MILANO nelle opere di Marco Crippa. 50 anni di pittura di strada
Dal 30 Novembre 2023 al 07 Gennaio 2024
Milano
Luogo: Museo della Permanente
Indirizzo: Via Filippo Turati, 34
Orari: lunedì / domenica 10.00 - 13.00 - 14.30 - 18.30 Giorni di chiusura: 24 - 25 - 26 - 31 dicembre e 1° gennaio
Curatori: Mimmo Di Marzio
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.lapermanente.it
Il Museo della Permanente presenta dal 30 novembre 2023 al 7 gennaio 2024 la mostra MILANO nelle opere di Marco Crippa. 50 anni di pittura di strada e rende così omaggio alla città e a uno degli artisti locali che l’hanno celebrata per oltre cinquant’anni di attività. L’esposizione, a cura di Mimmo Di Marzio, comprende una sessantina di opere, appartenenti a quasi sei decenni di attività di Marco Crippa, artista considerato l’ultimo pittore “en plein air” di Milano.
Una esposizione attesa, a oltre trent’anni dalla mostra che il Comune di Milano ha dedicato all’artista sulle grandi piazze lombarde (1989), che testimonia la passione di Marco Crippa per la sua città, sua unica modella. Una antologica che svela al pubblico una visione originale e inaspettata di luoghi noti e meno noti della citta meneghina. Nonostante gli esordi dell’artista siano legati a molteplici viaggi (Spagna, Francia, Olanda, Svizzera), Milano, sua città natale, resterà sempre indiscussa protagonista delle sue opere e la sua grande officina. Una città fatta di scorci immortalati nelle sue opere, prosaica e al contempo onirica, nostalgica e struggente nella sua anima popolare piena di vivacità e mistero. Negli anni Sessanta, Milano era un mondo da scoprire, capitale italiana assoluta dell’arte europea. Crippa visse appieno il decennio magico che contraddistinse il panorama culturale e, in generale, della creatività all’ombra della Madonnina.
“Da un certo punto di vista, quella di Crippa va vissuta come una narrazione pittorica che ha sempre (forse volutamente) viaggiato su un binario parallelo a quello della ricerca avanguardistica, con un linguaggio al guado tra pittura, cronaca e un fraseggio poetico che fotografa l’attimo fuggente, con un velo di nostalgia verso l’anima più intima e nascosta di una città che ha sempre amato, forse troppo – afferma il curatore Mimmo Di Marzio”.
L’artista, outsider nel panorama artistico degli anni Sessanta - Settanta, dipinge in strada raffigurando ogni angolo della città, dai vicoli alle piazze più famose. La sera frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove il suo talento naturale trova presto sfogo in una pittura senza regole: istintiva, esuberante, gestuale. È affascinato dalle opere di impressionisti ed espressionisti, ammira l’arte del Rinascimento e in generale gli antichi maestri. La sua forte e complessa personalità rifugge scuole, gruppi e tendenze. Marco Crippa si pone da subito sulla scena artistica come un pittore solitario, un fenomeno isolato.
Quella di Crippa è una tecnica originale che nel tempo maturerà esiti sorprendenti, unita a un temperamento che non conoscerà crisi e incertezze, sempre sorretto da una immutata e meravigliosa ispirazione. Coloro che lo hanno osservato dipingere (di giorno, di notte, sotto la neve, in qualche città d’Italia o d’Europa), ricordano un pittore che spremeva tubi di colore direttamente sulla tela bianca, ricordano il gesto rapido, ampio e generoso della spatola e opere materiche dai forti contrasti cromatici; oli di fronte ai quali non è possibile parlare di impressionismo, poiché le impressioni soccombono sotto il linguaggio più urgente e vibrante delle emozioni.
I suoi soggetti, come è evidente dalle opere in mostra, sono: le vie, le piazze del centro, i luoghi della finanza e della moda, i monumenti, ma anche i vicoli della città vecchia, le aree diroccate, le case di ringhiera con i panni stesi, i bidoni allineati nei cortili; i navigli, Brera, Porta Venezia, ma anche quartieri come Greco, Garibaldi, Bovisa, le stazioni, i parchi cittadini. Tuttavia Marco Crippa non può essere considerato un pittore di architetture ma piuttosto un pittore dell’attimo, o meglio, di attimi di vita. Al visitatore non resta che lasciarsi accogliere, abbracciare, inebriare da questa città. L’artista non si pone davanti alla veduta, egli è piuttosto dentro l’opera, ne è avvolto, completamente immerso. Il suo gesto è sempre presente, visibile, magistrale. E allo stesso tempo lo spettatore ne viene attratto, coinvolto, ne diviene protagonista. Marco Crippa è un artista di grande immediatezza, di impulsi, e la sua ispirazione si riversa unicamente sulla resa, sulla materia pittorica; ne consegue una espressione che non necessita di filtri intellettuali, di istruzioni, che non fa sfoggio di cultura, di citazioni. Il suo segno rapido, essenziale, vitale, chiama l’occhio dello spettatore semplicemente a testimoniare la naturalità del suo processo pittorico. Le vedute di Crippa che eseguiva con il cavalletto, strategicamente piazzato agli angoli delle piazze o nei vicoli pedonali del centro storico, catturavano i passanti per l’istantaneità e il respiro di una pittura abbozzata, senza l’ausilio del disegno, ma appena tratteggiata dal colore poi steso e graffiato con le spatole o con i manici dei pennelli. Ogni opera è realizzata interamente dal vero, sulla strada, a contatto con il pubblico.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo edito da Prearo Editore con un saggio introduttivo di Mimmo Di Marzio.
