Surrogati. Un amore ideale

© Jamie Diamond | Jamie Diamond, “I Promise to be a good mother” 4.12.12, 2012

 

Dal 21 Febbraio 2019 al 22 Luglio 2019

Milano

Luogo: Osservatorio Fondazione Prada

Indirizzo: Galleria Vittorio Emanuele II

Orari: lunedì / mercoledì / giovedì / venerdì 14-20; sabato / domenica 11-20. Chiuso il martedì. La biglietteria rimane aperta fino a mezz’ora prima della chiusura

Curatori: Melissa Harris

Costo del biglietto: Osservatorio e Fondazione Prada: intero € 15, ridotto € 12. Gratuito Visitatori sotto i 18 e sopra i 65 anni, Visitatori con disabilità, Giornalisti accreditati o in possesso di tessera stampa in corso di validità

Telefono per informazioni: +39 0256662611

E-Mail info: info@fondazioneprada.org

Sito ufficiale: http://fondazioneprada.org



Fondazione Prada presenta la mostra “Surrogati. Un amore ideale”, a cura di Melissa Harris, dal 21 febbraio al 22 luglio 2019 all’Osservatorio in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

Attraverso una selezione di 42 opere fotografiche di Jamie Diamond (Brooklyn, USA, 1983) ed Elena Dorfman (Boston, USA, 1965), il progetto esplora i concetti di amore familiare, romantico ed erotico. Entrambe le artiste scelgono un aspetto specifico e insolito di questo tema universale: il legame emozionale tra un uomo o una donna e una rappresentazione
artificiale dell’essere umano. Come spiega Melissa Harris, “i lavori di Diamond e Dorfman presentati in occasione di ‘Surrogati’ documentano in modo vivido e senza pregiudizi le interazioni tra gli uomini e i loro compagni inanimati ma realistici”.

Nelle serie Forever Mothers (2012-2018) e Nine Months of Reborning (2014), Jamie Diamond
ritrae la vita di una comunità outsider di artiste autodidatte chiamate Reborners, che
realizzano e collezionano bambole iperrealistiche con cui interagiscono per soddisfare il
proprio desiderio di maternità. Come ha dichiarato Jamie Diamond, “lavorare con questa
comunità mi ha permesso di esplorare quella zona grigia tra realtà e artificio, dove si
costruiscono relazioni con oggetti inanimati, tra uomo e bambola, artista e opera, misterioso
e reale”. In un altro progetto presentato in mostra dal titolo I promise to Be a Good Mother
(2007-2012), Diamond impersona la madre perfetta, indossando gli abiti di sua madre e
interagendo con Annabelle, una bambola reborn. L’ispirazione e il nome del progetto
derivano da un diario che l’artista teneva da bambina. Inizialmente impostato come una
messa in scena di alcuni ricordi della sua infanzia, il progetto si è in seguito evoluto in
un’esplorazione della complessità degli stereotipi sociali e delle convenzioni culturali che
circondano e danno forma alle relazioni tra madre e figlio, contribuendo al contempo a
immaginarne una rappresentazione idealizzata o artistica.

Still Lovers (2001-04) la serie di fotografie che ha dato visibilità internazionale a Elena
Dorfman, è incentrata sulle persone che condividono la propria quotidianità domestica con
realistiche bambole erotiche a grandezza naturale. Le sue fotografie si addentrano nei legami
che si instaurano tra umani e donne sintetiche perfettamente riprodotte e obbligano
l’osservatore a riconsiderare la propria visione di amore e riflettere sul valore di un oggetto in
grado di sostituire un essere umano. L’intento dell’artista non è quello di enfatizzare la
devianza rappresentata da questi surrogati sessuali, ma di svelarne il lato nascosto ritraendo
l’intimità tra carne e silicone. Come sottolinea Elena Dorfman, “questo corpus di opere
testimonia un modo di vivere inquietante e al tempo stesso commovente. Non intendo dare
giudizi, ma piuttosto offrire ai protagonisti di questo mondo segreto la possibilità di
condividere con me la loro quotidianità. Osservo scene di vita domestica e dinamiche
familiari svolgersi all’interno delle loro case”.

