La Lombardia e le Alpi nel 150° anno di fondazione del Club Alpino Italiano
Dal 17 Maggio 2013 al 07 Luglio 2013
Milano
Luogo: Spazio Oberdan
Indirizzo: viale Vittorio Veneto 2
Orari: 10-19.30; martedì e giovedì fino alle 22; chiuso lunedì
Enti promotori:
- Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 77406302
E-Mail info: spazioberdan@provincia.milano.it
Sito ufficiale: http://www.provincia.milano.it/cultura
Lo Spazio Oberdan della Provincia di Milano ospiterà, dal 17 maggio al 7 luglio 2013, con ingresso libero, una delle manifestazioni più importanti fra quelle destinate a celebrare i 150 anni di vita del CAI/Club Alpino Italiano: la mostra “La Lombardia e le Alpi nel 150° anno di fondazione del Club Alpino Italiano”, una rassegna senza precedenti dedicata alle montagne della Lombardia, alle sue genti e al loro rapporto con le realtà metropolitane.
Il legame del CAI con il territorio della Lombardia è strettissimo. Sette sono le sezioni storiche fondate nell’Ottocento: Bergamo (1873), Como (1875), Cremona (1888), Lecco (1874), Milano (1873), Monza (1899) e Sondrio (1872). E’ inoltre frutto della collaborazione tra il CAI e il Touring Club Italiano la completa descrizione alpinistica, ma anche geografica, storica e naturalistica del territorio lombardo, con i 16 volumi della “Guida dei monti d’Italia”, oltre 8000 pagine, migliaia di schizzi, cartine e fotografie, pubblicati dal 1934 ai giorni nostri.
La mostra è frutto di un’iniziativa della Sezione di Milano del CAI e si avvale di importanti contributi delle “banche della memoria” distribuite sul territorio: dalla Biblioteca della montagna del Palamonti di Bergamo alla Biblioteca della Società Escursionisti Milanesi, dalla Sezione Valtellinese a quella di Lecco dedicata all’indimenticabile Riccardo Cassin. E’ comunque dall’archivio della Sezione di Milano e dalla prestigiosa annessa Biblioteca “Luigi Gabba” che proviene la parte più consistente del materiale esposto.
Grazie quindi alla collaborazione delle numerose Sezioni lombarde del CAI e della Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura, che ospita la mostra allo Spazio Oberdan, verranno esposti documenti rari, cimeli di spedizioni extra-europee, libri e pubblicazioni storiche, cartografie, dipinti e panorami d’epoca, modellini di rifugi lombardi, fotografie storiche e moderne, attrezzi alpinistici d’ogni tipo e moltissimi altri materiali, provenienti anche da collezioni private, per raccontare e far rivivere il lungo sviluppo dell’alpinismo in Lombardia dall’Ottocento ai giorni nostri. In mostra, sarà anche possibile visionare rarissimi filmati d’epoca e pellicole d’attualità provenienti dalla Cineteca Nazionale del CAI e da archivi privati.
"La montagna insegna a vivere la ricchezza della solitudine attraverso la pratica del silenzio e dell’ascolto interiore; - sottolineano l'On. Guido Podestà Presidente della Provincia di Milano e Novo Umberto Maerna, Vice Presidente e Assessore alla Cultura - l ’uomo riscopre in essa il senso di comunione con la natura, di appartenenza con il tutto creato,
coglie l’intenso significato di fratellanza con ogni cosa. Nel paesaggio alpino la preminenza assoluta è data dalla natura e dal suo incanto nello sguardo attento dell’uomo sensibile. Nella montagna il paesaggio diviene il luogo in cui si congiungono Natura, Uomo e Dio, la consacrazione sublimata della bellezza mistica che offre all’osservatore un profondo senso di perfetto ed infinito, oltre a riconoscere la limitatezza della dimensione umana rispetto all’infinito ed al trascendente. Con la mostra di Spazio Oberdan dedicata al CAI, - concludono Podestà e Maerna - la Provincia di Milano si pone tra gli altri l’obiettivo di trasmettere ai visitatori questi profondi significati, soprattutto alle giovani generazioni."
La mostra vuole essere anche lo specchio dell’operosità lombarda che trova riscontro nella frequentazione sportiva della montagna: fra le curiosità va annoverato il Rampichino, prototipo di mountain bike lanciato a Milano con una grande campagna pubblicitaria negli anni Ottanta, le scarpette da arrampicata “aerlite” con cui i sassisti della Val di Mello hanno mandato in pensione i vecchi scarponi, il curioso “arpione Roseg” commercializzato dalla Sezione Valtellinese del CAI che ha innovato la tecnica dell’arrampicata su ghiaccio.
