Nusantara
Dal 22 Aprile 2013 al 15 Luglio 2013
Milano
Luogo: Museo Popoli e Culture
Indirizzo: via Mosè Bianchi 94
Orari: da lunedì a venerdì 9-12.30/ 14-18; sabato 14-18
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 3
Telefono per informazioni: +39 02 438221
E-Mail info: museo@pimemilano.com
Sito ufficiale: http://www.pimemilano.com
Dal 22 aprile al 15 luglio 2013, il Museo Popoli e Culture di Milano, in collaborazione con il Centro di Cultura Italia-Asia e l’Associazione Cultural Paths, presenta l’esposizione Nusantara. Cinque storie indonesiane, dedicata a cinque aspetti della vita e dell’arte di questo paese: i tessuti – dall’ikat al batik; i legni degli Asmat della Papua occidentale; il kris, patrimonio dell’umanità; il teatro delle ombre con le sue maschere e marionette; il lavoro d’intreccio e i decori femminili.
L’Indonesia è un paese vastissimo che si estende per tre fusi orari, dalle isole più a ovest di rigorosa osservanza musulmana, a Bali, baluardo della religione indù, alle isole orientali verso l’Australia fino alla Papua occidentale dove è ancora radicato l’animismo con i suoi riti. Nei manufatti Indonesiani si leggono, con maggior evidenza che altrove, i sedimenti delle diverse civiltà e culture che si sono succedute in quelle regioni. L'arte indonesiana sussume, riflette e ripropone la tolleranza derivante dalla commistione culturale che ha caratterizzato per secoli quelle popolazioni. In questo momento storico ci sembra dunque importante evidenziare e promuovere proprio quei valori di reciproca comprensione e tolleranza culturale che sono alla base dell'ineluttabile convivenza multietnica che arricchisce la nostra città.
Gli ikat, ad esempio, sono tessuti provenienti dal sud-est asiatico, luogo in cui rivestono da tempo immemorabile un ruolo importante nelle società tribali. Sogni, paure, speranze e preghiere vengono rappresentati negli ikat dalle donne, che li interpretano con innata sensibilità e pazienza, attraverso una tecnica molto antica. Sempre per quanto riguarda i tessuti, il batik è una tecnica usata in Indonesia - in particolare a Giava - per colorare i tessuti a riserva, mediante la copertura delle zone che non si vogliono tinte tramite cera o altri materiali impermeabilizzanti. Diventa il linguaggio attraverso cui si esprime la filosofia giavanese, fortemente simbolica, che ispira tutta la vita anche nei più piccoli particolari. Viene usato come mezzo di comunicazione, negli abiti con disegni, colori e fogge specifiche per ogni uso, classe o rango. I tessuti batik sono presenti, con forti valenze simboliche, nei riti e nei momenti salienti come il matrimonio, la circoncisione, la malattia, la procreazione.
Di tutte le forme artistiche dell’isola di Giava, il wayang kulit o teatro delle ombre, è senza dubbio il più vicino al cuore dei giavanesi. Le figure sono fatte soprattutto di pelle animale, e sono animate per mezzo di bacchette. Le ombre sono proiettate su uno schermo da lampade ad olio. La chiave dello spettacolo è il dalang, il burattinaio e al tempo stesso artigiano, attore, imitatore, cantante, direttore d’orchestra, storico, comico, narratore. Il teatro delle ombre non è solo uno spettacolo, ma anche un’operazione di culto sopravvissuta a secoli di trasformazioni e all’avvento del cinema e della televisione. È per questa ragione che continua a fare apparizioni durante le feste rituali, soprattutto in occasione di matrimoni e altro.
Il kris invece è l’arma per eccellenza di tutto l’arcipelago indonesiano e della penisola malese proclamato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2005. E’ una daga costituita da tre parti fondamentali: la guardia di forma molto particolare che rende il kris subito riconoscibile fra tutte le armi bianche; l’impugnatura di forma stilizzata o di animale o umana in base alla tradizione, alla religione o al luogo di provenienza; la lama, considerata il cuore, l’anima del kris, la sua parte principale, forgiata da un maestro armaiolo in grado di conferire la sua forza spirituale e magica all’arma che sta forgiando. Il fodero è in genere di tre tipi, secondo l’uso: formale, informale, quotidiano ed è realizzato in materiali diversi. Dato il loro grande valore sociale, spirituale e magico, i kris, secondo la tradizione, hanno molteplici proprietà, tra le quali, ad esempio, portare buona o cattiva fortuna al proprietario, proteggerlo dai pericoli, controllare il fuoco, rendere invisibili e invulnerabili e provvedere a ciò che è necessario.
Infine, la cultura tribale degli Asmat (popolazione che vive in West Papua, estrema provincia orientale dell’Indonesia) è incentrata sul totemismo e il culto dei morti. La coesione sociale dei singoli clan veniva sino a non molto tempo fa supportata da un complesso intreccio di reciproche vendette seguite da rituali cannibalici. I curatori dell'American Museum of Asmat Art dell'University of St.Thomas del Minnesota contestualizzano la scultura Asmat come parte della ritualità e della vita religiosa della comunità e gli oggetti come il punto di mediazione tra il gruppo sociale e gli antenati. Ciascun oggetto prodotto riceve il nome di una persona scomparsa e ne incarna lo spirito. Ogni oggetto, ancorché di uso quotidiano, riceve attraverso l'arte una sorta di imprimatur spirituale, le piroghe hanno prue scolpite così come le pagaie e le lance, i piatti, i tamburi e i sostegni dei grandi fuochi delle "case lunghe" che sorgono sulle rive dei fiumi.
