La Pinacoteca si rinnova: Mantegna e Bellini visti da Ermanno Olmi
Dal 03 Dicembre 2013 al 31 Dicembre 2030
Milano
Luogo: Pinacoteca di Brera
Indirizzo: via Brera 28
Orari: da martedì a domenica 8.30-19.15
Enti promotori:
- MiBACT
- inBrera Pinacoteca
Telefono per informazioni: +39 02 72263257
E-Mail info: sbsae-mi.brera@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.brera.beniculturali.it
La Pinacoteca di Brera si prepara al nuovo scenografico allestimento di due dei suoi maggiori capolavori: il Cristo morto di Andrea Mantegna e la Pietà di Giovanni Bellini.
Per tutto il mese di novembre le sale del museo saranno interessate da lavori di movimentazione e riallestimento, che doneranno alle due opere, attualmente penalizzate da una collocazione che non tiene conto della loro eccellenza e notorietà, una nuova centralità spaziale, in dialogo con la loro singolarità prospettica e figurativa.
Il progetto, generosamente realizzato e studiato in tutti i particolari da Ermanno Olmi, tiene conto non tanto e non solo dei valori emozionali di questi due straordinari dipinti – tasselli fondamentali della pittura rinascimentale in Italia settentrionale –, ma è delineato anche secondo un’attenta valutazione dei dati storici e di quelli compositivi, con particolare attenzione ai valori prospettici, luministici, cromatici e iconografici, oltre che alle problematiche conservative.
Il dipinto del Mantegna sarà posto sul fondo di una saletta a lui solo dedicata e sarà anticipato, quasi creando un effetto “sorpresa”, dalla Pietà di Giovanni Bellini. L’allestimento tiene conto delle tradizionali problematiche espositive museali: la presentazione della pittura veneta del Quattrocento in una visione più unitaria e compatta, la contestualizzazione dell’opera di Bellini nell’ambito della scuola veneta di luce e di colore, la creazione di una sintesi in cui architettura museale e opere esposte saranno tra loro più coerenti, e infine la possibilità di offrire al visitatore diversi punti di vista di notevole fascino per la visita museale.
Pur nell’apparente rispetto dei valori espositivi tradizionali, in realtà sarà creato finalmente un ideale dialogo tra i due dipinti, appartenenti alla categoria del “compianto”, e dunque tra i cognati Giovanni Bellini e Mantegna che, proprio attraverso queste due opere appartenenti alla Pinacoteca di Brera dall’inizio dell’Ottocento, sembrano alla ricerca di temi comuni.
La tela del Mantegna, caratterizzata da una visione essenziale e da una resa quasi rarefatta del dolore, viene proposta attraverso il filtro dell’opera di Bellini, cronologicamente anteriore, nella quale spiccano, accanto a una durezza mantegnesca appena percepibile, valori pittorici, cromatici e sentimentali in sintonia con i dipinti della Scuola veneta del primo Rinascimento posti intorno ad essa. Al di là della tavola del Bellini, grazie a un attentissimo studio progettuale basato su prospettiva, altezza e illuminazione, viene posizionata la tela del Cristo morto di Mantegna, secondo una visione fortemente icastica concentrata sul tema del dolore.
Con un linguaggio scabro ed essenziale il progetto di Ermanno Olmi sarà in grado di valorizzare tutte le potenzialità drammatiche dei due dipinti, dando vita a una nuova visione, che nel pieno rispetto delle regole espositive, curate in ogni dettaglio, rivoluziona i tradizionali criteri museali.
Il dipinto di Bellini sarà inserito in una vetrina, studiata per garantirne la giusta protezione, mentre la tela del Mantegna, particolarmente delicata per la sua stessa natura – pittura a tempera su tela quasi senza preparazione – sarà collocata in una nuova teca, più trasparente rispetto all’attuale e dotata di sistemi di controllo microclimatico a distanza. Il progetto studiato da Olmi sottolinea il significato profondo del Cristo morto, dipinto destinato probabilmente alla devozione personale del pittore, dal momento che risulta registrato nel 1506 fra le opere presenti nel suo studio poco dopo la sua morte, quale unico dipinto non in fase di lavorazione.
