica artistica secondo la quale, senza una struttura ed una funzione sistematica, un oggetto può diventare un’opera d’arte a cui vengono associati valori culturali e monetari. Nellasecondasaladellagallerial’artistapresentaunaseriedioperecherimandanoallatematicadi“Institutionalized”.In“SelfPortraitat27”unnaso rosso da clown diventa una scherzosa allusione al tentativo assurdo di trovare un posto all’interno del difficile mondo dell’arte, un mondo che troppo spesso ha la tendenza a trasformare il lavoro artistico in puro intrattenimento.
L’installazione “Something About Two Birds and One Stone” si compone di due parti: una maglietta stropicciata con il volto del curatore Jeffrey Deitch e le parole “Team Jerry” (“Ain’t No ‘I’ in ‘Team’”). Nello stesso modo, un assegno firmato dalla Gagosian Gallery, viene incorniciato e circondato da un grosso adesivo - (“Any Way ‘You’ Cut It”) - che rappresenta delle forbici e una linea da seguire per poterlo ritagliare. Wilson ironizza sul narcisismo delle celebrities e delle maggiori gallerie che condizionano le mode ed il gusto risparmiando sé stesso (il clown) da questo processo.
Gli ultimi due lavori che l’artista presenta in mostra - “Ups and Downs” - sono due trapunte dipinte che rappresentano due frecce, la prima che punta ver- so l’alto segue uno schema sui toni del blu, mentre l’altra che punta verso il basso utilizza quelli del rosso. La posizione delle frecce, i colori e gli schemi compositivi creano una zona di contenimento architettonico, un angolo nello spazio che rimanda alla dicotomia “sopra-sotto” delle opere allestite nella stanza principale. Fapartedelprogettoespositivoancheunvideochel’artistahapubblicatosulsuositowebdaltitolo“ReapingEverything‘I’Sew”.17minutiincuiWilson, vestito con una tuta da lavoro e delle Timberlands troppo grandi per i suoi piedi, scava una fossa nella sua terra nativa, il Kentucky. Frammenti d’oro brillano tra la sporcizia. In piedi, sopra la tomba, l’artista rifiuta di prepararsi e di stendersi al suo interno. Wilson ci ricorda così che negare i propri valori e scendere a compromessi può voler dire morire.
Testo di Rachel Valinsky
Graham Wilson (b. 1987, Louisville, Kentucky) vive e lavora a Brooklyn, New York.
Mostre personali selezionate: nel 2016 avrà una mostra personale presso Valentin Galerie, Parigi, FR; Tired of Bal(d)ing Out, Peninsula Art Space, Brook- lyn, NY (2015); Introducing Mr. Golyadkin, MonCheri, Brussels, BE (2014). Tra le mostre collettive: The Hollow Bone, Ray Smith’s Studio, Brooklyn, NY (2015); Volumes, Berthold Pott at Koelnberg, Cologne, DE (2015); To rectife a situation, Valentin, Paris, FR (2015); How to Drape the Concrete - Galerie Jeanroch Dard, Paris, FR (2015); Warp & Woof, The Hole NYC, New York, NY (2014); Amor Fati at Pioneer Works in Brooklyn, NY (2013).
Nella sala principale della galleria, Wilson allestisce diversi strumenti di misurazione e demarcazione che si collocano alla base della sua pratica artisti- ca. “Natural Motion” è un’installazione dove il numero cinque continua a ripetersi: cinque dipinti verticali e sottili sono appesi alla stessa distanza l’uno dall’altro. Ogni pannello rappresenta uno dei cinque elementi (terra, acqua, vento, fuoco e aria). Ognuno dei cinque elementi a sua volta comprende un dipinto “Alpha” ed un dipinto “Omega” che vengono esposti insieme. I dipinti “Alpha” sono caratterizzati da schizzi di vernice, mentre i dipinti “Omega” sono il risultato dell’accumulo di pezzi di colore provenienti da altre tele precedentemente dipinte. Queste opere esaminano temi quali l’intenzionalità, la produzione accidentale, le possibilità e il controllo. Mostrano l’interesse di Wilson riguardo le potenzialità offerte dai materiali e il loro riutilizzo.