Diamond e Dorfman hanno ritratto i surrogati come creature desiderate e idealizzate,
oggetti-feticcio dotati di una “vita propria” condivisa con madri o partner in carne e ossa, e
a volte con i loro parenti più stretti. Come spiega Melissa Harris, “rappresentando scene
convenzionali di vita domestica, amore e/o erotismo, le fotografie di Dorfman e Diamond
trasmettono un pathos inatteso”.

La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione illustrata della serie dei “Quaderni”,
della Fondazione Prada, che includerà un saggio di Melissa Harris e una conversazione tra la
curatrice, le artiste e alcuni soggetti ritratti nelle fotografie.

Jamie Diamond è una fotografa che vive e lavora a Brooklyn, New York. È stata insignita di
diversi riconoscimenti, tra i quali: Artist in Residence al Mass Moca & Skidmore College
(2016), NYFA Fellowship Award in Photography (2014), Artist in Residence al The Bronx
Museum (2014), Artist in Residence at the Mana Residencies program al Mana
Contemporary (2014), LMCC Swing Space residency (2013), LMCC Work Space residency
(2008-2009) e Toby Devan Lewis Fellowship Award (2008). L’opera di Diamond è apparsa su
numerose testate, tra cui The New York Times, The New Yorker, The Last Magazine, The
Philadelphia Inquirer, Vanity Fair, Hyperallergic, The Huffington Post, Lenscratch, Dummy
Magazine, Barron's Magazine, oltre che nelle edizioni pubblicate da Phaidon e nella serie
PBS Online Series. Le sue fotografie sono state esposte in musei e istituzioni nazionali e
internazionali, tra i quali Galerie Frank Pages (Ginevra), AJL Art (Berlino), Mass MoCA (North
Adams), The Bronx Museum (New York) e Catherine Edelman Gallery (Chicago). Ha
conseguito un Master in Belle Arti all’Università della Pennsylvania nel 2008 e la laurea
all’Università del Wisconsin nel 2005. Dal 2009, Diamond tiene lezioni di fotografia
all’Università della Pennsylvania ed è attualmente Undergraduate Photography Coordinator
presso UPenn’s Fine Art Department.

Elena Dorfman è un’artista visiva che vive e lavora a Los Angeles, sperimentando con
fotografia, video e tappezzeria jacquard. È nota per un’intensa serie di ritratti in cui combina
bellezza e soggetti atipici. Il tema dell’identità – sessuale, sociale, culturale e ambientale – è
alla base della sua opera. Dorfman ha presentato le sue fotografie e videoinstallazioni negli
Stati Uniti e in istituzioni di tutto il mondo, fra le quali Palazzo Strozzi a Firenze, Triennale di
Milano, Walker Art Center a Minneapolis, San Francisco Museum of Modern Art e Denver
Art Museum. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni permanenti, tra le quali: San
Francisco Museum of Modern Art, Cincinnati Art Museum, Palm Springs Art Museum,
Newcomb Art Museum of Tulane University, the Denver Art Museum e Bass Art Museum. Il
suo lavoro è stato oggetto di tre monografie: Empire Falling (Damiani, 2013), Fandomania:
Characters & Cosplay (Aperture, 2007), Still Lovers (Channel, 2005).

Melissa Harris è editor-at-large di Aperture Foundation, dove ha lavorato per oltre
venticinque anni, ricoprendo anche la carica di caporedattrice della rivista Aperture dal 2002
al 2012. Sotto la sua direzione, la rivista ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui l’ASME’s
National Magazine Award for General Excellence. Harris ha curato mostre di fotografia
presso, tra gli altri, Aperture; Philadelphia Museum of Art; Lumière Brothers Center for
Photography, Mosca; collezione Peggy Guggenheim, Venezia; Villa Pignatelli, Napoli; Visa
pour l’Image, Perpignan. Harris insegna alla Tisch School of the Arts, facoltà di fotografia &
imaging/media emergenti della New York University, e occasionalmente alla Yale University.
Ha fatto parte per diversi anni del Community Board 5 di New York ed è membro del
consiglio di amministrazione del John Cage Trust. A Wild Life, la sua biografia sul fotografo
Michael Nichols, è stata pubblicata da Aperture nell’estate 2017. Attualmente sta lavorando
a una biografia su Josef Koudelka, che sarà pubblicata da Aperture nel 2020.

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