Re-build in the Built Environment
Dal 14 Dicembre 2018 al 20 Gennaio 2019
Milano
Luogo: La Triennale di Milano
Indirizzo: viale Alemagna 6
Orari: da martedì a domenica 10.30 - 20.30
Curatori: Simona Galateo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.capoferri.it
Nell’anno europeo dedicato al Patrimonio Culturale, dal 14 dicembre al 20 gennaio 2019, la Triennale di Milano ospita una mostra che mette in scena il rapporto tra architettura contemporanea, tutela storica, valorizzazione filologica e patrimonio costruito. A cura di Simona Galateo, “Re-build in the built environment” presenta una serie di progetti internazionali, raccontati attraverso disegni tecnici, elementi di progetto e fotografie di Giovanna Silva.
Gli interventi in mostra testimoniano la ricchezza di approcci progettuali finalizzati alla valorizzazione del patrimonio esistente, al suo riuso in termini più contemporanei - con l’attivazione di nuove funzioni o cicli vitali - e alla necessità di curare il dettaglio architettonico fin nei minimi particolari per preservare ciò che la storia ci ha lasciato in eredità:
Morgan Library | New York | Renzo Piano Building Workshop
Terrazza Triennale | Milano | OBR Paolo Brescia e Tommaso Principi
Gallerie d’Italia, Palazzo Anguissola | Milano | aMDL Michele De Lucchi
Tempio Capitolino | Brescia | Comune di Brescia e Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici
Caratteristica comune ai 4 progetti è il lavoro di Capoferri, eccellenza italiana nel serramento su misura, fondata ad Adrara San Martino (BG) nel 1894.
È proprio la capacità di Capoferri di collaborare con i più grandi architetti della scena internazionale, riuscendo a coniugare le esigenze storiche con quelle estetiche, quelle di efficienza energetica con prestazioni e sicurezza, a fare da filo conduttore a casi tanto diversi tra loro.
La mostra è stata anche l’occasione per la Triennale di Milano di realizzare con Capoferriun intervento nella struttura stessa della sala espositiva: la riapertura delle tre finestre originali progettate da Giovanni Muzio nel 1933, primo passo verso la rilettura e il ritorno dell’impianto architettonico al suo disegno originario.
Il Patrimonio culturale e costruito
Il 2018 è l’anno europeo dedicato al Patrimonio Culturale: un invito a promuovere le buone pratiche volte a preservare, gestire e valorizzare le preziose eredità di cui disponiamo, rafforzando il senso di appartenenza a un comune spazio europeo.
Parte di quelle inestimabili risorse da tutelare è anche il patrimonio costruito e architettonico, storico così come moderno, con cui diventa oggi imprescindibile confrontarsi nel progettare. In questa stessa direzione si inseriscono anche i programmi della Comunità Europea - da Horizon 2020 a Europe 2020 – che promuovono trasformazioni che limitino, se non azzerino, un ulteriore consumo di suolo. L’architettura contemporanea ha il compito di rivalutare, ripensare e adattare il patrimonio esistente perché accolga nuove funzioni; ri- costruire nuovi significati anche attraverso l'azione dell'innesto e sviluppare i temi cardine del recupero, del riuso, dell’ambiente e della sostenibilità energetica.
“Il termine re-build è qui utilizzato come sinonimo del più diffuso riciclo” afferma Simona Galateo “Proprio per spostare l’attenzione dal predominio dei valori dell’esistente, troppo spesso un vero e proprio freno per le trasformazioni architettoniche e urbane, ai valori di principi progettuali capaci di manipolare l’edificato per l’istituzione di nuovi cicli di vita e per il miglioramento dell’efficienza energetica.”
I progettisti sono sempre più chiamati a far fronte in modo improrogabile alle esigenze contemporanee, tra cui quelle ambientali, e a progettare funzioni nuove a partire dalle risorse primarie di cui disponiamo, dal vuoto – fisico e di senso – lasciato come residuo nei brani della città densa e diffusa.
I progetti in mostra
Le quattro architetture in mostra - Morgan Library, Terrazza Triennale, Palazzo Anguissola Gallerie d’Italia, Tempio Capitolino di Brescia – rappresentano emblematici esempi dell’importanza della valorizzazione del patrimonio esistente e dell’attivazione di nuovi significati.
Il racconto parte dalla scala architettonica – dove l’intervento è avvenuto talvolta a livello di riuso, talvolta di innesto – per arrivare al dettaglio dei serramenti.
