Nicola Villa. Ladro di biciclette. Omaggio a Tino Vaglieri
Dal 21 Novembre 2013 al 31 Dicembre 2013
Milano
Luogo: Galleria Bellinzona
Indirizzo: via Volta 10
Orari: da martedì a sabato 16-19.30; giovedì fino alle 21
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 36755700
E-Mail info: info@galleriabellinzona.com
Sito ufficiale: http://www.galleriabellinzona.com
Dal 21 novembre al 31 dicembre 2013, la Galleria Bellinzona di Milano ospita una mostra di Nicola Villa (Lecco, 1976), dal titolo Ladro di biciclette.
L’esposizione è un diretto omaggio del pittore lecchese a Tino Vaglieri (Trieste 1929 - Milano, 2000), uno dei protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento.
La rassegna, infatti, ruota attorno a Biciclette, un’opera realizzata nel 1955 da Vaglieri, che ritrae un gruppo di quattro lavoratori dai volti impauriti e spaesati, sorretti dai manubri delle loro biciclette, unico loro mezzo di trasporto.
Il soggetto dipinto dall’artista triestino, ma milanese d’adozione, esponente di punta del Realismo esistenziale, riflette la sua tipica ricerca espressiva, approfondita negli anni cinquanta del secolo scorso. In quegli anni, la partecipazione intima, dolorosamente vissuta verso l’uomo e la sua condizione esistenziale, diventa per Vaglieri profonda riflessione sul ruolo e sul destino dell’uomo stesso. La bicicletta appartiene a quell’insieme di oggetti quotidiani umili, le ‘cose’, che sono testimoni della dura fatica del vivere. I temi centrali della sua pittura sono quelli della storia, dell’esistenza, dell’oggetto e i suoi lavori rappresentano interni di case povere, tavoli con i coltelli, umili oggetti quotidiani.
Nicola Villa reinterpreta in chiave contemporanea quel quadro, presentando una serie di incisioni colorate a mano. Come Vaglieri, anch’egli è interessato alla condizione umana, ma attualizzata al momento che sta vivendo. Quello di Villa è una sorta di reportage che ha per filo conduttore proprio la bicicletta, ora colta tra un gruppo di ragazzi della Bastille di Parigi, ora davanti ai sorrisi di bambini africani.
Ma oltre al dialogo a distanza tra i due maestri, la mostra vuole idealmente omaggiare la bicicletta come mezzo di trasporto, vissuto ora come scelta ecologia, ora come poetico desiderio di silenzio o di resistenza alla società dei motori, ora come necessità di risparmio economico.
Sono temi che vengono approfonditi, nella brochure che accompagna l’esposizione, dal testo di Oreste Bellinzona, che ripercorrere l’epopea meneghina della bicicletta negli anni a cavallo tra i Cinquanta e Sessanta del secolo scorso e da quello di Sergio Invernizzi che racconta l’epopea di una vittima seriale dei ladri di biciclette.
L’esposizione è un diretto omaggio del pittore lecchese a Tino Vaglieri (Trieste 1929 - Milano, 2000), uno dei protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento.
La rassegna, infatti, ruota attorno a Biciclette, un’opera realizzata nel 1955 da Vaglieri, che ritrae un gruppo di quattro lavoratori dai volti impauriti e spaesati, sorretti dai manubri delle loro biciclette, unico loro mezzo di trasporto.
Il soggetto dipinto dall’artista triestino, ma milanese d’adozione, esponente di punta del Realismo esistenziale, riflette la sua tipica ricerca espressiva, approfondita negli anni cinquanta del secolo scorso. In quegli anni, la partecipazione intima, dolorosamente vissuta verso l’uomo e la sua condizione esistenziale, diventa per Vaglieri profonda riflessione sul ruolo e sul destino dell’uomo stesso. La bicicletta appartiene a quell’insieme di oggetti quotidiani umili, le ‘cose’, che sono testimoni della dura fatica del vivere. I temi centrali della sua pittura sono quelli della storia, dell’esistenza, dell’oggetto e i suoi lavori rappresentano interni di case povere, tavoli con i coltelli, umili oggetti quotidiani.
Nicola Villa reinterpreta in chiave contemporanea quel quadro, presentando una serie di incisioni colorate a mano. Come Vaglieri, anch’egli è interessato alla condizione umana, ma attualizzata al momento che sta vivendo. Quello di Villa è una sorta di reportage che ha per filo conduttore proprio la bicicletta, ora colta tra un gruppo di ragazzi della Bastille di Parigi, ora davanti ai sorrisi di bambini africani.
Ma oltre al dialogo a distanza tra i due maestri, la mostra vuole idealmente omaggiare la bicicletta come mezzo di trasporto, vissuto ora come scelta ecologia, ora come poetico desiderio di silenzio o di resistenza alla società dei motori, ora come necessità di risparmio economico.
Sono temi che vengono approfonditi, nella brochure che accompagna l’esposizione, dal testo di Oreste Bellinzona, che ripercorrere l’epopea meneghina della bicicletta negli anni a cavallo tra i Cinquanta e Sessanta del secolo scorso e da quello di Sergio Invernizzi che racconta l’epopea di una vittima seriale dei ladri di biciclette.
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