Michael Rögler. K
Dal 22 Marzo 2014 al 27 Aprile 2014
Lissone | Milano
Luogo: MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: Martedì - Mercoledì - Venerdì 15-19, Giovedì 15-23 e Sabato - Domenica 10-12 e 15-19
Curatori: Alberto Zanchetta
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 039 7397368 - 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it
K è la prima mostra antologica di Michael Rögler [Mainz,1940] in Italia. La sua ricerca èstata ispirata dalle Ninfee di Monet e dalla gesture painting americana, trovando però laforza di reagire e di differenziarsi dai suoi predecessori. Rispetto agli ardori dell'espressionismo astratto, l'artista ha infatti scelto per sé l'allure di una "fluttuazione permanente".
Proprio come il Maestro di Giverny, anche la ricerca di Rögler è incentrata sul "tono" e sul "tocco", affrancandosi però dall'eredità modernista; l'artista ha infatti inteso sublimare/ trasfigurare la natura in colore puro, o più precisamente in "pura luce". Quella di Rögler è una pittura disambientata, spazio sensibile in cui la sostanza del tegumento aspira alla sensualità coloristica. Essa non abolisce l'immagine ma la rende indeterminata, fino a diventare un vibrante, campo cromatico. A metà strada tra l'atarassia e l'ebbrezza del gesto (essenziale e sintetico), la pittura di Rögler si produce in un'emissione/ impressione di luminosità. L'impalpabile "forma-luce" ottenuta dall'artista rivela trasparenze e opacità da cui si sprigionano energie corpuscolari che sembrano indugiare verso una réaction poétique: istanti situazionali in cui le stille di luce eccitano lo sguardo, quel tanto da desiderare di vedere meglio, e di più, e ancora. Le tele da lui dipinte sono un invito a esplorare un paesaggio giunto alla sua massima rarefazione. La natura viene filtrata, persino edulcorata dal soggetto floreale: è come se l'artista fosse riuscito a dar corpo a una sorta di "tentazione del nulla" che diventa improvvisamente reale e densa di significato. Rögler crea superfici piane, aprospettiche, che permettono allo spettatore una doppia visione, "in volo" e "in immersione". In realtà non stiamo guardando forme ma forze [significanti] che inducono l'artista a riflettere sul farsi stesso della pittura, per stratificazione e sedimentazione.
Rögler ha saputo vaporizzare la pennellata, accordandole un particolare "alone" di mistero, come ben evidenziano i margini del dipinto, i quali intensificano la percezione di una realtà incorporea, materia nebulizzata che si sfalda in visioni atmosferiche. Quasi fossero intrisi di nebbie e vapori, i dipinti sono permeati da velature e sfocature, striature e macchie; i colori si smaterializzano fino a trasformare il supporto in uno spazio sconfinato - uno spazio vis[su]to non tanto in superficie, quanto semmai dall'interno. Alla continua ricerca di una definizione spaziale, l'artista scandaglia il rapporto tra la superficie e il colore per creare danze in punta di pennello. Assecondando sia il tecnicismo sia il lirismo della pittura, l'artista ha raggiunto un'assiologia basata sui valori minimi del pigmento, nel tentativo di rifare/ridefinire la trama della tela. Transitando da un paesaggio naturale verso uno spazio neutrale, il non-loci di Michael Rögler impone all'opera un rapporto trascendentale con il mondo, nutrendo la speranza di commutare la tabula rasa in una tabula picta.
Proprio come il Maestro di Giverny, anche la ricerca di Rögler è incentrata sul "tono" e sul "tocco", affrancandosi però dall'eredità modernista; l'artista ha infatti inteso sublimare/ trasfigurare la natura in colore puro, o più precisamente in "pura luce". Quella di Rögler è una pittura disambientata, spazio sensibile in cui la sostanza del tegumento aspira alla sensualità coloristica. Essa non abolisce l'immagine ma la rende indeterminata, fino a diventare un vibrante, campo cromatico. A metà strada tra l'atarassia e l'ebbrezza del gesto (essenziale e sintetico), la pittura di Rögler si produce in un'emissione/ impressione di luminosità. L'impalpabile "forma-luce" ottenuta dall'artista rivela trasparenze e opacità da cui si sprigionano energie corpuscolari che sembrano indugiare verso una réaction poétique: istanti situazionali in cui le stille di luce eccitano lo sguardo, quel tanto da desiderare di vedere meglio, e di più, e ancora. Le tele da lui dipinte sono un invito a esplorare un paesaggio giunto alla sua massima rarefazione. La natura viene filtrata, persino edulcorata dal soggetto floreale: è come se l'artista fosse riuscito a dar corpo a una sorta di "tentazione del nulla" che diventa improvvisamente reale e densa di significato. Rögler crea superfici piane, aprospettiche, che permettono allo spettatore una doppia visione, "in volo" e "in immersione". In realtà non stiamo guardando forme ma forze [significanti] che inducono l'artista a riflettere sul farsi stesso della pittura, per stratificazione e sedimentazione.
Rögler ha saputo vaporizzare la pennellata, accordandole un particolare "alone" di mistero, come ben evidenziano i margini del dipinto, i quali intensificano la percezione di una realtà incorporea, materia nebulizzata che si sfalda in visioni atmosferiche. Quasi fossero intrisi di nebbie e vapori, i dipinti sono permeati da velature e sfocature, striature e macchie; i colori si smaterializzano fino a trasformare il supporto in uno spazio sconfinato - uno spazio vis[su]to non tanto in superficie, quanto semmai dall'interno. Alla continua ricerca di una definizione spaziale, l'artista scandaglia il rapporto tra la superficie e il colore per creare danze in punta di pennello. Assecondando sia il tecnicismo sia il lirismo della pittura, l'artista ha raggiunto un'assiologia basata sui valori minimi del pigmento, nel tentativo di rifare/ridefinire la trama della tela. Transitando da un paesaggio naturale verso uno spazio neutrale, il non-loci di Michael Rögler impone all'opera un rapporto trascendentale con il mondo, nutrendo la speranza di commutare la tabula rasa in una tabula picta.
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