MARCO CRIPPA nasce a Milano nel 1936. La famiglia abita in una casa di ringhiera nel cuore del quartiere Isola. Rimasto presto orfano di madre, dell’infanzia ricorda le madri degli altri che si passavano i vestiti usati e le minestre dai ballatoi, e l’estate del ’43 quando, con i fratelli in piedi sul vecchio ponte della Sorgente, guardava le bombe cadere su Milano. La sera suo padre mette i bambini attorno al tavolo e li fa disegnare. Da questa semplice abitudine nascerà la sua grande passione per l’arte. Diventato ragazzo frequenta le serali all’Accademia di Brera dove i suoi maestri sono anziani paesaggisti da cui si lascia ispirare pur restando autodidatta. A vent’anni fugge a Parigi e ne rientra con l’unica professione di una vita: “Dipingerò in strada nella città dove sono nato.” Negli anni ’60 affitta un piccolo studio in Via Paracelso da cui muove i primi passi nella zona che resterà per sempre nel suo cuore: Porta Venezia. Negli anni degli esordi partecipa a decine di esposizioni e a numerosi concorsi di pittura con quel suo stile inconfondibile che presto farà di lui un personaggio riconosciuto e amato da estimatori d’arte e dalla gente della strada. Nel 1989 il Comune di Milano gli apre le porte del Museo di Milano (oggi Palazzo Morando): “Milano e le piazza lombarde” è l’esposizione che celebra i suoi primi trent’anni di attività. Per oltre cinquant’anni Marco Crippa ha realizzato opere a olio su tela portando sulla strada gli attrezzi del suo mestiere: il cavalletto da pittore, una tela bianca e la sua tavolozza. Milano è sempre la sua indiscussa modella seppure rimanga innamorato di Parigi e di Venezia, città dove si è sempre sentito a casa ed è tornato a misurarsi costantemente. Tutta la sua opera è frutto di una personalità originale, generosa e impulsiva che si è alimentata con l’energia di Milano e con l’osservazione dei grandi Maestri del passato, senza cercare una collocazione nelle avanguardie artistiche dei suoi contemporanei. Oggi è considerato l’ultimo pittore “en plein air” di Milano. Attualmente vive in Provincia di Milano con le limitazioni dell’età e il conforto della sua arte.
Una esposizione attesa, a oltre trent’anni dalla mostra che il Comune di Milano ha dedicato all’artista sulle grandi piazze lombarde (1989), che testimonia la passione di Marco Crippa per la sua città, sua unica modella. Una antologica che svela al pubblico una visione originale e inaspettata di luoghi noti e meno noti della citta meneghina. Nonostante gli esordi dell’artista siano legati a molteplici viaggi (Spagna, Francia, Olanda, Svizzera), Milano, sua città natale, resterà sempre indiscussa protagonista delle sue opere e la sua grande officina. Una città fatta di scorci immortalati nelle sue opere, prosaica e al contempo onirica, nostalgica e struggente nella sua anima popolare piena di vivacità e mistero. Negli anni Sessanta, Milano era un mondo da scoprire, capitale italiana assoluta dell’arte europea. Crippa visse appieno il decennio magico che contraddistinse il panorama culturale e, in generale, della creatività all’ombra della Madonnina.
“Da un certo punto di vista, quella di Crippa va vissuta come una narrazione pittorica che ha sempre (forse volutamente) viaggiato su un binario parallelo a quello della ricerca avanguardistica, con un linguaggio al guado tra pittura, cronaca e un fraseggio poetico che fotografa l’attimo fuggente, con un velo di nostalgia verso l’anima più intima e nascosta di una città che ha sempre amato, forse troppo – afferma il curatore Mimmo Di Marzio”.
L’artista, outsider nel panorama artistico degli anni Sessanta - Settanta, dipinge in strada raffigurando ogni angolo della città, dai vicoli alle piazze più famose. La sera frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera, dove il suo talento naturale trova presto sfogo in una pittura senza regole: istintiva, esuberante, gestuale. È affascinato dalle opere di impressionisti ed espressionisti, ammira l’arte del Rinascimento e in generale gli antichi maestri. La sua forte e complessa personalità rifugge scuole, gruppi e tendenze. Marco Crippa si pone da subito sulla scena artistica come un pittore solitario, un fenomeno isolato.
