Guido Buganza. Diurno

Guido Buganza. Diurno, Orea Malià, Milano
Dal 15 Gennaio 2015 al 15 Gennaio 2015
Milano
Luogo: Orea Malià
Indirizzo: via Marghera 18
Orari: h 19
Telefono per informazioni: +39 02 83420920
E-Mail info: info@silviaranzi.com
Sito ufficiale: http://www.guidobuganza.com
Diurno è il titolo della nuova personale di Guido Buganza, che verrà ospitata nello spazio creativo di Orea Malià, in via Marghera 18 (cortile interno), a Milano, dal 15 gennaio all’8 febbraio 2015.
La mostra, immediatamente successiva all’esposizione dell’artista durante l’Art Week di Dicembre a Miami, è il risultato di mesi laboriosi alla fine dei quali "sono uscite dal suo pennello vere e proprie epifanie: squarci segreti, zone di buio, sotterranei, anfratti privatissimi, fori e voragini" come scrive Nicola Gardini nel testo curatoriale.
Le cinquantina di opere esposte sono il risultato dello studio di luoghi abbandonati, come bagni, camere d’albergo, etc … Come dice l’artista: "Restituisco l’arte lavorando su ambienti lasciati al loro destino, riconoscendo quasi un fallimento, come l’elaborazione di un lutto non avvenuto".
Guido Buganza in Diurno non dà spazio alla figura umana; d’altra parte, però, non rinuncia all’umanità dei luoghi: privati, intimi. Scrive ancora Gardini: "Qualcosa è cambiato radicalmente in queste ultime opere. Non c’è solo, rispetto ai quadri della precedente mostra La Scimmia pittrice, il passaggio dal ritratto di persone alla rappresentazione di luoghi. E’ intervenuta una nostalgia; e se la forma umana si è eclissata, è aumentata l’umanità della scena, perché qui adesso si ha a che fare non con la presenza, ma con il suo contrario, e dunque lo spettatore, come il pittore, non può che cadere nell’obbligo di evocare all’infinito, di volere senza requie l’assente" . Diurno è quindi l’abbandono, ma anche l’abitare: l’abbandono di luoghi che hanno assistito, e quindi raccontano momenti di vita ed abitudini degli essere umani e che dagli stessi sono stati lasciati indietro; l’abitare di quegli stessi luoghi che pur essendo stati messi da parte continuano a vivere sopravvivendo all’abitatore e alle abitudini.
Diurno è tazze, lavabi, camere che spingono a guardare più in là di quella che è una rappresentazione realistica: "Sì, questo è un cesso, questa è una camera d’albergo, questo è quello che credi che sia… Ma è contemporaneamente altro: è un sistema ordinato, un cosmo, degradato e spogliato che sia… Le opere di Diurno sono dipinti ad olio. Quella di Guido Buganza è una pittura colta, dall’approccio post-impressionista, in cui l’artista fa lavorare la luce.
Diurno verrà inaugurata giovedì 15 gennaio 2015 alle 19.00 da Orea Malià, via Marghera 18 (cortile interno) e rimarrà aperta fino all’8 febbraio 2015, nei seguenti orari: dalle 9.30 alle 19.30 (martedì, mercoledì e venerdì); dalle 11.00 alle 21.00 (giovedì); dalle 9.00 alle 19.00 (sabato).
PERCHE’ DIURNO?
Diurno si contrappone a notturno: sono infatti quadri dove domina il bianco, la luce diurna. Diurno è anche uno dei luoghi esplorati da Buganza, l’Albergo Diurno di Venezia a Milano, inaugurato nel 1926 e chiuso definitivamente nel 1989.
Guido Buganza nasce a Cremona nel 1968, giovanissimo asseconda la sua vocazione per la pittura e affronta sedicenne la prima mostra personale.
Prende pieno possesso dell’arte dell’incisione sotto la guida di Vladimiro Elvieri, che lo introduce alle tecniche antiche e alla sperimentazione. Nel 1997 collabora con Titina Maselli e, successivamente, con Emilio Tadini. Entrambe le esperienze si sviluppano sia in ambito pittorico che teatrale, portandolo ad una sempre piu’ assidua frequentazione del palcoscenico.
Dopo aver conseguito il diploma di scenografia presso l’Accademia di Brera, ha infatti intrapreso una notevole carriera in ambito teatrale, firmando spettacoli, fra i tanti, per il Piccolo Teatro di Milano, il Ponchielli di Cremona, il Teatro Stabile del Veneto, il Teatro Stabile di Bolzano, il Teatro Argentina di Roma.
È stato più volte finalista premio UBU per la scenografia in Italia.
L’attività di pittore prosegue parallelamente, fino a portarlo a collaborare, tra gli altri, con Peter Greenway, che gli commissiona una serie di dipinti per la video-installazione "Peopling the Palaces" alla Reggia di Venaria di Torino.
Mentre partecipa alla Biennale di Venezia del 2008, con l’allestimento de "La bottega del caffe’" di Goldoni, nell’ambito delle celebrazioni del bicentenario Goldoniano, l’attivita’ teatrale lo porta a collaborare con i Nobel Dario Fo e Harold Pinter.
