MECCANICA Una mostra collettiva di Giorgio Verzotti
Dal 08 Aprile 2024 al 21 Giugno 2024
Milano
Luogo: ViaSaterna
Indirizzo: Via Giacomo Leopardi 32
Orari: Dal lunedì al venerdì, dalle 12 alle 19 | Sabato solo su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 02 36725378
E-Mail info: info@viasaterna.com
Sito ufficiale: http://www.viasaterna.com
Viasaterna è lieta di presentare MECCANICA, mostra collettiva a cura di Giorgio Verzotti con opere di Dadamaino, Irma Blank, Niele Toroni, Sergio Lombardo, Bertrand Lavier, Giovanni Rizzoli, Daniele Innamorato e Camilla Gurgone.
L’atto ripetitivo, meccanico, seriale, sottrae pathos alla creazione artistica, romanticamente intesa come unica, irripetibile, assegnabile al Genio creatore. Con l’atto meccanico, come tale destituito di ogni aulicità, già le avanguardie storiche (pensiamo ai futuristi e alla loro Arte Meccanica) e poi soprattutto le neoavanguardie del secondo dopoguerra hanno combattuto l’autorialità come residuo, appunto, romantico: la “morte dell’autore” di cui parlava Barthes negli anni Sessanta prelude all’”opera aperta” di cui parlava Eco: il testo si apre alla comprensione e anche alla partecipazione del pubblico, i linguaggi artistici da specialistici si “democratizzano” fino a stimolare la creatività diffusa. Chiunque può fare quello che faccio io, diceva Alighiero Boetti, e ognuno è potenzialmente un artista, diceva Joseph Beuys.
Di qui, l’atto meccanico, la ripetizione, la casualità divenuta principio attivo, generativo e ordinatore di forma, di linguaggio, di opere.
Diverse le motivazioni e le modalità, come si vede nella scelta, certo non esaustiva, degli artisti presenti in questa mostra, determinate anche dalle esigenze culturali tipiche delle diverse epoche in cui essi hanno vissuto e lavorato, dagli anni Cinquanta ad oggi. Per reagire all’eccessivo soggettivismo delle poetiche informali Dadamaino decide di saturare la tela con tagli impersonali e inespressivi, o con rilievi aggettanti posti in sequenze seriali. Per contestare il pathos romantico che circonda l’idea tradizionale di pittore, Niele Toroni si spinge a ridurre l’atto artistico all’applicazione (su tele o pareti) di impronte di pennello sempre uguali e applicate sempre alla stessa distanza l’uno dall’altro. Con lo stesso intento demistificante, Sergio Lombardo ha fondato un vero e proprio metodo, un insieme coerente di regole compositive dove l’atto creativo è pensato in funzione della reazione, fisica e psicologica, del pubblico. Irma Blank con le sue Radical Writings traccia linee parallele in pittura blu, il colore del cielo, intese come tracce di una scrittura minimale sempre uguale ma proprio perciò aperta a significati universali. Con la sua ironia “postmoderna”, Bertrand Lavier crea un corto circuito nei rapporti consueti fra arte “alta” e kitsch proponendo gli schemi colorati di comuni tovaglie come fossero composizioni astratte, mentre la pittura “vera” semplicemente ne ripete schemi e colori. Daniele Innamorato lascia cadere il colore sulle superfici che poi ricopre con fogli di cellophane che poi dopo rimuove, dove il risultato, in gran parte imprevisto, avviene grazie a questo “per via di levare”. Giovanni Rizzoli ha adottato da tempo una tecnica più elaborata ma altrettanto impersonale. Il colore sulle sue superfici damascate viene iniettato tramite flebo cariche di colore e lasciate operare per un tempo variabile. Camilla Gurgone, esponente delle generazioni più giovani, delega parte del suo complesso lavoro, fra installazione e performance, all’intervento dell’Intelligenza Artificiale dove la macchina diventa vero e proprio partner dell’azione.
Questa selezione di artisti per quanto non esaustiva pone nondimeno una questione, che è poi la ragione della mostra stessa: come pensare l’anti- autorialità oggi, nell’epoca in cui molta della creatività umana viene delegata alla macchina “intelligente”?
