Monica Bertolotti. La Quinta Stagione
Dal 22 Marzo 2014 al 30 Marzo 2014
Milano
Luogo: La Casa di Vetro
Indirizzo: via Luisa Sanfelice 3
Orari: tutti i giorni 14.30-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 55019565
E-Mail info: federica.candela@effeci-facciamocose.com
Sito ufficiale: http://www.effeci-facciamocose.com/
In anteprima per l’Italia a La Casa di Vetro di via Luisa Sanfelice 3 a Milano, il 22 marzo 2014 dalle 11 alle 19 (ingresso libero) si inaugura la mostra “Mônica Bertolotti. La Quinta Stagione”. Aperta fino al 30 marzo 2014, prodotta da EFF&CI – Facciamo Cose, l’esposizione è composta di 10 opere dell’artista brasiliana, genovese per parte di padre, che esprime la sua personale visione del mondo, della natura e della condizione umana attraverso la realizzazione di altorilievi su mogano. E che con la sua mostra vuole rendere immortale, nella sua espressione più rappresentativa, l'essenza della natura.
Nata a Rio de Janeiro nel 1957, residente nel Natal dove affianca all’attività di artista quella di restauratrice di legno e pelle, Mônica Bertolotti è suggestionata durante la sua giovinezza dalla cultura barocca, un’influenza culturale che la ispirerà durante tutto il suo percorso artistico. Riesce tuttavia a sviluppare in autonomia una sua estetica, non cercando di riprodurre alcuno stile pre-esistente ma anzi provando a crearne uno originale tutto suo.
Per esprimere se stessa sceglie di plasmare con la sua arte il legno: “un materiale nobile – spiega - ricco di significati altrettanto nobili, il cui utilizzo spesso banalizzato ha così nuovamente una valenza estetica”. Ma per l’artista il legno rappresenta anche la cultura che, come un albero, è “fatta di accumuli che si sovrappongono nel tempo".
Tra i tanti tipi di legno sceglie il mogano perché composto di una fibra coesa che ben regge i piccoli dettagli così necessari a esprimere la sua arte. Dettagli che consentono, anzi impongono in maniera irresistibile, una fruizione multisensoriale delle opere: non solo visiva ma anche tattile. E’ per questo che l’artista mette a disposizione un’opera durante l’esposizione affinché il pubblico la possa toccare con le proprie mani e sia messo così in grado di apprezzare fino in fondo la sua arte.
Attenta ai principi dell’eco-sostenibilità, dichiara che la sua arte non è predatoria: “dall’inizio della mia attività nel 1975 – racconta - il legno consumato è ben lontano dalla quantità fornita da un singolo albero di mogano”. La sua produzione annuale è infatti di solo 4 opere. Scegliere il blocco di legno da cui sviluppare l'idea iniziale è fondamentale per Mônica Bertolotti. Il passo successivo è la realizzazione del disegno da riprodurre sul legno, scelto tra i numerosi che elabora prima di selezionare quello definitivo.
“La pianificazione del lavoro – sottolinea l’artista - è fondamentale: il supporto e le tecniche impiegate infatti non consentono alcuna possibilità d’errore”. L’artista, inoltre, ama “il brivido e la provocazione derivanti da un lavoro ben pianificato”. Una volta pronta, ogni scultura è sottoposta ad un processo di disidratazione e immunizzazione affinché duri nel tempo.
Tre elementi caratterizzano i lavori della sua maturità: l’Albero, il Panno e la Cornice. Ricorrente dal 1984, “l'Albero rappresenta gli esseri umani nel loro desiderio di stabilità”. Quello creato dall’artista è un archetipo, non identificabile con nessun albero specifico in natura, sempre privo di fiori o frutti. “Il ciclo albero-legno-albero – dice ancora l’artista – consente la contemplazione della Vita in una delle sue forme più sublimi”.
Il “Panno” è un elemento relativamente nuovo nel lavoro della scultrice: “riprodurre su legno la sua consistenza e la sua plasticità - racconta - è stata per me una sfida”. Ma soprattutto il Panno, così flessuoso, così capace di cambiare forma a seconda delle forze di cui è in balìa pur rimanendo se stesso, rappresenta la flessibilità emotiva che si deve avere per affrontare le sfide della vita.