Quella di Crippa è una tecnica originale che nel tempo maturerà esiti sorprendenti, unita a un temperamento che non conoscerà crisi e incertezze, sempre sorretto da una immutata e meravigliosa ispirazione. Coloro che lo hanno osservato dipingere (di giorno, di notte, sotto la neve, in qualche città d’Italia o d’Europa), ricordano un pittore che spremeva tubi di colore direttamente sulla tela bianca, ricordano il gesto rapido, ampio e generoso della spatola e opere materiche dai forti contrasti cromatici; oli di fronte ai quali non è possibile parlare di impressionismo, poiché le impressioni soccombono sotto il linguaggio più urgente e vibrante delle emozioni.
I suoi soggetti, come è evidente dalle opere in mostra, sono: le vie, le piazze del centro, i luoghi della finanza e della moda, i monumenti, ma anche i vicoli della città vecchia, le aree diroccate, le case di ringhiera con i panni stesi, i bidoni allineati nei cortili; i navigli, Brera, Porta Venezia, ma anche quartieri come Greco, Garibaldi, Bovisa, le stazioni, i parchi cittadini. Tuttavia Marco Crippa non può essere considerato un pittore di architetture ma piuttosto un pittore dell’attimo, o meglio, di attimi di vita. Al visitatore non resta che lasciarsi accogliere, abbracciare, inebriare da questa città. L’artista non si pone davanti alla veduta, egli è piuttosto dentro l’opera, ne è avvolto, completamente immerso. Il suo gesto è sempre presente, visibile, magistrale. E allo stesso tempo lo spettatore ne viene attratto, coinvolto, ne diviene protagonista. Marco Crippa è un artista di grande immediatezza, di impulsi, e la sua ispirazione si riversa unicamente sulla resa, sulla materia pittorica; ne consegue una espressione che non necessita di filtri intellettuali, di istruzioni, che non fa sfoggio di cultura, di citazioni. Il suo segno rapido, essenziale, vitale, chiama l’occhio dello spettatore semplicemente a testimoniare la naturalità del suo processo pittorico. Le vedute di Crippa che eseguiva con il cavalletto, strategicamente piazzato agli angoli delle piazze o nei vicoli pedonali del centro storico, catturavano i passanti per l’istantaneità e il respiro di una pittura abbozzata, senza l’ausilio del disegno, ma appena tratteggiata dal colore poi steso e graffiato con le spatole o con i manici dei pennelli. Ogni opera è realizzata interamente dal vero, sulla strada, a contatto con il pubblico.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo edito da Prearo Editore con un saggio introduttivo di Mimmo Di Marzio.
MARCO CRIPPA nasce a Milano nel 1936. La famiglia abita in una casa di ringhiera nel cuore del quartiere Isola. Rimasto presto orfano di madre, dell’infanzia ricorda le madri degli altri che si passavano i vestiti usati e le minestre dai ballatoi, e l’estate del ’43 quando, con i fratelli in piedi sul vecchio ponte della Sorgente, guardava le bombe cadere su Milano. La sera suo padre mette i bambini attorno al tavolo e li fa disegnare. Da questa semplice abitudine nascerà la sua grande passione per l’arte. Diventato ragazzo frequenta le serali all’Accademia di Brera dove i suoi maestri sono anziani paesaggisti da cui si lascia ispirare pur restando autodidatta. A vent’anni fugge a Parigi e ne rientra con l’unica professione di una vita: “Dipingerò in strada nella città dove sono nato.” Negli anni ’60 affitta un piccolo studio in Via Paracelso da cui muove i primi passi nella zona che resterà per sempre nel suo cuore: Porta Venezia. Negli anni degli esordi partecipa a decine di esposizioni e a numerosi concorsi di pittura con quel suo stile inconfondibile che presto farà di lui un personaggio riconosciuto e amato da estimatori d’arte e dalla gente della strada. Nel 1989 il Comune di Milano gli apre le porte del Museo di Milano (oggi Palazzo Morando): “Milano e le piazza lombarde” è l’esposizione che celebra i suoi primi trent’anni di attività. Per oltre cinquant’anni Marco Crippa ha realizzato opere a olio su tela portando sulla strada gli attrezzi del suo mestiere: il cavalletto da pittore, una tela bianca e la sua tavolozza. Milano è sempre la sua indiscussa modella seppure rimanga innamorato di Parigi e di Venezia, città dove si è sempre sentito a casa ed è tornato a misurarsi costantemente. Tutta la sua opera è frutto di una personalità originale, generosa e impulsiva che si è alimentata con l’energia di Milano e con l’osservazione dei grandi Maestri del passato, senza cercare una collocazione nelle avanguardie artistiche dei suoi contemporanei. Oggi è considerato l’ultimo pittore “en plein air” di Milano. Attualmente vive in Provincia di Milano con le limitazioni dell’età e il conforto della sua arte.
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