Capoferri si è trovato ad essere interlocutore comune del progettista come del sovrintendente, interprete di norme complesse, sensibile esecutore del progetto e attivo nel concorrere alla definizione di soluzioni capaci di soddisfare in armonia le differenti esigenze. In ciascuno dei 4 casi i serramenti, le facciate, i meccanismi di movimento, sono stati pensati ad hoc, diventando elementi di identità caratterizzanti sia del linguaggio progettuale sia dell’edificio stesso. Un lavoro che evidenzia la capacità artigianale dell’azienda che unisce sapere della tradizione a tecnologie di frontiera. Gli oggetti posti in mostra sono piccoli capolavori di design, frutto della continua sperimentazione e di un lavoro su misura che è l’unica via per rendere moderne, sicure, fruibili e contemporanee le molte architetture esistenti soggette alle attenzioni e tutele delle Soprintendenze.
L’allestimento
Il progetto di allestimento, a cura di Piovenefabi, mette in scena i progetti attraverso 3 livelli di intervento.
Il primo è quello a livello di edificio, alla scoperta di una nuova prospettiva: tre grandi finestre dell’impianto originale, tamponate da decenni, vengono riaperte e riconsegnate all’architettura del luogo. Regalando una inedita vista di Parco Sempione e Torre Branca, questa azione diventa emblematica nell’esprimere la volontà della Triennale del riportare l’edificio di Giovanni Muzio al suo disegno autentico. Il secondo intervento racconta il saper fare di Capoferri, attraverso l’esposizione di campioni di studio e prove tecniche: una delle grandi pareti diviene una sorta di lapidario contemporaneo, adornata con oltre quaranta elementi relativi ad altrettanti progetti internazionali. L’insieme dei campioni, in legno e acciaio, rende scenografica la meccanica e il design dei componenti che definiscono gli edifici nella loro architettura fin nei minimi dettagli.
Il terzo intervento è invece quello di focus sui progetti in mostra: una struttura cruciforme in inox sabbiato delinea quattro aree. Grandi pannelli trasparenti accolgono le fotografie di Giovanna Silva e i designi che raccontano l’estetica e l’intelligenza dei progetti. All’interno di ciascuna struttura si trovano anche i mock-up di progetto e i tavoli-vetrina che rendono scenografico il racconto della componentistica minuta prodotta su misura per realizzare ciascun edificio.
I progetti in mostra
Morgan Library
Renzo Piano Building Workshop
New York, 2006
Il progetto di RPBW per la Morgan Library rappresenta l’ultimo intervento in ordine di tempo sul volume costruito nel 1906 dall’architetto Charles McKim su commissione del proprietario, JP Morgan. Renzo Piano è intervenuto salvaguardando l’esistente ed esaltandolo con l’aggiunta di tre nuovi volumi che convergono in uno spazio centrale posto sotto il livello della strada, a una profondità di 17 metri, dando vita a una grande piazza ipogea. Uno spazio che mette in dialogo gli edifici originali, illuminato dalle grandi vetrate del nuovo volume centrale d’ingresso affacciato sulla 5th Avenue.
I nuovi innesti della Morgan Library sono stati realizzati utilizzando l’acciaio e il vetro, permettendo di avere grandi superfici illuminanti gli spazi ipogei della biblioteca e gli ambienti adiacenti. Capoferri ha progettato per l’entrata principale della J.P. Morgan Library porte e serramenti a taglio termico in vero bronzo, vincendo la sfida di realizzare il collegamento tra le porte di accesso a taglio termico e la struttura portante. Tenendo conto delle dilatazioni termiche di entrambe, la facciata è stata costruita permettendo queste dilatazioni al di sotto del piano pavimento grazie a un sistema con inserti in Teflon. Sono state così rispettate le linee sottili dell’architettura del nuovo volume, permettendo al tempo stesso la dilatazione termica verso l’alto tipica degli infissi, senza generare attriti di sorta.
Terrazza Triennale
OBR Paolo Brescia e Tommaso Principi
Milano, 2015
In occasione di EXPO 2015 è stato realizzato un nuovo innesto sulla Terrazza Triennale: un volume semplice, geometrico, razionale e interamente trasparente che si apre verso l’esterno, reinterpretando in chiave contemporanea il concetto lecourbusiano del plan libre. Il padiglione si presenta arretrato rispetto ai portali della facciata storica, da cui riprende il passo strutturale, dell’edificio di Giovanni Muzio, con la medesima attenzione - e ambizione estetica - al sistema portante modulare. Sottili profili portanti in acciaio finemente disegnati sorreggono le vetrate in parte scorrevoli, mentre le vetrate laterali traslano su binari paralleli, aprendo lo spazio della cucina da un lato e del cocktail bar dall’altro. Capoferri ha completato la struttura in soli 60 giorni, sviluppando soluzioni tecniche inedite per coniugare le prestazioni tecnico-meccaniche con il brief di progetto. Per assicurare la totale autonomia portante del nuovo volume rispetto al palazzo è stata realizzata una pedana con pavimento galleggiante in legno, che protegge il rivestimento esistente della terrazza e ospita gli impianti.