Scopo della mostra è dunque quello di condurre i visitatori a un incontro con la cultura indonesiana ancora poco conosciuta nel nostro paese e mai presentata prima a Milano, attraverso l’esposizione di un cospicuo nucleo di beni appartenenti a importanti collezioni private della città.
Nell’ambito della mostra verranno inoltre proposte visite guidate e serate di approfondimento a cura dei collezionisti.
L’Indonesia è un paese vastissimo che si estende per tre fusi orari, dalle isole più a ovest di rigorosa osservanza musulmana, a Bali, baluardo della religione indù, alle isole orientali verso l’Australia fino alla Papua occidentale dove è ancora radicato l’animismo con i suoi riti. Nei manufatti Indonesiani si leggono, con maggior evidenza che altrove, i sedimenti delle diverse civiltà e culture che si sono succedute in quelle regioni. L'arte indonesiana sussume, riflette e ripropone la tolleranza derivante dalla commistione culturale che ha caratterizzato per secoli quelle popolazioni. In questo momento storico ci sembra dunque importante evidenziare e promuovere proprio quei valori di reciproca comprensione e tolleranza culturale che sono alla base dell'ineluttabile convivenza multietnica che arricchisce la nostra città.
Gli ikat, ad esempio, sono tessuti provenienti dal sud-est asiatico, luogo in cui rivestono da tempo immemorabile un ruolo importante nelle società tribali. Sogni, paure, speranze e preghiere vengono rappresentati negli ikat dalle donne, che li interpretano con innata sensibilità e pazienza, attraverso una tecnica molto antica. Sempre per quanto riguarda i tessuti, il batik è una tecnica usata in Indonesia - in particolare a Giava - per colorare i tessuti a riserva, mediante la copertura delle zone che non si vogliono tinte tramite cera o altri materiali impermeabilizzanti. Diventa il linguaggio attraverso cui si esprime la filosofia giavanese, fortemente simbolica, che ispira tutta la vita anche nei più piccoli particolari. Viene usato come mezzo di comunicazione, negli abiti con disegni, colori e fogge specifiche per ogni uso, classe o rango. I tessuti batik sono presenti, con forti valenze simboliche, nei riti e nei momenti salienti come il matrimonio, la circoncisione, la malattia, la procreazione.
Di tutte le forme artistiche dell’isola di Giava, il wayang kulit o teatro delle ombre, è senza dubbio il più vicino al cuore dei giavanesi. Le figure sono fatte soprattutto di pelle animale, e sono animate per mezzo di bacchette. Le ombre sono proiettate su uno schermo da lampade ad olio. La chiave dello spettacolo è il dalang, il burattinaio e al tempo stesso artigiano, attore, imitatore, cantante, direttore d’orchestra, storico, comico, narratore. Il teatro delle ombre non è solo uno spettacolo, ma anche un’operazione di culto sopravvissuta a secoli di trasformazioni e all’avvento del cinema e della televisione. È per questa ragione che continua a fare apparizioni durante le feste rituali, soprattutto in occasione di matrimoni e altro.
Il kris invece è l’arma per eccellenza di tutto l’arcipelago indonesiano e della penisola malese proclamato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2005. E’ una daga costituita da tre parti fondamentali: la guardia di forma molto particolare che rende il kris subito riconoscibile fra tutte le armi bianche; l’impugnatura di forma stilizzata o di animale o umana in base alla tradizione, alla religione o al luogo di provenienza; la lama, considerata il cuore, l’anima del kris, la sua parte principale, forgiata da un maestro armaiolo in grado di conferire la sua forza spirituale e magica all’arma che sta forgiando. Il fodero è in genere di tre tipi, secondo l’uso: formale, informale, quotidiano ed è realizzato in materiali diversi. Dato il loro grande valore sociale, spirituale e magico, i kris, secondo la tradizione, hanno molteplici proprietà, tra le quali, ad esempio, portare buona o cattiva fortuna al proprietario, proteggerlo dai pericoli, controllare il fuoco, rendere invisibili e invulnerabili e provvedere a ciò che è necessario.
Infine, la cultura tribale degli Asmat (popolazione che vive in West Papua, estrema provincia orientale dell’Indonesia) è incentrata sul totemismo e il culto dei morti. La coesione sociale dei singoli clan veniva sino a non molto tempo fa supportata da un complesso intreccio di reciproche vendette seguite da rituali cannibalici. I curatori dell'American Museum of Asmat Art dell'University of St.Thomas del Minnesota contestualizzano la scultura Asmat come parte della ritualità e della vita religiosa della comunità e gli oggetti come il punto di mediazione tra il gruppo sociale e gli antenati. Ciascun oggetto prodotto riceve il nome di una persona scomparsa e ne incarna lo spirito. Ogni oggetto, ancorché di uso quotidiano, riceve attraverso l'arte una sorta di imprimatur spirituale, le piroghe hanno prue scolpite così come le pagaie e le lance, i piatti, i tamburi e i sostegni dei grandi fuochi delle "case lunghe" che sorgono sulle rive dei fiumi.
Scopo della mostra è dunque quello di condurre i visitatori a un incontro con la cultura indonesiana ancora poco conosciuta nel nostro paese e mai presentata prima a Milano, attraverso l’esposizione di un cospicuo nucleo di beni appartenenti a importanti collezioni private della città.
Nell’ambito della mostra verranno inoltre proposte visite guidate e serate di approfondimento a cura dei collezionisti.
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