Viasaterna ringrazia per la collaborazione Walter Baldi e Massimo Fortuzzi e le gallerie Alfonso Artiaco, A Arte Invernizzi, Mennour, P420 e Unosunove.
IL CURATORE
Giorgio Verzotti (Boca, Novara, 1953)
Giorgio Verzotti è critico d’arte e curatore indipendente. E’ stato curatore presso il Castello di Rivoli e il MART di Rovereto e direttore di Artefiera a Bologna. Ha curato o co-curato mostre di artisti come Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Carol Rama, Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Marlene Dumas, Wim Delvoye, Chiara Dynys, Douglas Gordon, Runa Islam, Mimo Jodice, Bertrand Lavier, Shirin Neshat, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Sean Shanahan, Haim Steinbach, Armando Testa, Wolfgang Tillmans, Niele Toroni, Grazia Varisco, Luca Vitone e molte mostre collettive. Ha scritto libri su Umberto Boccioni, Claudio Guarino, Imi Knoebel, Mario Merz, Gabriele Picco, Terry Atkinson e saggi su Alighiero Boetti, Giuseppe Chiari, Philippe Decrauzat, Jan Fabre, Keith Haring, Allan Kaprow, Michelangelo Pistoletto, Thomas Ruff, Jean-Luc Vilmouth. Dal 1990 collabora alla rivista Artforum.
GLI ARTISTI
Dadamaino
(Edoarda Emilia Maino. Milano, 1930 – Milano, 2004)
Edoarda Emilia Maino nasce nel 1930 a Milano e si iscrive nel 1950 alla Scuola d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco. Inizia a frequentare il Bar Jamaica di Brera e muove i primi passi nel mondo dell’arte con le sue prime mostre collettive. Nel 1957 conosce e stringe profonda amicizia con Piero Manzoni, è lui a presentarle Lucio Fontana da cui trae ispirazione per realizzare i primi Volumi; tele con grandi squarci ovoidali che saranno i precursori della sua ricerca.
Nel 1959 aderisce al gruppo d’avanguardia Azimut, fondato da Manzoni ed Enrico Castellani. Nella prima metà degli anni ‘60 realizza le serie dei Volumi, dei Volumi a moduli sfasati e degli Oggetti ottico-dinamici. Nel frattempo, continuano le sue presenze in importanti mostre sia in Italia sia all’estero. Espone I Fatti della Vita alla Biennale di Venezia del 1980, dove partecipa con una sala personale all’interno del Padiglione dell’Italia, dove esporrà nuovamente nel 1990. Tra le mostre si ricordano: l’antologica presso il PAC (Milano) nel 1983, quella presso il Kunstmuseum di Bochum (Germania) nel 2000 e A Brief History of Spots, Stripes and Holes presso Massimo de Carlo (Londra) nel 2013. Dadamaino si spegne, dopo un lungo periodo di malattia, il 13 aprile 2004 a Milano.
Irma Blank
(1934, Calle, Germania – 2023, Milano)
Nata in Germania, all’età di vent’anni si trasferisce in Italia per poi stabilirsi definitivamente a Milano nel 1973. Immersa nel clima di sperimentazione linguistica delle avanguardie di matrice minimal-concettuale della seconda metà degli anni Sessanta, fin da subito si concentra “verso la scrittura, che spoglia del senso per caricarla di altre valenze. Una scrittura purificata dal senso, un segno autonomo che dà voce al silenzio”. La sua scrittura radicale, legata non al sapere, ma all’essere, esplora il rapporto tra segno e tempo e si articola in opere strutturate in serie che fungono da tappe di un itinerario estremamente coerente. L’opera di Irma Blank è stata esposta presso la 38. Biennale dell’Arte di Venezia (1978), Documenta 6 a Kassel (1977), e il Centre Pompidou di Parigi (1985, 2009, 2010 e 2013), più recentemente presso il Centro d’Arte Contemporanea di Tel Aviv e Fondazione Bauhaus di Tel Aviv (2020) e il Los Angeles County Museum of Art (2021).
