Luciano Bambusi. Rivediamo Mazzarella

Luciano Bambusi. Rivediamo Mazzarella
Dal 20 Novembre 2015 al 19 Dicembre 2015
Milano
Luogo: Spazio Tadini
Indirizzo: via Niccolò Jommelli 24
Orari: da martedì a sabato 15:30-19; in occasione di eventi serali fino alle 22 e su appuntamento
Curatori: Francesco Tadini, Melina Scalise
Costo del biglietto: Ingresso con tessera della Casa Museo Spazio Tadini € 3
Telefono per informazioni: +39 02 26829749
E-Mail info: ms@spaziotadini.it
Sito ufficiale: http://www.spaziotadini.it
Otto anni dietro le quinte accanto a Piero Mazzarella a scoprire l'uomo e l'artista dal 2004 al 2012.
Questo è ciò che ha affascinato il fotografo Luciano Bambusi, che ha scelto, della fotografia, la documentazione del racconto umano. Apparentemente scatti rubati, ma in realtà frutto di una precisa sceneggiatura: quella che nasce in un rapporto d'arte e d'amicizia. Piero Mazzarella ha dato a Bambusi la possibilità di seguirlo nei momenti più diversi, a casa, dietro le quinte, durante le riunioni di lavoro, alle prove come sul palco. Nessun momento è stato studiato dai personaggi, se non dalla vita, dal suo scorrere e segnare le vite di chi è in scena. Oggi Piero Mazzarella è uscito dalle scene e dalla vita da due anni e Bambusi, il fotografo e l'amico, lo ha voluto raccontare così, come lui si è offerto, restituendo al mondo non solo il ritratto di un artista, ma anche quello di un uomo. Spazio Tadini rende omaggio a Piero Mazzarella attraverso questo inedito racconto fotografico Rivediamo Mazzarella inserito nella cornice di Dialoghi Milanesi per la Rassegna Milano in arte dal 1945 al 2015 che comprende anche la mostra di diversi artisti che, per ragioni diverse, hanno condiviso o condividono, come nel caso di Emilio Tadini e Alik Cavaliere, un rapporto d'arte e, in molti casi, anche d'amicizia. Ma Emilio Tadini, a cui è dedicata la Casa Museo Spazio Tadini, ha condiviso anche un momento molto importante della sua carriera artistica con Piero Mazzarella che, nel 1993, interpretò Prospero il personaggio de "La Tempesta" opera di Emilio Tadini (edizione Einaudi) messa in scena al Teatro Franco Parenti per la regia di Andreè Ruth Shammah. Oggi i due artisti milanesi, Emilio e Piero, tornano insieme a condividere un nuovo palcoscenico, quello dello studio dell'artista pittore dove sarà in scena l'uomo di Prospero, raccontato attraverso le fotografie di Luciano Bambusi. Francesco Tadini e Melina Scalise, fondatori della Casa Museo Spazio Tadini e curatori della rassegna Milano in arte 1945-2015: Dialoghi Milanesi, non potevano esimersi dal dare omaggio a chi, a Milano, ha fatto del teatro dialettale milanese e non solo, un racconto di rara intensità. Catalogho in mostra con testo di Cesare Colombo.
Luciano Bambusi Da sempre fotografo del sociale, ama documentare la vita di personaggi che sceglie e segue nel tempo. Ha realizzato reportage nelle comunità per anziani, negli istituti di accoglienza per extracomunitari, nella comunità islamica di Milano. Il lavoro su e con Piero Mazzarella rappresenta un esempio di ciò che Bambusi intende sviluppare con la sua ricerca fotografica in cui, per otto anni, ha seguito l’attore raccontando di lui l’uomo e l’artista secondo una chiave antropologica più che documentativa. Non ci sono infatti foto di scena, ma momenti non ufficiali. Nessuna foto è etichettata con personaggi e situazioni perché Bambusi, con le sue foto, ama cogliere un’atmosfera, una situazione, un modo di vivere.
Lui definisce il suo lavoro una “fotoletteratura”.
Questo è ciò che ha affascinato il fotografo Luciano Bambusi, che ha scelto, della fotografia, la documentazione del racconto umano. Apparentemente scatti rubati, ma in realtà frutto di una precisa sceneggiatura: quella che nasce in un rapporto d'arte e d'amicizia. Piero Mazzarella ha dato a Bambusi la possibilità di seguirlo nei momenti più diversi, a casa, dietro le quinte, durante le riunioni di lavoro, alle prove come sul palco. Nessun momento è stato studiato dai personaggi, se non dalla vita, dal suo scorrere e segnare le vite di chi è in scena. Oggi Piero Mazzarella è uscito dalle scene e dalla vita da due anni e Bambusi, il fotografo e l'amico, lo ha voluto raccontare così, come lui si è offerto, restituendo al mondo non solo il ritratto di un artista, ma anche quello di un uomo. Spazio Tadini rende omaggio a Piero Mazzarella attraverso questo inedito racconto fotografico Rivediamo Mazzarella inserito nella cornice di Dialoghi Milanesi per la Rassegna Milano in arte dal 1945 al 2015 che comprende anche la mostra di diversi artisti che, per ragioni diverse, hanno condiviso o condividono, come nel caso di Emilio Tadini e Alik Cavaliere, un rapporto d'arte e, in molti casi, anche d'amicizia. Ma Emilio Tadini, a cui è dedicata la Casa Museo Spazio Tadini, ha condiviso anche un momento molto importante della sua carriera artistica con Piero Mazzarella che, nel 1993, interpretò Prospero il personaggio de "La Tempesta" opera di Emilio Tadini (edizione Einaudi) messa in scena al Teatro Franco Parenti per la regia di Andreè Ruth Shammah. Oggi i due artisti milanesi, Emilio e Piero, tornano insieme a condividere un nuovo palcoscenico, quello dello studio dell'artista pittore dove sarà in scena l'uomo di Prospero, raccontato attraverso le fotografie di Luciano Bambusi. Francesco Tadini e Melina Scalise, fondatori della Casa Museo Spazio Tadini e curatori della rassegna Milano in arte 1945-2015: Dialoghi Milanesi, non potevano esimersi dal dare omaggio a chi, a Milano, ha fatto del teatro dialettale milanese e non solo, un racconto di rara intensità. Catalogho in mostra con testo di Cesare Colombo.
Luciano Bambusi Da sempre fotografo del sociale, ama documentare la vita di personaggi che sceglie e segue nel tempo. Ha realizzato reportage nelle comunità per anziani, negli istituti di accoglienza per extracomunitari, nella comunità islamica di Milano. Il lavoro su e con Piero Mazzarella rappresenta un esempio di ciò che Bambusi intende sviluppare con la sua ricerca fotografica in cui, per otto anni, ha seguito l’attore raccontando di lui l’uomo e l’artista secondo una chiave antropologica più che documentativa. Non ci sono infatti foto di scena, ma momenti non ufficiali. Nessuna foto è etichettata con personaggi e situazioni perché Bambusi, con le sue foto, ama cogliere un’atmosfera, una situazione, un modo di vivere.
Lui definisce il suo lavoro una “fotoletteratura”.
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