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La Belle Epoque. Da Boldini a De Nittis

Ulisse Caputo, Lavoro di sera, 1909
Dal 25 Ottobre 2013 al 21 Dicembre 2013
Milano
Luogo: Galleria Bottegantica
Indirizzo: via Manzoni 45
Orari: da martedì a sabato 10-13/ 15-19
Curatori: Enzo Savoia e Stefano Bosi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 62695489 / 051 331388
E-Mail info: info@bottegantica.com
Sito ufficiale: http://www.bottegantica.com
Un percorso con cinquanta opere alla galleria Bottegantica per un omaggio al periodo della Belle Epoque e alla sua rappresentazione da parte dei principali artisti italiani del secondo Ottocento quali Giovanni Boldini, Vittorio Matteo Corcos, Giuseppe De Nittis, Antonio Mancini, Pompeo Mariani e altri.
La pittura italiana del XIX secolo al centro della mostra LA BELLE EPOQUE. Da Boldini a De Nittis, in programma dal 25 ottobre al 21 dicembre 2013 alla Galleria Bottegantica di Milano (via Manzoni 45).
Il progetto, firmato da Enzo Savoia e Stefano Bosi, intende documentare i meravigliosi anni della Belle Epoque attraverso le opere dei grandi artisti italiani di quel periodo.
Una selezione di cinquanta tra dipinti e disegni, racconterà le pause di intimità e i riti mondani, le promenades e i rendez-vous, le gite al mare e la vita notturna nei teatri e nei tabarin, i veglioni e i casinò, le galanterie e i vizi e di un’epoca che annuncia la modernità. Protagonista assoluta della rassegna è la donna morigerata ma anche femme fatale. Una femminilità eccentrica e inquieta, in bilico tra vanità e lusso, diventa icona di un tempo in cui la felicità è un obbligo imprescindibile. Alle signore fascinose e impeccabili della grande triade degli italiens de Paris, Boldini, De Nittis e Zandomeneghi, celebri e celebrati interpreti dell’atmosfera cosmopolita e illusoria della Belle Epoque, il progetto espositivo affianca quelle immortalate, con esiti sorprendenti e inediti, da un nutrito drappello di pittori italiani meno noti al grande pubblico quali Leonardo Bazzaro, Arnaldo Ferraguti, Pablo Salinas e altri ancora. Furono artisti che dai tanti pellegrinaggi nella Ville Lumiére trassero l’intuizione di una femminilità più vaga e contraddittoria e per questo più moderna. Sono narratori visivi quali Vittorio Matteo Corcos, audace e spavaldo quando sceglie di celebrare eroine voluttuose, come l’ammiccante modella de L’abito elegante; o ancora Ulisse Caputo che ne Lavoro di sera illustra, con accenti espressionisti e di silente raccoglimento, una donna intenta a scegliere le stoffe davanti a un tavolino illuminato da una lampada: un modo di costruire l’immagine che, unito alla sintetica semplificazione delle forme risolte tramite il colore, presenta una forte assonanza con certe incisive interpretazioni di ambito Fauves.
Il percorso espositivo offrirà anche un approfondimento sul lavoro di Giovanni Boldini, straordinario cantore della bellezza femminile e protagonista indiscusso della Belle Epoque parigina, attraverso un prezioso nucleo di dipinti, tra cui Nudo di donna con calze nere, la Lettera mattutina, Donna in riposo e le agili figure del Nudino scattante e del Nudo femminile seduto: opere in cui la donna è raffigurata in smaglianti ritratti ufficiali o in pose più ardite e sofisticate, nelle quali l’artista ferrarese riesce sempre a estrarre un’immagine sintetica e folgorante.
La Belle Epoque - poco meno di quarant’anni di storia europea connotati da un tumultuoso sviluppo, da una incrollabile fede nel progresso, dalla spensieratezza - fu a tutti gli effetti un’età dell’oro, un momento magico di sviluppo e benessere, di invenzioni e fiducia nel progresso tecnologico, di euforia economica e culturale. Le grandi capitali europee - Parigi, Londra, Vienna, e in Italia, Milano e Torino - divennero lo scenario di nuovi fenomeni di costume, dalle esposizioni universali ai caffè concerto, ai grandi magazzini, ai bagni di mare, alle gare sportive, alle corse automobilistiche, ai voli in aeroplano. Cronisti di quest’Europa moderna e mondana furono gli artisti che registrarono i trionfi ed esaltarono gli eccessi di quegli anni effervescenti, votati a un destino di dissoluzione. L’alta borghesia industriale e finanziaria di fine Ottocento assoldò stuoli di pittori per celebrare i suoi riti e la sua smagliante modernità attraverso i ritratti delle sue donne. Così in Francia, ma anche in Italia. I “Bei Tempi” italiani furono forse meno splendenti e intensi di quelli parigini, ma sempre seducenti e irripetibili. Artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini seppero coniugare l’allure francese con i fermenti italiani, l’impressionismo e la pittura di macchia. E altri ancora, come Ulisse Caputo, Angelo Morbelli, Federico Rossano e Ettore Tito, prima di intraprendere traiettorie diverse, furono testimoni di quel mondo dorato.