Niele Toroni
(Muralto-Locarno, 1937. Vive e lavora a Parigi)
Nato nel 1937 nel Canton Ticino, Niele Toroni ha studiato all'École normale per poi diventare insegnante, prima di trasferirsi a Parigi nel 1959 per "fare pittura".
Il metodo di Toroni, pennellate realizzate con le impronte di un pennello no. 50 ripetute a intervalli perpendicolari di 30 centimetri, è stato presentato per la prima volta nel 1967 a Parigi in occasione di una mostra-performance al Salon de la Jeune Peinture del Museo d’Arte Moderna de la Ville de Paris, e da allora è rimasto invariato. Nello stesso anno fonda il gruppo BMPT, composto da Daniel Buren, Oliver Mosset e Michel Parmentier, collocandosi tra arte concettuale e minimalismo.
Tra le mostre più importanti ricordiamo Documenta 7 a Kassel (1982), la Biennale di Venezia (2001) e la Fondation Louis Vuitton a Parigi (2022).
Le opere di Toroni fanno parte di importanti collezioni, tra cui il Museum of Modern Art (New York), il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Strasburgo, il Kunstmuseum di Lucerna e il Migros Museum für Gegenwartskunst (Zurigo). Toroni ha ricevuto il Premio Rubens della città di Siegen nel 2017 e il Prix Meret Oppenheim nel 2012.
Sergio Lombardo (Roma, 1939) Psicologo e artista, Sergio Lombardo si definisce un ricercatore. Fin dagli esordi nel 1958, con la serie dei Monocromi, seguita nel 1961 da quella dei Gesti Tipici, il suo lavoro è stato caratterizzato da una “programmatica discontinuità” (S. Zacchini). Attraversando il panorama artistico nazionale e internazionale ha dedicato il suo lavoro alla ricerca e alla psicologia sperimentale dell’estetica.
Dopo i primi lavori legati alla Scuola di Piazza del Popolo e il passaggio dalle gallerie La Tartaruga e La Salita, porta avanti una ricerca apertamente scientifica e autonoma, aprendo il Centro Studi Jartrakor (1977). È fondatore della Teoria Eventualista, da cui è nato un movimento artistico e teorico basato su metodi sperimentali.
Bertrand Lavier
(Châtillon sur Seine, 1949. Vive e lavora a Parigi e in Borgogna)
Dalla fine degli anni Sessanta, l'opera di Bertrand Lavier ha sovvertito i tradizionali generi artistici. Esplorando le relazioni tra pittura e scultura, rappresentazione e astrazione, vita e arte, uno dei principi più importanti per Lavier è proprio il fatto di non voler essere ‘prigioniero di nessuna estetica’. Passando fluidamente da un mezzo all'altro all'interno dello spazio delle sue mostre, sviluppa e sperimenta continuamente strategie di traduzione, trasposizione e conversione, sconvolgendo definitivamente il modo di percepire e concepire l'arte.
Le sue opere si trovano in importanti collezioni pubbliche, tra cui il Centre Pompidou (Parigi), il MOCA Grand Avenue (Los Angeles), il Museo Nazionale d'Arte Moderna (Tokyo) e lo Stedelijk Museum (Amsterdam).
Giovanni Rizzoli
(Venezia, 1963. Vive e lavora a Milano)
Nato a Venezia nel 1963, ha studiato tra Canada, Svizzera ed Italia. Continua la sua formazione presso il Sotheby’s Institute of Art di Londra con un corso in Works of Art e segue poi un corso di pittura giapponese tradizionale a New York, laureandosi infine, nel 1991, in Storia dell’Arte all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Rizzoli indaga il canone artistico usando il disegno, la scultura, la pittura e l’installazione.
Durante la sua carriera il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive, tra le quali: Kunsthalle di Göppingen (1996), Triennale di Stoccarda (1998), Biennale di Venezia (1999), Museo Pecci di Prato (2000), XV Quadriennale di Roma (2008), Monochrome Galerie Andrea Caratsch a St. Moritz (2018) e la personale VENEZIA in occasione della Biennale Arte 2019, presso Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery. Nel novembre 2019 Skira ha pubblicato l’importante monografia di Bruno Corà; Giovanni Rizzoli – Canto Liquido.
