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Jannis Kounellis. Gli Anni Sessanta

Jannis Kounellis, Senza titolo, 1961. Olio su tela, 114x160 cm.
Dal 22 Marzo 2022 al 22 Marzo 2022
Milano
Luogo: ML Fine Art
Indirizzo: Via Montebello 30
Orari: lunedì – venerdì: 10/13 – 15/19
Curatori: Francesco Guzzetti
Telefono per informazioni: +39 02 36586 547
E-Mail info: info@matteolampertico.it
Sito ufficiale: http://www.matteolampertico.it
Il progetto espositivo pensato per la prossima primavera presso ML Fine Art, visibile dal 22 marzo 2022 a cura di Francesco Guzzetti, si concentra su un momento tanto significativo quanto ancora non sufficientemente approfondito del percorso artistico di Jannis Kounellis (Il Pireo 1936 – Roma 2017), uno tra i più importanti esponenti dell’Arte povera.
Pittore e scultore di origine greca, Kounellis si trasferisce a vent’anni a Roma per studiare presso l’Accademia di belle arti sotto la guida di Toti Scialoja. Dalla prima influenza dell’espressionismo astratto e dell’arte informale, il suo percorso artistico si smarca presto sulla spinta di un’urgenza comunicativa molto forte, che lo porta al rifiuto di prospettive individualistiche del linguaggio artistico in favore del rafforzamento del suo valore pubblico e collettivo.
Attraverso alcune opere di assoluta qualità, la mostra intende raccontare quel momento, a cavallo tra 1961 e 1963, in cui l’artista transitò dalla stagione folgorante dei cosiddetti Alfabeti - nati dal desiderio di superare l’arte informale dominante in quegli anni affidandosi a segni volutamente semplici - verso un graduale recupero di forme più articolate di rappresentazione.
Una formidabile tela del 1961 ben illustra la serie degli Alfabeti, in cui segni tipografici ingranditi (frecce, numeri, lettere) sono dipinti a monocromo scuro su una superficie chiara. Resi in questo modo indecifrabili, tali frammenti linguistici perdono la loro valenza semantica e, ricomposti in una struttura ordinata di memoria costruttivista, emergono con forza dalla superficie dell’opera, esaltandone l’aspetto visivo. Una tela del 1963, eccezionale anche per dimensioni, è invece uno splendido esempio di quel ristretto gruppo di opere - che prelude alla serie delle Rose del 1964-66, in cui l’artista mostra un rinnovato interesse per la materia e per gli elementi naturali - costituito da dipinti meno noti, ma molto significativi, che articolano e ampliano il raggio della sperimentazione di Kounellis su tecniche e materiali. La tela, che evidenzia il legame con Mario Schifano, testimonia il passaggio a una fase pop nel percorso dell’artista, in coincidenza con la presentazione dell’arte pop statunitense alla Biennale di Venezia del 1964.
Attraverso una selezione di opere raramente esposte in passato e con l’apporto di una ricerca scientifica condotta da Francesco Guzzetti (Università degli Studi di Firenze), la mostra vuole dunque rivelare al pubblico una stagione in cui l’artista seppe confrontarsi e anticipare le tendenze allora emergenti nella nuova avanguardia, imprimendo la propria cifra stilistica su un intero periodo della storia dell’arte a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta.
Pittore e scultore di origine greca, Kounellis si trasferisce a vent’anni a Roma per studiare presso l’Accademia di belle arti sotto la guida di Toti Scialoja. Dalla prima influenza dell’espressionismo astratto e dell’arte informale, il suo percorso artistico si smarca presto sulla spinta di un’urgenza comunicativa molto forte, che lo porta al rifiuto di prospettive individualistiche del linguaggio artistico in favore del rafforzamento del suo valore pubblico e collettivo.
Attraverso alcune opere di assoluta qualità, la mostra intende raccontare quel momento, a cavallo tra 1961 e 1963, in cui l’artista transitò dalla stagione folgorante dei cosiddetti Alfabeti - nati dal desiderio di superare l’arte informale dominante in quegli anni affidandosi a segni volutamente semplici - verso un graduale recupero di forme più articolate di rappresentazione.
Una formidabile tela del 1961 ben illustra la serie degli Alfabeti, in cui segni tipografici ingranditi (frecce, numeri, lettere) sono dipinti a monocromo scuro su una superficie chiara. Resi in questo modo indecifrabili, tali frammenti linguistici perdono la loro valenza semantica e, ricomposti in una struttura ordinata di memoria costruttivista, emergono con forza dalla superficie dell’opera, esaltandone l’aspetto visivo. Una tela del 1963, eccezionale anche per dimensioni, è invece uno splendido esempio di quel ristretto gruppo di opere - che prelude alla serie delle Rose del 1964-66, in cui l’artista mostra un rinnovato interesse per la materia e per gli elementi naturali - costituito da dipinti meno noti, ma molto significativi, che articolano e ampliano il raggio della sperimentazione di Kounellis su tecniche e materiali. La tela, che evidenzia il legame con Mario Schifano, testimonia il passaggio a una fase pop nel percorso dell’artista, in coincidenza con la presentazione dell’arte pop statunitense alla Biennale di Venezia del 1964.
Attraverso una selezione di opere raramente esposte in passato e con l’apporto di una ricerca scientifica condotta da Francesco Guzzetti (Università degli Studi di Firenze), la mostra vuole dunque rivelare al pubblico una stagione in cui l’artista seppe confrontarsi e anticipare le tendenze allora emergenti nella nuova avanguardia, imprimendo la propria cifra stilistica su un intero periodo della storia dell’arte a cavallo tra anni Cinquanta e Sessanta.
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