Luca Gastaldo. Senza tempo

Luca Galstaldo, Dolce tepore, 2011

Luca Galstaldo, Dolce tepore, 60x60, tecnica mista su tela, 2011, Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter, Milano

 

Dal 05 Giugno 2012 al 07 Luglio 2012

Milano

Luogo: Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter

Indirizzo: via Cadolini 27

Orari: da martedì a sabato 14.30-19

Curatori: Alberto Mattia Martini

Telefono per informazioni: +39 02 58314940

E-Mail info: info@galleriabiancamariarizzi.com

Sito ufficiale: http://www.galleriabiancamariarizzi.com


Fuori dal tempo e contemporaneamente modernissimo è il lavoro di Luca Gastaldo, che dal 5 giugno al 7 luglio 2012 è esposto alla Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter di Milano.
La personale – dal titolo “Luca Gastaldo. Senza tempo” – presenta un nucleo di dipinti, accuratamente selezionato da Alberto Mattia Martini, che nasce da situazioni vissute, luoghi visitati, libri letti, film visti dall’artista. Sono scorci di paesaggio non riconducibili a luoghi precisi, reali ed unici, ma un assemblaggio fra realtà, ricordo e desiderio:  esperienze personali che attraverso il filtro della memoria vogliono suscitare emozioni universali.
“Una situazione vissuta e lasciata sedimentare nel ricordo – afferma l’artista – è come se subisse una pulizia, il tempo che passa funge da filtro, elimina tutti quei particolari che non sono fondamentali nella memoria di un’esperienza”.
 
Grande attenzione è riservata allo spettatore: desiderio dell’artista è infatti che ogni sua opera sia “vissuta” e indagata in modo approfondito, in una intensa condivisione, da parte dell’osservatore, dell’emozione che è rappresentata nell’opera.
A tal fine verrà realizzata un’installazione site specific che coinvolgerà il pubblico in un’esperienza
multi-sensoriale
: oltre alla vista, saranno infatti sollecitati il tatto, l’olfatto e l’udito attraverso la riproduzione di profumi e suoni della campagna che trasporteranno il visitatore in un luogo “altro” dove è più facile ritrovare ricordi e sensazioni perdute.
 
Solo apparentemente le tele di Gastaldo raffigurano paesaggi: in realtà ritraggono l’uomo, e le emozioni che quei panorami suscitano in lui.
Solo l’uomo è infatti in grado di commuoversi davanti allo spettacolo immenso della natura, solo l’uomo può viverne e sentirne intensamente e consapevolmente il dramma. Per questo, è l’essere umano il vero protagonista delle tele di Luca Gastaldo, sebbene solo raramente egli sia fisicamente presente nei dipinti.
“Non mi interessa – prosegue l’artista – che l’opera sia riconducibile ad un luogo visionabile, non mi interessano le reali tonalità dei cieli, realizzare prospettive precise o scorci perfetti, ricerco solo delle emozioni, dei desideri, dei ricordi, delle interiorità”.
 
Come suggerisce il titolo della mostra è inoltre il tempo, o la sua sospensione, a ricoprire un ruolo fondamentale. Nelle vedute di Gastaldo, dai cieli incombenti e pur altissimi, la catastrofe incombe. La natura appare immobile, nell’istante che precede lo scatenarsi degli elementi.
“Le ambientazioni sognate e poi concretizzate da Luca Gastaldo – scrive Alberto Mattia Martini nel suo testo - si manifestano come spazi immobili, privi di riferimenti temporali, dove i luoghi descritti sembrano non sottostare alle leggi della natura. Una dimensione atemporale che al contempo è metamorfosi, cambiamento, emozione, attesa di qualcosa che sta per accadere, che è già accaduto o che forse non avverrà mai, se non nei nostri pensieri. Panni stesi al ritmo del vento, strade deserte abitate solamente da un cielo plumbeo, uomini assorti in poetiche elucubrazioni e tralicci della luce unici guardiani del tempo immobile”.
 
Da un punto di vista tecnico, parte fondamentale del lavoro è occupata dal disegno, dagli studi dei paesaggi e delle figure umane quando esse sono presenti nell’opera. Il bitume e il colore coprono interamente la grafite ma è il disegno a conferire all’opera la sua forza.
Il cielo è poi una continua elaborazione, un continuo cambiamento e stravolgimento dell’idea iniziale: bitume, acrilici, stracci, pennelli, gessetti creano nuvole, ombre, luci che si sviluppano in modo “autonomo” e quasi incontrollato con l’avanzare del lavoro.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testo critico di Alberto Mattia Martini.

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