Daniele Innamorato
(Milano, 1969. Vive e lavora a Milano)
Daniele Innamorato ha studiato fotografia alla Scuola Bauer di Milano per poi dedicarsi alla pittura astratta. Nel 2000 ha fondato il progetto artistico KINGS insieme a Federica Perazzoli. I suoi progetti sono stati esposti in mostre personali e collettive: tra gli altri, segnaliamo Nilufar (Milano), Viasaterna (Milano), Care-of La Fabbrica del Vapore, (Milano), Offart (Lugano); Galleria Massimo De Luca (Mestre), Biffi Arte (Piacenza), Palazzo della Permanente (Milano), Dimore Gallery (Milano), Marsèlleria, (Milano), Plus P (Milano), PlasMA, Plastic Modern Art, (Milano), Fiesso D’Artico (Padova), Grand Hotel Et De Milan, Hotel Straf, (Milano), Galleria Paolo Curti/Annamaria Gambuzzi (Milano), Woolbridge Gallery (Biella).
Camilla Gurgone
(Lucca, 1997. Vive e lavora tra Roma e Milano)
Laureata in scultura alla RUFA, Rome University of Fine Arts di Roma, Gurgone frequenta attualmente il biennio specialistico in Arti Visive e Studi Curatorali alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Dal 2022 fa parte del gruppo curatoriale e organizzativo di spazioSERRA (Milano) e del project space Omuamua (Milano). Dal 2023 svolge un tirocinio come assistente dell’artista Luca Vitone.
Ha partecipato a numerose residenze, tra le quali VIR_ Via Farini In Residence (Milano) nel 2022, curata da Giulio Verago, e vinto premi come il New Vision award 2022, Jarguart Road show 2020, promosso da Artissima e Jaguar Italia e curato da Ilaria Bonacossa e Paola Capata. Ha presentato i suoi lavori in varie mostre personali e collettive, sia in Italia sia all’estero, tra le cui spiccano Fluidum - Round Trip (2023), presso il Pavillon am Milchhof Schwedter (Berlino), Fou Rire (2023) alla Galleria Unosunove (Roma), Pizzeria Casa Kunstschau (2022) curata da Kunstschau Contemporary Place (Lecce) e BilbaoArte puertas abiertas (2020) alla Fondazione BilbaoArte nei Paesi Baschi.
L’atto ripetitivo, meccanico, seriale, sottrae pathos alla creazione artistica, romanticamente intesa come unica, irripetibile, assegnabile al Genio creatore. Con l’atto meccanico, come tale destituito di ogni aulicità, già le avanguardie storiche (pensiamo ai futuristi e alla loro Arte Meccanica) e poi soprattutto le neoavanguardie del secondo dopoguerra hanno combattuto l’autorialità come residuo, appunto, romantico: la “morte dell’autore” di cui parlava Barthes negli anni Sessanta prelude all’”opera aperta” di cui parlava Eco: il testo si apre alla comprensione e anche alla partecipazione del pubblico, i linguaggi artistici da specialistici si “democratizzano” fino a stimolare la creatività diffusa. Chiunque può fare quello che faccio io, diceva Alighiero Boetti, e ognuno è potenzialmente un artista, diceva Joseph Beuys.
Di qui, l’atto meccanico, la ripetizione, la casualità divenuta principio attivo, generativo e ordinatore di forma, di linguaggio, di opere.