La struttura leggera e modulare è stata realizzata in acciaio inox e consta di sette campate, per una lunghezza totale di trentatré metri, una profondità di cinque metri e un’altezza totale di tre. Le vetrate esplorano i limiti estremi della tecnica: realizzate a taglio termico, hanno le dimensioni minime (55mm di spessore) ottenibili su profili mobili. I dispositivi meccanici delle ante laterali, alzanti e scorrevoli, sono completamente incassati all’interno della struttura portante dando l’impressione, ad ante chiuse, che i vetri siano fissi. Le vetrate di testa nei due lati corti, con una traslazione orizzontale, si aprono interamente: una soluzione mai realizzata prima consente alle ante di scorrere in senso perpendicolare al vetro sul solo binario inferiore (anch’esso incassato a pavimento) senza nessuna guida superiore a vista.
Gallerie d’Italia – Palazzo Anguissola
aMDL Michele De Lucchi
Milano, 2011
Progettati tra la fine del Settecento e i primi anni del Novecento, i quattro palazzi delle Gallerie d’Italia ospitano al loro interno collezioni dell’Ottocento e del Novecento.
Il progetto dello studio di Michele De Lucchi ha previsto un intervento di restauro della sede storica della Banca Commerciale e una valorizzazione e integrazione di Palazzo Anguissola, già restaurato negli anni Novanta.
Il disegno del percorso espositivo cambia e dialoga con gli spazi dei diversi edifici, esaltando le diverse modalità di fruizione dell’opera che riprendono e attualizzano quelle delle epoche in cui i palazzi sono stati costruiti: nel Palazzo Anguissola l’apparato decorativo nelle sale era così preminente da aver imposto un’esposizione quasi del tutto indipendente dalle pareti, attraverso l’uso di cavalletti in bronzo. Con l’obiettivo di assicurare una continuità dei percorsi di visita degli spazi dei diversi edifici, il progetto ha previsto la chiusura del colonnato della corte quadrata del Palazzo (che ospita una scultura di Arnaldo Pomodoro), trasformata così in uno snodo per i collegamenti interni tra le diverse sale delle gallerie dell’Ottocento e per l’accesso al giardino condiviso con la Casa del Manzoni.
Capoferri ha rispettato gli originali serramenti in legno di Palazzo Anguissola, integrandovi un sistema di sicurezza: per ciascun serramento sono state finalizzate ferramenta e sistemi di blindatura nascosti disegnati ad hoc. La chiusura della corte ha richiesto inoltre la realizzazione di elementi autoportanti che riducessero al minimo l’intervento murario – riduzione necessaria data la natura storica dell’edificio. La struttura progettata presenta pilastri in bronzo e un tamponamento trasparente, in bronzo e vetro, talora fisso e talora apribile con soglie a filo. I serramenti in bronzo sono stati realizzati a disegno a seguito di scansioni laser delle pareti dell’edificio, necessarie date l’irregolarità delle pareti. Lo stesso principio progettuale di autonomia strutturale è stato seguito per la realizzazione su misura dei cavalletti, disegnati dall’architetto Michele De Lucchi, progettati per sostenere i bassorilievi del Canova.
Tempio Capitolino
Brescia, 2013
Patrimonio Mondiale dell’Umanità – UNESCO
Il tempio Capitolino di Brescia, riconosciuto patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2011, rappresenta oggi il complesso archeologico più importante e l’edificio pubblico dell’Impero Romano meglio conservato nel Nord Italia. L’area archeologica si compone del tempio, di un Santuario, di un teatro e di un tratto di decumano storico, e dal 2013 è entrata far parte del sistema museale bresciano.
Il tempio conserva al suo interno le parti originali della decorazione e dell’arredo delle grandi celle, con pavimenti autentici realizzati in lastre di marmi colorati disposte a creare motivi geometrici. I tre grandi portali realizzati per proteggere e chiudere gli spazi interni del tempio rappresentano al meglio la monumentalità del luogo: interamente realizzati in bronzo raggiungono un’altezza massima di otto metri nell’ingresso centrale e quattro per i due laterali. Capoferri, sotto stretto controllo della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici, ha progettato, costruito e installato i tre monumentali portali, curando il disegno e la realizzazione generale, delle maniglie, delle pull bars e dei dispositivi di bloccaggio. Per proteggere l’edificio esistente, Capoferri ha ancorato i portali alla struttura con soli 4 punti di fissaggio per la finestra principale dell’ingresso e 6 per i due ingressi laterali – il massimo assoluto concesso dalle autorità per salvaguardare l’antica struttura. L’ingresso principale è progettato come una bow-window invertita, per larga parte autoportante e quindi necessitante di pochi collegamenti con l’edificio, e posto su supporti di gomma per non essere a diretto contatto con i pavimenti originali.
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