Il suo lavoro ha destato l’attenzione di diversi critici ed esponenti della cultura, tra cui Aldo Busi, Vittorio Sgarbi e Mario De Micheli che lo vuole al museo della Permanente di Milano in occasione del premio "Borromeo" del 93.
La mostra, immediatamente successiva all’esposizione dell’artista durante l’Art Week di Dicembre a Miami, è il risultato di mesi laboriosi alla fine dei quali "sono uscite dal suo pennello vere e proprie epifanie: squarci segreti, zone di buio, sotterranei, anfratti privatissimi, fori e voragini" come scrive Nicola Gardini nel testo curatoriale.
Le cinquantina di opere esposte sono il risultato dello studio di luoghi abbandonati, come bagni, camere d’albergo, etc … Come dice l’artista: "Restituisco l’arte lavorando su ambienti lasciati al loro destino, riconoscendo quasi un fallimento, come l’elaborazione di un lutto non avvenuto".
Guido Buganza in Diurno non dà spazio alla figura umana; d’altra parte, però, non rinuncia all’umanità dei luoghi: privati, intimi. Scrive ancora Gardini: "Qualcosa è cambiato radicalmente in queste ultime opere. Non c’è solo, rispetto ai quadri della precedente mostra La Scimmia pittrice, il passaggio dal ritratto di persone alla rappresentazione di luoghi. E’ intervenuta una nostalgia; e se la forma umana si è eclissata, è aumentata l’umanità della scena, perché qui adesso si ha a che fare non con la presenza, ma con il suo contrario, e dunque lo spettatore, come il pittore, non può che cadere nell’obbligo di evocare all’infinito, di volere senza requie l’assente" . Diurno è quindi l’abbandono, ma anche l’abitare: l’abbandono di luoghi che hanno assistito, e quindi raccontano momenti di vita ed abitudini degli essere umani e che dagli stessi sono stati lasciati indietro; l’abitare di quegli stessi luoghi che pur essendo stati messi da parte continuano a vivere sopravvivendo all’abitatore e alle abitudini.
Diurno è tazze, lavabi, camere che spingono a guardare più in là di quella che è una rappresentazione realistica: "Sì, questo è un cesso, questa è una camera d’albergo, questo è quello che credi che sia… Ma è contemporaneamente altro: è un sistema ordinato, un cosmo, degradato e spogliato che sia… Le opere di Diurno sono dipinti ad olio. Quella di Guido Buganza è una pittura colta, dall’approccio post-impressionista, in cui l’artista fa lavorare la luce.
Diurno verrà inaugurata giovedì 15 gennaio 2015 alle 19.00 da Orea Malià, via Marghera 18 (cortile interno) e rimarrà aperta fino all’8 febbraio 2015, nei seguenti orari: dalle 9.30 alle 19.30 (martedì, mercoledì e venerdì); dalle 11.00 alle 21.00 (giovedì); dalle 9.00 alle 19.00 (sabato).
PERCHE’ DIURNO?
Diurno si contrappone a notturno: sono infatti quadri dove domina il bianco, la luce diurna. Diurno è anche uno dei luoghi esplorati da Buganza, l’Albergo Diurno di Venezia a Milano, inaugurato nel 1926 e chiuso definitivamente nel 1989.
Guido Buganza nasce a Cremona nel 1968, giovanissimo asseconda la sua vocazione per la pittura e affronta sedicenne la prima mostra personale.
Prende pieno possesso dell’arte dell’incisione sotto la guida di Vladimiro Elvieri, che lo introduce alle tecniche antiche e alla sperimentazione. Nel 1997 collabora con Titina Maselli e, successivamente, con Emilio Tadini. Entrambe le esperienze si sviluppano sia in ambito pittorico che teatrale, portandolo ad una sempre piu’ assidua frequentazione del palcoscenico.
Dopo aver conseguito il diploma di scenografia presso l’Accademia di Brera, ha infatti intrapreso una notevole carriera in ambito teatrale, firmando spettacoli, fra i tanti, per il Piccolo Teatro di Milano, il Ponchielli di Cremona, il Teatro Stabile del Veneto, il Teatro Stabile di Bolzano, il Teatro Argentina di Roma.
È stato più volte finalista premio UBU per la scenografia in Italia.
L’attività di pittore prosegue parallelamente, fino a portarlo a collaborare, tra gli altri, con Peter Greenway, che gli commissiona una serie di dipinti per la video-installazione "Peopling the Palaces" alla Reggia di Venaria di Torino.
Mentre partecipa alla Biennale di Venezia del 2008, con l’allestimento de "La bottega del caffe’" di Goldoni, nell’ambito delle celebrazioni del bicentenario Goldoniano, l’attivita’ teatrale lo porta a collaborare con i Nobel Dario Fo e Harold Pinter.
Il suo lavoro ha destato l’attenzione di diversi critici ed esponenti della cultura, tra cui Aldo Busi, Vittorio Sgarbi e Mario De Micheli che lo vuole al museo della Permanente di Milano in occasione del premio "Borromeo" del 93.
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