Diverse le motivazioni e le modalità, come si vede nella scelta, certo non esaustiva, degli artisti presenti in questa mostra, determinate anche dalle esigenze culturali tipiche delle diverse epoche in cui essi hanno vissuto e lavorato, dagli anni Cinquanta ad oggi. Per reagire all’eccessivo soggettivismo delle poetiche informali Dadamaino decide di saturare la tela con tagli impersonali e inespressivi, o con rilievi aggettanti posti in sequenze seriali. Per contestare il pathos romantico che circonda l’idea tradizionale di pittore, Niele Toroni si spinge a ridurre l’atto artistico all’applicazione (su tele o pareti) di impronte di pennello sempre uguali e applicate sempre alla stessa distanza l’uno dall’altro. Con lo stesso intento demistificante, Sergio Lombardo ha fondato un vero e proprio metodo, un insieme coerente di regole compositive dove l’atto creativo è pensato in funzione della reazione, fisica e psicologica, del pubblico. Irma Blank con le sue Radical Writings traccia linee parallele in pittura blu, il colore del cielo, intese come tracce di una scrittura minimale sempre uguale ma proprio perciò aperta a significati universali. Con la sua ironia “postmoderna”, Bertrand Lavier crea un corto circuito nei rapporti consueti fra arte “alta” e kitsch proponendo gli schemi colorati di comuni tovaglie come fossero composizioni astratte, mentre la pittura “vera” semplicemente ne ripete schemi e colori. Daniele Innamorato lascia cadere il colore sulle superfici che poi ricopre con fogli di cellophane che poi dopo rimuove, dove il risultato, in gran parte imprevisto, avviene grazie a questo “per via di levare”. Giovanni Rizzoli ha adottato da tempo una tecnica più elaborata ma altrettanto impersonale. Il colore sulle sue superfici damascate viene iniettato tramite flebo cariche di colore e lasciate operare per un tempo variabile. Camilla Gurgone, esponente delle generazioni più giovani, delega parte del suo complesso lavoro, fra installazione e performance, all’intervento dell’Intelligenza Artificiale dove la macchina diventa vero e proprio partner dell’azione.
Questa selezione di artisti per quanto non esaustiva pone nondimeno una questione, che è poi la ragione della mostra stessa: come pensare l’anti- autorialità oggi, nell’epoca in cui molta della creatività umana viene delegata alla macchina “intelligente”?
Viasaterna ringrazia per la collaborazione Walter Baldi e Massimo Fortuzzi e le gallerie Alfonso Artiaco, A Arte Invernizzi, Mennour, P420 e Unosunove.
IL CURATORE
Giorgio Verzotti (Boca, Novara, 1953)
Giorgio Verzotti è critico d’arte e curatore indipendente. E’ stato curatore presso il Castello di Rivoli e il MART di Rovereto e direttore di Artefiera a Bologna. Ha curato o co-curato mostre di artisti come Carla Accardi, Vincenzo Agnetti, Carol Rama, Maurizio Cattelan, Enzo Cucchi, Marlene Dumas, Wim Delvoye, Chiara Dynys, Douglas Gordon, Runa Islam, Mimo Jodice, Bertrand Lavier, Shirin Neshat, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Sean Shanahan, Haim Steinbach, Armando Testa, Wolfgang Tillmans, Niele Toroni, Grazia Varisco, Luca Vitone e molte mostre collettive. Ha scritto libri su Umberto Boccioni, Claudio Guarino, Imi Knoebel, Mario Merz, Gabriele Picco, Terry Atkinson e saggi su Alighiero Boetti, Giuseppe Chiari, Philippe Decrauzat, Jan Fabre, Keith Haring, Allan Kaprow, Michelangelo Pistoletto, Thomas Ruff, Jean-Luc Vilmouth. Dal 1990 collabora alla rivista Artforum.
GLI ARTISTI
Dadamaino
(Edoarda Emilia Maino. Milano, 1930 – Milano, 2004)
Edoarda Emilia Maino nasce nel 1930 a Milano e si iscrive nel 1950 alla Scuola d’Arte Applicata all’Industria del Castello Sforzesco. Inizia a frequentare il Bar Jamaica di Brera e muove i primi passi nel mondo dell’arte con le sue prime mostre collettive. Nel 1957 conosce e stringe profonda amicizia con Piero Manzoni, è lui a presentarle Lucio Fontana da cui trae ispirazione per realizzare i primi Volumi; tele con grandi squarci ovoidali che saranno i precursori della sua ricerca.