La destinazione di un’intera sala (sala VII) al solo C r i s t o m o r t o comporta la ridistribuzione dei ritratti del Cinquecento ivi presenti (Tiziano, Tintoretto, Lotto, Moroni), fra le opere dei Saloni napoleonici (sale IX, XIV, XV) adeguatamente inserite fra le scuole di appartenenza.
I lavori sono realizzati con il sostegno di Skira, sotto la direzione lavori dello studio di architettura di Corrado Anselmi, e per l’illuminotecnica di Metis Lighting e dello studio Maronati, il quale ha prestato la sua collaborazione con generosità.
La realizzazione del nuovo allestimento si deve in particolare alla generosa elargizione di Van Cleef and Arpels, main partner del progetto.
Un sostanziale sostegno è pervenuto inoltre da Giorgio Bagliani, in ricordo di Giovanni Testori e di Lamberto Vitali, cui si è aggiunto anche l’apporto di Edison.
Importanti contributi all’operazione sono derivati poi da convenzioni di carattere scientifico- tecnico della Soprintendenza BSAE di Milano con Palaexpo - Scuderie del Quirinale e Mondo Mostre.
Al progetto si sono aggiunte le sponsorizzazioni tecniche della ditta Goppion, per una parte degli allestimenti, e di Ciaccio Broker per la copertura assicurativa.
Si ringraziano infine Cesare Rimini, per il generoso ruolo che ha avuto nelle fasi iniziali di tramite tra la Pinacoteca ed Ermanno Olmi e per il continuo sostegno, e l’Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi.
Particolare ringraziamento va al direttore del Piccolo Teatro di Milano, Sergio Escobar, per la sempre intensa collaborazione, e all’Ufficio Allestimento del teatro, che ha generosamente contribuito alle varie fasi del progetto, sempre seguite con grande puntualità, attenzione e gioia di vivere da Ermanno Olmi.
In occasione del nuovo allestimento viene pubblicato un catalogo, edito da Skira, con testi di Ermanno Olmi, Antonio Giuliano, Sandrina Bandera, Edoardo Rossetti, Sandra Sicoli, Andrea Carini e Sara Scatragli, e un’introduzione di Giovanni Reale.
Una lezione, quella di Olmi, di serietà, di attenzione e di rigore, ma anche un modo per riscoprire questi due dipinti e consegnarcene un’immagine di profonda verità.
La Pinacoteca rimodernata quasi senza fragore si apre al suo pubblico in un rinnovato dialogo di poesia, di silenzio e di attenzione.
Per tutto il mese di novembre le sale del museo saranno interessate da lavori di movimentazione e riallestimento, che doneranno alle due opere, attualmente penalizzate da una collocazione che non tiene conto della loro eccellenza e notorietà, una nuova centralità spaziale, in dialogo con la loro singolarità prospettica e figurativa.
Il progetto, generosamente realizzato e studiato in tutti i particolari da Ermanno Olmi, tiene conto non tanto e non solo dei valori emozionali di questi due straordinari dipinti – tasselli fondamentali della pittura rinascimentale in Italia settentrionale –, ma è delineato anche secondo un’attenta valutazione dei dati storici e di quelli compositivi, con particolare attenzione ai valori prospettici, luministici, cromatici e iconografici, oltre che alle problematiche conservative.
Il dipinto del Mantegna sarà posto sul fondo di una saletta a lui solo dedicata e sarà anticipato, quasi creando un effetto “sorpresa”, dalla Pietà di Giovanni Bellini. L’allestimento tiene conto delle tradizionali problematiche espositive museali: la presentazione della pittura veneta del Quattrocento in una visione più unitaria e compatta, la contestualizzazione dell’opera di Bellini nell’ambito della scuola veneta di luce e di colore, la creazione di una sintesi in cui architettura museale e opere esposte saranno tra loro più coerenti, e infine la possibilità di offrire al visitatore diversi punti di vista di notevole fascino per la visita museale.
Pur nell’apparente rispetto dei valori espositivi tradizionali, in realtà sarà creato finalmente un ideale dialogo tra i due dipinti, appartenenti alla categoria del “compianto”, e dunque tra i cognati Giovanni Bellini e Mantegna che, proprio attraverso queste due opere appartenenti alla Pinacoteca di Brera dall’inizio dell’Ottocento, sembrano alla ricerca di temi comuni.
