Silvia Mariotti. Attemps
Dal 22 Marzo 2014 al 27 Aprile 2014
Lissone | Milano
Luogo: MAC - Museo d'Arte Contemporanea di Lissone
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: martedì, mercoledì e venerdì 15-19; giovedì 15-23.00; sabato e domenica 10-12 / 15-19
Curatori: Alberto Zanchetta
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 039 7397368 - 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it
Attraverso il medium fotografico Silvia Mariotti [Fano, 1980] interroga l'habitat che ci circonda, individuando i nessi esistenti tra ciò che è artificiale e ciò che è naturale. L'occhio fotomeccanico si sofferma su atmosfere sfuggenti, elementi anomali o situazioni enigmatiche; si sforza altresì di isolare lo sguardo dal clangore della vita, ostinandosi a rallentarne il ritmo sincopato per afferrare quelle schegge che - se prese singolarmente - costituiscono la trama dell'esistenza, che è costellata di desideri e nostalgie, equilibri e antinomie, luci e ombre.
In tutte le sue opere Mariotti cerca di fare esperienza dei luoghi e delle persone per meglio riflettere sulla situazione ambientale e sociale in cui viviamo. Alcune delle tematiche affrontate in anni recenti sono riconducibili all'irrazionale, l'irreale, l'inadeguatezza, le costrizioni e le contraddizioni; è come se l'artista volesse interrogarsi sulle storie che l'immagine lascia intravedere, fermo restando che non è dato sapere tutta la verità, ma soltanto una sua parte (una piccola porzione, quasi sempre indefinita, quasi sicuramente inconcludente).
Al MAC di Lissone Silvia Mariotti presenta l'inedita serie Attempts, progetto che nasce dalla volontà di palesare un fallimento, perché il raggiungimento di un obiettivo può passare attraverso un'infinita serie di tentativi. Spiega l'artista: «Il fallimento porta necessariamente al controllo, alla difesa, quella stessa difesa che istintivamente ci costringe a proteggerci dietro ad una maschera. Maschera che è finzione, che vuole abolire o sospendere la propria riconoscibilità, svelando così l'estrema difficoltà con la quale ci si muove per sopravvivere».
Con un occhio quasi documentaristico ma pur sempre surreale, le opere in mostra ritraggono momenti sospesi nel tempo, in cui non vi è traccia della realtà sociale sebbene trovi le proprie radici in un disagio collettivo. Il "tentativo" cui l'artista si riferisce è enfatizzato da azioni (catturate al loro acme) svolte in uno scenario che assume un fascino indefinito, in quanto spazio anonimo, non riconducibile a nessun contesto specifico. Altrettanto anonimi sono i soggetti, i quali svolgono azioni decisamente realistiche benché misteriose.
L'atto che li impegna non è importante nel momento in cui si concretizza, diventa semmai rilevante nella sua fase transitoria, quando cioè il gesto deve ancora compiersi. La costruzione del dato oggettivo intende evidenziare una ricerca volta all'esplorazione dell'incertezza che coinvolge tutto il genere umano, indagando l'ambiguità che circonfonde momenti fortuiti oppure situazioni che sono reali e allo stesso tempo alienanti.
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