Nel 1959 aderisce al gruppo d’avanguardia Azimut, fondato da Manzoni ed Enrico Castellani. Nella prima metà degli anni ‘60 realizza le serie dei Volumi, dei Volumi a moduli sfasati e degli Oggetti ottico-dinamici. Nel frattempo, continuano le sue presenze in importanti mostre sia in Italia sia all’estero. Espone I Fatti della Vita alla Biennale di Venezia del 1980, dove partecipa con una sala personale all’interno del Padiglione dell’Italia, dove esporrà nuovamente nel 1990. Tra le mostre si ricordano: l’antologica presso il PAC (Milano) nel 1983, quella presso il Kunstmuseum di Bochum (Germania) nel 2000 e A Brief History of Spots, Stripes and Holes presso Massimo de Carlo (Londra) nel 2013. Dadamaino si spegne, dopo un lungo periodo di malattia, il 13 aprile 2004 a Milano.
Irma Blank
(1934, Calle, Germania – 2023, Milano)
Nata in Germania, all’età di vent’anni si trasferisce in Italia per poi stabilirsi definitivamente a Milano nel 1973. Immersa nel clima di sperimentazione linguistica delle avanguardie di matrice minimal-concettuale della seconda metà degli anni Sessanta, fin da subito si concentra “verso la scrittura, che spoglia del senso per caricarla di altre valenze. Una scrittura purificata dal senso, un segno autonomo che dà voce al silenzio”. La sua scrittura radicale, legata non al sapere, ma all’essere, esplora il rapporto tra segno e tempo e si articola in opere strutturate in serie che fungono da tappe di un itinerario estremamente coerente. L’opera di Irma Blank è stata esposta presso la 38. Biennale dell’Arte di Venezia (1978), Documenta 6 a Kassel (1977), e il Centre Pompidou di Parigi (1985, 2009, 2010 e 2013), più recentemente presso il Centro d’Arte Contemporanea di Tel Aviv e Fondazione Bauhaus di Tel Aviv (2020) e il Los Angeles County Museum of Art (2021).
Niele Toroni
(Muralto-Locarno, 1937. Vive e lavora a Parigi)
Nato nel 1937 nel Canton Ticino, Niele Toroni ha studiato all'École normale per poi diventare insegnante, prima di trasferirsi a Parigi nel 1959 per "fare pittura".
Il metodo di Toroni, pennellate realizzate con le impronte di un pennello no. 50 ripetute a intervalli perpendicolari di 30 centimetri, è stato presentato per la prima volta nel 1967 a Parigi in occasione di una mostra-performance al Salon de la Jeune Peinture del Museo d’Arte Moderna de la Ville de Paris, e da allora è rimasto invariato. Nello stesso anno fonda il gruppo BMPT, composto da Daniel Buren, Oliver Mosset e Michel Parmentier, collocandosi tra arte concettuale e minimalismo.
Tra le mostre più importanti ricordiamo Documenta 7 a Kassel (1982), la Biennale di Venezia (2001) e la Fondation Louis Vuitton a Parigi (2022).
Le opere di Toroni fanno parte di importanti collezioni, tra cui il Museum of Modern Art (New York), il Museo d'Arte Moderna e Contemporanea di Strasburgo, il Kunstmuseum di Lucerna e il Migros Museum für Gegenwartskunst (Zurigo). Toroni ha ricevuto il Premio Rubens della città di Siegen nel 2017 e il Prix Meret Oppenheim nel 2012.
Sergio Lombardo (Roma, 1939) Psicologo e artista, Sergio Lombardo si definisce un ricercatore. Fin dagli esordi nel 1958, con la serie dei Monocromi, seguita nel 1961 da quella dei Gesti Tipici, il suo lavoro è stato caratterizzato da una “programmatica discontinuità” (S. Zacchini). Attraversando il panorama artistico nazionale e internazionale ha dedicato il suo lavoro alla ricerca e alla psicologia sperimentale dell’estetica.
Dopo i primi lavori legati alla Scuola di Piazza del Popolo e il passaggio dalle gallerie La Tartaruga e La Salita, porta avanti una ricerca apertamente scientifica e autonoma, aprendo il Centro Studi Jartrakor (1977). È fondatore della Teoria Eventualista, da cui è nato un movimento artistico e teorico basato su metodi sperimentali.