Assieme ad altri fra i tanti personaggi che costellano la storia dell’alpinismo in Lombardia, la mostra si occupa del medico milanese Vittorio Ronchetti, primario dell’Ospedale Maggiore, che un secolo fa, tra il 1907 e il 1913, effettuò ben cinque spedizioni nel Caucaso centrale. Ronchetti interpretò in anticipo sui tempi una vocazione all’alpinismo extraeuropeo che troverà poi massima espressione con le grandi spedizioni internazionali, il K2 nel 1954 e il Gasherbrum IV nel 1958, concepite in Lombardia con il patrocinio del CAI e il coinvolgimento dei migliori alpinisti dell’epoca.
La rassegna terrà poi conto di un’altra importante eccellenza regionale: la capacità di raccontare su libri e giornali la montagna e l’alpinismo, un’attività in cui Dino Buzzati fu maestro assieme a una eletta schiera di alpinisti-scrittori quali Antonia Pozzi, Clemente Rebora, Ettore Zapparoli e Giovanni Bertacchi. In una sala, insieme a scritti e documenti d’archivio, campeggerà il celebre Duomo di Milano in forma di montagna dolomitica, dipinto dallo stesso Buzzati. Infine, dato che la Lombardia conta, forse più di ogni altra regione, alpinisti di valore che si distinguono in ogni specialità, una sezione li metterà in primo piano con una certa enfasi.
Ognuno di loro rappresenta infatti uno stereotipo che l’obiettivo di Marco Mazzoleni coglie alla perfezione in una serie di ritratti esclusivi: Riccardo Cassin, homo faber, lottatore che mai si arrende; Achille Compagnoni, montanaro e gentiluomo blasé; Alessandro Gogna, intellettuale e filosofo; Silvio Mondinelli, fortissimo, generoso e scanzonato; Nives Meroi, la farfalla che si posa sulle più alte cime della terra; Adriano Greco, Speedy Gonzales delle altezze. Ma questi ritratti non rappresentano che una parte dell’omaggio che la rassegna allo Spazio Oberdan intende rendere ai grandi amici lombardi della montagna.
Oltre alla collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano e al patrocinio della Presidenza generale del CAI, la mostra si avvale della collaborazione della Presidenza del Gruppo Regionale Lombardo del CAI, del patrocinio del Comune di Milano e quello della Regione Lombardia. Il Comitato scientifico della mostra è composto da: Pino Brambilla (presidente Commissione cinematografica CAI Sezione centrale), Piero Carlesi (presidente Commissione cinematografica CAI Sezione di Milano), Giuseppe Garimoldi (scrittore, pittore, tra i maggiori esperti di fotografia di montagna), Angelo Recalcati (storico, collezionista di libri e cimeli legati al mondo della montagna) Lorenzo Revojera (ingegnere, scrittore, socio benemerito della sezione di Milano del CAI).
Il legame del CAI con il territorio della Lombardia è strettissimo. Sette sono le sezioni storiche fondate nell’Ottocento: Bergamo (1873), Como (1875), Cremona (1888), Lecco (1874), Milano (1873), Monza (1899) e Sondrio (1872). E’ inoltre frutto della collaborazione tra il CAI e il Touring Club Italiano la completa descrizione alpinistica, ma anche geografica, storica e naturalistica del territorio lombardo, con i 16 volumi della “Guida dei monti d’Italia”, oltre 8000 pagine, migliaia di schizzi, cartine e fotografie, pubblicati dal 1934 ai giorni nostri.
La mostra è frutto di un’iniziativa della Sezione di Milano del CAI e si avvale di importanti contributi delle “banche della memoria” distribuite sul territorio: dalla Biblioteca della montagna del Palamonti di Bergamo alla Biblioteca della Società Escursionisti Milanesi, dalla Sezione Valtellinese a quella di Lecco dedicata all’indimenticabile Riccardo Cassin. E’ comunque dall’archivio della Sezione di Milano e dalla prestigiosa annessa Biblioteca “Luigi Gabba” che proviene la parte più consistente del materiale esposto.
Grazie quindi alla collaborazione delle numerose Sezioni lombarde del CAI e della Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura, che ospita la mostra allo Spazio Oberdan, verranno esposti documenti rari, cimeli di spedizioni extra-europee, libri e pubblicazioni storiche, cartografie, dipinti e panorami d’epoca, modellini di rifugi lombardi, fotografie storiche e moderne, attrezzi alpinistici d’ogni tipo e moltissimi altri materiali, provenienti anche da collezioni private, per raccontare e far rivivere il lungo sviluppo dell’alpinismo in Lombardia dall’Ottocento ai giorni nostri. In mostra, sarà anche possibile visionare rarissimi filmati d’epoca e pellicole d’attualità provenienti dalla Cineteca Nazionale del CAI e da archivi privati.