La pittura italiana del XIX secolo al centro della mostra LA BELLE EPOQUE. Da Boldini a De Nittis, in programma dal 25 ottobre al 21 dicembre 2013 alla Galleria Bottegantica di Milano (via Manzoni 45).
Il progetto, firmato da Enzo Savoia e Stefano Bosi, intende documentare i meravigliosi anni della Belle Epoque attraverso le opere dei grandi artisti italiani di quel periodo.
Una selezione di cinquanta tra dipinti e disegni, racconterà le pause di intimità e i riti mondani, le promenades e i rendez-vous, le gite al mare e la vita notturna nei teatri e nei tabarin, i veglioni e i casinò, le galanterie e i vizi e di un’epoca che annuncia la modernità. Protagonista assoluta della rassegna è la donna morigerata ma anche femme fatale. Una femminilità eccentrica e inquieta, in bilico tra vanità e lusso, diventa icona di un tempo in cui la felicità è un obbligo imprescindibile. Alle signore fascinose e impeccabili della grande triade degli italiens de Paris, Boldini, De Nittis e Zandomeneghi, celebri e celebrati interpreti dell’atmosfera cosmopolita e illusoria della Belle Epoque, il progetto espositivo affianca quelle immortalate, con esiti sorprendenti e inediti, da un nutrito drappello di pittori italiani meno noti al grande pubblico quali Leonardo Bazzaro, Arnaldo Ferraguti, Pablo Salinas e altri ancora. Furono artisti che dai tanti pellegrinaggi nella Ville Lumiére trassero l’intuizione di una femminilità più vaga e contraddittoria e per questo più moderna. Sono narratori visivi quali Vittorio Matteo Corcos, audace e spavaldo quando sceglie di celebrare eroine voluttuose, come l’ammiccante modella de L’abito elegante; o ancora Ulisse Caputo che ne Lavoro di sera illustra, con accenti espressionisti e di silente raccoglimento, una donna intenta a scegliere le stoffe davanti a un tavolino illuminato da una lampada: un modo di costruire l’immagine che, unito alla sintetica semplificazione delle forme risolte tramite il colore, presenta una forte assonanza con certe incisive interpretazioni di ambito Fauves.
Il percorso espositivo offrirà anche un approfondimento sul lavoro di Giovanni Boldini, straordinario cantore della bellezza femminile e protagonista indiscusso della Belle Epoque parigina, attraverso un prezioso nucleo di dipinti, tra cui Nudo di donna con calze nere, la Lettera mattutina, Donna in riposo e le agili figure del Nudino scattante e del Nudo femminile seduto: opere in cui la donna è raffigurata in smaglianti ritratti ufficiali o in pose più ardite e sofisticate, nelle quali l’artista ferrarese riesce sempre a estrarre un’immagine sintetica e folgorante.
La Belle Epoque - poco meno di quarant’anni di storia europea connotati da un tumultuoso sviluppo, da una incrollabile fede nel progresso, dalla spensieratezza - fu a tutti gli effetti un’età dell’oro, un momento magico di sviluppo e benessere, di invenzioni e fiducia nel progresso tecnologico, di euforia economica e culturale. Le grandi capitali europee - Parigi, Londra, Vienna, e in Italia, Milano e Torino - divennero lo scenario di nuovi fenomeni di costume, dalle esposizioni universali ai caffè concerto, ai grandi magazzini, ai bagni di mare, alle gare sportive, alle corse automobilistiche, ai voli in aeroplano. Cronisti di quest’Europa moderna e mondana furono gli artisti che registrarono i trionfi ed esaltarono gli eccessi di quegli anni effervescenti, votati a un destino di dissoluzione. L’alta borghesia industriale e finanziaria di fine Ottocento assoldò stuoli di pittori per celebrare i suoi riti e la sua smagliante modernità attraverso i ritratti delle sue donne. Così in Francia, ma anche in Italia. I “Bei Tempi” italiani furono forse meno splendenti e intensi di quelli parigini, ma sempre seducenti e irripetibili. Artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Vittorio Matteo Corcos, Antonio Mancini seppero coniugare l’allure francese con i fermenti italiani, l’impressionismo e la pittura di macchia. E altri ancora, come Ulisse Caputo, Angelo Morbelli, Federico Rossano e Ettore Tito, prima di intraprendere traiettorie diverse, furono testimoni di quel mondo dorato.
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