Bertrand Lavier
(Châtillon sur Seine, 1949. Vive e lavora a Parigi e in Borgogna)
Dalla fine degli anni Sessanta, l'opera di Bertrand Lavier ha sovvertito i tradizionali generi artistici. Esplorando le relazioni tra pittura e scultura, rappresentazione e astrazione, vita e arte, uno dei principi più importanti per Lavier è proprio il fatto di non voler essere ‘prigioniero di nessuna estetica’. Passando fluidamente da un mezzo all'altro all'interno dello spazio delle sue mostre, sviluppa e sperimenta continuamente strategie di traduzione, trasposizione e conversione, sconvolgendo definitivamente il modo di percepire e concepire l'arte.
Le sue opere si trovano in importanti collezioni pubbliche, tra cui il Centre Pompidou (Parigi), il MOCA Grand Avenue (Los Angeles), il Museo Nazionale d'Arte Moderna (Tokyo) e lo Stedelijk Museum (Amsterdam).
Giovanni Rizzoli
(Venezia, 1963. Vive e lavora a Milano)
Nato a Venezia nel 1963, ha studiato tra Canada, Svizzera ed Italia. Continua la sua formazione presso il Sotheby’s Institute of Art di Londra con un corso in Works of Art e segue poi un corso di pittura giapponese tradizionale a New York, laureandosi infine, nel 1991, in Storia dell’Arte all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Rizzoli indaga il canone artistico usando il disegno, la scultura, la pittura e l’installazione.
Durante la sua carriera il suo lavoro è stato esposto in numerose mostre personali e collettive, tra le quali: Kunsthalle di Göppingen (1996), Triennale di Stoccarda (1998), Biennale di Venezia (1999), Museo Pecci di Prato (2000), XV Quadriennale di Roma (2008), Monochrome Galerie Andrea Caratsch a St. Moritz (2018) e la personale VENEZIA in occasione della Biennale Arte 2019, presso Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery. Nel novembre 2019 Skira ha pubblicato l’importante monografia di Bruno Corà; Giovanni Rizzoli – Canto Liquido.
Daniele Innamorato
(Milano, 1969. Vive e lavora a Milano)
Daniele Innamorato ha studiato fotografia alla Scuola Bauer di Milano per poi dedicarsi alla pittura astratta. Nel 2000 ha fondato il progetto artistico KINGS insieme a Federica Perazzoli. I suoi progetti sono stati esposti in mostre personali e collettive: tra gli altri, segnaliamo Nilufar (Milano), Viasaterna (Milano), Care-of La Fabbrica del Vapore, (Milano), Offart (Lugano); Galleria Massimo De Luca (Mestre), Biffi Arte (Piacenza), Palazzo della Permanente (Milano), Dimore Gallery (Milano), Marsèlleria, (Milano), Plus P (Milano), PlasMA, Plastic Modern Art, (Milano), Fiesso D’Artico (Padova), Grand Hotel Et De Milan, Hotel Straf, (Milano), Galleria Paolo Curti/Annamaria Gambuzzi (Milano), Woolbridge Gallery (Biella).
Camilla Gurgone
(Lucca, 1997. Vive e lavora tra Roma e Milano)
Laureata in scultura alla RUFA, Rome University of Fine Arts di Roma, Gurgone frequenta attualmente il biennio specialistico in Arti Visive e Studi Curatorali alla NABA, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. Dal 2022 fa parte del gruppo curatoriale e organizzativo di spazioSERRA (Milano) e del project space Omuamua (Milano). Dal 2023 svolge un tirocinio come assistente dell’artista Luca Vitone.
Ha partecipato a numerose residenze, tra le quali VIR_ Via Farini In Residence (Milano) nel 2022, curata da Giulio Verago, e vinto premi come il New Vision award 2022, Jarguart Road show 2020, promosso da Artissima e Jaguar Italia e curato da Ilaria Bonacossa e Paola Capata. Ha presentato i suoi lavori in varie mostre personali e collettive, sia in Italia sia all’estero, tra le cui spiccano Fluidum - Round Trip (2023), presso il Pavillon am Milchhof Schwedter (Berlino), Fou Rire (2023) alla Galleria Unosunove (Roma), Pizzeria Casa Kunstschau (2022) curata da Kunstschau Contemporary Place (Lecce) e BilbaoArte puertas abiertas (2020) alla Fondazione BilbaoArte nei Paesi Baschi.
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