La Cornice, sin dagli inizi costante in tutte le opere, non solo alloggia, guida e interagisce con l’opera ma è il vero e proprio punto di partenza del processo creativo. Nello stesso tempo rappresenta la sintesi dialettica tra la rigidità dell’albero e la flessibilità del panno, sintesi necessaria all’uomo per poter sopravvivere, diventando in questo modo anch’essa simbolo della vita e perciò protagonista.
Nata a Rio de Janeiro nel 1957, residente nel Natal dove affianca all’attività di artista quella di restauratrice di legno e pelle, Mônica Bertolotti è suggestionata durante la sua giovinezza dalla cultura barocca, un’influenza culturale che la ispirerà durante tutto il suo percorso artistico. Riesce tuttavia a sviluppare in autonomia una sua estetica, non cercando di riprodurre alcuno stile pre-esistente ma anzi provando a crearne uno originale tutto suo.
Per esprimere se stessa sceglie di plasmare con la sua arte il legno: “un materiale nobile – spiega - ricco di significati altrettanto nobili, il cui utilizzo spesso banalizzato ha così nuovamente una valenza estetica”. Ma per l’artista il legno rappresenta anche la cultura che, come un albero, è “fatta di accumuli che si sovrappongono nel tempo".
Tra i tanti tipi di legno sceglie il mogano perché composto di una fibra coesa che ben regge i piccoli dettagli così necessari a esprimere la sua arte. Dettagli che consentono, anzi impongono in maniera irresistibile, una fruizione multisensoriale delle opere: non solo visiva ma anche tattile. E’ per questo che l’artista mette a disposizione un’opera durante l’esposizione affinché il pubblico la possa toccare con le proprie mani e sia messo così in grado di apprezzare fino in fondo la sua arte.
Attenta ai principi dell’eco-sostenibilità, dichiara che la sua arte non è predatoria: “dall’inizio della mia attività nel 1975 – racconta - il legno consumato è ben lontano dalla quantità fornita da un singolo albero di mogano”. La sua produzione annuale è infatti di solo 4 opere. Scegliere il blocco di legno da cui sviluppare l'idea iniziale è fondamentale per Mônica Bertolotti. Il passo successivo è la realizzazione del disegno da riprodurre sul legno, scelto tra i numerosi che elabora prima di selezionare quello definitivo.
“La pianificazione del lavoro – sottolinea l’artista - è fondamentale: il supporto e le tecniche impiegate infatti non consentono alcuna possibilità d’errore”. L’artista, inoltre, ama “il brivido e la provocazione derivanti da un lavoro ben pianificato”. Una volta pronta, ogni scultura è sottoposta ad un processo di disidratazione e immunizzazione affinché duri nel tempo.
Tre elementi caratterizzano i lavori della sua maturità: l’Albero, il Panno e la Cornice. Ricorrente dal 1984, “l'Albero rappresenta gli esseri umani nel loro desiderio di stabilità”. Quello creato dall’artista è un archetipo, non identificabile con nessun albero specifico in natura, sempre privo di fiori o frutti. “Il ciclo albero-legno-albero – dice ancora l’artista – consente la contemplazione della Vita in una delle sue forme più sublimi”.
Il “Panno” è un elemento relativamente nuovo nel lavoro della scultrice: “riprodurre su legno la sua consistenza e la sua plasticità - racconta - è stata per me una sfida”. Ma soprattutto il Panno, così flessuoso, così capace di cambiare forma a seconda delle forze di cui è in balìa pur rimanendo se stesso, rappresenta la flessibilità emotiva che si deve avere per affrontare le sfide della vita.
La Cornice, sin dagli inizi costante in tutte le opere, non solo alloggia, guida e interagisce con l’opera ma è il vero e proprio punto di partenza del processo creativo. Nello stesso tempo rappresenta la sintesi dialettica tra la rigidità dell’albero e la flessibilità del panno, sintesi necessaria all’uomo per poter sopravvivere, diventando in questo modo anch’essa simbolo della vita e perciò protagonista.
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