"La montagna insegna a vivere la ricchezza della solitudine attraverso la pratica del silenzio e dell’ascolto interiore; - sottolineano l'On. Guido Podestà Presidente della Provincia di Milano e Novo Umberto Maerna, Vice Presidente e Assessore alla Cultura - l ’uomo riscopre in essa il senso di comunione con la natura, di appartenenza con il tutto creato,
coglie l’intenso significato di fratellanza con ogni cosa. Nel paesaggio alpino la preminenza assoluta è data dalla natura e dal suo incanto nello sguardo attento dell’uomo sensibile. Nella montagna il paesaggio diviene il luogo in cui si congiungono Natura, Uomo e Dio, la consacrazione sublimata della bellezza mistica che offre all’osservatore un profondo senso di perfetto ed infinito, oltre a riconoscere la limitatezza della dimensione umana rispetto all’infinito ed al trascendente. Con la mostra di Spazio Oberdan dedicata al CAI, - concludono Podestà e Maerna - la Provincia di Milano si pone tra gli altri l’obiettivo di trasmettere ai visitatori questi profondi significati, soprattutto alle giovani generazioni."
La mostra vuole essere anche lo specchio dell’operosità lombarda che trova riscontro nella frequentazione sportiva della montagna: fra le curiosità va annoverato il Rampichino, prototipo di mountain bike lanciato a Milano con una grande campagna pubblicitaria negli anni Ottanta, le scarpette da arrampicata “aerlite” con cui i sassisti della Val di Mello hanno mandato in pensione i vecchi scarponi, il curioso “arpione Roseg” commercializzato dalla Sezione Valtellinese del CAI che ha innovato la tecnica dell’arrampicata su ghiaccio.
Assieme ad altri fra i tanti personaggi che costellano la storia dell’alpinismo in Lombardia, la mostra si occupa del medico milanese Vittorio Ronchetti, primario dell’Ospedale Maggiore, che un secolo fa, tra il 1907 e il 1913, effettuò ben cinque spedizioni nel Caucaso centrale. Ronchetti interpretò in anticipo sui tempi una vocazione all’alpinismo extraeuropeo che troverà poi massima espressione con le grandi spedizioni internazionali, il K2 nel 1954 e il Gasherbrum IV nel 1958, concepite in Lombardia con il patrocinio del CAI e il coinvolgimento dei migliori alpinisti dell’epoca.
La rassegna terrà poi conto di un’altra importante eccellenza regionale: la capacità di raccontare su libri e giornali la montagna e l’alpinismo, un’attività in cui Dino Buzzati fu maestro assieme a una eletta schiera di alpinisti-scrittori quali Antonia Pozzi, Clemente Rebora, Ettore Zapparoli e Giovanni Bertacchi. In una sala, insieme a scritti e documenti d’archivio, campeggerà il celebre Duomo di Milano in forma di montagna dolomitica, dipinto dallo stesso Buzzati. Infine, dato che la Lombardia conta, forse più di ogni altra regione, alpinisti di valore che si distinguono in ogni specialità, una sezione li metterà in primo piano con una certa enfasi.
Ognuno di loro rappresenta infatti uno stereotipo che l’obiettivo di Marco Mazzoleni coglie alla perfezione in una serie di ritratti esclusivi: Riccardo Cassin, homo faber, lottatore che mai si arrende; Achille Compagnoni, montanaro e gentiluomo blasé; Alessandro Gogna, intellettuale e filosofo; Silvio Mondinelli, fortissimo, generoso e scanzonato; Nives Meroi, la farfalla che si posa sulle più alte cime della terra; Adriano Greco, Speedy Gonzales delle altezze. Ma questi ritratti non rappresentano che una parte dell’omaggio che la rassegna allo Spazio Oberdan intende rendere ai grandi amici lombardi della montagna.
Oltre alla collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Milano e al patrocinio della Presidenza generale del CAI, la mostra si avvale della collaborazione della Presidenza del Gruppo Regionale Lombardo del CAI, del patrocinio del Comune di Milano e quello della Regione Lombardia. Il Comitato scientifico della mostra è composto da: Pino Brambilla (presidente Commissione cinematografica CAI Sezione centrale), Piero Carlesi (presidente Commissione cinematografica CAI Sezione di Milano), Giuseppe Garimoldi (scrittore, pittore, tra i maggiori esperti di fotografia di montagna), Angelo Recalcati (storico, collezionista di libri e cimeli legati al mondo della montagna) Lorenzo Revojera (ingegnere, scrittore, socio benemerito della sezione di Milano del CAI).
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