Con l’opera “sic sic (th’u’s th’us’)”, l’artista riflette invece sul processo che porta alla creazione di un’opera e al concetto di “presenza”. In quest’installazi- one, un cero pasquale viene acceso all’inizio della mostra e si consuma progressivamente fino a consumarsi totalmente. Questa rappresentazione della “luce più brillante” viene messa in relazione ad un’altra opera “One Reason Why Five Is Important” un piccolo mucchio di sporcizia da cui germogliano dei fiori. I fiori che cresceranno da un lato e la candela che si consumerà dall’altro pongono il suolo come linea di demarcazione e punto di riferimento. A fare da eco ad entrambi I lavori, “Where ‘I’ Draw the Line” una spessa linea che, all’altezza degli occhi, attraversa tutto il muro della galleria.
Sempre nella sala principale, troviamo un orologio che l’artista ha utilizzato per tener traccia del tempo trascorso nel suo studio nell’ultimo anno e mezzo e, ammucchiati sotto l’orologio, i cartellini di presenza dove sono state segnate le ore di lavoro. L’orologio, oggi rotto, è uno strumento inutile che Wilson chiama “Institutionalized” per riferirsi alla pratica artistica secondo la quale, senza una struttura ed una funzione sistematica, un oggetto può diventare un’opera d’arte a cui vengono associati valori culturali e monetari. Nellasecondasaladellagallerial’artistapresentaunaseriedioperecherimandanoallatematicadi“Institutionalized”.In“SelfPortraitat27”unnaso rosso da clown diventa una scherzosa allusione al tentativo assurdo di trovare un posto all’interno del difficile mondo dell’arte, un mondo che troppo spesso ha la tendenza a trasformare il lavoro artistico in puro intrattenimento.
L’installazione “Something About Two Birds and One Stone” si compone di due parti: una maglietta stropicciata con il volto del curatore Jeffrey Deitch e le parole “Team Jerry” (“Ain’t No ‘I’ in ‘Team’”). Nello stesso modo, un assegno firmato dalla Gagosian Gallery, viene incorniciato e circondato da un grosso adesivo - (“Any Way ‘You’ Cut It”) - che rappresenta delle forbici e una linea da seguire per poterlo ritagliare. Wilson ironizza sul narcisismo delle celebrities e delle maggiori gallerie che condizionano le mode ed il gusto risparmiando sé stesso (il clown) da questo processo.
Gli ultimi due lavori che l’artista presenta in mostra - “Ups and Downs” - sono due trapunte dipinte che rappresentano due frecce, la prima che punta ver- so l’alto segue uno schema sui toni del blu, mentre l’altra che punta verso il basso utilizza quelli del rosso. La posizione delle frecce, i colori e gli schemi compositivi creano una zona di contenimento architettonico, un angolo nello spazio che rimanda alla dicotomia “sopra-sotto” delle opere allestite nella stanza principale. Fapartedelprogettoespositivoancheunvideochel’artistahapubblicatosulsuositowebdaltitolo“ReapingEverything‘I’Sew”.17minutiincuiWilson, vestito con una tuta da lavoro e delle Timberlands troppo grandi per i suoi piedi, scava una fossa nella sua terra nativa, il Kentucky. Frammenti d’oro brillano tra la sporcizia. In piedi, sopra la tomba, l’artista rifiuta di prepararsi e di stendersi al suo interno. Wilson ci ricorda così che negare i propri valori e scendere a compromessi può voler dire morire.
Testo di Rachel Valinsky
Graham Wilson (b. 1987, Louisville, Kentucky) vive e lavora a Brooklyn, New York.
Mostre personali selezionate: nel 2016 avrà una mostra personale presso Valentin Galerie, Parigi, FR; Tired of Bal(d)ing Out, Peninsula Art Space, Brook- lyn, NY (2015); Introducing Mr. Golyadkin, MonCheri, Brussels, BE (2014). Tra le mostre collettive: The Hollow Bone, Ray Smith’s Studio, Brooklyn, NY (2015); Volumes, Berthold Pott at Koelnberg, Cologne, DE (2015); To rectife a situation, Valentin, Paris, FR (2015); How to Drape the Concrete - Galerie Jeanroch Dard, Paris, FR (2015); Warp & Woof, The Hole NYC, New York, NY (2014); Amor Fati at Pioneer Works in Brooklyn, NY (2013).
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