La tela del Mantegna, caratterizzata da una visione essenziale e da una resa quasi rarefatta del dolore, viene proposta attraverso il filtro dell’opera di Bellini, cronologicamente anteriore, nella quale spiccano, accanto a una durezza mantegnesca appena percepibile, valori pittorici, cromatici e sentimentali in sintonia con i dipinti della Scuola veneta del primo Rinascimento posti intorno ad essa. Al di là della tavola del Bellini, grazie a un attentissimo studio progettuale basato su prospettiva, altezza e illuminazione, viene posizionata la tela del Cristo morto di Mantegna, secondo una visione fortemente icastica concentrata sul tema del dolore.
Con un linguaggio scabro ed essenziale il progetto di Ermanno Olmi sarà in grado di valorizzare tutte le potenzialità drammatiche dei due dipinti, dando vita a una nuova visione, che nel pieno rispetto delle regole espositive, curate in ogni dettaglio, rivoluziona i tradizionali criteri museali.
Il dipinto di Bellini sarà inserito in una vetrina, studiata per garantirne la giusta protezione, mentre la tela del Mantegna, particolarmente delicata per la sua stessa natura – pittura a tempera su tela quasi senza preparazione – sarà collocata in una nuova teca, più trasparente rispetto all’attuale e dotata di sistemi di controllo microclimatico a distanza. Il progetto studiato da Olmi sottolinea il significato profondo del Cristo morto, dipinto destinato probabilmente alla devozione personale del pittore, dal momento che risulta registrato nel 1506 fra le opere presenti nel suo studio poco dopo la sua morte, quale unico dipinto non in fase di lavorazione.
La destinazione di un’intera sala (sala VII) al solo C r i s t o m o r t o comporta la ridistribuzione dei ritratti del Cinquecento ivi presenti (Tiziano, Tintoretto, Lotto, Moroni), fra le opere dei Saloni napoleonici (sale IX, XIV, XV) adeguatamente inserite fra le scuole di appartenenza.
I lavori sono realizzati con il sostegno di Skira, sotto la direzione lavori dello studio di architettura di Corrado Anselmi, e per l’illuminotecnica di Metis Lighting e dello studio Maronati, il quale ha prestato la sua collaborazione con generosità.
La realizzazione del nuovo allestimento si deve in particolare alla generosa elargizione di Van Cleef and Arpels, main partner del progetto.
Un sostanziale sostegno è pervenuto inoltre da Giorgio Bagliani, in ricordo di Giovanni Testori e di Lamberto Vitali, cui si è aggiunto anche l’apporto di Edison.
Importanti contributi all’operazione sono derivati poi da convenzioni di carattere scientifico- tecnico della Soprintendenza BSAE di Milano con Palaexpo - Scuderie del Quirinale e Mondo Mostre.
Al progetto si sono aggiunte le sponsorizzazioni tecniche della ditta Goppion, per una parte degli allestimenti, e di Ciaccio Broker per la copertura assicurativa.
Si ringraziano infine Cesare Rimini, per il generoso ruolo che ha avuto nelle fasi iniziali di tramite tra la Pinacoteca ed Ermanno Olmi e per il continuo sostegno, e l’Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi.
Particolare ringraziamento va al direttore del Piccolo Teatro di Milano, Sergio Escobar, per la sempre intensa collaborazione, e all’Ufficio Allestimento del teatro, che ha generosamente contribuito alle varie fasi del progetto, sempre seguite con grande puntualità, attenzione e gioia di vivere da Ermanno Olmi.
In occasione del nuovo allestimento viene pubblicato un catalogo, edito da Skira, con testi di Ermanno Olmi, Antonio Giuliano, Sandrina Bandera, Edoardo Rossetti, Sandra Sicoli, Andrea Carini e Sara Scatragli, e un’introduzione di Giovanni Reale.
Una lezione, quella di Olmi, di serietà, di attenzione e di rigore, ma anche un modo per riscoprire questi due dipinti e consegnarcene un’immagine di profonda verità.
La Pinacoteca rimodernata quasi senza fragore si apre al suo pubblico in un rinnovato dialogo di poesia, di silenzio e di attenzione.
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